Conosci la tua squadra d’Europa League: Shamrock Rovers
Ci sono cose che possono descrivere, indirettamente, il pensiero di un popolo su un altro. Beh, fino al 600 le fonti ci dicono che gli inglesi pensavano che gli irlandesi mangiassero il trifoglio. Cioè che fossero così poveri e morti di fame che mangiavano il trifoglio per mettere qualcosa sotto ai denti. Come sappiamo, l’associazione tra il trifoglio e l’Irlanda nasce con San Patrizio, che nel quinto secolo arrivò sull’isola a diffondere il verbo del cristianesimo con un trifoglio in mano, simbolo della trinità: padre, figlio e spirito santo.
La scena è familiare, con qualche dettaglio tutto suo. Jack Byrne, con la sua maglia verde e bianca a strisce orizzontali, preleva la coppa e la conduce ai compagni. Ha avuto una carriera accidentata. È entrato nel settore giovanile del Manchester City quando non c’era nessuno sceicco, ma Stuart Pearce in panchina e Richard Dunne in difesa. Non esordisce mai, e comincia invece a girare varie squadre inglesi, irlandesi e persino cipriote, finché non trova casa allo Shamrock Rovers. È lì con i suoi compagni che saltano e cantano “campeones”. È successo solo qualche giorno fa: lo Shamrock Rovers, il club più titolato d’Irlanda, ha vinto il suo ventesimo campionato, il suo terzo di seguito. Stephen Bradley si stacca col microfono in mano. Indossa un cappotto sociale di quelli grossi, che non si sforzano nemmeno di girare attorno alla sagoma del corpo umano. Sul petto campeggia lo stemma del club, così irlandese da sembrare una parodia: il classico trifoglio, lo Shamrock, che cresce sopra un pallone di cuoio. L’allenatore si chiama Stephen Bradley, ha una barbetta pastorale e quell’accento duro che sembra incagliarsi su ogni singola “r”. Non ha nemmeno quarant’anni ma gliene daresti dieci di più, è così che si diventa, ad allenare lo Shamrock Rovers per più di un lustro?
Comunque, Bradley è considerato un mezzo genio, un allenatore sottovalutato, uno che se sapesse indossare completi e avesse un bel sorriso sarebbe già in Premier League, o quanto meno in Championship.
Bradley è riuscito nell’impresa più difficile, che per il club con più coppe in Irlanda non è vincere titoli nazionali, ma riportare lo Shamrock Rovers in Europa. In questa stagione, per la prima volta dal 2011, il club si è spinto fino ai gironi di una Coppa Europea. Ai preliminari di Champions ha battuto l’Hibernians al primo turno, facendosi eliminare al secondo dal Brasile di Bulgaria, il Ludogorets. Così la squadra è arrivata in questo girone di Conference contro squadre difficili, spesso con una grande esperienza europea: il Gent, il Molde, il Djurgarden. Si sono rivelate avversarie davvero troppo difficili. Lo Shamrock ha chiuso con due punti e un solo gol segnato. Che soddisfazione, però, fermare sul pareggio gli indiani del Gent, in più in dieci, con il gol di uno dei giocatori più rappresentativi. Un giocatore dalla faccia così irlandese che sembra una parodia: Rory Gaffney. Avete presente un irlandese che gioca a calcio?Eccolo.
Lo scorso anno lo Shamrock venne eliminato dal Milan, nella partita dell’esordio in rossonero di Sandro Tonali. Nel 1973 giocò contro il Brasile. Sì: Shamrock Rovers-Brasile. In realtà non era proprio lo Shamrock ma una specie di all-star team che combinava insieme i migliori giocatori irlandesi e nord-irlandesi. La maglia sempre quella bianca e verde dello Shamrock, del resto non ereditata dal Celtic ma dal Belfast Celtic. La partita viene vinta dal Brasile 4-1, con un gol di Jaerzinho di esterno quasi irridente e una bomba di Valdemiro da 30 metri.
Lo Shamrock è in un momento di pace, e nonostante sia un club molto titolato, ne ha attraversati molti di guerra. Per circa vent’anni non ha avuto un proprio stadio e, senza casa, i suoi tifosi si sono sparpagliati. Col tempo sono diminuiti e ora si cerca faticosamente di tornare alle masse di un tempo. Il comandante Bradley ha tracciato la strada: «Vogliamo diventare dei frequentatori regolari in Europa. Vogliamo continuare a far diventare il club più grande e più forte. Siamo sulla giusta strada».
Le squadre che dobbiamo salutare
Ci siamo scordati di questa rubrica fino ad ora, per cui dobbiamo essere stringenti.
Rigas FS
Riga è uno di quei posti che ci vai e dici “ma lo sai che qui si deve vivere proprio bene, peccato per il freddo”. Il Rigas FS era più o meno la stessa cosa, più una specie di fienile dietro la porta.
FCSB
Ci piacevi di più quando ti chiamavi Steaua Bucarest e c’era ancora la cortina di ferro.
