
CONOSCI LA TUA SQUADRA DEL GIOVEDI SERA: CERCLE BRUGGE

Il Cercle Brugge è stato il primo club fiammingo a vincere il campionato belga di calcio, nel 1911. Da quel momento, però, ne ha vinti solo altri due: nel 1927 e nel 1930. Questo significa che tra cinque anni si festeggerà il secolo senza titoli del Cercle Brugge.
Vista attraverso la prospettiva lunga della storia, il Cercle Brugge è dunque una delle grandi squadre mancate del calcio europeo. Club che sono stati d’élite per un certo periodo, verso la preistoria calcistica, ma che poi per qualche contingenza hanno smesso di esserlo. La contingenza del Cercle Brugge è stata la seconda guerra mondiale. Nel 1947 l’Anderlecht vinceva il primo titolo nazionale belga mentre il Cercle Brugge veniva per la prima volta retrocesso in seconda serie. Nel 1977 il Club Brugge supera il numero di titoli vinti dal Cercle, che nel frattempo fa ancora l’ascensore tra una divisione e l’altra.
C’è qualcosa di triste, e al contempo glorioso, in queste squadre. Club ammantati da un passato glorioso così remoto da diventare inservibile. Non esistono, forse, tifosi che oggi sono testimoni viventi dell’ultimo titolo del Cercle Brugge, e quelli viventi possono limitarsi a portare avanti la narrazione di una squadra titolata solo leggendo i libri di storia, per sentito dire.
Mentre il Club Bruges è borghese e liberale, il Cercle è popolare e cattolico. Il logo, verde e nero, richiama il cerchio del nome con un’insistenza a tratti sinistra. Nello stadio viene steso sui settori vuoti degli spalti e non sembra un logo da calcio. Ha qualcosa della setta, della loggia massonica, o di qualcosa di indicibilmente inquietante in stile True Detective. Tipo un cerchio disegnato in una foresta che richiama una loggia occulta di gente che sacrifica bambini a un Dio oscuro e pazzissimo. Esagerato? Non so, guardate il logo e giudicate voi.
Ora il Cercle Brugge sta lentamente riacquistando una propria dimensione ai vertici della classifica. Non è in seconda divisione dal 2017 e negli ultimi anni si è consolidata come squadra d’alta classifica. Lo scorso anno si è piazzato quinto in Jupiler League ed è arrivato in Conference dopo essere stato eliminato ai preliminari di Europa League dal Molde. Il girone è stato notevole mentre agli ottavi la squadra non è riuscita a ribaltare in casa il 3-0 dell’andata contro lo Jagiellonia. Il Cercle Brugge mostra l’evoluzione e i miglioramenti del calcio nord europeo attraverso uno scouting sempre più raffinato. In attacco brilla la tecnica del brasiliano ex Corinthians Felipe Augusto, ma il reparto è orfano di Kevin Denkey. Un centravanti togolese piazzato e con una forza nelle gambe ai limiti dello spaventoso. Lo scorso anno è stato autore di 28 gol e in estate è stato cercato da diversi club importanti, persino italiani - si era parlato di lui per il Napoli. Dopo 15 gol nella prima parte di stagione, in cui ha messo a soqquadro la Conference - sembrando proprio fuori contesto - si è trasferito al Cincinnati. Ma come al Cincinnati, direte voi. Bo sì, al Cincinnati FC, che ha speso 15 milioni di euro e ha fatto di Denkey il calciatore più pagato della storia della MLS.
Il suo vuoto, onestamente, non è stato riempito da nessuno e il 4-4-2 del tecnico Feldhofer fatica un tantino a essere pericoloso. Oggi la squadra è finita addirittura in zona playout, dopo una serie di risultati terribili a inizio 2025. È possibile che il Cercle Brugge resti una meteora di questa stagione di Conference League. Chissà cosa ricorderemo di questa squadra verde e nera, tra vent’anni, se ancora avremo a che fare con lei, se questa rubrica ancora esisterà, inquinando i server con masse di informazioni quasi del tutto irrilevanti.
NICO WILLIAMS HA BANCHETTATO SU UNA ROMA STANCA
Nella partita d’andata era stato neutralizzato a prezzo di grandi sacrifici da parte della Roma. Claudio Ranieri aveva lasciato in panchina uno dei migliori giocatori della stagione, Alexis Saelemaekers, per avere di fatto due terzini sul proprio lato destro, in perenne raddoppio su Nico Williams, a volte triplicato dal mediano che scivolava dal suo lato per chiudere la traccia interna.
