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Il Bayern Monaco ha esposto i limiti del PSG
06 dic 2017
I bavaresi hanno trovato una loro organizzazione e hanno fatto emergere il lato disfunzionale della squadra di Emery.
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11 min
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Foto di Tobias Schwarz / Getty Images
(copertina) Foto di Tobias Schwarz / Getty Images
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A più di due mesi di distanza dal 3-0 costato la panchina a Carlo Ancelotti, le parabole di Bayern Monaco e Paris Saint-Germain sembrano essersi capovolte: i bavaresi arrivavano alla sfida di ritorno forti delle 10 vittorie nelle 11 partite giocate da quando sulla loro panchina è tornato a sedersi Jupp Heynckes, i parigini invece hanno perso giusto la settimana scorsa la loro imbattibilità in campionato, a Strasburgo, contro un club che appena sei anni fa si trovava nella quinta divisione francese.

L’impressione sul diverso stato di forma è stato confermato dall’andamento della partita: il Bayern ha inflitto al PSG la seconda sconfitta consecutiva, portando alla luce problemi ancora nascosti ma presenti sotto la superficie dell’inizio di stagione quasi perfetto di Neymar e compagni.

In palio c’era il primo posto nel girone, ma il Bayern avrebbe dovuto vincere con quattro gol di scarto per superare il PSG, e così la partita ha più che altro testato la consistenza di due tra le più credibili candidate alla vittoria della Champions. Che il primo posto fosse un obiettivo secondario per il Bayern lo hanno confermato le scelte di Heynckes: in panchina sono finiti quattro giocatori chiave nella rinascita degli ultimi due mesi come Boateng, Müller, Vidal e Javi Martínez.

Unai Emery si è invece presentato con l’undici di base trovato dopo l’infortunio di Thiago Motta, che ha portato Rabiot ad abbassarsi davanti alla difesa e ha favorito l’ingresso in squadra di Draxler come mezzala sinistra, attenta a compensare allargandosi i movimenti di Neymar. Il PSG non aveva un obiettivo concreto, se non quello di mostrare segnali di reazione alle prime vere difficoltà stagionali e di consolidare le grandi impressioni suscitate dopo le prime cinque partite del girone, ma forse Emery ha anche voluto tutelarsi dalla possibilità di subire un’altra rimonta impronosticabile, come quella storica subita dal Barcellona agli ottavi della scorsa edizione.

I problemi difensivi del PSG

Durante la gestione del tecnico basco, il PSG è diventato più verticale e meno orientato al possesso. Emery, però, non ha ancora trovato l’equilibrio tattico che concili la quantità di talento di cui dispone con una squadra più veloce nell’attaccare la porta. Il PSG ha troppa qualità per lasciare il pallone agli avversari per lunghe fasi, ma al tempo stesso non ha un sistema di recupero organizzato che accorci i tempi del possesso avversario e apra spazi per il suo tridente. Una debolezza che Jérôme Boateng aveva individuato già nella partita d’andata, nonostante la sconfitta piuttosto larga: «Onestamente il PSG non mi ha impressionato. Quando abbiamo accelerato ho avuto la sensazione che fosse fragile in difesa».

Adesso il Bayern ha davvero messo Emery di fronte alle fragilità difensive della sua squadra, anche se prima della trasferta in Baviera in Champions aveva subito un solo gol. Come da abitudini, il sistema difensivo del PSG prevedeva un momento iniziale d’attesa che doveva preparare a fasi d’aggressione con cui forzare il recupero della palla. La disposizione di partenza era influenzata dalle posizioni di Neymar e Mbappé, che in teoria avrebbero dovuto disegnare un 4-4-2 con il brasiliano affiancato a Cavani e il francese più basso a centrocampo. L’apporto difensivo di entrambi è stato però discontinuo: spesso si sono accontentati di rimanere nelle loro posizioni esterne e avanzate, lasciando ai tre centrocampisti spazi enormi da coprire.

Neymar si accentra avvicinandosi a Cavani, Mbappé resta più basso e Draxler si allarga: il PSG disegna un 4-4-2.

I compiti chiesti a Rabiot, Draxler e Verratti sono apparsi da subito troppo onerosi e il PSG ha finito per aprirsi e concedere comode ricezioni tra le linee, non solo quando si alzava nella metà campo del Bayern, ma anche nei momenti di attesa. Il campo da coprire per i tre centrocampisti si è allungato ed è diventato ingestibile non solo per la passività del tridente offensivo, ma anche per il mancato coordinamento con i difensori, bloccati o in ritardo nelle uscite alle loro spalle.

