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Daniele V. Morrone

Il Real Madrid non lo vedi arrivare

I due gol con cui è riuscito a pareggiare contro il Bayern sembrano nascere dal…

«Ho guardato il Real Madrid con i miei analisti. Se guardi i loro gol o le loro occasioni e riavvolgi di 10 secondi, non li hai visti arrivare. Non sempre si vedono arrivare i loro gol. Sembra che hai tutto sotto controllo, poi passano 5 secondi ed ecco che improvvisamente arriva». Nella conferenza stampa prepartita della semifinale d’andata tra il suo Bayern e il Real Madrid, Tuchel ha trovato il modo migliore per descrivere cosa significa affrontare il Real Madrid in Champions League. Sono parole che forse avrà ripetuto anche ai suoi giocatori e sono tanto lucide quanto premonitrici di quello che si vedrà in campo il giorno dopo. Sembrano descrivere il modo in cui il Real Madrid si è portato in vantaggio a metà del primo tempo, ieri all’Allianza Arena, e ha pareggiato per 2-2 alla fine del secondo.

 

Partiamo dal primo.

 

Al minuto 22.53 di una partita in cui il Real Madrid ha subito qualche spavento e creato zero pericoli a Neuer, Toni Kroos fa circolare il pallone a basso ritmo, appoggiandolo al terzino destro Lucas Vazquez all’altezza del centrocampo. Il Bayern è in fase di difesa posizionale e con la situazione apparentemente sotto controllo. Lucas Vazquez è affrontato da Sané e non può andare in conduzione in fascia e allora rimette pigramente la palla rasoterra verso il centro, dove Kroos, che nel frattempo si era mosso alle spalle di Kane, trova lo spazio per avanzare verso il centro.

 

È una di quelle fasi in cui il centrocampista tedesco sembra giocare a basso ritmo. Kroos però sta trovando la via per arrivare verso la trequarti: non ha nessun avversario ad accorciare su di lui e può quindi avanzare a testa alta fino al momento esatto in cui fa partire un filtrante che passa tra i due centrocampisti del Bayern e poi nello spazio tra i due centrali, dove dal nulla si è infilato Vinicius. Neuer non esce in tempo dalla porta e il brasiliano può quindi arrivare al contatto col pallone quando è già in area. È quello che si definisce un rigore in movimento. La palla entra al minuto 23.03 o esattamente 10 secondi dopo il primo passaggio di Kroos a Lucas Vazquez.

 

 

Rivedendo il gol e concentrandosi solo su Vinicius, lo si può vedere sulla linea a metà tra il terzino Kimmich e il centrale Kim, sorprendendoli con un movimento incontro nel momento esatto in cui Kroos parte in avanti dopo il passaggio di Lucas Vazquez. Con Rodrygo largo a sinistra che chiama il pallone, il terzino destro Kimmich tiene la posizione per coprirlo ed è quindi Kim a seguire Vinicius centralmente. Lo scatto in avanti del coreano è poderoso, ma avventato, e, una volta che Vinicius parte in profondità, non riesce a prenderlo, scoprendo la traccia per il passaggio di Kroos. Sono un concatenarsi di decisioni poi rivelatesi sbagliate o contro il Real Madrid è impossibile avere un momento in cui la propria difesa finisce per smagliarsi?

 

A fine partita Kroos ha dato il merito del gol al proprio compagno, minimizzando la bellezza del suo assist: «Vini mi ha permesso di fare il passaggio con il suo movimento. Ha aperto il varco. Il passaggio non è stato così speciale». A dirla tutta si può notare bene il movimento del braccio di Kroos poco prima di far partire il passaggio, l’indice che mostra a Vinicius che è il momento di tagliare. Ha detto Vinicius a fine partita: «Toni rende sempre le cose facili, mi ha regalato un gol. Lo proviamo molto insieme in allenamento. Conosco Toni molto bene e lui conosce me». C’è un’intesa tra i due quasi telepatica, per cui basta un movimento della mano di uno per far arrivare far nascere un gol dal nulla.