Questo piano è stato confermato anche al ritorno, in parte, visto che mancava Celik e a destra Ranieri ha dovuto schierare un centrale meno forte negli uno contro uno come Mancini. Tuttavia Saelemaekers è rimasto in panchina e Rensch ha giocato al suo posto. Poi, con l’espulsione di Mancini, questa gabbia è saltata. I raddoppi hanno cominciato ad arrivare in ritardo, gli spazi si sono aperti e per Nico Williams la vita si è semplificata.
La prima avvisaglia è arrivata dopo uno dei pochi momenti in cui la Roma ha provato, in dieci, a imbastire un’azione offensiva. Sulla ripartenza Nico Williams ha potuto puntare in velocità, arrivando nei pressi nell’area in corsa e non in modo statico come aveva fatto fino a quel momento. Si è aperto un varco fra le gambe di Mancini e Rensch, e ha poi concluso a giro sul secondo palo. Un tiro che è rientrato tanto, ma non abbastanza.
Il gol è arrivato in uno dei momenti in cui si è scambiato la posizione con Inaki, andando a concludere a destra un cross del fratello mal respinto da Ndicka. Il gol gli ha dato fiducia e Nico ha cominciato a prendersi sempre più responsabilità. Nel giro palla dell’Athletic, con la Roma bassa a protezione ormai più della porta che dell’area, Nico era un rifugio sicuro. Il raddoppio che chiamava, contro una squadra in dieci, apriva necessariamente grandi spazi per i compagni. Il suo peso sul match quindi è andato anche oltre i suoi vantaggi diretti, ma Nico ha anche segnato due gol, e il secondo è una sua azione classica. Ci sono pochi giocatori più devastanti di lui nell’azione a rientrare da sinistra verso il centro: per frequenza di passo e creatività. Nel gol la sterzata col sinistro verso la porta è forte e improvvisa.
Con 28 dribbling, è il giocatore che ne ha completati di più in questa campagna di Europa League. Solo ieri sera ne ha completati 6.
Dopo l’incredibile europeo Nico Williams sembrava prossimo a passare al Barcellona ma tra i problemi economici dei catalani e il desiderio di proseguire la sua crescita a Bilbao, infine è rimasto. «L’Athletic è la mia famiglia e non posso trovare questo ambiente altrove». Forse ha sofferto le aspettative perché la prima parte della sua stagione è stata deludente, pure in una squadra che ha continuato a esprimere un gioco brillante e che lo responsabilizzava molto in termini creativi. Nelle ultime settimane le cose sono cambiate: 6 gol e 2 assist nelle ultime 7 partite. Continua a essere un giocatore un tantino deludente quando si tratta di definire l’azione. Almeno rispetto a tutto ciò che precede il tiro o all’ultimo passaggio.
Come ha sintetizzato Valverde, «Giocatori come Nico in queste serate devono manifestarsi, e lui lo ha fatto».
COSA HA DATO RANIERI A VALVERDE A FINE PARTITA
A fine partita Ranieri sembrava quasi contento di aver perso, e con un sorriso sempre un po’ sardonico è andato ad abbracciare Valverde. La chiacchierata è sembrata andare oltre le semplici frasi di circostanza e alla fine Ranieri ha dato un bigliettino a Valverde. Il gesto che riconosciamo tutti: il nonno che ti dà la busta coi soldi al compleanno e ti dice una delle seguenti frasi:
- Vatte a compra il gelato
- Vatte a compra le figurine
- Compratece una sciocchezza
Ci si è chiesti cosa ci fosse, dentro quel bigliettino, e sia Ranieri che Valverde hanno confermato la versione: era il numero di telefono di Claudio, «Così adesso possiamo parlare» ha detto Valverde.
IL QUASI ARTISTICO FALLO DI FAGIOLI SU OUNAHI
La Fiorentina aveva ribaltato il punteggio con fin troppo agio, e dunque c’era bisogno che la situazione degenerasse in qualche modo. O che almeno fosse più instabile, più pepata, interessante. Così Fagioli ha commesso questo incredibile fallo da rigore su Ounahi che ha permesso alla Fiorentina di viversi gli ultimi minuti con una certa ansietta.
