All’indomani della partita con Israele, dopo due buone prestazioni che forse serviranno a risollevare il morale della Nazionale, la Gazzetta dello Sport ha assegnato 7 in pagella ad Alessandro Bastoni. Di solito sono i voti a scatenare polemiche tra gli appassionati, ma stavolta il Fantacalcio non c’entrava e il 7 era tutto sommato corretto. A generare dibattito ci ha pensato la valutazione scritta della partita del difensore: “Cerca di fare il Calafiori in fase d’impostazione e di inserimento. È meno a suo agio del difensore dell’Arsenal nel palleggio, ma quando si butta in avanti fa male. Una certezza”.
Visto che Bastoni è da anni uno dei migliori difensori del campionato in impostazione, se non il migliore, parole del genere non potevano passare inosservate. Soprattutto tra i tifosi interisti e tra i portali online nerazzurri: “La pagella di Bastoni che ha fatto INFURIARE gli interisti”, titola uno di questi.
Senza addentrarsi in un dibattito su chi abbia piedi migliori tra Calafiori e Bastoni, la discussione può essere interessante per osservare le caratteristiche di due giocatori del genere e apprezzare come nel calcio di oggi, soprattutto in quello italiano, i difensori possano fornire tante soluzioni con cui rivelarsi decisivi per la manovra.
In un momento di crisi per il nostro calcio, l’Italia si sta dimostrando un’eccellenza nel produrre centrali che impostano – un po’ per le caratteristiche dei giocatori, un po’ per l’inventiva dei nostri allenatori nel preparare la costruzione da dietro.
I difensori italiani sono intraprendenti con la palla e Bastoni e Calafiori rappresentano i fiori all’occhiello di questo filone. Entrambi slanciati, mancini e tecnici, presentano caratteristiche simili, ma vi sono aspetti del loro gioco che li rendono diversi – e in un certo senso anche complementari, come ha dimostrato la partita con la Francia.
Visto che il paragone della pagella nasceva dalle loro qualità coi piedi, non ci addentreremo in un confronto delle caratteristiche difensive pure, che li differenziano a primo impatto – Calafiori più portato a difendere sull’uomo e in avanti, Bastoni più di posizione e in blocchi più bassi – ma in un’analisi del loro contributo in fase di possesso, in base a ciò che hanno mostrato coi loro club e a ciò che ha proposto Spalletti nelle ultime due uscite.
La conduzione e ciò che avviene subito dopo
Si potrebbe partire da un pezzo pregiato del repertorio di entrambi, le conduzioni.
Entrambi sono avvantaggiati nel portare palla dalle leve lunghe e dalla capacità di leggere bene lo schieramento avversario, per individuare il corridoio e prendere controtempo chi esce in pressione. Anche nello stesso fondamentale, però, è possibile accorgersi delle diversità tra i due.
Quando partiva dal centro sinistra della difesa del Bologna, Calafiori tendeva a condurre in diagonale verso il centro, per tirare fuori posizione un avversario e permettere a un compagno di occupare il buco che si creava. Bastoni, invece, è più portato a condurre in verticale, anche a ridosso della fascia, quasi come un terzino vero.
Viste le zone di campo differenti in cui sono soliti portare palla, anche le conseguenze delle loro conduzioni sono diverse. Calafiori aiuta la squadra ad assestarsi nella metà campo avversaria, permette ai compagni di occupare zone sensibili attirando uomini fuori posizione e poi scarica su chi deve incaricarsi di rifinire: sul trequartista alle spalle dei mediani – come è successo di frequente con Pellegrini contro la Francia – oppure verso l’esterno destro con un cambio gioco. Insomma, Calafiori partecipa alla manovra, la condiziona, mette i compagni nelle condizioni di rifinire ma non è lui a creare direttamente il pericolo.
