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L'assurdo calciomercato di gennaio del Benevento
29 gen 2018
In questo mese il Benevento ha rivoluzionato la squadra, comprando giocatori sconosciuti, vecchie glorie o talenti inespressi.
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14 min
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Il calciomercato di gennaio è come le schedine: ti regala l’illusione di avere un guadagno facile a portata di mano, ma a posteriori diventa un cimitero di scelte sbagliate, rimpianti, di “Ma cosa avevo in testa? Come ho fatto a pensare che quel giocatore avrebbe funzionato?!”.

Certo, ci sono delle eccezioni. Illuminazioni improvvise - Salah alla Fiorentina nel gennaio del 2015, che passò sul girone di ritorno come Taz Tasmania - e scelte gloriose - Barzagli alla Juventus, nel mercato del 2010 - persino dei capolavori artistici - Balotelli al Milan nel 2013, con 12 gol in 13 presenze e la distruzione quasi totale delle prospettive di Stephan El Shaarawy in rossonero. A questi, però, si aggiungono acquisti che se in un primo momento sembravano avere un senso, dopo pochi mesi si sono rivelati delle vere e proprie allucinazioni. Non ve li sto neanche a elencare e a titolo esemplificativo ne dirò solo: Helder Postiga alla Lazio nel gennaio del 2014. Anche in questo calcio in cui tutto sembra far parte di un controllo razionale delle scelte, il mercato rimane spesso il terreno dei sogni, del misticismo, della pura irrazionalità.

E ora è arrivato il momento di parlare del calciomercato del Benevento.

Negli ultimi venti giorni la squadra sannita ha comprato 7 giocatori e sembra volerne comprare ancora, alcuni dei quali semplicemente impensabili, come Bacary Sagna o Mapou Yanga-Mbiwa. Il Benevento non è la prima e non sarà l’ultima squadra in zona retrocessione a provare qualche mossa disperata a gennaio: nella sua Guida a una retrocessione disastrosa Francesco Lisanti scriveva del mercato di riparazione delle squadre che si preparano a retrocedere come a «una lotteria di nomi improbabili, un’adunata di giocatori consumati nel fisico e nelle motivazioni, una rivoluzione gattopardiàna che lascia tutto esattamente com’era prima». Il caso principe, l’Infinite Jest dei mercati di riparazione delle neopromosse, era stato l’Ancona del 2004, che arrivò a tesserare nella stessa stagione 46 giocatori. A gennaio arrivarono nelle marche giocatori come Sean Sogliano, Luis Helguera e, soprattutto, Mario Jardel (o la sua versione molto ingrassata).

Il Benevento di quest’anno mira a replicare quelle vette, dando vita a un calciomercato che sembra una partita di Football Manager giocata fino a notte troppo fonda: sono arrivate vecchie glorie, ex talenti, nomi esotici misteriosi e dietro nessuno di loro si capisce esattamente la ratio che li ha portati a Benevento. D’altronde, lo scorso dicembre il presidente Vigorito aveva annunciato i progetti del calciomercato di gennaio come fosse un nuovo piano Marshall: «Il nostro mercato è complicato e non riusciamo a convincere i giocatori a venire al Benevento. E allora abbiamo messo su in pochi mesi un grosso gruppo di osservatori e scout. Quindi non stiamo andando alla ricerca alla cieca, ma puntiamo a giocatori che ci vengono segnalati e che hanno dato la loro disponibilità. Si tratta di atleti che vengono in Italia sfruttando la passerella con la speranza di salvare il Benevento perché è quello che gli abbiamo chiesto. Ma non dovesse succedere, devono puntare a questa esperienza, a fare bene, per strappare un nuovo contratto in Italia. Vengono per un motivo commerciale».

Ho catalogato gli acquisti del Benevento nel mercato di gennaio in ordine di assurdità, e visto che mancano un altro paio di giorni ho pensato anche di suggerire al presidente Vigorito qualche altro colpo scintillante.

