Conosci la tua squadra d’Europa League: Lech Poznan
Kolejorz nel dialetto locale di Poznan significa ferrovieri; ferrovieri erano i calciatori del Lech Poznan, dal 1933 al 1994 la squadra dei ferrovieri, il Lech Poznan come tante altre squadre dell’est-europa che guidavano la locomotiva verso la rivoluzione. Nella vecchia stazione di Poznan - ampi e imponenti archi, mattoni rossi affumicati - i treni passavano per collegare incessantemente l’est e l’ovest oltre la cortina di ferro. Sotto la stazione, nel ventre della città, un ospedale da campo era attrezzato nel caso di guerra fra i due blocchi. A intervalli regolari uomini dei servizi segreti con i trench scuri e le mani dietro la schiena venivano a controllare che tutto fosse pronto. In attesa della guerra a Poznan si lavorava, i volti erano scuri di caligine, le mani gonfie e callose. Al centro della città la fontana di Proserpina sorveglia la città; ce n’è una uguale a Villa d’Este, ma se quella è sfoggio di eleganza neoclassica a Poznan deve propiziare il raccolto delle pianure particolarmente floride d’acqua intorno alla città.
Quando non lavorano gli uomini e le donne a Poznan guardano giocare il Lech, la squadra che prende il nome dal leggendario fondatore della Polonia. La storia è semplice: tre fratelli vanno a caccia ma si dirigono verso tre direzioni diverse. Cech e Rus, fondarono Cechia e Rutenia mentre Lech si diresse verso nord, finché, seguendo una sua freccia, non incontrò un’aquila bianca magnifica a guardia del suo nido. Da quel momento divenne il simbolo della Polonia.
L’età aurea del Lech Poznan come club di calcio risale agli anni ‘80. Chi andava allo stadio poteva ammirare leggende come Miroslaw Okonski, Jerzy Kopa o Andrzej Strugarek. Oggi gli idoli sono Mikael Ishak, ex Parma e Crotone, ieri autore di una doppietta contro il Benfica, e il capitano Thomas Rogne. Entrambi vengono dalla Scandinavia.
Da questa foto una sola domanda: chi è quell’uomo col completo bianco?
Narra la leggenda che nei giorni in cui il cielo è più terso e il Lech ha vinto con stile sul cielo di Poznan, in lontananza, è possibile intravedere il volo fiero di un’aquila bianca.
Bennacer col suo sinistro vi riordinerebbe pure il box pieno di cianfrusaglie
Nel centrocampo del Milan un uomo solo al comando. Indossa la maglia numero 4 e forse dovrebbe cambiare barbiere. I suoi primi controlli col sinistro fanno cambiare il peso alla palla, i suoi passaggi di sinistro tagliano il campo come trasportati da un’energia artificiale. Ieri gli sono bastati 24 minuti per mettere in chiaro la sua superiorità al contesto dell’Europa League.
Da questo video appuntatevi:
- l’intensità del suo pressing a 0:51
- la fenomenale croqueta alla Iniesta a 1:10 con cui esce dal traffico sul’esterno, fluidifica il possesso nell’azione che porterà al 3-1 di Hauge.
- l’abbraccio con Pioli alla fine, nei commenti si accettano proposte su cosa possa avergli detto.
3 poesie di Side Baby dedicate a 3 giocatori dell’Europa League:
Carlos Bacca
Vuole sbottonare le due F sulla mia cinta (Fendi)
Tipa sudamericana la chiamo mamacita (Bolivia)
Il padre traffica cocaina, voglio entrare in famiglia (Contatto)
Fanculo tutti, amo la mia famiglia e basta! (La mia famiglia)
Adel Taarabt
Teschio in fiamme da sempre, non puoi tenerlo in prigione
Giro ancora co' una lama, ho paranoia delle persone
Bruno Peres
Se arriva la tempesta mi chiudo la giacca
Ho perso soldi, ho perso tempo
Non puoi mandare indietro il tempo
Diego Laxalt, breve storia triste
febbraio 2013 - viene comprato dall’Inter che poi lo usa come semplice commodities per arrivare a Saphir Taider, girandolo al Bologna.
settembre 2013 - Esordisce in Serie A con la maglia del Bologna al Dall’Ara contro il leggendario AC Milan. Ha le treccine e la faccia da cartone animato: è esattamente come è oggi. Sulla panchina del Bologna c’è Stefano Pioli, in attacco Cristaldo, Laxalt segna due gol. Il primo infilandosi come una freccia nella difesa del Milan; il secondo staccando di testa sopra Abate, su cross di Lazaros Christodoulopolous.
