Una settimana fa il neopresidente eletto del Paraguay, Mario Abdo Benítez, è venuto in Italia per un forum bilaterale sui rapporti commerciali tra America Latina e Italia. E, coincidenza, ha incontrato uno dei paraguaiani più amati al momento in Emilia Romagna, Federico “El Ropero” Santander. Anzi, come dice il presidente, «un compatriota che sta mostrando a tutto il mondo il talento paraguaiano».
In modo forse esagerato, l’incontro ci restituisce un po’ dello straordinario inizio di stagione di Santander, arrivato in Italia (dalla Danimarca) tra lo scetticismo generale e capace di farsi strada come un Machete, guadagnandosi settimana dopo settimana non solo il rispetto ma anche un affetto che trascende l’entusiasmo dei soli tifosi bolognesi.
“El Ropero” - che, nel caso in cui non lo sapeste, significa “Armadio” - è stato nominato come miglior giocatore del Bologna per il mese di Ottobre, esattamente come era successo il mese precedente. A settembre era andato in gol due volte - contro la Roma, la sua prima rete in Italia, e contro l’Udinese, il suo gol più bello finora - contribuendo a racimolare 6 punti; a ottobre invece la sua efficacia è stata più sottile ma in ogni caso decisiva. Un gol nel pari con il Torino e due assist contro Sassuolo e Atalanta, che hanno dato conferme che Santander è arrivato in Italia per essere un giocatore consistente più a lungo possibile.
Poi ha bagnato la prima apparizione novembrina con un gol, e un nuovo premio come migliore in campo nella partita con l’Atalanta, segnando di nuovo anche contro il Chievo.
Roper-o-rama
Per il momento Santander ha segnato meno rispetto ai suoi standard: nelle ultime quattro stagioni, se includiamo anche la clamorosa campagna di Libertadores 2015, ha sempre registrato una media di un gol ogni poco più di due partite. Ma se una diminuzione del suo impatto in zona gol era in qualche modo preventivabile col suo arrivo in Italia, va detto che Santander non ci ha ancora mostrato tutto il suo repertorio.
Ho provato a suddividere le azioni tipiche del “Ropero” in 5 macrocategorie:
- I gol da fuori
- Il colpo di testa
- I gol di corsa
- I gol carini (che è sempre un po’ stupefacente vedere Santander segnare gol carini)
- I gol degli altri, cioè gli assist
Prima che parta il minitour, lasciatemi sottolineare due somiglianze poetiche e in qualche modo significative. La prima è più che altro tecnica, con Salvador Cabañas che al netto della sua sfortunata parabola di vita (ne ho scritto qui) è stato uno dei più forti attaccanti paraguayani di tutti i tempi, e per quanto decisamente più dotato del “Ropero” con lui condivide un fiuto che in area di rigore li fa sembrare decisivi e prorompenti. La seconda è con l’iconografia di Andrés Guazurary, il leggendario caudillo guaranì Andresito di inizio 1800, l’unico caudillio indio della storia argentina che oggi ha una città dedicata al suo nome nella provincia di Misiones, al confine con il Paraguay.
La Mina Da Fuori Area
Federico Santander è, insospettabilmente, un ottimo tiratore: questa stagione è il primo del Bologna per tentativi (30 in totale, 2.5 a partita; prende la porta 1 volta su 3). Il “Ropero” lancia missili terra-aria, colpi di cerbottana, da dentro e fuori l’area.
Il suo gol più bello in Italia (almeno finora) è arrivato proprio con una Mina Da Fuori. La prima particolarità che ci salta all’occhio del suo tiro contro l’Udinese è il rimbalzo del pallone dopo aver colpito la traversa, lo schiocco che fa quando rimbalza a terra e poi gonfia la rete. Ma il dettaglio essenziale è un altro: il tocco d’esterno destro con cui fa la sponda per Krejci, mentre tiene a bada con il corpo inarcato il suo diretto avversario. E poi, quando la palla gli viene restituita, il tentennamento con cui temporeggia prima di scaricare tutta l’acqua sporca dalla finestra del tinello.
Ok, ammettiamo che non è tecnicamente Da Fuori Area, visto che la palla è abbondantemente sulla linea se non oltre, ma il punto è che Santander ha segnato gol anche da più distante sempre con la stessa preparazione, esecuzione, potenza.
I gol di corsa
Santander è anche e soprattutto un giocatore rapido, a differenza di quanto si possa pensare: è sempre il suo soprannome a trarci in inganno, perché non siamo abituati a vedere un “Armadio” così mobile, capace di lanciarsi nello spazio, tranne in certe scene di traslochi finiti in tragedia. Il suo primo gol in Europa, ormai 8 anni fa, quando vestiva la maglia del Tolosa, è una dimostrazione della sua velocità, con cui accompagna un’azione di contropiede di un avversario senza manifestare fatica, pronto a raccogliere la ribattuta del portiere e ribadirla in rete, come si dice.