Il PSG si è allungato già dopo pochi minuti, quando si è ritrovato incredibilmente scoperto su un rinvio di Ulreich. Tolisso ha riconquistato la respinta di testa di Thiago Silva e il Bayern ha potuto attaccare in parità numerica, con il solo Rabiot rientrato a protezione della linea difensiva. Sullo sviluppo dell’azione Lewandowski ha trovato il gol che ha indirizzato la sfida.

Gli spazi lasciati nello schieramento difensivo, uniti alla pressione disorganizzata sul portatore di palla, che spesso poteva giocare liberamente, permettevano al Bayern di risalire il campo comodamente, non solo appoggiandosi sui terzini, ma trovando con continuità le due mezzali, James e Tolisso, alle spalle delle linee di pressione parigine. Nell’azione che porta al primo gol di Tolisso il PSG si sta difendendo nella propria metà campo: Hummels non è pressato e ha la visuale libera per servire il centrocampista francese, smarcato tra Rabiot e Verratti. Ribery, poi, allarga il gioco a sinistra e James crossa con la precisione che lo contraddistingue sulla testa di Tolisso, il cui inserimento non è stato seguito da nessuno.

Hummels non è pressato, Tolisso è libero di ricevere tra le linee: sugli sviluppi di questa azione arriverà il 2-0.

Il secondo gol di Tolisso si chiude in maniera simile, con l’ex Lione che arriva da dietro e gira in porta un cross da sinistra, stavolta di Coman. Il PSG in quel caso si era scoperto in transizione e in campo aperto Coman aveva letteralmente bruciato Dani Alves.

Anche in una gara sofferta, in cui dava l’impressione di potersi disunire e subire un gol a ogni attacco del Bayern, il PSG è riuscito comunque a costruire un buon numero di occasioni. Secondo gli xG, la partita è stata infatti più equilibrata di quanto descritto dal risultato finale.

Il Bayern di Heynckes

Il talento a disposizione di Emery è troppo ampio e variegato per poter essere inibito del tutto, ma è stato comunque limitato dal piano difensivo preparato da Heynckes. Il Bayern si è schierato con un 4-5-1 che concedeva l’impostazione ai difensori, ma complicava la progressione palleggiata della manovra occupando il centro con Tolisso, Rudy e James e le fasce con Ribéry e Coman.

I bavaresi hanno limitato notevolmente il gioco del PSG all’interno del loro schieramento, alternando in maniera impeccabile la copertura degli spazi e la pressione sul portatore. Le uscite di centrocampisti ed esterni sugli avversari di riferimento erano puntualmente compensate dai compagni, che non lasciavano spazi al PSG per avanzare palleggiando. Il Bayern riusciva a orientare la manovra avversaria sulle fasce, garantendosi allo stesso tempo un facile accesso al pallone quando forzava il recupero (soprattutto quando il PSG provava a tornare al centro dopo aver allargato il gioco) e riuscendo a restare piuttosto alto e a non farsi schiacciare in area di rigore nonostante la rinuncia ad aggredire il PSG nella sua metà campo.

Secondo i dati di Wyscout, il baricentro del Bayern si è assestato sui 55 metri, decisamente più in alto rispetto a quello della squadra di Emery, fermo a 49,55 metri. Oltre alla perfetta combinazione di copertura degli spazi e pressione sul portatore garantita dal centrocampo, la difesa era puntuale nell’accorciare alle sue spalle e ad anticipare le ricezioni dei giocatori del PSG posizionati tra le linee.

Tolisso e James si dividono tra le uscite su Draxler e Verratti e la copertura degli spazi; il PSG è costretto ad allargare il gioco, ma Coman e Kimmich sono pronti ad aggredire Kurzawa e Neymar.

La notevole fluidità nella disposizione dei parigini in fase di possesso non ha aiutato ad aprire spazi all’interno dello schieramento del Bayern. L’ingresso in squadra di Draxler dopo l’infortunio subito da Thiago Motta ha favorito gli scambi di posizione tra i centrocampisti del PSG: Rabiot interpreta in maniera decisamente più dinamica il ruolo di mediano, alzandosi con una certa frequenza oltre le linee di pressione avversarie e portando palla lui stesso in zone avanzate, lasciando a Verratti e Draxler il compito di raccogliere i palloni in uscita dalla difesa e impostare l’azione. Vanno poi aggiunti i movimenti di Neymar, costantemente attratto dal pallone fino a giocarlo nella propria metà campo, e quelli ad accentrarsi partendo da terzino di Dani Alves.

Il PSG può insomma percorrere diverse strade per generare la superiorità numerica e/o posizionale necessaria a risalire il campo, ma ha comunque faticato a manipolare l'organizzazione difensiva del Bayern, riuscendo a trovare spazi per avanzare soltanto cambiando gioco o comunque allargando la manovra per isolare uno dei suoi attaccanti con il terzino avversario. La squadra di Henyckes non prevede raddoppi sistematici quando il pallone viene giocato in fascia e il PSG ne ha approfittato per segnare con Mbappé e costruire le occasioni più pericolose.

