Interrogato sulla differenza di prestazione tra primo e secondo tempo, con il Milan che ha iniziato a rendersi pericoloso dopo aver subito il gol, Paulo Fonseca ha risposto in maniera chiara. Secondo l'allenatore portoghese, più che l'aggressività, la differenza è stata una migliore uscita della palla dalla difesa: «Ciò che è stata diversa è la qualità del nostro gioco con la palla. Prima perdevamo la palla facilmente. Abbiamo iniziato a far girare palla con pazienza, abbiamo fatto abbassare il Bayer. Non abbiamo perso palla, abbiamo avuto qualità nel nostro gioco posizionale e abbiamo creato occasioni».
L’impressione del tecnico portoghese è vera. Il Milan ha effettivamente iniziato ad amministrare meglio il possesso e alla fine sono emerse tutte le debolezze del Bayer nella difesa della porta. Ma perché tutto ciò è accaduto solo dopo il gol di Boniface? Cos’era successo fino a quel momento? E dopo l’1-0, la reazione del Milan quanto è dipesa da un diverso atteggiamento in fase di possesso e quanto invece dalle scelte del Bayer Leverkusen?
Fin dall’inizio, il Bayer ha scelto di aggredire alto, pareggiando gli uomini in costruzione del Milan. I rossoneri impostavano con i quattro difensori più Fofana davanti a loro. I tedeschi, schierati col 3-4-3, pressavano con i tre attaccanti che dovevano chiudere il triangolo composto dai due centrali e Fofana: di solito Boniface, il centravanti, controllava il mediano francese, mentre i due trequartisti Adli e Wirtz salivano sui difensori centrali e, in caso di passaggio a Maignan, stringevano sul portiere. Poco più dietro, Xhaka stava incollato a Loftus-Cheek, il centrocampista che più si avvicinava a Fofana in fase di costruzione. L’inglese, che nominalmente avrebbe dovuto sostituire l’acciaccato Morata, a sorpresa è stato schierato mediano nel 4-2-3-1, con Reijnders dirottato sulla trequarti che veniva seguito dall’altro pivote del Bayer, Aleix García.
Appena il Milan muoveva palla su uno dei terzini, l’esterno del lato palla del Bayer doveva salire in pressione (Frimpong a destra su Theo, Grimaldo a sinistra su Emerson). Il resto della squadra scalava di conseguenza. Sul lato destro dei rossoneri, Hincapié doveva seguire Pulisic che si abbassava. Sul lato sinistro, invece, Leão tendeva a rimanere più aperto e Tapsoba doveva stare attento a staccarsi su di lui per dare copertura a Frimpong quando l’olandese pressava Theo.
Il Milan non ha trovato risposte a questo tipo di pressing, col Bayer che scalava adottando come riferimento l’uomo nella zona. Sono diversi i motivi che hanno inibito la squadra di Fonseca in prima costruzione, al netto dei meriti dei tedeschi. Innanzitutto la scelta di far abbassare di più Loftus-Cheek invece di Reijnders: evidentemente Fonseca ritiene che l’inglese non possa agire da trequartista, ma il fatto è che Loftus-Cheek in costruzione non offre molto, né in termini di posizionamento né come soluzioni con la palla, visto che ricevere di spalle sotto pressione non è il suo forte e non lo è nemmeno il gioco di prima. Reijnders, con la sua qualità nell’elusione, avrebbe potuto semplificare le uscite dei rossoneri, che con l’olandese sulla trequarti hanno rinunciato all’unico centrocampista a proprio agio in fase di impostazione. Che al Milan manchi uno specialista di quel tipo è evidente, Fofana non garantisce quelle caratteristiche.
Nelle poche occasioni in cui sembrava essersi ricavato dello spazio con la costruzione, poi, il Milan è stato conservativo nelle scelte e ha dato al Bayer il tempo di rientrare.