Saranno gli unici due gol con la maglia del Bologna; giocherà altre 14 partite.
agosto 2014 - viene girato in prestito all’Empoli, gioca 7 partite.
agosto 2015 - viene girato al Genoa di Gasperini, che lo aggiusta. Laxalt ha detto che il Gasp gli ha insegnato “a usare la velocità”.
agosto 2018 - per qualche ragione lo acquista il Milan. Arriva lo stesso giorno di Samu Castillejo. Le cose gli vanno male.
agosto 2019 - viene girato in prestito al Torino. Le cose gli vanno male.
ottobre 2020 - viene girato in prestito al Celtic. La leggenda del club è sorpreso dal suo curriculum: «Guardate che curriculum!» dice. «È un giocatore di grande personalità», dice. È uno dei 10 terzini più forti al mondo», dice. Ieri esordisce in Europa con la maglia biancoverde contro il Milan. Sulla panchina rossonera c’è Stefano Pioli. Completa 6 dribbling, corre molto.
Lo sponsor della settimana: Penguin pick-up - Maccabi Tel Aviv
Il logo di Penguin Book sembra un uovo, al cui interno c’è però una faccia che ti fa l’occhiolino. Una specie di crestina rigata ci segnala che stiamo parlando dell’animale che avete capito: un pinguino. Penguin pick-up mette a disposizione dei luoghi di ritiro per i vostri acquisti online. Cosa distingue Penguin pick-up dagli altri servizi di questo tipo? Credo niente fuorché il logo di un pinguino mezzo massonico. Il loro claim è: «Unire le persone attraverso le cose è la nostra cosa». Materialista? Forse.
3 cose sull’inattesa sconfitta del Napoli
1) Le premesse: Il Napoli è sceso in campo con la formazione titolare; l’AZ dall’altra parte era decimato dai casi di positività al Covid-19: 13, poi diventati 9. Ciro Borriello, l’assessore allo sport del comune di Napoli, aveva definito l’AZ “un mini-focolaio”. Nessuno voleva giocare questa partita, ma il Napoli comunque - una delle squadre più in forma della Serie A - era quella che sembrava doverla vincere. All’AZ mancavano alcuni giocatori chiave e in campionato non ha ancora vinto una partita. Il fatto che abbia vinto la sua prima partita ieri contro il Napoli è quindi preoccupante, ma anche in parte casuale.
2) La sfortuna: L’AZ ha segnato praticamente nel suo unico tiro in porta, arrivato a interrompere una partita passata dentro la metà campo a pregare. Il suo atteggiamento è stato estremamente reattivo, ma quando parliamo di calcio tendiamo a sottovalutare quanto conti la fortuna. A volte ci si può anche solo e semplicemente arrendere all’idea che, sì, il Napoli è stato sfortunato.
3) Ma cosa dobbiamo prendere da questa sconfitta del Napoli: Ma la sfortuna nello sport non esiste mai da sola, il Napoli se l’è anche cercata. La prima cosa che abbiamo imparato è che il Napoli non è perfettamente a suo agio a giocare contro squadre che chiudono gli spazi e si difendono con un baricentro basso. L’avevamo vista un’altra volta quest’anno in difficoltà, nei primi 60 minuti contro il Parma; difficoltà risolte col passaggio al 4-2-3-1: entrato Osimhen aveva trovato la chiave per segnare. Ma ieri, in spazi intasati, è venuta fuori l’imprecisione degli attaccanti del Napoli, di Osimhen e Lozano in particolare, ma soprattutto la poca lucidità generale negli ultimi metri, quando si è trattato di fare un’ultima scelta, sulla rifinitura, sul passaggio, o in qualche lettura. Il Napoli, in sostanza, è stato precipitoso, come gli xG testimoniano: 1.6 accumulati con tanti tiri da posizioni astruse.