5 COSE CHE SONO PASSATE PER LA TESTA DI LUCAS BERGVALL QUANDO HA FATTO QUEL PASSAGGIO
Di cazzate su un campo da calcio se ne fanno tante, ma di cazzate veramente originali, artistiche, non molte. Questa di Bergvall appartiene di diritto alla categoria. Per ripulire un pallone, Bergvall scarica all’indietro, ma non ha visto che Odobert gli stava tagliando davanti. A cosa pensava Bergvall?
- Alla guerra dei dazi di Donald Trump che potrebbe penalizzare l’export svedese, soprattutto nei settori della carta e del legno.
- All’arresto di Rodrigo Duterte nelle Filippine.
- Al finale dei Soprano. Quindi è morto o no?
- Al fatto che Italiano è nato in Germania e Tedesco in Italia. Impossibile non continuare a pensarci.
- A chi ha la filmografia più perfetta tra Paul Thomas Anderson e Francis Ford Coppola.
PERÒ DOBBIAMO PARLARE SERIAMENTE DELLA PARTITA DI BERGVALL
Al di là dell’errore, Bergvall è stato probabilmente il migliore in campo del Tottenham e oggi la sua prestazione celebrata con la classica misura che contraddistingue i tifosi inglesi (il più moderato chiede un’estensione del contratto a vita). Dopo una prima parte di stagione di ambientamento, Bergvall si sta prendendo il suo spazio a centrocampo nel Tottenham. Nel suo stile di gioco si nota il passato da trequartista, la ricerca continua della verticalizzazione e di giocate rischiose non strettamente da regista. Bergvall è un giocatore bello da vedere per il motivo più sottile ma più vero per cui sono belli i giocatori: la sua corsa. Una corsa leggera, elegante, mai in affanno. Bergvall è uno di quei giocatori che non devono fare niente di particolare per darti la voglia di vederlo giocare. Basta vederlo correre, muoversi nello spazio.
Attraverso le sue corse in verticale Bergvall gira il campo con una naturalezza importante per una squadra spesso sfibrata come il Tottenham.
GUERRA E PACE IN CONFERENCE LEAGUE
Nell’ultimo numero della newsletter Medusa, che vivamente vi consigliamo di seguire, Nicolò Porcelluzzi parla di Guerra e Pace e teoria del tutto, di anti-intellettualismo e caos. La letteratura può ancora dirci la verità? Farci vedere le cose in trasparenza? Può essere il virus del nostro tempo= Vi consiglio di leggere Medusa per avere una risposta, e poi magari leggere anche Guerra e Pace se non lo avete già fatto, ma qui - umilmente - cercheremo di riprendere la domanda e girarla al ridicolo: può Lugano-Celje 5-4 (+ calci rigori) fare lo stesso? Nella quasi indifferenza quella di ieri è stata una partita-mondo nel verso senso della parola. Una serata in cui il calcio ha semplicemente smesso di fungere nel suo ruolo di intrattenimento per diventare qualcos’altro (arte?).
- SEŠLAR È ARANCIO CON DEL ROSSO
Al 39’, con il Lugano avanti di un gol, Svit Sešlar pareggia così. In Guerra e Pace Natasa descrive i suoi spasimanti: uno è “Stretto, sapete, grigio, chiaro”, mentre l’altro è “blu, blu scuro con del rosso, ed è quadrato”, è un passaggio che trovate completo in Medusa. Sešlar allora è arancio, con del rosso, rotondo e leggero. Una sinestesia del pallone che funziona: il tocco delicato, i calzettoni bassi, il pallone che entra delicato come un bacio al palo interno. Non dobbiamo vederlo per forza Sešlar per conoscerlo, neanche vedere il suo gol: è il linguaggio comune dei calciatori tecnici, lo sbuffo dei trequartisti.
- LA CARICA DEL LUGANO
La partita riprende e in 4 minuti il Lugano fa 2 gol che sembrano poter chiudere il discorso qualificazione. È la carica improvvisa della cavalleria di Napoleone, Dos Santos come Murat, e dopotutto siamo nelle terre in cui quella storia si è scritta. L’imperatore francese incombe su tutto Guerra e Pace. Tolstoj lo fa incontrare col principe Andrej Bolkonskij ferito sul campo di battaglia. È una scena bellissima: Napoleone si avvicina al principe Andrej ed esclama «Voilà une belle morte». Lo avrà esclamato anche Croci-Torti vedendo il Celje ferito sul campo di battaglia?