I rossoneri hanno cercato inutilmente sfogo sulla sinistra servendo lungolinea Leão. Il portoghese, spalle alla porta, provava a indirizzare il pallone verso l’interno per cercare una combinazione veloce con Theo, Loftus-Cheek o Abraham. Soluzione di facile lettura per il centrocampo del Bayer, a cui bastava scivolare verso la fascia per intercettare il passaggio di Leão.
A parte qualche sporadica seconda palla – i difensori del Bayer non sono molto coraggiosi a staccarsi in avanti e sono molli nei duelli – il Milan quindi non ha trovato modo di uscire dal pressing.
Il Bayer così è diventato padrone del campo. I tedeschi recuperavano palla, assestavano il possesso e poi usavano i cambi gioco – grazie a due specialisti del fondamentale come Xhaka e Aleix García, ma anche con i difensori – per attivare i giocatori offensivi a ridosso dei vertici dell’area. Con la squadra compatta e tanti giocatori nell’ultimo terzo di campo, per gli uomini di Xabi Alonso era facile attivare il gegenpressing e mettere così alle corde il Milan.
Una volta che i giocatori più tecnici dei tedeschi riuscivano ad avvicinarsi e a combinare sul lato forte – soprattutto Wirtz, Grimaldo e Aleix García sulla sinistra – mentre quelli del lato debole si accentravano e tagliavano in profondità, per il Milan diventava impossibile rubare palla e non rimaneva che difendersi in area. Il gol, difatti, è arrivato in questo modo, con un cambio gioco di Tah che ha attivato Frimpong sulla destra, la creazione di una catena con i giocatori più vicini e il filtrante di Aleix García per il taglio dell’esterno sinistro Grimaldo che si era accentrato partendo dal lato opposto.
Di situazioni del genere fino a quel momento il Bayer ne aveva create diverse e solo una gran prestazione di Maignan, tra i pali e in uscita, ha potuto limitare i danni.
Come detto, però, dopo il gol la partita è cambiata. Il Milan ha trovato un modo di rispondere al pressing? In realtà non si direbbe, a parte una volta in cui, con Loftus-Cheek più basso, Reijnders ha trovato spazio sul centro sinistra.
Se il Milan ha guadagnato campo è stato soprattutto per una scelta del Bayer. Con il pallone, i tedeschi delle volte hanno iniziato a cercare soluzioni più verticali, senza per forza arrivare in massa sulla trequarti: riaggredire, in quelle situazioni, è stato impossibile. Inoltre, la squadra di Xabi Alonso ha preferito abbassarsi e mantenere il blocco compatto, senza alzarsi in pressione quando il Milan tornava dai difensori. È un atteggiamento che il Bayer sembra adottare in maniera deliberata in Europa: lo ha fatto nell’ultima partita contro il Feyenoord e lo aveva fatto anche lo scorso anno in casa della Roma, consapevole di avere giocatori letali in transizione (Frimpong e Adli su tutti) e un fuoriclasse come Wirtz capace di innescarli.
Così il Milan ha avuto fasi di possesso sempre più lunghe e si è alzato nell’ultimo terzo di campo. La difesa del Bayer, a quel punto, ha iniziato a ballare, anche perché Tah, Tapsoba e Hincapié non sono proprio il massimo della sicurezza vicino alla propria porta.
Ciononostante, per i rossoneri è arrivata la seconda sconfitta in Champions: la classifica recita 0 punti, ma era uno score tutto sommato preventivabile, visto che il Milan è all’inizio di un nuovo ciclo, mente il Bayer Leverkusen è una macchina perfetta e il Liverpool un avversario di caratura superiore.
In ogni caso la partita di ieri impone una riflessione. Con un po’ più di fortuna il Milan avrebbe potuto pareggiare, certo. Tuttavia, se i rossoneri hanno rialzato la testa è stato anche, se non soprattutto, per le scelte del Bayer: i problemi della squadra di Fonseca con la palla, specie in costruzione, sono quindi tutt’altro che risolti.