Le caratteristiche di alcuni giocatori - Lozano, Osimhen, Bakayoko - lascerebbero pensare che Gattuso stia costruendo un Napoli più a suo agio a giocare in modo diretto e in transizione, ma è ancora dall’altra parte dell’anima del Napoli, quella più associativa, formata da Insigne, Mertens, Koulibaly, Zielinski, che dipenderà l’equilibrio virtuoso durante la stagione.
Darwin Nunez, da que planeta viniste?
È così raro vedere nascere centravanti forti in giovane età che ieri, quando abbiamo visto Darwin Nunez staccare di testa sul suo primo gol, feroce e disperato, abbiamo avuto un piccolo tuffo al cuore. Sarà lui il numero 9 che raccoglierà l’eredità di Luis Suarez ed Edinson Cavani proseguendo la paradossale tradizione di fenomeni offensivi dell’Uruguay? Sarà lui la rivelazione del Benfica in questa Europa League come lo era stato Joao Felix due edizioni fa?
I tre di ieri sono i primi gol di Darwin Nunez, ed è strano che in campionato può contare 4 assist. Un segno però della sua completezza. Ieri, per esempio, oltre i 4 gol ha messo insieme anche 4 dribbling. Indossa il numero 9 ma ama lavorare anche lontano dalla porta, fare a botte con i difensori, sbattersi in rientri clamorosi in difesa. Non ha i piedi dolcissimi, ma questo forse non potrà che accrescere il suo mito di centravanti uruguagio che gioca praticamente gridando il suo nome.
Ma non dimenticatevi Darwin Machis
Che comunque continua a giocare al Granada, dove riesce sempre a esprimersi alla grande, ed è forse nel momento migliore della sua carriera. Ieri ha segnato un gol maestoso, per preparazione e realizzazione. Più che al tiro c’è da affezionarsi alla leggerezza della sua corsa, alla facilità con cui supera in velocità l’avversario vicino la riga laterale. Il fatto che anche camminando, ciondolando quasi, vada comunque più veloce degli altri. Solo amore.
E ora un piccolo approfondimento sul nome proprio “Darwin”
Secondo l’autorevole “babynames.com” Darwin starebbe a significare “caro amico” e la sua diffusione negli USA si sarebbe affievolita negli ultimi anni, dopo aver raggiunto il suo picco negli anni ‘50. Probabilmente la sua diffusione è stata proporzionale alla popolarità del biologo Charles Darwin. Ma quanto si può essere in fissa con la teoria evoluzionista per consacrare il nome del proprio figlio?
Secondo il pazzo behindthename.com le persone che si chiamano Darwin sono associabili a qualità come: “classico”, “maturo”, “formale”, “altolocato”, “forte”, “strano”, “serio”, “nerd”. Aggettivi che assocerei in qualche modo sia a Darwin Nunez che a Darwin Machis.
Mo' te gonfio
E al 41’ di Young Boys-Roma, a Berna, in mezzo a una pandemia globale, un tifoso ha deciso di celebrare la sciarpa regalata ad Adriano quel giorno al Flaminio. Quella famosa sciarpa in cui la parola “gonfio” era associata alla sua persona.
Un altro giocatore che vi tocca seguire per forza si chiama Yusuf Yazici
È alto, grosso ma si muove come una ballerina e tira le bombe a mano. Per farvi capire il tipo di giocatore, Tare in estate ha pensato di comprarlo per sostituire Milinkovic Savic. Quindi un centrocampista offensivo freak nel rapporto tra fisico e tecnica. Ieri ha segnato una tripletta allo Sparta Praga e il primo gol lo ha segnato con uno di quei tiri di esterno forti che sembrano schiaffi tirati col dorso della mano. Il secondo è arrivato di testa dopo un inserimento sul secondo palo alla Milinkovic-Savic, in effetti. Il terzo con un tiro a porta vuota di interno sinistro che aveva una dolcezza e un’angolazione francamente eccessive, tutto considerato.