5. L’ex grande talento: Filip Djuricic

L’ex grande talento è un giocatore che ha visto degradare le attenzioni e le speranze su di lui di anno in anno. Ha di solito la faccia emaciata di chi ha conosciuto troppi alti e bassi nella vita. Potrebbe essere una delusione dal primo all’ultimo minuto, oppure rilanciarsi in maniera inaspettata e guadagnarsi un buon contratto il prossimo anno. Quando deluderà di nuovo le aspettative.

Nel 2012 viene definito “Il Cruyff dei balcani”, nel 2018 passa in prestito al Benevento. Nel mezzo Djuricic ha fallito praticamente in ogni squadra di cui ha vestito la maglia. Neanche nella sua ultima esperienza, alla Sampdoria, una squadra capace di valorizzare qualsiasi centrocampista tecnico passi dalle sue parti, Djuricic ha dato qualche spunto per capire da dove venisse tutto quell’hype che lo circondava da giovanissimo, quando non era andato al Manchester UTD solo per un problema con il permesso di lavoro.

Djuricic è quel tipo di trequartista fragile e raffinato che, con l’aiuto di un po’ di pensiero associativo, potremmo credere perfetto per un tecnico idealista come De Zerbi. E in effetti ha già giocato molto, e con lui in campo il Benevento non ha ancora né vinto né segnato un gol (ma è comunque il Benevento…). Djuricic dovrebbe giocare insieme a Guilherme dietro all’unica punta, e dovrebbe fare quello che si richiede a un giocatore come lui: ricevere palla sulla trequarti, spezzare le linee avversarie in conduzioni, servire assist (ne fece 12 in Olanda nella stagione 2011/12).

Oggi Djuricic ha 25 anni ed è già forse all’ultima occasione per dimostrare di poter giocare in un campionato di primo livello. Poi forse dovrà tornare alla periferia d’Europa, magari ricomparendo negli highlights dell’Europa League 2019/2020 con la maglia dell’Heerenveen o con quella della Stella Rossa, esultando verso i tifosi su una pista d’atletica infinita.

4. L’acquisto del brasiliano dall’est Europa: Guilherme

L’acquisto brasiliano dall’est Europa di solito è un calciatore offensivo dal nome simpatico e dalla tecnica promettente. Probabilmente si rivelerà un flop dopo un mesetto in cui metterà insieme 1 gol e alcune buone prestazioni. Come i rasoi elettrici del cinese che sembrano un affare appena comprati e una sciagura dopo qualche settimana.

I calciatori brasiliani che non hanno abbastanza fortuna o talento per costruirsi una solida reputazione in patria partono giovanissimi per l’Europa seguendo rotte periferiche. Più il materiale tecnico sarà scadente, meno prestigioso sarà il campionato d’arrivo. Per quanto può essere scarso un brasiliano medio, sarà davvero più scarso di un polacco medio?

Questi giocatori provano a entrare dal retro del grande calcio con l’idea di sgattaiolare pian piano verso i salotti buoni, cercando una scorciatoia dietro l’altra. Guilherme è arrivato in Europa, al Braga, ad appena 18 anni con una valigia piena di sogni e un casco di capelli nero di seppia. Appena arrivato si parla addirittura di un interessamento della Juventus per lui. Dopo un anno è stato ceduto in Segunda Division, al Vizela, dove comunque giocherà appena 7 partite. In quel momento il calcio e Guilherme sembrano due pianeti lontani. Tra il 2010 e il 2014 galleggia fra il Braga, il Braga B, il Gil Viente e l’Olé Brasil, un club di San Paolo fondato nel 2006 che ha come simbolo un pinguino chiamato Picolé.