Apollon Limassol
Ogni anno passi da queste parti, ti bevi una tua cosa seduta in un angolo, senza farti notare, poi te ne vai lasciando dietro un’ombra. Eppure, non basta un nome solenne come il tuo, per fare bella presenza in Europa?
Heart of Midlothian
Quanti gol hai preso, cuore di Midothian, squadra di Edimburgo. La tua difesa ha fatto sembrare quella della Fiorentina allenata da Sacchi. È stato un anno orrendo per le squadre scozzesi in Europa, a tutti i livelli, e tu ci hai messo del tuo, ammettiamolo.
Austria Vienna
Sempre bello il punto di viola delle sue maglie e l’idea così mitteleuropea che si porta dietro. Peccato non basti a fare una squadra decente.
Shamrock Rovers
L’aggiunta di un’intera coppa è stato un disastro per la copertura delle squadre. Noi, per dire, fino ad oggi non ci eravamo neanche accorti che lo Shamrock Rovers era qui. Abbiamo provato a rimediare poco sopra.
Vaduz
Onestamente tutta la retorica dietro alla squadra di B della Svizzera che si trascina fino alla Conference League perché unica squadra del suo paese (era più o meno così la storia) non ci ha mai fatto impazzire. Voglio dire, dopotutto fanno parte del paese con il più alto reddito pro capite del mondo, potrebbero fare anche una squadra migliore, no?
Slovácko
Ci hai dato una partita rinviata per nebbia, hai fatto il tuo. Grazie, un abbraccio, speriamo di rivederci presto.
Ballkani
Prima squadra del Kosovo ad arrivare in Europa, nome accattivante, stemma abbastanza strano: avevi tutto per diventare l’eroe di questa rubrica eppure non è successo. Sarà solo colpa nostra? Comunque eccovi una bella canzone dedicata a Suhareka, la città da dove arriva il Balkani.
Dinamo Kiev
Per una volta ha senso veramente il detto “l’importante è partecipare”.
Malmo
Potevi fare meglio, cara Malmo. Ti preferivo quando avevi quel font piccolissimo dietro le maglie, come se fossero state scritte direttamente in word col font Sans Serif dimensione 8,5.
HJK
Grazie soprattutto per aver restituito al nostro cervello la presenza di Perparim Hetemaj.
Zurigo
Sinceramente? Troppo simile al Basilea, come concetto, ma senza Federer e senza quello stadio oggettivamente bello, cosa rimane a Zurigo? Pare ci sia una bella vita notturna.
Omonia Nicosia
Ci salutiamo sempre troppo presto, squadra di nobili compagni.
Sturm Graz
Si può uscire all’ultimo posto di un girone in cui si hanno gli stessi punti della prima classificata? Questa certo non te la meritavi tu, Sturm Graz, una delle squadre più belle di questa fase a gironi. Quella forse con le idee tattiche più interessanti, almeno tra quelle da cui ci aspettavamo solo il grottesco.
Olympiacos
Non hai nemmeno giocato male, ma insomma, non è questo il momento del calcio greco no? Ci rivediamo il prossimo anno.
Stella Rossa
Come sempre una presenza significativa: il Marakana, i gol da fuori di Kanga, la presenza immutabile di Milan Borjan in porta, con i suoi difetti (molti) e i suoi pregi (avere l’aria di uno con cui fare una bella grigliata nel parco nazionale di Plitvice).
Zalgiris
Questa misa che ce la siamo proprio persa.
Anderlecht
Il Club Brugge agli ottavi di Champions e l’Anderlecht a casa, è così che gira il calcio belga.
Hapoel Be'er Sheva
Così presto? Avevamo appena cominciato a conoscerci.
Colonia
L’allenatore Steffen Baumgart: poche persone riescono a portare la coppola con la nonchalance con cui ci riusciva lui.
Pyunik
Sapevate che il suo nome vuol dire “fenice”? E che questa è la squadra in cui ha iniziato la carriera Mkhitaryan? Il club è stato fondato nel 1992 con il nome Homenetmen Yerevan, tra il 2001 e il 2010 ha vinto per 10 volte di fila il campionato. Tutte informazioni che potevamo darvi prima.
Un capitolo a parte per salutare lo Slavia Praga
Lo Slavia Praga è la squadra che meglio identifica questa rubrica: non particolarmente blasonata, una collocazione mitteleuropea, giocatori interessanti, tifoseria rivedibile, un allenatore chiamato il Klopp ceco. Negli scorse edizioni ci ha abituato a partite leggendarie, come quando ha eliminato il Siviglia, capitani coraggiosi che poi partivano alla volta della Premier League. Forse, alla fine, lo Slavia Praga è stato troppo svuotato di talento. Questa volta la sua campagna europea è stata disastrosa. Il pareggio contro il Sivasspor l’ha condannata all’eliminazione dalla Conference League, in un girone oltre l’abbordabile. Come si dice: ci rimarrà sempre il gol di Traorè al 119’ di quella partita.