- LA GUERRA
Nel romanzo quello è un momento rivelatore per il principe, ma non voglio rovinarvi il piacere della lettura. Fatto sta che la storia va avanti, Guerra e pace va avanti e anche questa partita va avanti. Al 67’ Svetlin segna il gol del 3 a 2, che rimette le cose al loro posto. Al ‘79 è Koutsias a segnare il secondo gol della sua partita e a riportare avanti il Lugano, che all’andata aveva perso 1 a 0. I secondi passano come pagine, si susseguono descrizioni minuziose dei volti dei personaggi e grandi scene di caccia, il minimo e il massimo, poi mentre siamo presi dalla vita russa tra una campagna e l’altra, arriva la guerra.
Hajdari per spazzare l’area di rigore finisce per spazzare anche la gamba di Mario Kvesic. Hajdari è un soldato e i soldati fanno la guerra, sono il movimento di un popolo da oriente a occidente e viceversa. Il ritratto di Tolstoj è meraviglioso da questo punto di vista, anche in come c’è una sorta di codice d’onore tra soldati nemici. Qui, ad esempio, Hajdari si scusa con Kvesic, pur sapendo il destino che lo attende.

Dopo una lunga revisione del VAR, l’arbitro infatti non aveva fischiato nulla (non chiedetemi di inserire questa tecnologia in Guerra e Pace), viene concesso il rigore e IN PIÙ Hajdari viene espulso. Il Celje segna il rigore e si va ai supplementari.
- L’ENTRATA A MOSCA
Come a Borodino, un'apparente vittoria - il risultato è 4-3 per il Lugano - è invece una sconfitta. Kutuzov era l’unico ad averlo capito, così come ieri Albert Riera, l'allenatore del Celje era l’unico ad averlo capito: basta aspettare e il Lugano si batterà da solo.

Dopo 6 minuti Juanjo Nieto, uno di quei terzini spagnoli dalle carriere senza senso, trova il gol della vita e il Celje è 4-4. Il Lugano con meno uomini fa l’errore fatale: entra a Mosca. Nel caso di questa partita, segna il gol che renderà tutto più doloroso. È un bel gol: Steffen riesce ad arrivare sul fondo, crossa, il suo cross viene respinto, Zanotti - primavera Inter - rimette il pallone al centro con una pericolante rovesciata. Il pallone si impenna e dalle retrovie arriva in corsa Doumbia, Ousmane Doumbia, il fratello minore di Seydou Doumbia, che segna con una stecca di controbalzo.
- IL VOLTO DI PRZYBYLKO
Per quanto ridicolo possa sembrare in una partita di calcio, è il 5-4, il gol che porta la contesa alla lotteria dei rigori. Cosa avrebbe detto Tolstoj dei rigori? Chi lo sa. Per il Lugano sarà una tragedia e si capisce subito. Il primo a tirare è Przybylko. Tolstoj in Guerra e Pace, usa una tecnica, e qui cito di nuovo da Medusa, c’è chi dice mutuata da Omero, chi da Dickens, quella “per cui ogni personaggio viene presentato accennando un suo tratto distintivo, l’erre moscia di Denisov, il “labbruzzo” di Liza, le spalle nude di Helene”. Come presenterebbe Przybylko?

La capacità dello scrittore russo di descrivere lo stato d’animo dei personaggi attraverso le loro espressioni del viso è straordinario, Przybylko le labbra esangui, la barba rossiccia, il naso largo. Soprattutto la faccia di chi ha già sbagliato il suo rigore. Przybylko calcia alle stelle, poi sbagliano anche Steffen e Cimignani, di origini corse, che calcia sulla traversa.
È l’ultimo atto di una partita infinita: 9 gol, 7 rigori, due allenatori, un rosso, 1853 spettatori, 100 milioni di fili d’erba artificiale, il movimento del mondo.
IL GOL PIÙ GIOVEDÌ SERA
Virilità: 5
Assurdità: 11
Anti-epicità: 2
Paura della morte: 100
Se seguite questa rubrica, il nome di Matheus vi sarà familiare: negli anni abbiamo raccontato le sue gesta con il Braga, uno dei portieri con più presenze in Europa League. Matheus ha uno stile unico: è una specie di Ederson del giovedì sera, cioè sotto acidi. È un portiere che ama giocare fuori dai pali, ma in senso estremo, uno sweeper keeper con la pancetta, un libero con i guanti. A gennaio, dopo una vita passata a Braga, Matheus è stato ceduto all’Ajax. Così, all’improvviso. Per qualche motivo, però, Matheus non è stato iscritto alla lista UEFA. Così quando all’andata si è fatto male Pasveer, il titolare 42enne, l’Ajax si è trovato con solo il terzo portiere. La Uefa è stata abbastanza gentile da concedergli una deroga per far giocare Matheus il ritorno con l’Eintracht, e questo è quello che è successo.