Per ora è tutto: era giusto per dirvi che non siete ancora convertiti al culto di Yusuf Yazici è il momento giusto per seguire la sua campagna europea.
Giocatore più Europa League: Mario Gotze
Quanto ci abbiamo creduto: 10
Quanto è stato realmente forte: 9
Quanto è caduto in disgrazia: 8
Quanto sembra depresso: 9
«Mostra al mondo di essere migliore di Messi» gli aveva detto Low, prima di metterlo in campo nella finale del Mondiale 2014. Lui aveva segnato. In quel momento Gotze aveva il mondo ai suoi piedi, oggi segna in Europa League, in una partita persa contro una squadra che non aveva mai giocato in Europa. In estate il Borussia Dortmund aveva deciso di non rinnovargli il contratto, si dice perché indispettito da un video su Tik Tok, in cui Goetze si scambia all’improvviso l’outfit con la fidanzata, mostrandosi con un top leopardato.
Dopo che è rimasto libero si è parlato per lui di Spagna, Italia, campionati dove i giocatori tecnici come lui possono risorgere. Poi però era arrivata la firma col PSV, improvvisa. «Avevo tante offerte, ho scelto il PSV per la filosofia di gioco» ha detto lui, anche se non è sembrato chiarissimo cosa intendesse: a 28 anni e dopo decine di trofei, cosa si intende per filosofia? Gotze sette anni fa aveva scelto di lasciare il Borussia Dortmund per diventare ancora più grande nei rivali del Bayern Monaco. Non aveva funzionato come previsto. Poi gli infortuni, addirittura il metabolismo - qualcosa di invisibile che nei calciatori immaginiamo funzionare come un treno - lo aveva fregato.
Ieri è arrivato su una palla vagante al limite dell’area di rigore e ha calciato fortissimo di controbalzo come se fosse la cosa più normale del mondo, tornando a segnare in Europa League dopo più di 10 anni. Accanto a lui Malen e Ihattaren, che quel giorno avevano 9 e 6 anni. Gotze non sembra un calciatore-padre, pronto a far da chioccia prima del tramonto. È finito in Europa League perché è diventato un giocatore Europa League, per quanto triste ci può sembrare.
Gol più Europa League: Kemar Roofe
Virilità: 10
Assurdità: 8
Anti-epicità: 3
Paura della morte: 6
Ieri ci sono state 24 partite e boh, almeno 60 gol che - proprio a livello tecnico - sono gol tutti Europa League, perché segnati in Europa League. Scegliere il più Europa League di tutti non è stato quindi per nulla facile, capirete. C’era ad esempio il due del 6-2 tra Leverkusen e Nizza, che insomma, più anti-epico di così. Oppure il secondo dell'Hoffenheim che vede coinvolti Samassekou e il CR7 dell’Europa League, Dabbur, un gol così galassia Red Bull prima che si montassero la testa che sarebbe stato bello premiare, ma nessuno è più Europa League del gol più bello che vedrete quest’anno - e vi invito a dire il contrario.
Un po’ di fatti: Kemar Roofe era alla sua prima partita di sempre in Europa League, ma anche semplicemente in Europa. Era entrato da appena 16 minuti. Se pensate che Kemar Roofe sia un giovane talento di cui sentiremo parlare, vi sbagliate: ha 27 anni, per una stagione ha giocato nel massimo campionato islandese, nel Vikingur Reykjavík, e il grosso della sua carriera lo ha passato nelle serie minori inglesi. Questo è il sottotesto con cui Roofe ha vinto prima un contrasto, poi un altro, saltato un uomo, poi un altro, prima di calciare il pallone qualche centimetro prima della linea di metà campo come fosse Beckham e non Roofe.
Roofe se n’è fregato delle regole, del bon-ton, della fisica. Con la morte nel cuore e l’epica sotto le scarpe si è gettato nell’ignoto, nell’assurdo. Roofe per un attimo si è trasformato in Rimbaud e - ditemi voi - cosa c’è di più Europa League di questo?