Hey Rick
Sul prato dell’Olimpico, ieri sera, è nata una stella. Il suo nome è Rick, come Rick Sanchez, il suo cognome non c’è. È brasiliano, da giovane ha giocato nel Boca Junior, ma senza ‘s’ perché non è la celebre squadra argentina ma una sua imitazione brasiliana. Rick ieri partiva dalla sinistra nel 4-2-3-1 del Ludogorets e da lì, o da qualsiasi zona del campo, partiva per distruggere la Roma. I bulgari hanno impostato una partita reattiva, difendendosi in basso e ripartendo. Ma ripartendo sempre in modo organizzato, mai frenetico. Le transizioni erano organizzate, le linee di passaggio ottenute in modo pulito, la ricerca del terzo uomo costante. A oliare quest’organizzazione una serie di giocatori fenomenali che fino a due mesi fa non avevamo mai sentito nominare. Rick ha giocato in modo semplice: prendeva palla e correva dritto verso la porta. Era tre volte più veloce di Camara, quattro volte più veloce di Ibanez, sette volte più veloce di Matic, che forse ieri non si è nemmeno accorto della sua presenza. Ha segnato il gol del vantaggio dell’1-0 correndo violentemente nello spazio lasciato aperto dallo sgangherato centrocampo della Roma. Camara saliva in alto per recuperare il pallone, la difesa non accorciava in avanti, non c’erano marcature preventive. Bastava saltare la prima pressione per trovarsi quaranta metri liberi davanti. A volte la Roma sembra la squadra più disorganizzata del pianeta, e solo i propri nervi paiono separarla in realtà dal perdere tutte le partite.
Rick ha sguazzato in questa disorganizzazione a una velocità folle, e poi ha calciato così forte a incrociare che è caduto sotto il peso della potenza del suo stesso tiro. Non si è mai fermato.
Nel secondo tempo la Roma è diventata più intensa e per il Ludogorets è diventato difficile ripartire. È entrato Zaniolo, e per i difensori del Ludogorets non era un giocatore gestibile. Rick però non smetteva di portare caos. A venti minuti dalla fine continuava a saltare tutti tanto che Ibanez ha iniziato a chiedergli, per piacere, di smetterla. Ha fatto anche questo tipo di cose.
Come tutti i fenomeni paranormali dell’Europa League, Rick proviene dal nulla e al nulla tornerà. Meglio così perché non eravamo pronti.
Mega ranking delle squadre che scendono dalla Champions League
Lo sappiamo: va così. Come i barbari che scendono verso Roma, le terze classificate dei gironi di Champions League arrivano a corrompere l’integrità dell’Europa League, renderla una banale competizione dove vince il più forte. Questa volta le otto retrocesse formano un gruppo vario, tra nobili decadute e rampanti arrampicatori sociali che non ce l'hanno fatta a rimanere in Champions. Chissà se arriveremo mai a febbraio per vedere il turno di spareggio, intanto, in attesa dei sorteggi di lunedì, ecco le possibilità delle varie squadre di mettere le mani sulla coppa.
Fc Barcellona
Forza *****
Pazzia *
Stile ***
Possibilità di vincerla: 80%
L’anno scorso fu l'Eintracht Francoforte a fermare il Barcellona di Xavi. Quella era una squadra che, effettivamente, aveva un grande potenziale da Europa League, tenuta in piedi da giocatori come Memphis Depay, Luuk de Jong e Adama Traoré. In estate però è stata pimpata per diventare una squadra da Champions League: Lewandowski, Raphina, Kounde, Marcos Alonso, la rinascita di Dembelè. Il Barcellona, tuttavia, è tornato al giovedì, dove il suo valore sembra sproporzionato alle rivali. Ce la farà questa volta?
Juventus
Forza ****
Pazzia ***
Stile **
Possibilità di vincerla: 50%
Come affronterà l’Europa League la Juventus? Allegri, a parole, non sa bene in che guaio si è cacciato. Una competizione piena di trappole, dove non basta essere più forti sulla carta per vincere. I bianconeri, poi, tra infortuni e malumori sono un'incognita e chissà quale versione presenteranno dopo il Mondiale. Cercheranno di vincere con l’esperienza delle vecchie glorie o proveranno a far saltare il banco con la freschezza dei giovani? Il calcio non è semplice qui giù.
Siviglia
Forza ***
Pazzia ***
Stile ****
Possibilità di vincerla: 40%
Non è un buon momento per il Siviglia, 18° in campionato e con Sampaoli in bilico. Tuttavia è impossibile non credere un po’ nella mistica che unisce questa squadra e questa coppa. Non sarà forse più il Siviglia di Emery, ma rimane una squadra che può schierare il Papu Gomez, Isco, il Tecatito Corona, Lamela, Dolberg e Januzaj. Praticamente la perfetta squadra Europa League.