Quand’è che Matheus decide che uscire è la miglior cosa da fare? Sicuramente prima dell’azzardato retropassaggio di testa del compagno, visto che spunta all’improvviso sulla trequarti come se fosse stato sparato da una delle nuove armi dell’esercito europeo. Matheus però arriva troppo presto sul pallone e deve improvvisare. La sua improvvisazione è: la stoppo di petto. Geniale. Se riguardate solo quel momento, Matheus sembra peak Baresi che esce a testa alta dalla difesa. Ma non è Baresi, è solo Matheus, e non va all-in. A quel punto sarebbe dovuto partire in dribbling, saltare la prima pressione dell’Eintracht, invece si ricorda di essere un portiere e gioca un passaggetto impaurito al compagno, sbagliandolo.
Ora dobbiamo presentare il secondo protagonista di questa storia. Il 23 ottobre 2020 sceglievamo Mario Gotze come Giocatore più Europa League. Giocava nel PSV e sembrava caduto caduto in disgrazia, spinto alla periferia del calcio che conta dal destino. Oggi, quasi 5 anni dopo, Gotze resiste in questa condizione esistenziale. Dal PSV è passato all’Eintracht dove passa il tempo aspettando chissà cosa. È a lui che arriva il pallone, ed è lui che deve punire la hybris di Matheus. Gotze non deve neanche prendere la mira, per uno col suo piede segnare da lì è come ringraziare chi ti tiene la porta, come lasciarsi scaldare dal sole nei primi giorni di primavera, come respirare. Il suo pallonetto entra docile, Batshuayi addirittura esulta prima (è quello in basso a destra) e noi possiamo concentrarci sulla parte più importante. La stempiatura di Gotze. È quello il dettaglio, in tutta questa lunga storia, che rende questo gol così giovedì sera. La paura della morte attraverso lo stato dei capelli, una condizione esistenziale inarrestabile, il mondo che inesorabile continua il suo percorso, la nostra lenta ma costante dissoluzione, che però non può fermare il talento di persone come Mario Gotze.
LE MIGLIORI RECENSIONI GOOGLE DI STADI DEL GIOVEDÌ SERA
Lo stadio Artemio Franchi è stato inaugurato nel 1931 e oggi sembra più o meno lo stesso stadio, anche se nel 1990 vennero fatti lavori di ammodernamento per 76 miliardi di lire, valutati in seguito come un «cinico massacro perpetrato [...]in dispregio alla cultura». Negli ultimi anni si è parlato molto di abbatterlo e ricostruirlo da zero come uno stadio moderno, ma non è stato possibile per via dei vincoli architettonici (le scale elicoidali e la tribuna realizzata da Nervi), mentre in Inghilterra stanno per costruire un circo gigantesco al posto di Old Trafford, è in corso una seconda profonda ristrutturazione. È per questo che le partite della Fiorentina sembrano giocate in una cava di marmo piuttosto che in un vero stadio.
Comunque, non vogliamo fare polemica, ma vogliamo lasciarla fare a chi si prende la briga di fare le recensioni su Google. Recensire uno stadio: strano no? Non nella realtà in cui viviamo: sappiamo che oggi sono lo strumento con cui giudichiamo il mondo, e quelle del Franchi sono piuttosto indicative. Ecco perché, per una volta, abbiamo deciso di scegliere le migliori, ma tra quelle a una sola stella. Non prendetela come un’accusa, ma le critiche sono sempre più divertenti dei complimenti.
Ci vole nuovo siamo indietro anni luce il rabbercio è una vergogna, stasera presente anche il peggior sindaco di sempre, nardella, responsabile di tutto ciò...totalmente inadeguato (Ultimo Uomo si discosta dalle valutazioni politiche presenti nella recensione)
Bagni impresentabili partita spettacolare
Peggio del Franchi solo il Castellani. Lo deve sapere tutto il mondo
Impianto preistorico, non è possibile nel 2019 prendere la pioggia dio di dio per vedere una squadra inadeguata, ammalarsi e farsi prendere per le natiche.