Chi sa solo di Europa League, non sa niente di Europa League
Insomma, eccoci qui, di nuovo. Dice il saggio che “Siediti lungo la riva del fiume e aspetta, prima o poi vedrai passare il cadavere del tuo nemico”, lo stesso vale per l’Europa League: aspetta lungo la riva del fiume e vedrai passare Royal Antwerp - Ludogorets. La domanda però qui è: sì, ma quale fiume? Le città europee hanno prosperato lungo i corsi d’acqua per millenni. Se volete conoscere l’Europa League dovete conoscere i fiumi dell’Europa League.
Postilla: potremmo aver già usato il topos fiumi per questo quiz, ma a questo punto è difficile ricordare cosa è vero e cosa non lo è. Comunque è un quiz che parla, almeno in maniera tangente, di Europa League, non sappiamo cosa potete avere di meglio da questo venerdì. Un abbraccio.
a) Schelda - Anversab) Moldava - Praga c) Tamigi - Londra
a) Eneo - Fiume b) Darro - Granadac) Tevere - Roma
a) Danubio - Viennab) Dommel - Eindhoven c) Aar - Berna
a) Tevere - Romab) Iskar - Sofia c) Tamigi - Londra
a) Schelda - Anversab) Deule - Lillec) Mosa - Liegi
a) Eneo - Fiumeb) Sebeto - Napolic) Beer Sheva - Be'er Sheva
Risultati:
1) Schelda - Anversa: dal nord della Francia si avventura per il Belgio dove attraversa le città belghe di Tournai, Oudenaarde, Gand prima di arrivare ad Anversa, il cui porto si apre proprio sull’estuario della Schelda. È stato citato da Madonna in una sua canzone.
2) Darro - Granada: affluente del fiume Genil, che a sua volta lo è del Guadalquivir. Il suo nome deriva dal latino dauro, derivato da Dat Aurum, ovvero che “da oro”.
3) Aar - Berna: Sono oltre 40 le centrali idroelettriche lungo questo fiume. Gli abitanti di Berna amano farci il bagno d’estate.
4) Tevere - Roma: Vabbè, facile. Forse non sapete che lungo il Tevere c’è un ponte chiamato “Ponte degli inglesi” perché la circolazione è al contrario, quindi occhio se ci passate.
5) Deûle - Lilla: Nella sua parte a monte, quando è ancora in parte allo stato naturale, è conosciuto con il nome di Souchez.
6) Eneo - Fiume: Come potete immaginare la peculiarità di questo fiume è quella di attraversare la città di Fiume.
Incredibile ma per il Ludogorets non ha segnato un brasiliano
Ha segnato invece uno spagnolo, di nome Higinio. Non vi ricorda qualcuno?
La costruzione dal basso è il presente, ma l’Europa League ha delle regole tutte sue anche se ti chiami Bernd Leno
Costruire il gioco dal basso, ovvero partendo dalla difesa, dal portiere addirittura è il presente. Si è discusso sui rischi, sulle ricompense, si è urlato, fatta terra bruciata, ma oggi non si può negare ciò che è evidente: le squadre, quasi tutte le squadre, provano a costruire il gioco partendo dal basso. Ieri non è stata una buona serata per il presente. Errori nella costruzione dal basso (ma allo stesso tempo potremmo parlare di successo del pressing) hanno portato al terzo gol del Leicester, al terzo del Bayer Leverkusen, al secondo dell’Anversa, al terzo del Lilla. La personificazione di come è stata una giornata storta per l’idea di passarsi il pallone nei pressi della propria area di rigore è stato Leno.
Il portiere dell’Arsenal fa parte della scuola tedesca, portieri forgiati nell’acciaio del Brandeburgo, abili con i piedi come centrocampisti. Nel gioco posizionale di Arteta il suo coinvolgimento è fondamentale (in questa stagione esegue più passaggi che in ogni altra della carriera). Il suo coinvolgimento nel gioco era andato alla grande per 50 minuti, tanto che l’improvviso errore di Leno ha ingannato anche la regia e per capire cosa era successo c’è stato bisogno del replay.