Nel 2015 il Legia Varsavia decide di acquistarlo per 25 mila euro, praticamente il costo di una Megane Scenic. In Polonia Guilherme si dimostra un giocatore migliore di quello che poteva sembrare. È un’ala abbastanza brevilinea - 1,74 - che ama partire da destra del fronte offensivo per arrivare alla conclusione mancina, in conduzione o associandosi con i compagni. È una specie di versione mancina e discount di Coutinho. Il fatto che faccia tutti i movimenti tipici di giocatori che siamo abituati a considerare fuoriclasse, ma li faccia un po’ peggio, lo fa sembrare un prodotto posticcio, uno strano avanzo del capitalismo calcistico.

In ogni caso, ripetiamolo, Guilherme non è male. Anzi: non sarebbe sorprendente se si rivelasse alla fine il miglior acquisto di questo mercato del Benevento. De Zerbi lo ha fatto esordire nella sconfitta contro il Bologna e Guilherme non ha giocato male, anzi: è stato uno dei migliori. Il brasiliano è stato preso per rimpiazzare Ciciretti - passato al Parma in un’altra operazione misteriosa di questo calciomercato. Guilherme è sicuramente meno creativo e la sensibilità del suo piede mancino non raggiunge le vette di Ciciretti - che a volte sembra avere dei guantini sui piedi -, ed è anche più carente nelle ricezioni spalle alla porta, ma in compenso è molto più intenso e dinamico. Il ruolo di trequartista di destra nel 3-4-2-1 di De Zerbi sembra cucito sulle sue caratteristiche. Contro il Bologna, appena al 7’, ha preso un palo clamoroso dopo un’azione partita da una sua grande conduzione palla al piede.

Guilherme incarna il tropo del brasiliano abbastanza buono per poterci credere un po’, ma senza un talento abbastanza autentico da pensare grandi cose per lui. Se siete disperati al Fantacalcio fateci un pensiero.

3. Il centravanti enorme:Cheick Diabaté

Il centravanti enorme arriva nel momento in cui si pensano soluzioni semplici a problemi complessi. Se a gennaio sei in zona retrocessione e non hai un centravanti enorme andrai sul mercato a comprare un centravanti enorme. Magari il problema era quello, anche non dovesse funzionare almeno ti sei tolto il dubbio.

Al Benevento mancava la figura archetipica del centravanti gigante sulle cui spalle larghe coltivare i sogni salvezza. Cheick Diabaté è un moloc di un metro e 94, il cui naso è grande quanto Memushaj. Nella sua onesta carriera, partita in Mali nell’accademia di Salif Keita, Diabaté ha fatto sostanzialmente le stesse cose: sgomitato con i difensori, protetto palloni, ha cercato di non inciampare sui suoi 90 chili e fatto gol quando proprio non c’era nient’altro da fare. Diabaté è stupendo da vedere: ha le gambe lunghissime e il busto cortissimo, per mettersi in moto fa una fatica infernale e quando si lancia in corsa deve fare dei piccoli movimenti con le braccia per rimettere di continuo il suo gigantesco corpo in equilibrio. In generale sembra la versione più grossa e cattiva di Simy.

Nonostante sia questo strano animale esotico, Diabaté ha avuto una buona carriera e rispetto ad altri acquisti strani che sono in questa classifica ha un buon curriculum, privo di veri e propri passaggi a vuoto. Se escludiamo la sua brutta esperienza in Turchia all’Osmalispor - ma chi potrebbe giocare bene all’Osmalispor - Diabaté in Francia ha fatto sempre il suo lavoro. Con la maglia del Bordeaux è andato per due volte in doppia cifra, diventando un mezzo idolo della tifoseria.

Diabaté risponde a una logica quasi interamente fisica di acquisto, e non è del tutto insensata per una squadra che effettivamente paga un po’ a livello atletico nel contesto della Serie A. Resta poco comprensibile il modo in cui lo dovrebbe usare De Zerbi, che in carriera ha sempre preferito attaccanti associativi e bravi a giocare a pochi tocchi, e che deve gestire il periodo “Berserk” di Massimo Coda. Per ora Diabaté non ha visto il campo.