Ajax
Forza ***
Pazzia ***
Stile ****
Possibilità di vincerla: 30%
L’Ajax svuotata in estate dallo United non ce l’ha fatta a restare tra i grandi e torna nell’ambiente che, forse, più gli compete in questo momento. Una squadra che gioca bene ma non abbastanza forte, piena di giovani sconosciuti alcuni dal grande futuro altri pronti a sparire, che segna tanto e subisce ancora di più. Insomma, una squadra che sta benissimo in questa coppa, non vediamo l’ora di provarla.
Sporting Clube
Forza **
Pazzia **
Stile *
Possibilità di vincerla: 10%
Lo Sporting Clube (no Lisbona, mi raccomando) aveva un girone anche abbordabile, ma non ce l’ha fatta ad avere la meglio del Eintracht Francoforte, che è come quella tua ex che poi ha grande successo nella vita e tu sei mezzo contento e mezzo no. Insomma lo Sporting ha un allenatore in rampa di lancio, Amorim, una squadra solida che prova a rendere il calcio una cosa più simile a una brutta serata a teatro e alcuni giocatori dai nomi buffi, tipo Nazinho e Pedro Porro: meglio di niente.
Salisburgo
Forza **
Pazzia *
Stile ****
Possibilità di vincerla: 8%
Non possiamo spiegarvi ogni volta tutto il carrozzone dell’universo Red Bull. Vi basti pensare che è una squadra allenata da uno più giovane di voi, che gioca un calcio gradevole ma ad una velocità, ovvero quella del piede schiacciato sull'acceleratore per finire in un burrone. Si guardano giocare perché uno tra Sesko, Okafor e Sucic finirà per diventare un fenomeno mentre voi vi innamorerete di qualche roscio a caso e lo vorrete fortemente nella vostra squadra (ma finirà a fare panchina al Bayern Monaco).
Bayer Leverkusen
Forza **
Pazzia ****
Stile ***
Possibilità di vincerla: 7%
Se arrivi dietro al Brugge, mi dispiace, ma la tua dimensione è a malapena l’Europa League. Il calcio tedesco offre sempre belle squadre all’Europa League, ma questa è l’edizione in cui si sta dietro all’Union Berlin, una storia più fresca e interessante del Bayer Leverkusen che sembra sempre la stessa squadra da quella volta che arrivò seconda in tutte le competizioni che disputava.
Shakhtar Donetsk
Forza *
Pazzia ****
Stile ***
Possibilità di vincerla: 4%
Lo Shakhtar è come quell’amico che non vedi da un po’ ma con cui ci si riconnette subito. Non sappiamo cosa abbia fatto negli ultimi anni, a parte essere ubicata in un paese in guerra, ma chissene. Ovviamente tutti gli occhi sono puntati su Mychajlo Mudryk, stella della squadra che sembra fortissimo, ma fortissimo non livello Shaparenko (quel trequartista candido come la neve della Dinamo Kiev che forse ricorderete), fortissimo livello Shevchenko (sì, quello Sheva).
Osservatorio Cristiano Ronaldo in Europa League
Per questo numero dell’Osservatorio Cristiano Ronaldo in Europa League abbiamo intervistato Cristiano Ronaldo dopo la partita con la Real Sociedad (in cui ha realizzato un assist e si è mangiato un gol in pallonetto e poche altre cose significative).
UU: Ciao Cristiano, o dovremmo chiamarti Ronaldo?
CR7: Cristiano Ronaldo è meglio, grazie.
UU: Come ti chiamano gli amici? In Italia per qualche ragione la gente ti chiama Cristiano. Ma se non sbaglio tua madre ti chiama Ronaldo.
CR7: Non mi chiamano perché tanto non rispondo. E non parlare di mia madre.
UU: Oh. Ok. Senti cosa si prova a fare un assist per un ragazzino nato diciannove anni dopo di te?
Cr7: Ho fatto un bel passaggio.
UU: Lo sapevi che quando Garnacho è nato tu avevi già perso la finale dell’Europeo con la Grecia?
Cr7: No. Non ricordo le partite perse. Nessuna. E poi che importa? Hai visto come mi hanno trattato tutta la partita Le Normand e Pacheco? L’arbitro non mi ha tutelato. I giocatori come me vanno tutelati. Poi io mi innervosisco e sbaglio cose che in condizioni normali non sbaglierei.
UU: Be’ un tempo non sarebbero comunque riusciti a fermarti neanche con le cattive maniere.
CR7: Perché mi hanno fermato? Quando mi hanno fermato? Dimmi una sola volta in cui mi hanno fermato.
UU: Be’ non hai segnato e per te è la cosa più importante di tutte.
CR7: Ah per me è la cosa più importante di tutte? E che ne sai te di quello che è importante per me?
UU: Cristiano Ronaldo qual è la cosa più importante di tutte per te?
Cr7: Fare gol.
UU: E quindi?
CR7: E quindi niente. Non è sempre possibile. Sai che sono il quarto miglior marcatore della storia del calcio? Tu non sei il quarto migliore di niente, immagino. O no?
UU: Non saprei…
CR7: Appunto.
UU: Comunque ti sei pure fatto ammonire per una specie di gomitata, quindi direi che hai rosicato.