Un errore dovuto alla disposizione del triangolo di costruzione dell’Arsenal, troppo stretto, ma anche da una lettura errata di Leno, che vede uno spazio per un passaggio che non c’è, finendo per regalare il pallone, e il gol, al Rapid Vienna. Uno sbaglio che deve aver mandato in confusione Leno, perché subito dopo si ripete, regalando il pallone a Fountas dopo uno stop non proprio perfetto.
Tuttavia questo non lo ha fermato. Qualche minuto dopo, su un calcio d’angolo per l’Arsenal, è arrivato fino alla metà campo avversaria per giocare un pallone, poi, su un lancio lungo ha mantenuto fede al suo ruolo di sweeper keeper uscendo fino alla trequarti, ma pasticciando ancora una volta, colpendo David Luiz con il suo tentativo di rinvio e creando una situazione perfetta per il pareggio del Rapid Vienna.
Per sua fortuna l’attaccante della squadra austriaca non è stato lucido, non punendo il terzo errore in pochi minuti del portiere dell’Arsenal. Dopo la partita Arteta ha avvertito il suo giocatore sottolineando come, per fare questo calcio, c’è bisogno di saper prendere le decisioni giuste: «Dobbiamo capire quando possiamo giocare il pallone e quando invece dovremmo calciarlo verso la tribuna, che è una parte importante di ciò che stiamo cercando di fare».
L’allenatore del Rapid Vienna ha lo sponsor sul bavero della giacca
Va detto che è lo stesso dei giocatori in campo, quindi ci sta, non è pubblicità illegale o chissà cosa. Gli allenatori con lo sponsor potrebbero essere il futuro, insomma calcio=soldi, e Dietmar Kühbauer un pioniere. Tuttavia la posizione dello sponsor non sembra la migliore. Ecco dove potrebbero tenere la patch in futuro gli allenatori.
Sulla spalla
Come i tennisti di medio livello quando gli capita una partita importante.
Sulla testa
Bello al centro della fronte, evidente, accattivante, perfetto nel suo intento.
Sul vice
Saranno costretti a confabulare un tot di volte a partita, il vice sarà però proprio una mascotte dello sponsor, tipo una bottiglia di ketchup se lo sponsor è il ketchup o un pacco di pasta se lo sponsor è della pasta, e così via.
Su tutto il corpo - allenatore sandwich
Non so se ricordate la prima scena di Die Hard - Duri a morire, ma ecco una cosa così, magari non nudi sotto e senza scritte razziste, oppure sì, vedessero loro.
Organizza la tua trasferta online: Qarabag
Forse ve lo ricordate: il viaggio, i tifosi, la cultura locale erano all’incirca il core business de Il bello dell’Europa League, tutte cose che in questo momento dobbiamo scordarci. Ma perché mollare il fascino di una trasferta Europa League? Basta fare tutto, e solo, online. Annullate le distanze, la prima che vi proponiamo è in Azerbaijan per Qarabag-Villarreal che tanto che ci frega che stanno a migliaia di chilometri da casa nostra. Ora dovreste sapere che la squadra gioca a Baku, anche se difende i colori di Ağdam, città di fatto abbandonata per via della guerra. Noi comunque stiamo a casa, quindi non ci sono problemi a girare virtualmente da quelle parti.
Un museo: museo del tappeto
Andate su Google Maps e cercate Mikayıl Hüseynov Prospekti, Baku, Azerbaigian, l’indirizzo a cui trovare il Museo del Tappeto. Aperto nel 1967, non vi sorprenderà sapere che è a forma di tappeto.
Una ricetta da fare a casa: Bozartma
Per vostra fortuna la cucina azera è abbastanza semplice. Rimediate un montone e state già a metà strada. Poi pomodori, cipolle, patate se volete. Infine coriandolo e aneto. Mettete il montone a bollire con un po' d'acqua, a un certo punto aggiungete le patate, le cipolle e i pomodori. Continuate a cuocere per parecchio tempo, fino a che l'acqua non prenda quel colorito oleastro tipico delle cose molto unte. In quel preciso momento è pronto. Spolverate coriandolo e aneto sopra a piacere.