Bastoni, invece, se possibile diventa lui stesso rifinitore, i vantaggi delle sue conduzioni sono più diretti: sarà anche per il carattere dell’Inter, che attraverso la costruzione cerca di stanare gli avversari per ricavarsi spazi in cui correre e non dover attaccare troppo posizionalmente.
Le statistiche, in questo senso, sono un riflesso delle loro caratteristiche, ma anche del modo differente in cui li impiegavano Inter e Bologna. Chiamato a rifinire in prima persona, secondo StatsBomb nel 2023/24 Bastoni da fuori area spediva il pallone verso gli ultimi sedici metri 1,52 volte ogni 90’, Calafiori invece appena 0,39 ogni 90'. Anche nel mandare i compagni nello spazio, che si trattasse di un lancio o di un filtrante, l’interista era più sollecitato: Bastoni lo faceva 0,30 volte ogni 90’, Calafiori era fermo a 0. Segno di come Bastoni potesse dare il passaggio decisivo per la manovra, mentre invece Calafiori il possesso lo iniziava e poi gli dava continuità, non doveva definirlo.
Il sistema di rotazioni costruito da Inzaghi permette a Bastoni, oltrepassata la metà campo, di cercare in diagonale le punte oppure, giunto a ridosso dell’ultimo terzo di campo, di pennellare palloni direttamente sulla testa dei compagni. I traversoni sono il pezzo forte del suo repertorio, dotato della capacità, tanto rara quanto preziosa, di rendersi pericoloso crossando dalla trequarti, una posizione dalla quale, di solito, per le difese è facile leggere le traiettorie. Invece il difensore dell’Inter riesce a disegnare cross estremamente ricurvi, quasi “alla Beckham”, senza doversi avvicinare a fondo campo: un tipo di esecuzione in cui, probabilmente, lui e Alexander-Arnold sono i migliori al mondo.
La qualità nei traversoni di Bastoni sembra una dote innata, di cui Inzaghi si avvale appena può: nella graduatoria dei cross dello scorso anno l’interista era il primo tra i difensori centrali con almeno 1200’, ne eseguiva con successo 0,85 ogni 90’. Calafiori, invece, era molto meno sollecitato e crossava con successo solo 0,14 volte ogni 90’.
Forse non raggiungerà quel livello in rifinitura, ma sarà interessante vedere come Calafiori svilupperà il suo gioco palla al piede. Detto che la sua unica stagione disputata per intero da centrale è stata la 2023/24, Londra potrebbe essere un buon contesto in cui crescere.
L’influenza di Bastoni nell’Inter di Inzaghi abbiamo imparato a conoscerla, ma di ciò che potrebbe dare Calafiori all’Arsenal ancora sappiamo poco. Vista l’affidabilità della coppia centrale Gabriel-Saliba, è probabile che Arteta lo utilizzi da terzino sinistro: il tecnico basco ama schierare difensori centrali da terzini, anche per una questione di fisicità in fase difensiva: Ben White sulla destra ne è un esempio. L’inglese, oltre a garantire muscoli e centimetri, doveva anche sovrapporsi per aggiungere imprevedibilità al lato forte dell’Arsenal, dove il pallone passava dai piedi di Ødegaard e Saka. Un tipo di movimento che Calafiori non era troppo abituato a esplorare nel Bologna, nonostante il suo passato da terzino di ruolo, e che, ritornando al confronto con Bastoni, connota invece il difensore dell’Inter.
I movimenti senza palla
La differenza più grande tra Bastoni e Calafiori, infatti, risiede proprio nel contributo senza palla alla manovra.
Calafiori, come detto, non si sovrapponeva molto. Il movimento che più lo ha caratterizzato lo scorso anno, infatti, era quello “alla Stones”: in fase di costruzione, il centrale del Bologna si alzava e diventava un mediano a tutti gli effetti, chiamato spesso a controllare e scaricare il pallone spalle alla porta per uscire dalla pressione.