 

Non c’è invece nessun movimento delle braccia da parte di Tchouaméni quando dal centro della difesa fa partire un cambio di gioco che Vinicius isolato in fascia sinistra controlla col petto al minuto 81.00. È l’incipit del secondo gol. Vinicius è isolato e avanza palla al piede fino a trovarsi al limite dell’area con il solo Rodrygo che gli ha tagliato davanti. È circondato da cinque maglie del Bayern. Vinicius, col pallone incollato al piede e raddoppiato, lo fa passare in un punto impossibile per quasi tutti gli altri giocatori al mondo. Una specie di virgola disegnata col piede, con il pallone che obbedisce al suo volere. È un assist per Rodrygo che intanto aveva preso posizione su Kim. Il coreano a quel punto lo stende. Sono passati ancora dieci secondi.





In modo quasi sadico Tuchel ha parlato apertamente degli errori di Kim sui gol: «È stato troppo avventato due volte. Ha fatto la prima mossa troppo presto contro Vinicius nel primo gol e si è fatto prendere dal passaggio di Toni Kroos. Ha speculato ed è stato troppo aggressivo. Nel secondo gol, purtroppo, c’è stato un altro errore. Eravamo in 5 contro 2, eravamo in superiorità. Non c’era bisogno di difendere in modo così aggressivo contro Rodrygo. Nel momento in cui Dier stava per aiutare, Kim ha fatto cadere Rodrygo. Purtroppo con la loro qualità, questi errori vengono puniti».

 

I due errori di giudizio di Kim sono stati evidenti, ma è anche vero che è tutta la stagione che il Bayern viene punito dagli errori dei suoi centrali, che siano Upamecano, De Ligt o proprio Kim. Forse è sfortuna ma c’entra anche la scelta di difensori che sono pensati per un gioco iper-aggressivo e verticale. Giocatori che si affidano alle doti atletiche per giocare d’anticipo e copertura, e che contro la furbizia dei brasiliani del Real Madrid finiscono per soccombere.

 

Il Bayern aveva giocato meglio del Real Madrid prima del primo gol subito, non aveva concesso alcuna occasione agli avversari. Non che il Bayern fosse stato perfetto, il piano gara di Tuchel aveva diversi difetti. L’allenatore tedesco ha scelto due centrocampisti centrali “muscolari” come Goretzka e Laimer (con Kimmich utilizzato come terzino destro) e ha deciso di invertire le ali Sané e Musiala. L’idea era quella di recuperare palla più facilmente in zona centrale e utilizzare poi il taglio di Sané alle spalle del terzino destro Lucas Vazquez per arrivare alla conclusione. In questo contesto, Kane doveva venirsi a prendere il pallone sulla trequarti e poi verticalizzarlo verso Sané, pronto a tagliare in area. Una situazione che ha portato ad un’occasione da gol dopo appena una ventina di secondi di gioco e poi ancora un’altra volta. Nel primo quarto d’ora il Bayern ha tenuto il pallone e l’ha recuperato subito, è sembrato insomma padrone del campo in modo incontrastato.

 

Con il passare dei minuti però il gol non è arrivato e si sono visti alcuni degli svantaggi del piano di Tuchel: avere due centrocampisti abili nel recuperare palla ma molto meno nel gestirla ha portato il volume di gioco a spostarsi sempre di più verso le catene di fascia, che hanno sembrato limitare giocatori più tecnici come Kimmich e Musiala. Proprio Musiala nel mezzo spazio di destra non è sembrato a suo agio e non è stato aiutato da un Thomas Müller che solitamente utilizza quella zona per le ricezioni. Si sono pestati i piedi, come si dice. Per Sofascore la precisione nei passaggi del 93,7% (520/555) registrata dal Bayern contro il Real Madrid è la più alta per una squadra in una singola partita della fase a eliminazione diretta della Champions League nelle ultime nove stagioni. Ma è un dato che ci parla più del dominio sterile del Bayern che di altro. Il ritmo della circolazione è stato buono da parte della squadra tedesca, ma di fatto le occasioni da gol fino a quel momento sono state solo tiri in porta senza troppa precisione o potenza. Il Bayern Monaco sembrava volesse tirare quasi giusto per poter dire di averci provato.