Una delle strategie ricorrenti dei parigini prevede infatti l’addensamento di giocatori su un lato, con tagli degli esterni e inserimenti delle mezzali che impegnano la linea difensiva, per poi attaccare la fascia opposta, ormai priva di avversari. È così che ha costruito, ad esempio, il gol del vantaggio di Dani Alves nella gara d’andata e la prima grande occasione al ritorno, capitata sui piedi di Neymar poco oltre la mezz’ora.

Il PSG libera la fascia sinistra per l’inserimento di Kurzawa. Neymar poi scambia con Mbappé e si ritrova solo in area davanti a Ulreich.

Il PSG è pronto per le migliori d’Europa?

Nonostante gli sforzi del Bayern, difendersi dagli scambi in velocità una volta che i giocatori del PSG trovano gli spazi per avanzare è impossibile, o quasi. Nell’azione del gol di Mbappé, ad esempio, oltre al colpo di testa debole ma preciso dell’attaccante francese, sono notevoli sia il lancio di Verratti, calibrato per dare a Cavani la possibilità di controllare la palla nel piccolo spazio che lo separava da Alaba, sia la rifinitura al volo dell’uruguaiano. Anche se viene forzato ad alzare il livello delle giocate, il PSG ha troppa qualità per non trovare la strada verso la porta avversaria, persino in partite in cui emerge il suo lato più disfunzionale.

Il gol di Mbappé ha scongiurato il pericolo di perdere con quattro gol di scarto, ma anche quando l’obiettivo del primo posto sembrava ormai sfumato la gestione del Bayern è stata notevole. La squadra di Heynckes ha controllato in misura maggiore la palla, ha trovato il gol del 3-1 grazie a un’accelerazione clamorosa di Coman finalizzata da Tolisso e ha concesso l’occasione più limpida soltanto nei minuti di recupero, con Mbappé che a centro area non è riuscito a girare in porta un cross di Cavani.

«Arrivare primi non è il nostro obiettivo, piuttosto vogliamo vincere davanti al nostro pubblico contro una delle migliori squadre d’Europa. A prescindere dal risultato, una vittoria sarebbe comunque un segnale», aveva dichiarato Boateng alla vigilia della partita. Anche senza riuscire a superare il PSG in testa al girone, il Bayern ha comunque lanciato il segnale che desiderava. Heynckes sembra aver riportato ogni tassello al posto giusto: ha migliorato la solidità difensiva e ha trovato subito il rimedio al grave infortunio di Thiago Alcántara, affidando a James, ormai stabilmente mezzala, la gestione dei tempi e dei modi per risalire il campo.

Il segnale più forte è però quello di aver battuto il PSG nonostante la rinuncia a Müller, Vidal e Javi Martínez. I loro sostituti non li hanno fatti rimpiangere: Ribéry, finché la condizione fisica lo ha sostenuto, è stato micidiale nel mettere a nudo i problemi difensivi del PSG, isolandosi o associandosi sulla catena sinistra; Rudy ha garantito protezione alla difesa e Tolisso ha riempito con una doppietta il vuoto lasciato da Vidal come mezzala di inserimento. La profondità della rosa e la chiarezza dei princìpi di gioco hanno risollevato velocemente il Bayern dopo il complicato inizio di stagione con Ancelotti. I bavaresi sono tornati prepotentemente tra le principali candidate alla vittoria finale.

La seconda sconfitta consecutiva svela invece le crepe del PSG nascoste dietro la facciata di un inizio di stagione quasi perfetto. In Ligue 1, il vantaggio di nove punti sulle seconde (Lione, Monaco e Marsiglia) è rassicurante, mentre il girone di Champions League è stato superato in scioltezza battendo il record di gol segnati (25). Emery sembra però ancora lontano dal trovare la formula giusta che mascheri gli squilibri, forse inevitabili per una squadra dal talento offensivo così straripante e difficile da assemblare.

Oltre alle difficoltà tattiche, la sfida col Bayern ha mostrato un’eccessiva sicurezza nei propri mezzi che troppo spesso ha sconfinato nella leziosità, soprattutto da parte di Neymar. Quando il livello si alza e si affrontano le squadre più forti e organizzate d’Europa il talento, da solo, non può bastare. Emery dovrà riuscire ad assemblarlo nel miglior modo possibile per risolvere i problemi tattici mostrati in questa prima parte della stagione (l’assenza di meccanismi consolidati per il recupero della palla, la scarsa fluidità del possesso contro squadre schierate) e far compiere al PSG il salto di qualità necessario a trionfare finalmente in Europa.

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