CR7: Io sono saltato altissimo, lui mi è saltato sul gomito. Non è colpa mia se dove io arrivo con il gomito i miei avversari arrivano con la testa.
UU: Poco dopo hai fatto un altro fallo e hai insultato l’avversario a terra. Ti sembra un buon esempio?
CR7: Certo. Competitività. Non si molla un centimetro. Il primo ad arrivare l’ultimo ad andarsene. Eccetera eccetera. Pensi sia facile perdere un punto percentuale di grasso corporeo ogni anno? Mentre tuo figlio cresce e ti chiede che sapore ha il Big Mac?
UU: Senti allora parliamo di quella palla che hai avuto al 42esimo. Tu hai pressato, c’è stato un rimpallo a trequarti di campo che è diventato un assist ma poi hai sbagliato il pallonetto da solo davanti al portiere.
CR7: Questione di millimetri.
UU: Ma una volta non sbagliavi questi gol.
CR7: Non posso controllare il vento.
UU: Ah, vuoi dire che è uscita per il vento.
CR7: Ma certo. Sennò perché?
UU: Senti hai visto che Piqué si è ritirato?
CR7: No. È importante?
UU: Be’ Piqué ha due anni meno di te. E si è ritirato mentre te provavi in tutti i modi a segnare in Europa League ma non ci riuscivi.
CR7: Hai visto il tacco-filtrante che ho fatto sulla fascia sinistra?
UU: Bello.
CR7: …
UU: Che ne hai pensato della mossa finale di Ten Hag di metterti Harry Maguire vicino in attacco per fare un altro gol e arrivare primi nel girone?
CR7: Che mi frega di chi mi gioca vicino scusa.
UU: Non pensi che sia un po’ triste? Voglio dire, metti che questa fosse stata la tua ultima partita avresti smesso di giocare a calcio giocando in coppia con Maguire.
CR7: Ma questa non è stata la mia ultima partita. Siete voi che guardate ogni mia partita come fosse l’ultima.
UU: Questo è vero.
CR7: A volte parlando con gente come te ho l'impressione che non ne valga la pena. Sto provando a spingere più in là i limiti dell'essere umano, a vedere fino a quando potrò consumarmi prima che la stessa essenza di Cristiano Ronaldo, quello che mi rende Cristiano Ronaldo, scompaia del tutto. E te pensi a Maguire. Ti sei mai chiesto in che momento, durante il tramonto, si può dire che non c'è più luce? Lo sapresti tracciare il confine esatto tra il giorno e la notte?
UU: Senti il Mondiale come lo vedi?
CR7: Proverò a vincerlo e a fare più gol di Klose.
UU: Di chi?
CR7: Klose. Quello della Lazio. Ha segnato 16 gol nei Mondiali, io sono a 15. Quindi con 2 gol divento il giocatore che ha segnato più gol nella storia del Mondiale. Oltre a tutto il resto.
UU: Non ti chiedo che ne pensi del Qatar come Paese, degli schiavi, dei diritti delle donne e omosessuali…
CR7: That’s bullshit.
UU: Be’ insomma, mica tanto. Comunque ok. Ti interessano sempre le borse.
CR7: Certo.
UU: Senti ma te quando ti ritiri?
CR7: Un giorno dopo Messi.
UU: Ci vediamo allo spareggio con le squadre che retrocedono dalla Champions allora.
CR7: Non lo so, magari ti ritiri te prima. Smetti di scrivere. Non una grande perdita. Non come se il quarto miglior scrittore di sempre smettesse di scrivere.
UU: Non c’è bisogno di offendere però.
CR7: Figurati, dico solo che magari ti trovi un altro lavoro da qui a febbraio.
UU: …
CR7: Un lavoro vero.
La serata da incubo della Lazio
Maurizio Sarri masticava il suo mozzicone marrone, gli occhiali coperti di gocce come un vetro senza tergicristalli. Dietro di lui piovevano buste di piscio, provenienti dagli spalti di uno dei pochi stadi d’Europa in cui giocare somiglia veramente a un incubo. Nelle proteste con l’arbitro, negli sguardi increduli alle sue spalle, nei cambi incerti dalla panchina, si è letto il suo nervosismo crescente. Una partita e una situazione di pieno controllo è diventata lentamente, impercettibilmente una situazione fuori controllo, ingestibile, culminata nel calcio infantile di Luka Romero al pallone, all’ultimo minuto di recupero. Romero che con la faccia pulita, arrabbiato come può essere arrabbiato un bambino, esce dal campo con un tappeto di tifosi che agitano le mani per salutarlo. Deve rimanere tranquillo. Poco prima alla Lazio era stato negato un calcio d’angolo piuttosto evidente. Secondo Marco Parolo, in telecronaca, l’arbitro ha indirizzato la partita a forza di piccole decisioni contro la Lazio.