Un souvenir da comprare online: un tappeto di un famoso poeta azero
Lo trovate qui, costa 329,87€. Arricchirebbe il vostro studio, se ne avete uno, altrimenti va bene anche in salotto, davanti la tv con cui guardate l’Europa League. La gente entrerebbe in casa vostra e vi chiederebbe: «Ma chi è il tipo nel tappeto?» e voi «Un famoso poeta azero», che risposta interessante sarebbe?
Un gruppo: Yuxu
La PFM azera, gli Yuxu sono stati uno dei gruppi rock più famosi dell'Azerbaijan. Si divisero quando un terremoto distrusse il loro studio di registrazione. Non è chiaro se si siano davvero sciolti o magari torneranno a fare musica insieme. Noi speriamo di sì.
Aspettare un mezzo: Metropolitana
Una delle cose tipiche di un viaggio è quella di aspettare un mezzo pubblico per andare da qualche parte. Una attività che se fatta nella città in cui viviamo può essere odiosa, ma in viaggio si carica di una patina di entusiasmo. Ora mettetevi in una stanza buia senza rumori e premete play a questo video. Aspetterete la metro alla stazione di Ulduz per poi viaggiare per un po’ con la popolazione locale.
28 minuti dopo
È tornato il momento di tornare a parlare di Marko Livaja, una persona a cui questa rubrica passa un modesto assegno mensile. Ieri nella partita tra Braga e AEK Atene l’ex Inter non aveva trovato inizialmente spazio nel 3-5-2 di Massimo Carrera ex Juventus, una perfetta riproduzione di quello del suo mentore Antonio Conte, ex Juventus, attuale Inter. Lo sapete però come vanno queste cose: una squadra povera di talento ha bisogno dei Marko Livaja di questo mondo per recuperare le partite storte.
61’ - entra Marko Livaja al posto di Chygrynskiy (ex Barcellona), la barba da dottorato in filosofia politica, i capelli da animatore nelle discoteche di Mykonos.
62’ - riceve palla poco dopo la metà campo, sale palla al piede fino alla trequarti e poi con il piatto destro trova un filtrante eccezionale tra quattro avversari, mettendo il compagno davanti alla porta. Il compagno sbaglia.
70’ - esegue un doppio dribbling rischiosissimo davanti alla propria area di rigore. Riesce.
79’ - chiama il pallone nel cerchio del centrocampo, si gira e poi prova a servire l’esterno. Il suo passaggio è sciatto, il Braga recupera il pallone con l’AEK sbilanciato e va a fare gol.
80’ - riceve un pallone al limite dell’area di rigore e prova una specie di cucchiaio che finisce sulla schiena del difensore.
83’ - colpisce di testa da calcio d’angolo, debole, tra le braccia del portiere.
86’ - batte un calcio d’angolo.
88’ - si incaponisce in una difesa del pallone contro due avversari, prova un dribbling rischioso, perde palla, rimane a terra, il Braga segna il terzo gol.
89’ - viene sostituito da Macheras.
Cose che accadono solo in Europa League
Benvenuti alla prima metarubrica di una metarubrica perché alla fine, se ci pensate, l’Europa League è una grande rubrica sul mondo, il Bello dell’Europa League è una metarubrica sull’Europa League, mentre Cose che accadono solo in Europa League è una metarubrica sul Bello dell’Europa League. Iniziamo col dire, innanzitutto, che metarubrica è una parola inventata, mentre non è inventata la parola metarubricyte. Ma ora vediamo un po’ di cose successe in Europa League.
Mentre Alario segnava un gol c’era un compagno che si allacciava le scarpe
Avete mai visto un uomo allacciarsi le scarpe durante un gol? No? Eccovi serviti.
Un pallone che torna indietro tipo quei rigori che sembrano finiti
Stankovic continua a dare indicazioni alla sua squadra anche dopo che è stato espulso
No, questo non è poi così strano.