Fuori e dentro sembra di stare in chiesa da quanti santi vengono nominati…
Bagni sporchissimi. Birra a 6 euro. Visuale pessima. Stadio da terzo mondo
Fotte sega!.. meglio se ci facessero degli appartamenti, troppi soldi ai calciatori la vita senza il calcio sarebbe senza dubbio migliore!
Non ho mai capito cosa ci fanno dentro quella specie di carcere.
ORGANIZZA LA TUA TRASFERTA: PAFO
Pafo, o Pafos, o Paphos, o Πάφος in greco e Baf in turco, ha lo stesso numero di abitanti di Mascalucia (provincia di Catania) eppure ha un aeroporto internazionale. Questo perché Cipro è una piccola isola ma molto ambita per il mare, il clima, la storia e per nasconderci i soldi degli oligarchi russi. Voi, però, ci state andando per guardare il Pafos giocare, e questo fa di voi delle grandi persone e vi dà il diritto di usare l’aereo senza stare in pena per le sorti del mondo.
Ecco, come al solito, dei consigli su cosa vedere, mangiare, provare a Pafo. Vi ricordo che sono consigli di cose strane, o ironiche, e che questa rubrica è nata mentre c’era il Covid e quindi non si poteva viaggiare e forse non si sarebbe potuto viaggiare mai più. L’idea, quindi, era viaggiare, se non con la fantasia, almeno a parole e con dei ridicoli video su Youtube. Nel frattempo, però, abbiamo superato la pandemia e il viaggio è diventato l’orpello della nostra generazione: è pieno di influencer che ti dicono dove andare, cosa vedere, che mettere su Instagram e in tanti li seguono. Ovviamente non c’è niente di male, ma questa rubrica vuole essere l’esatto contrario.
- UNA TOMBA: LA TOMBA DEI RE
Non sappiamo se qui sono stati sepolti davvero dei Re, probabilmente no, ma queste tombe sono così belle che hanno pensato di dargli questo nome altisonante. Oggi, ovviamente, sono mezze distrutte, visto che risalgono al IV a.c, ma comunque rimangono uno straordinario esempio di cosa potevamo fare 3000 anni fa per onorare dei ricchi morti. Perché abbiamo abbandonato la magnificenza funebre? Non starò qui a tediarvi con dei dettagli di architettura che andrei a copiare da Wikipedia, ma se volete sentirvi per un’oretta come dentro un dei primi 3 Indiana Jones, questo posto vale la visita, magari di notte, visto che è una possibilità (ma informatevi prima).
- UN MOSAICO: I MOSAICI DI PAFO
Quanto tempo passate pensando ai mosaici? Io molto. Sono una forma d’arte strana, e chissà chi è il primo che ha pensato di ridurre in pezzettini delle pietre colorate per creare un’immagine, e soprattutto perché poi è diventata una cosa. Comunque: questi di Pafo sono all’interno del Parco Archeologico e sono tra i più incredibili di epoca romana che vi potrà capitare di vedere in vita vostra, anche se abitate a Roma o magari a Pompei. Si trovano nelle rovine di antiche ville romane e raffigurano scene mitologiche, scene di caccia, cose così da antichi romani. C’è Dioniso, il dio del vino, Teseo che uccide il Minotauro, il dio Aion e il ciclo della vita, c’è Orfeo che suona la lira. Proprio roba da antichi romani. I colori e i dettagli sono fuori di testa, soprattutto considerando quando e come sono stati fatti (cosa di cui non ho idea). Insomma, forse dovremmo pensare meno all’impero romano e più ai mosaici romani visti anche i tempi.
- UN RELITTO: IL MV DEMETRIOS II
Il MV Demetrios II è un relitto incagliato vicino alla costa di Pafo. Si tratta di una nave da carico battente bandiera honduregna che si incagliò sugli scogli il 23 marzo 1998, durante un viaggio dalla Grecia al porto di Limassol con un carico di legname a causa delle cattive condizioni meteo e per un errore di navigazione. L’equipaggio fu salvato, ma la barca fu abbandonata lì a indefessa memoria. Non è possibile fare immersioni nei suoi pressi, vista la posizione, ma è ben visibile dalla terraferma e sembra sia una di quelle attrazioni fotografiche che ci vai, fai una foto e sei contento, poi magari la metti su Instagram.