È stata una di quelle eliminazioni indecifrabili, in cui l’Europa League ti cucina di nascosto, mentre tu sei sereno in una situazione di apparente controllo. Poi all’improvviso tutto sfugge di mano. La Lazio aveva a disposizione due risultati su tre. Un pareggio le sarebbe bastato, ma è scesa in campo comunque per vincere. Nel primo tempo ha avuto diverse occasioni per segnare l’1-0. È stata confusionaria, imprecisa, ha pagato l’assenza di Ciro Immobile, il suo miglior finalizzatore.
Nel primo tempo Milinkovic, Felipe Anderson e Zaccagni stavano dominando la metà campo del Feyenoord con la loro tecnica. I difensori olandesi sembravano semplicemente troppo lenti e macchinosi per gestire la qualità offensiva della Lazio. Il gol sembrava davvero questione di tempo. Eppure il Feyenoord è rimasto in partita, grazie anche alle uscite basse sempre tempestive di Bijlow. Man mano che la partita si avvicinava alla fine, la Lazio ha cominciato ad appesantirsi, a giocare con una tensione crescente: in fondo bastava un solo dettaglio storto per perdere tutto. Il Feyenoord portava giusto qualche attacco confusionario, ma non era innocuo. Spinta dal clima irreale dello stadio, la squadra ha trovato infine l’episodio giusto. Nelle partite europee in cui un gol è la differenza tra il passaggio del turno e l’eliminazione, basta veramente poco. Cancellieri che perde il pallone sulla fascia; accenna un calcetto di reazione. Lui si lamenta del mancato fallo, un giocatore del Feyenoord della sua reazione. Nel frattempo Marcos Lopes avanza e vede la traccia. Vede cioè che la difesa della Lazio è tutta rotta. Casale si è fatto attirare da un movimento a uscire di Szimansky, e Patric rimane in uno contro uno con Gimenez, che però gli sfila alle spalle. Il primo controllo dell’attaccante messicano è lungo, ma la Lazio nel tentativo di recuperare gli errori precedenti combina un pasticcio. Patric frana addosso a Provedel, di fatto liberando Gimenez a porta vuota. Un gol veramente orrendo da prendere.
Forse sarebbe stata meno crudele un’eliminazione diretta, che questa retrocessione in Conference League, un torneo definito da Igli Tare “La coppa dei perdenti”, inoltre per mano del Feyenoord, la squadra battuta dalla Roma nella scorsa finale di Conference. Ora quale sarebbe la strategia migliore per la Lazio, per risolvere questo brutto nodo tra coerenza ideologica e realtà?
Foto di Dorothea Lange che somigliano a foto di Alejandro Garnacho
Speciale portieri
David De Gea
Quante carriere vi vengono in mente, più strane di quella di David De Gea. Portiere pagato come un portiere d’elite, e subito dopo considerato inadeguato, mediocre, strapagato. Portiere anti-moderno nel paese del calcio moderno, fenomenale con le mani e scheletrico con i piedi. Imbattibile in certe giornate, uno straccio bagnato in altre. Per anni De Gea è stato uno dei fattori più aleatori del calcio. La squadra avversaria aveva di fronte sempre questa variabile: che De Gea si sarebbe trovata davanti?
Beh, la risposta di ieri, purtroppo per la Real Sociedad, è stato: il miglior De Gea possibile. Quale preferite fra queste due parate? Quella in cui respinge il tiro angolatissimo con la mano aperta, o quella in cui si stende come il portiere del subito sul lato, con tutto il corpo srotolato?
Ivan Provedel
Ivan Provedel è uno dei migliori portieri di questo inizio di stagione. Uno di quelli con la migliore percentuale di parate, uno di quelli che sta giocando meglio con i piedi. Ieri c’è stato un pastrocchio nel gol del Feyenoord, su cui lui c’entra relativamente. Qual è il suo segreto? Provedel ha la parte materna della famiglia russa. Suo nonno era un compagno d’esercito di Lev Yashin, proprio lui, il ragno nero. «Mio nonno era nell'esercito russo e c'era insieme a lui anche Lev Yashin. Si conoscevano e per me anche solo pensare che un mio parente lo avesse conosciuto mi ha sempre fatto fantasticare. Ho sempre voluto fare il portiere ma me la cavavo anche in attacco. La mattina giocavo e il pomeriggio con gli amici facevo il portiere. Poi è arrivato una persona che ha creduto in me e mi ha fatto iniziare. L'estremo difensore che mi ha fatto innamorare del ruolo è Toldo. Ho visto la semifinale con l'Olanda quando parò anche le mosche. Lì ho deciso di seguire le sue orme».
Alban Lafont
Nel 2016 è stato inserito nella lista dei migliori giocatori nati nel 1999 stilata dal Guardian e cos’è, quella, se non una piccola morte, dove la grande morte è la lista dei migliori giovani di Don Balon? Lafont all’epoca era ancora minorenne e aveva già una sessantina di presenze tra i professionisti. Per di più nel ruolo di portiere, che si sa, premia l'esperienza più di altri. Come sapete, la tomba delle speranze di Lafont è stata la Fiorentina, dove il suo principale highlight fu la comparsata nel video sconcio di Thereau (che momento delle nostre vite). Da quel momento ci siamo dimenticati di lui, cacciato via con l’etichetta di bluff. Lafont è tornato in Francia, al Nantes, ma lì, a luci spente, è rinato. Ha giocato una stagione sorprendente col Nantes, ha ritrovato certezze e la reattività tra i pali che lo faceva sembrare un portiere del futuro. A settembre ha ricevuto la sua prima convocazione in Nazionale.
