Mentre gli occhi del mondo erano rivolti verso le Olimpiadi, nella notte di Manchester, dove si teneva UFC 304, Belal Muhammad ha vinto la cintura dei pesi welter. Una notizia che contiene un dato storico: Muhammad è infatti il primo campione di origini palestinesi della UFC (anche se nato negli Stati Uniti, a Chicago per la precisione).
Oltre alle implicazioni politiche, comunque, la sua vittoria è stata anche un miracolo sportivo. Muhammad era da tempo che si definiva un campione, ma solo ieri - dopo mesi di prese in giro - questa sua convinzione è stata testata dai fatti. Una grande prestazione, che ha messo in mostra un'evoluzione tecnica impressionante, che l'ha portato a essere un fighter completamente diverso, evoluto, rispetto al primo match contro Leon Edwards e finito in No Contest.
Muhammad ieri sera si è presentato nell’arena inglese sciorinando perizia tecnica ed una capacità strategica fuori dal comune. Si è visto fin da subito come il fighter palestinese si sia allenato con Khabib Nurmagomedov e la sua crew, mettendo in mostra un livello di grappling talmente alto da dimostrarsi fatale per Edwards (anche di più di quello di Usman).
Essendo due cosiddetti decision fighter, cioè due fighter che portano idealmente il match ai punti controllandolo in toto, era prevedibile che Muhammad ed Edwards arrivassero testa a testa fino al suono finale della sirena. Ciò che non ci si aspettava, invece, era un controllo piuttosto netto da parte di Muhammad, condito da un coraggio che contro Edwards raramente si era visto: nessun fighter si era mai permesso di sfidarlo così apertamente in termini di avanzamento, pressandolo e costringendolo a fare un match che non è stato in grado di controllare. A parte il terzo round, tutti gli altri sono parsi andare - alcuni in maniera netta - dal lato di Muhammad. I giudici alla fine hanno scritto sui propri cartellini i punteggi di 49-46 e 48-47 (x2).
Muhammad ha dato sfoggio di un miglioramento netto, che gli ha consentito di superare uno dei fighter più concreti degli ultimi tempi, e dominatore in casa sua, in Inghilterra. Edwards, a parte nel terzo round, non è mai parso capace di poter prendere il match in mano in nessun momento e l’inerzia è rimasta sempre dal lato di Muhammad. Il fighter palestinese non ha mai indietreggiato, si è nascosto dietro al suo jab (perfetto a dire il vero), che a dire il vero non ha convinto del tutto Bisping, che in cabina di commento lo ha definito «imperfetto tecnicamente, ma efficace».
Certo, se parliamo di pugilato, il jab di Muhammad potrebbe essere considerato “sporco”, imperfetto. Ma nelle MMA, quel colpo, con quell’angolazione e quel timing sfiora invece la perfezione: va sempre a segno, affonda, disconnette. L’avanzamento perpetuo di Muhammad ha da subito creato seri problemi a Edwards che, trovatosi spalle a parete, non ha potuto contrastare il double-leg takedown che ha aperto il dominio nel primo round. Messi i ganci e, spesso, anche successivamente, il triangolo di corpo, il controllo per Belal era assicurato. In un paio di occasioni, specie agli sgoccioli dei round, Edwards è riuscito a liberarsi dal controllo dell’avversario e a tornare alla carica al suolo, ma sempre troppo tardi. Anche nel quinto round, alla fine del match, Edwards si è liberato dal controllo di Belal e ha attaccato a suon di gomitate, aprendo un taglio netto sopra il naso dello sfidante.
Anche in questo caso, però, è stato troppo tardi: Muhammad ha contenuto l’assalto e portato a casa il round decisivo. L’angolo di Edwards, effettivamente, è sembrato preoccupato in maniera crescente e a nulla è servita anche la scossa del padre di Edwards (che invece era stata decisiva nel secondo match contro Usman, che gli valse il titolo).
L’angolo di Muhammad invece è rimasto sempre concentrato ed indulgente anche negli errori. Forse spinto da questa fiducia, il fighter palestinese è stato un carro armato, ha spinto dal primo all’ultimo istante, incassando anche colpi importanti (tra cui un montante in apertura) e contenendo un headkick nelle battute finali che avrebbe potuto avere conseguenze devastanti. Quando Edwards accennava la parata a braccia incrociate - quella che si vede spesso fare a Dustin Poirier, per intenderci - Muhammad ha affondato col montante, riportando a più miti consigli l’ormai ex campione.
Edwards è parso da subito stanco, spento, ma questa condizione è da imputare anche al lavoro instancabile offerto da un Muhammad rinato, che ha offerto una prestazione quasi perfetta nella notte più importante della sua vita professionale. Anche i commentatori americani (inglese se parliamo di Bisping) sono rimasti sorpresi dalla preparazione atletica e dall’abnegazione che hanno contraddistinto la prova di Muhammad, oggi giustamente campione, con un soprannome (“Remember the name”) che non sembra più una presa in giro.
Ora, come si dice, per Muhammad arriverà il difficile, cioè difendere la cintura dall’assalto di fighter di altissimo livello. Tornerà lo stesso Leon Edwards, che non è assolutamente fuori dai giochi. Il campione inglese opererà degli aggiustamenti e sicuramente si ripresenterà alla corte di quel titolo che è già stato suo. C’è poi Shavkat Rakhmonov, il fenomenale kazako già pronto a divorare quel che gli resta della top 5 e che viene indicato da molti degli addetti ai lavori come il prossimo campione dei pesi welter. Si sta facendo strada, sicuramente più lentamente ma in maniera costante, anche Ian Machado Garry, che ha da poco battuto di misura Michael Venom Page. E a questi nomi ne andrebbe aggiunto uno ancora più futuribile, quello di Jack Della Maddalena.
Tutto questo talento ci dice che la divisione dei welter sta rinascendo, proponendo al pubblico fighter che sembrano sempre più solidi e completi. D’altronde, chi si sarebbe aspettato che Muhammad potesse tenere botta a Edwards anche dallo stand-up, mostrando un jab davvero incredibile e la capacità di “mangiare” ogni centimetro di distanza senza lasciare opportunità di risposta? La sua prestazione è la prova che il livello generale si è alzato di molto e che nel breve termine, con tutta probabilità, si vedranno specialisti offrire sfoggio dei propri miglioramenti anche in fondamentali tecnici in cui non sembravano così perfetti.
Intanto, chissà come ha preso la notizia Islam Makhachev, visto che il suo “quasi amico” Belal si è laureato campione e che lo scontro per il titolo contro Edwards non è più possibile. Makhachev è il numero uno pound for pound in questo momento, quali saranno i suoi piani? Il suo potere decisionale in UFC è sicuramente cresciuto, ma passerà sopra al fatto che Muhammad era diventato, seppur saltuariamente, un suo compagno di allenamento? Lo sfiderà? Oppure cambierà i suoi piani in corsa e magari accetterà l’eventuale sfida di Ilia Topuria (che comunque prima dovrebbe battere Max Holloway)? Tutti gli scenari sono interessanti.
In una calda notte inglese, intanto, Belal Muhammad è andato a strappare il titolo dalle mani di Leon Edwards. Una notizia che ha anche un valore politico, viste le sue origini palestinesi che oggi per forza di cose non possono passare inosservate. E adesso che è nella storia, dimenticare il suo nome sarà davvero impossibile.