Se proprio state in fissa coi relitti (ma mi farei qualche domanda fossi in voi), a circa mezz’ora di macchina da Pafo c’è anche il relitto dell’Edro III, ancora più spettacolare e fotografabile di quello della MV Demetrios II. Perché ci sono così tanti relitti sulla costa di Pafo? Non lo so e probabilmente non lo voglio sapere.
- UNA BAND: MONSIEUR DOUMANI
Non saprei bene come definire i Monsieur Doumani: se fosse calcio, sarebbero di quei giocatori che sanno fare tutto e lo sanno fare bene. Loro sono in tre, e la loro musica parte dai ritmi tradizionali ciprioti per prendere strade impervie ma notevoli. Folk, neofolk, world music, rock, c’è un po’ tutto nella loro musica. Ovviamente hanno le barbe folte e i capelli lunghi, vestono abiti comodi e un po’ hippie, un di loro suona una specie di mandolino e nel video qui sopra sembrano una versione discount del Live at Pompei.
Eppure, se di solito questi mischioni finiscono per essere noiosi, nella loro musica vive un certo tipo di freschezza indefinibile che li ha fatti scoprire anche all’estero, non certo una cosa comune per una band cipriota che canta in cipriota. Il loro primo disco, dal bel nome Grippy Grappa, ha trovato il favore del Guardian e de Les Inrockuptibles e, insomma, se vi piace quel genere lì, ve li consiglio.
TORNANO LE INDAGINI DEL GIOVEDÌ SERA, QUESTA VOLTA PARTICOLARMENTE RIDICOLE CHE QUI NON È MICA GARLASCO
È un po’ che mi arrovello intorno a questa cosa e ho pensato che tanto valeva provare a risolverla insieme. Tra i tanti tatuaggi che lo adornano Bendegúz Bolla, centrocampista ungherese del Rapid Vienna, sul collo c’è questo 11:22. Cosa starà a significare?

Subito ho pensato alla Bibbia. Sono tanti gli sportivi che si tatuano passi delle sacre scritture oppure il loro riferimento numerico. Certo, qui manca il libro da cui sarebbe tratto. Nel vangelo di Marco 11:22 sta per Allora Gesù, rispondendo, disse loro: «Abbiate la fede di Dio!». Semplice, preciso, avrebbe senso, anche se la citazione continua e spesso è riportata fino al versetto 25.
Un’altra opzione, suggestiva devo ammetterlo, è che 11:22 sia una data. Più nello specifico si tratterebbe della trascrizione del 22 novembre, all’americana (e cioè prima il mese e poi il giorno). Cosa è successo il 22 novembre? Il 22 novembre 1963, a Dallas, veniva ucciso John Fitzgerald Kennedy. È una delle date più importanti del ‘900 e magari Bolla voleva portarla sulla pelle. Cosa penserà Bolla di questa storia? Crede nella versione ufficiale, e cioè del cecchino solitario Lee Harvey Oswald? Oppure a quella del secondo sparatore, basandosi sulla testimonianza di Grassy Knoll e sul famoso filmato Zapruder? E poi: mafia? CIA? Cuba?
Sempre rimanendo alla data, il 22 novembre è successa anche un’altra cosa (cioè, diverse cose, ma questa vedrete a più senso in questa storia). Il 22 novembre 1999 a Székesfehérvár è nato Bendegúz Bolla. È l’ipotesi più plausibile, un banale tatuaggio per onorare la propria nascita. Ma allora perché prima l’11 e poi il 22? Può essere che lo stiamo leggendo al contrario? Non credo.
Inoltre manca anche l’anno, che comunque in una data di nascita ha la sua importanza. Quindi forse è un’altra cosa ancora: è un orario. Dopotutto i due punti tra due numeri si riferiscono comunemente a quello. Potrebbe essere l’orario della sua nascita. Nato alle 11:22 del 22/11, insomma una cosa abbastanza rara da immortalarsela sul collo. Funziona bene anche per l’ascendente, e lo sappiamo che nella nostra generazione sapere e dare la giusta importanza al proprio ascendente ti aiuta nella vita di tutti i giorni. Oppure, potrebbe essere un orario diverso. Il primo gol? Difficile. Il primo bacio? Già più possibile, ma se stai attento all’orario del tuo primo bacio, ho una notizia per te e non è bella.