Parliamo finalmente di Andrea Compagno
Abbiamo aspettato per sei puntate un exploit di Andrea Compagno per avere lo spunto per parlarne ma non è arrivato (cioè, sì, la settimana scorsa ha segnato, ma ci siamo scordati). Vale la pena però spendere due parole per lui, che sta in questa rubrica come le olive nel Martini. Compagno il centravanti del FCSB, ex Steaua Bucarest, la nobile un po’ decaduta del calcio romeno. Compagno è nato a Palermo nel 1996 ed è uno di quelli che - davvero - arriva dal basso: nel 2016/17, per dire, giocava nell’Argentina, ma non quell’Argentina, bensì una squadra di Serie D, la stagione successiva al Borgosesia sempre in Serie D (1 gol), quella ancora dopo alla Nuorese ancora in D (1 gol).
È questo il momento in cui la sua vita cambia: in estate firma con il Tre Fiori, squadra di San Marino, del campionato di San Marino, una realtà ai limiti del professionismo. Qui gioca con Zaccardo e segna 37 gol in 41 partite, segna anche in uno dei preliminari d’Europa League, di quelli che si giocano mentre tutto il resto è fermo in una sconfitta per 5 a 1 contro una squadra delle Far Oer. Dopo quella stagione, è veramente difficile capire in che modo, finisce all’FCU Craiova, storico club della Romania che dopo il fallimento sta cercando di tornare in prima divisione. Qui inizia a segnare a raffica tanto che, a causa di una vaga somiglianza con Cavani, diventa El Matador. L’FCU Craiova sale in prima divisione e lui continua a segnare, tanto che negli ultimi giorni del mercato estivo è arrivata la chiamata del FCSB che lo paga un milione e mezzo.
Un video in cui sembra la versione Lawful good di Osvaldo
Anche con la nuova maglia Compagno sta continuando a segnare, al momento è capocannoniere del campionato rumeno, seppure la sua squadra è solo settima. In Conference League non hanno fatto una gran figura, ma Compagno ha segnato anche qui. Insomma, bravo Compagno, facci sognare.
8888
La ricorsività del gruppo F è quasi fastidiosa: 4 squadre a 8 punti, tutte con 2 vittorie, 2 pareggi e 2 sconfitte, l’ordine deciso da arcane classifiche avulse disegnate da grigi burocrati. Una sconfitta per il calcio, una vittoria per la matematica. 8888 è una sequenza di numeri in cui è difficile imbattersi, per cui ci abbiamo pensato noi a darvi qualche informazione a riguardo.
Il suo significato angelico
Il significato di “8888” è legato alla prosperità, all'abbondanza e alla ricchezza. Inoltre, questo numero è associato all'energia della libertà, dell'indipendenza, dell'audacia, della curiosità e dell'efficienza.
Che vuol dire? Non lo sappiamo, ma sembra una figata.
Un video da vedere se la vostra vita è piena del numero 8888.
Rivolta 8888
La rivolta 8888 fu un'insurrezione nazionale nella Repubblica Socialista dell'Unione della Birmania contro la dittatura militare per ottenere la democrazia; iniziò l'8 agosto 1988 ed ebbe fine con il sanguinoso colpo di Stato del 18 settembre.
CONOP 8888
È un documento del comando strategico del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti che descrive un piano per difendersi da qualsiasi tipo di attacco zombie. Se volete saperne di più - e immagino vogliate - vi consigliamo questo articolo (o forse no) che finisce con la frase: "Le probabilità di vittoria delle forze terrestri contro quelle aliene, in tutti gli scenari fin ad oggi immaginati, equivalgono a zero".
È stata la notte dei giovani
Vi ricordate quando questa rubrica dava anche qualche informazione riguardo il mondo del calcio? Proviamoci di nuovo: ieri è stato un giovedì interessante se per voi il calcio dovrebbe essere fatto solo da giovanissimi di belle speranze. Hanno segnato tre calciatori nati dopo 31 giugno 2004. Solo per farvi capire, non erano ancora nati quando è uscito Kill Bill volume I e II. Eccoli qui:
Alejandro Garnacho
Già ne abbiamo detto: primo gol segnato su assist di Cristiano Ronaldo, un evento per tantissimi motivi. Ennesima speranza delle giovanili dello United è nato in Spagna ma ha il passaporto argentino. A neanche 19 anni - è nato il 1 luglio 2004 - ha già una foto in cui abbraccia Messi e una in cui abbraccia Cristiano Ronaldo.