2. Il giramondo: Jean-Claude Billong

Il giramondo ha deciso di fare il calciatore perché in fondo gli riusciva bene ed era il modo migliore per girare il mondo, la sua vera passione. Tu lo acquisti perché speri di riuscire a fargli mettere le radici, povero illuso.

La carriera di Jean-Claude Billong è una puntata di Alle falde del Kilimangiaro: Francia, New York, Portogallo, Slovenia. Ciascuno di questi passaggi è ammantato di mistero. Tipo: come ha fatto a passare dal Mantes - una società che gioca oggi in quarta serie Francese - alla squadra riserve del New York Red Bulls?

E poi: cosa lo ha portato a giocare al Leixoes, in seconda serie portoghese? Un osservatore portoghese era in vacanza a New York e lo ha conosciuto in un bar?

La sua bio su Instagram - dove lo vediamo viaggiare in moto d’acqua negli Emirati o in macchinetta nel deserto - recita: “Una storia d’ambizione, partita dal basso”.

Dal Portogallo Billong va al Rudar Velenje, un modesto club militante in Serie A slovena. Anche lì impossibile capire come ci sia arrivato, se non immaginando un funzionamento lisergico della rete di scout che si muove in Europa. Al Rudar Billong si fa notare e si guadagna l’acquisto del Maribor. Billong è così passato in tre anni dal semi-professionismo alla Champions League giocata con la squadra slovena, dove finisce per giocare contro squadre come Siviglia, Liverpool e Spartak Mosca.

A differenza degli altri acquisti - arrivati quasi tutti a costo zero, se non pagando loro stessi per poter giocare - Billong è stato pagato un bel po’ di soldi: più di 2 milioni di euro. È un centrale di difesa enorme e potente, che ha già avuto modo di dimostrare i suoi limiti in marcatura nel gol che il Benevento ha subito da Niang.

Salvatevi la sua pagina Wikipedia per riaprirvela tra qualche anno e controllare che fine ha fatto, Jean-Claude Billong, che più di ogni altra cosa sembra un tipo simpatico.

1. Il giocatore forte e consumato: Sandro

Il giocatore forte e consumato un tempo era un calciatore forte e rispettato, con una posizione solida nella geografia del calcio europeo e un contratto blindato e magari in sterline. Oggi ha deciso di tirare avanti fino al pensionamento guadagnando il possibile. Si riconosce da qualche scelta drastica nel look: un taglio di capelli molto lungo o molto corto, la barba fatta crescere o tolta. Forse per trasmettere a sé stesso un senso di cambiamento, forse per rendersi irriconoscibile.

Quando qualche settimana fa hanno inquadrato Sandro in tribuna allo Stadio Vigorito non sono riuscito a riconoscerlo. Con la barba lunga e curata e gli occhi color cioccolato aveva però l’aria di uno troppo famoso per stare a Benevento a guardare una partita di calcio. Sembrava una di quelle coincidenze nate da una realtà in modalità shuffle. Poi il telecronista ha detto che era Sandro, l’ex centrocampista del Tottenham, che si stava per trasferire al Benevento, ed è stata una grande lezione su quanto in fretta possono cambiare le cose nel calcio e nella vita in generale.

Nel 2009 Sandro ha vinto con la fascia da capitano del Brasile il campionato sudamericano U-20. Nel 2010 viene acquistato dal Tottenham per 10 milioni di euro. Dal 2010 al 2014 si parla di un suo arrivo in Italia al Milan, all’Inter, alla Juventus, alla Roma, poi andrà al QPR. Dopo un prestito al West Bromwich e poche partite giocate finisce in Turchia, all’Antalyspor, dove quest’anno ha giocato 15 partite dimenticabili prima di passare al Benevento. «Sandro mi ha confessato che è rimasto affascinato da tutto. Nel futuro vede il Benevento abbiamo un'opzione per rilevarlo e farlo diventare definitivamente un nostro giocatore» ha detto Vigorito.