L’ultima ipotesi è quella che ho trovato in questo articolo di un blog e inizia così: Non ricordo esattamente quando è iniziato, ma so che è stato dopo la scomparsa di mia nonna nel 1993 che ho iniziato a vedere 1122 letteralmente ovunque. 1122, quindi, come eterno ritorno: come versetto, come data, come orario, come numero astrale e angelico, come fisica e metafisica. Come prezzo di una pizza con le acciughe.
Insomma, queste sono tutte le ipotesi. Da qui, scegliete voi la più credibile, oppure quella che preferite. Perché il giovedì sera non è mai una questione di giusto o sbagliato, quanto piuttosto di cosa vogliamo credere e quanto ci impegniamo per crederlo.
QUESTA PERSONA QUI HA CAPITO TUTTO
Non sappiamo se questa ragazza si è appena laureata e poi è corsa all’Olimpico per Lazio-Viktoria Plzen oppure se ha soltanto uno strano gusto in fatto di cappelli. In ogni caso, grazie.
I 5+1 CALCI D’ANGOLO CONSECUTIVI DELLA LAZIO
Lazio-Viktoria Plzen è stata una partita strana, difficile da raccontare. Una partita bloccata, con la Lazio combattuta tra il suo spirito verticale e la volontà di provare a conservare il vantaggio guadagnato all’andata. È finita bene, cioè la Lazio ha subito un gol a metà tra l’errore difensivo e la grande giocata dell’attaccante, e poi ha pareggiato con il terzo gol consecutivo di Romagnoli. Forse un dettaglio che racconta bene la partita è quello che è avvenuto tra il 60’07’’ e il 62’05’’, quando la Lazio ha battuto 5 calci d’angolo consecutivi in un minuto e 58 secondi.
Se fate il calcolo sono un calcio d’angolo ogni 23.6 secondi. Immaginate una partita tutta così, considerando anche il recupero sarebbero 250 calci d’angolo: meglio di alcune partite viste in vita mia.
La Lazio, comunque, ha guadagnato un altro calcio d’angolo dopo altri 50 secondi, il sesto quasi consecutivo, ma non suonava così bene. In ogni caso quello decisivo è arrivato circa 13 minuti dopo, quello su cui Romagnoli è svettato segnando il gol decisivo. In totale la Lazio ha avuto 12 calci d’angolo, tanti ma comunque meno di 250.
LA REAL SOCIEDAD HA PRESO BENE L’ARBITRAGGIO CONTRO IL MANCHESTER UNITED
ARRESTATO TXURDIN
La serata della Real Sociedad con le istituzioni è stata così complicata che anche Txurdin è stato arrestato fuori dallo stadio Old Trafford. Secondo questo tweet stava spacciando Fentanil ma non ci sentiamo di confermare, al momento.
IL SOLITO GIOVEDÌ SERA DI RAYAN CHERKI
Bentornati al tradizionale appuntamento con le migliori giocate di Rayan Cherki il giovedì sera. Un giocatore che ha semplicemente preso il giovedì sera come il suo personale giardino in cui può giocare libero, passandosi la palla dal destro al sinistro come nessun altro. Cosa segnalare di questa partita? Nessuna azione in particolare, se non la facilità con cui Cherki riesce a ricevere negli spazi teoricamente congestionati della trequarti facendoli sembrare più grandi. Con un controllo palla così sensibile, del resto, il campo sembra offrire possibilità più ampie. Ieri è diventato il primo giocatore a servire almeno 8 assist in una singola campagna di Europa League. Scusate se è poco.
UNA ROVESCIATA BRUTTA, FORSE NON LA PIÙ BRUTTA DI SEMPRE MA QUASI
COSE CHE ACCADONO SOLO QUI
Scusate questa settimana questa rubrica andrà in onda in forma ridotta perché dovevo scrivere i discorsi di Michele Serra. E per forma ridotta intendo: più contenuti, ma fatti peggio (praticamente la nostra tempolinea).
- L’EUROPA LEAGUE, MA QUALCUNO STA FUMANDO L’IQOS
- LA CONFERENCE LEAGUE, MA PENSI DI ESSERE BOMBER PICCI
- LA CONFERENCE LEAGUE, MA MOISE KEAN TI INDICA DOVE DEVI ANDARE
- LA CONFERENCE LEAGUE, MA QUANTO CAZZO ODIAMO LA SCHIUMA DA BARBA
- LA CONFERENCE LEAGUE, MA VOGLIO TORNARE BAMBINO E MANGIARE PATATINE ALLO STADIO
Lo siento!