La dimestichezza dimostrata da Calafiori in una situazione tanto delicata è stata una delle sorprese più grandi della scorsa Serie A. Luciano Spalletti non poteva non avvalersene, e quello stesso meccanismo ha dato i suoi frutti nella partita contro la Francia. Al Parco dei Principi spesso Calafiori abbandonava la difesa per posizionarsi da mediano e chiamare palla ai difensori. Che un centrale difensivo abbia ricevuto spesso di spalle e abbia indirizzato bene controlli e passaggi con quella naturalezza, ci dice molto delle straordinarie qualità tecniche di Calafiori, dove non sono solo i piedi ad avere qualità da centrocampista, ma anche la testa nel modo di pensare.
Il gol del pareggio di Dimarco è nato da un lungo possesso in cui il difensore dell’Arsenal ha ricevuto da mediano e poi è riuscito a servire Pellegrini che era venuto incontro dalla trequarti, alle spalle di Griezmann che si era alzato su di lui. Da lì Pellegrini ha cambiato gioco verso Cambiaso a destra e l'Italia ha creato i presupposti per la bella combinazione tra Tonali e Dimarco.
L’impostazione col centrale che saliva deve aver convinto Spalletti così tanto da riproporla anche senza Calafiori. Contro Israele infatti, vista l’assenza per infortunio del nuovo giocatore dell’Arsenal, da centrale di sinistra della difesa a tre ha giocato Bastoni ed è stato proprio lui a doversi alzare a centrocampo, anche se non con la stessa frequenza di Calafiori. Insomma, forse non era quello che voleva dire la pagella della Gazzetta, ma in un certo senso Bastoni ha fatto il Calafiori.
Nell’Inter il difensore di Casalmaggiore non ha molte occasioni di muoversi verso quella zona di campo per il modo in la squadra ruota. In più, passare molto tempo in mediana implica dover aumentare le ricezioni spalle alla porta: perché sacrificare una visione di gioco tanto acuta impedendogli di vedere frontalmente la metà campo avversaria? Se Bastoni passasse più tempo al centro e di spalle, poi, dovrebbe limitare il volume dei suoi cross.
Ragion per cui l’interista, senza palla, tende a smarcarsi in avanti in maniera più lineare: che si tratti di alzarsi quando la squadra occupa in blocco la metà campo avversaria, o di fare una sovrapposizione da terzino puro, coi piedi in fascia. O ancora, di cogliere di sorpresa gli avversari partendo da dietro: spesso Bastoni scarica il pallone e poi si lancia in avanti per chiudere il triangolo, oppure avvia una combinazione con il compagno di catena Dimarco per raggiungere il lato corto dell’area.
Mentre Calafiori la posizione di mediano la occupava da subito in maniera fissa in fase di costruzione, Bastoni in certi spazi ci si fionda solo dopo che compaiono. Una differenza nel modo di muoversi che potremmo far rientrare tra i due estremi di un’occupazione posizionale degli spazi (quella di Calafiori al Bologna quando si alzava da mediano) e di un’occupazione funzionale/relazionista, dove verso gli spazi invece bisogna muoversi (quella di Bastoni all’Inter, detto che anche a Calafiori nel Bologna capitava di partire da dietro per poi arrivare in maniera dinamica nei buchi creati dai compagni).
Spalletti prima delle ultime due partite ha dichiarato che il suo ciclo non si discosterà dalla difesa a tre. Una scelta atta a valorizzare una generazione di ottimi centrali e, soprattutto, un reparto che attraverso la costruzione può creare vantaggi per tutto il resto della squadra.
Bastoni e Calafiori potranno essere decisivi in egual misura, ognuno con sfumature diverse: per dirla con una metafora, Calafiori ha lo spirito del centrocampista che gestisce il gioco, Bastoni quello del rifinitore, del numero dieci che illumina la rifinitura con la palla decisiva. Potrà sembrare strano, ma non in un calcio come quello italiano che pare aver concentrato più tecnica tra i piedi dei difensori che tra quelli di trequartisti e attaccanti.