Sandro è un centrocampista centrale già molto lento in gioventù, che fa del gioco lungo il suo punto di forza. In pratica un clone di Nicholas Viola, il Pablo Daniel Osvaldo del Benevento.

Persino in questa classifica di casi umani e carriere disgraziatissime Sandro spicca per assurdità. Il suo acquisto è quello che più calza nello strano discorso che il presidente Vigorito ha fatto su questo calciomercato, dei calciatori che vengono a Benevento per un motivo commerciale, provando a sfruttare lo strampalato palcoscenico della stagione giallorossa per rilanciare la propria carriera. Alla fine Sandro ha appena 29 anni.

Altri 5 possibili acquisti possibili per il Benevento: perché ci sono 48 ore di tempo

1. Ziguy Badibanga

Attualmente Badibanga è la punta dello Sheriff Tiraspol, una squadra moldava che sembra una grande operazione geopolitica connessa alla questione della Transnistria. In un contesto così grigio, Ziguy Badibanga sfoggia dei dreadlocks massicci e un baffetto adolescenziale appena accennato. È stato il miglior giocatore della sua squadra in Europa League e "Ziguy played guitar" aspetta la sua grande occasione per mettersi in mostra in un campionato prestigioso come il nostro. Formerebbe una coppia magnifica con Cheick Diabaté.

2. Marouane Chamack

Chi è che non ci aveva creduto, almeno per un po’, a questo centravanti con la testa a punta e il collo da giraffa? Quel suo primo anno all’Arsenal, quello in cui per un breve periodo stava riuscendo a segnare con un minimo di continuità, sembrando un giocatore - per quanto scoordinato - a suo modo adatto alla Premier League. Oggi Chamack è svincolato: la sua testa è afflitta da un’evidente stempiatura, ma il resto dei capelli lo porta ancora ingelatinato all’indietro. La maglia giallorossa della Frankie Garage gli starebbe alla grande.

Ricardo Vaz Te

A 32 anni la carriera di Vaz Te sembra una partita di Metal Slug:

Oggi gioca all’Henan Jianye Zuqiu Julebu, una squadra cinese che ha come miglior piazzamento della propria storia un terzo posto nel 2009. È davvero questa la fine che merita un calciatore con un nome così glorioso come Ricardo Vaz Te?

4. Philippe Senderos

È passato nell’indifferenza il momento in cui ci siamo resi conto che Philippe Senderos non avrebbe potuto giocare a calcio a livelli decenti, al punto che oggi pochi di voi direbbero che è ancora in attività. Invece Senderos gioca ancora, in MLS, alla Houston Dynamo, anche se ha messo insieme una trentina di presenze negli ultimi quattro anni.

Eppure è difficile credere non possa spiccare come difensore centrale in un reparto così composto: Djimsiti, Lucioni, Billong, Costa, Antei.

5. Wanderson

Esistono tre Wanderson.

Il primo Wanderson è di recente passato dal Red Bull Salisburgo al Krasnodar. Ha 24 anni, gioca attaccante ma in tutta la sua carriera ha segnato 7 gol in totale.

Il secondo Wanderson è più vecchio, ha 32 anni ma ha un rapporto migliore con la porta. Nel 2009, quando indossava la maglia del GAIS, è stato il capocannoniere del campionato svedese. Ora gioca con la Dinamo Mosca e sono sicuro costerebbe poco.

Il terzo Wanderson è un centrocampista bassissimo di un metro e 67 ma molto tecnico, leggenda del Ludogorets, con cui ha vinto 3 campionati bulgari e 1 Supercoppa di Bulgaria.

Il Benevento potrebbe comprare almeno uno di questi Wanderson.

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