 

All’inizio del secondo tempo Tuchel ha aggiustato le cose. Visto che il piano gara iniziale non ha portato i frutti sperati, ha optato per far uscire Goretzka per il più tecnico Guerreiro a centrocampo, invertendo di fascia Sané e Musiala. Il nuovo assetto ha permesso al Bayern di ritrovare una manovra più incisiva: soprattutto il miglior Musiala e il miglior Sané. Quest’ultimo profondo a destra ha aperto una zona prima poco battuta con i cambi di gioco e proprio così arriva il gol del pareggio a otto minuti del secondo tempo. Il lancio di Laimer, autore di una partita quasi perfetta, è con i tempi giusti per superare Müller e arrivare al compagno isolato in fascia. Il talento di Sané ha fatto il resto.

 

 

Lucas Vazquez è rimasto l’anello debole su cui insistere per il Bayern, questa volta con Musiala, che si è procurato il rigore poi segnato da Kane per il 2-1 a meno di un’ora di gioco. La partita a quel punto sembrava dovesse inclinarsi dalla parte della squadra tedesca ma le cose sono andate come sappiamo.

 

Ha detto uno sconsolato Laimer a fine partita: «Questo è il tipico Real Madrid… lo conosciamo: rallenta il gioco e poi è lì quando serve». Tuchel ha detto che, quando si affronta il Real Madrid, si affronta prima la maglietta che portano i suoi giocatori, poi il loro talento. Un ciclo che ormai da un decennio alimenta sé stesso, per una profezia autoavverante in cui credono non soltanto i giocatori e i tifosi del Real Madrid, ma anche i giocatori e i tifosi avversari. In uno sport a basso punteggio come il calcio, in cui il singolo episodio può essere decisivo per tutta la partita, essere una squadra che riesce a crearsi i presupposti per approfittare del minimo errore avversario è qualcosa che in questo momento storico appartiene solo al Real Madrid. Che sia quello di Ancelotti o quello di Zidane poco cambia. Al Real Madrid non serve neanche che Bellingham faccia una partita sulla sufficienza o accumulare un numero tale di occasioni da gol per arrivare prima o poi a trovare quella giusta. Se l’avversario prova a giocarla sulla quantità, il Real Madrid si adegua e accetta di buttarla sul creare tante occasioni da gol, se l’avversario punta a minimizzare gli episodi sia a favore che contro e la partita è più bloccata, la squadra di Ancelotti si adegua e si accontenta di trovare l’episodio giusto grazie ai tanti giocatori risolutivi in rosa.

 

«È una sensazione strana. Hanno trasformato due occasioni in due gol», ha detto a fine partita Tuchel, aggiungendo che il Real Madrid l’ha fatto già altre volte, che si tratta di una squadra cinica. Un aggettivo spesso affibbiato anche alle versioni precedenti del Real Madrid. «Il Bayern ha mostrato le sue qualità migliori e noi solo una parte. Giochiamo contro un grande avversario e tutto è ancora aperto. Abbiamo bisogno della migliore versione del Real Madrid e oggi non l’abbiamo vista» ha detto invece Ancelotti, senza però aggiungere che questo è il Real Madrid, la squadra alla quale non serve mostrare la versione migliore di sé stessa per stare a 90 minuti dall’ennesima finale di Champions League. Per la verità basta una manciata di secondi del miglior Real Madrid. O per dirla come Rodrygo: «Questa è la Champions League, sarà sempre così. Nei momenti in cui la gente pensa che tu sia morto, è lì che puoi essere pericoloso». Sarebbe da dire: questa è la Champions League, se sei il Real Madrid.

 

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Daniele V. Morrone, nato a Roma nel 1987, per l'Ultimo Uomo scrive di calcio e basket. Cruyffista e socio del Barcellona, guarda forse troppe partite dell'Arsenal.