Divin Mubama
I minuti da centravanti al West Ham se li contendono Antonio e Scamacca, ma ieri è stata l’occasione per far esordire Divin Mubama, giovanissimo prodotto delle giovanili. Il suo colpo di testa in tuffo è stato sporcato da Dawa e alla fine la UEFA l’ha considerato autogol, ma a noi interessa relativamente: fate segnare i giovani in Conference League, è uno dei motivi per cui l’hanno inventata.
Arda Güler
Arda Güler è ancora più giovane dei due sopra, essendo nato nel 2005. Vederlo giocare è come mangiare un dolce davvero buono: il suo talento è sorprendente. Nessuno sa dove può arrivare, ma il fatto che sia titolare in una squadra come il Fenerbahce a 17 anni è indicativo. Il suo gioco è pieno di cose utili, ma anche di dribbling così e, insomma, guardate questo video e cascateci in pieno.
Ma anche di Zaniolo
A fine primo tempo la Roma perdeva 1-0 una partita che doveva vincere. Poi è entrato Zaniolo, si è procurato due rigori e ha segnato un grande gol e la Roma ha vinto 3-1. L’equazione è sembrata piuttosto facile. Ci sono delle partite in cui, semplicemente, il calcio che gioca Zaniolo non è arginabile qualunque cosa provino a fare gli avversari. Ieri era una di quelle sere, come era già successo col Bodo l’anno scorso e in altre partite qui e lì nella sua carriera.
Per la Roma è generalmente una buona notizia: Zaniolo che riesce a incanalare la sua forza fisica in qualcosa che conduce al gol. Eppure rischia di nascondere alcuni problemi cronici della Roma. Ieri, contro una squadra più debole, la squadra di Mourinho ha avuto difficoltà ad attaccare in modo organizzato, che non dipendesse dalle iniziative personali dei suoi migliori giocatori. La prestazione di Zaniolo è sembrata la scorciatoia di una squadra disorganizzata, qualcosa che può funzionare con il Ludogorets, ma meno con squadre di livello più alto, quelle che incontrerà in campionato e negli spareggi di febbraio.
Una scorciatoia molto bella, c’è da dire, il gol con cui Zaniolo ha chiuso la partita è una di quelle azioni che il giocatore della Roma prova spesso e a cui spesso manca qualcosa per riuscire. Questa volta ce l’ha fatta: si può odiare Zaniolo quanto si vuole, ma vederlo rendere il gol una cosa così, un affare tra la propria forza e la resistenza degli avversari, rimane un bel vedere.
Una foto di Ivan Santini coi baffi
Ve lo ricordate quando, con quel nome così poco croato, era diventato il centravanti della Nazionale croata? È successo subito dopo il Mondiale 2018, con la Croazia vice campione del Mondo. Era la dimostrazione che anche per una Nazionale piena di talento è difficile trovare un centravanti forte, una razza davvero rara. Comunque poco dopo Santini è scomparso, almeno fino a ieri, quando è riapparso con questi baffi all’89esimo di Zurigo-Arsenal. Noi, comunque, grandi fan dei baffi.
Cosa saresti disposto a fare per difendere il primo posto nei gironi di Europa League?
Mikel Merino è stato disposto a giocare con la spalla fuori dal posto dove di solito si trovano le spalle.
https://twitter.com/CheGiaevara/status/1588478869665112064
Cosa saresti disposto a fare, invece, per agguantare il primo posto nei gironi di Europa League?
Harry Maguire, finito ai margini dello United, è stato disposto a entrare negli ultimi dieci minuti della partita come centravanti, dato che alla sua squadra serviva un gol per scavalcare la Real Sociedad nella differenza reti. Non è andata benissimo.
Cose che succedono solo il giovedì sera
Benvenuti all'unico rubrica che si fa chiamare “il rubrica” al maschile perché ha capito l’aria che tira. È stato un ultimo turno un po’ fiacco, forse le squadre erano stanche dall’idea di giocare ogni giovedì della loro vita da tutta la vita (almeno così è sembrata a noi questa versione supercompatta dei gironi). Qualcosa, però, abbiamo raccattato come al solito.
La Conference League ma Jeremy Pino per favore togliti quel coso di plastica a cui stanno attaccate le targhette di cui non sappiamo il nome
La Conference League, ma è un concerto di uno di quei cantanti tutti tatuati in faccia che siamo troppo vecchi per conoscere bene
La Conference League ma c’è Saponara che festeggia con Italiano dopo aver segnato gol bellissimi, quindi diciamo il multiverso che abbiamo tutti desiderato soprattutto i tifosi della Fiorentina
L'Europa League, ma ho dato al mio dolore la forma di abusate parole Lasciando perdere attese e ritorni Ho aperto gli occhi dall'orlo increspato Ho visto una barba blu, ho visto una barba blu, Ho visto una barba blu, ho visto una barba blu
Ci vediamo a febbraio! (Forse, è difficile immaginare febbraio da qui tra guerre, inflazione, riscaldamento globale, sistema di abbonamento de L'Ultimo Uomo) (Noi, comunque, ci proviamo). Buone cose!