Il “Ropero” è un animale da branco, e come quelli quando parte in progressione diventa inarrestabile, come uno stampede di bisonti - lo stampede è il tipo di corsa improvvisa che alcuni branchi hanno quando fiutano il pericolo, presi dal panico: a differenza di loro, la corsa di Santander si attiva quando sente di poterlo creare il pericolo, non per sfuggirlo. Anche il suo primo gol italiano, contro la Roma è una specie di slavina, dalla quale non puoi salvarti se non arrampicandoti sull’albero più alto e aspettare che finisca.
Forse però il suo affondo migliore resta quello contro il Racing Avellaneda all’Estadio Gran Chaco, in quella Libertadores 2015 in cui trascinò il suo Club Guaranì fino alla semifinale persa con il River Plate, che si sarebbe poi laureato campione.
L’azione di Santander è piena di particolari di cui innamorarsi: il gioco di bacino con cui sbilancia il difensore in anticipo, il sombrero a scavalcarne un altro, la fluidità del controllo che è un proseguimento ideale della corsa, il tiro potente sotto la traversa.
I Gol Degli Altri
Il “Ropero” quest’anno ha già collezionato anche due assist, il primo nella partita con il Sassuolo. Quando il Bologna batte il calcio d’angolo Santander è esattamente dove ce lo aspetteremmo di trovare, cioè al centro dell’area, a fare “a sportellate”. L’azione poi sembra svanire ma il Sassuolo fatica a uscire dalla propria area e si arrovella in un giro palla complicato: è lì che Santander indiavolato rincorre il portatore, glielo strappa e con un passaggio preciso, con il corpo tutto sbilanciato verso la linea di fondo, serve a Palacio una calabaza di mate appena cebado, l’acqua bollente, l’erba fragrante, che aspetta solo di essere sorbito.
Anche il secondo assist in Serie A di Santander è estremamente lavorato, cercato: contro l’Atalanta protegge la sfera con il corpo fino quasi a nasconderla in area di rigore - nascosta in piena vista direbbe qualcuno - prima di estrarla come un coniglio dal cilindro, per metterla sui piedi del primo Mbayé che passa. Un’arte che il Ropero sa elevare a potenza, compensando i limiti tecnici con l’intelligenza e persino una certa eleganza, come ad esempio in quest’altro assist eseguito in Libertadores contro il Corinthians, con pisadita e palletta di sinistro a scavalcare la difesa.
Il colpo di testa
In un’intervista sul canale ufficiale del Copenaghen su YouTube, Santander dice di stupirsi ogni volta che segna con un tiro da lontano perché lui, generalmente, i gol li fa di testa.
Ed è vero: è così che ha segnato il suo primo in assoluto, eppure paradossalmente in Italia ha segnato solo contro il Chievo di testa, con un movimento timido - pensava di essere in fuorigioco - che non è proprio significativo della sua maniera di interpretare questo fondamentale.
Ci sono due cose che rendono Santander letale nei colpi di testa: la prima è il modo sofisticato con cui scivola tra le placche tettoniche della difesa, appoggiandosi con la schiena al difensore, ci si sdraia sopra come facciamo noi sul divano dopo una giornata di lavoro intensa e aspetta che il pallone gli scivoli sulla fronte, come per caso, generando parabole che sorprendono i portieri. La seconda, è quella che renderebbe più giustizia a un giocatore con uno di quei soprannomi (apodo) derivati dagli animali, ed è la pulizia con cui “incorna”, appunto, la palla, come un toro durante l’encierro di Pamplona. E se volessimo usare il suo di soprannome potremmo dire che quando colpisce la palla in quel modo, sembra un Armadio tirato giù dal balcone la notte di Capodanno - in quei quartieri in cui ancora si usa gettare vecchi mobili dalla finestra l’ultimo dell’anno. Il classico frontale tra testa e palla, anticipato dal movimento incontro al pallone da attaccante di razza.
I gol carini
Nonostante faccia parte della selezione Albirroja, la nazionale paraguaiana, già da parecchi anni, per il momento Federico Santander ha segnato un solo gol (contro la Bolivia), che è sì più di quelli che ha segnato, per fare un esempio crudele, Juan Manuel Iturbe, ma è anche lo stesso numero di autogol che ha segnato Federico Santander con la maglia della sua nazionale (contro il Giappone ha messo la palla nella porta sbagliata).
In realtà la sua parabola con il Paraguay è stata davvero strana: esordiente con il “Tata” Martino appena diciannovenne, nel 2010, Santander è rimasto cinque anni ai margini di ogni progetto, salvo far capolino nel 2015, per due presenze. Adesso, il CT Osorio sembra voler puntare su di lui, e chissà che non replichi il punto più alto toccato con l’Albiroja, quando al Mondiale Sub20 del 2009, in Egitto, ha segnato un gol molto carino contro i padroni di casa, con uno schiaffo di esterno di precisione chirurgica, con cui dal lato destro manda rasoterra la palla sul palo sinistro.
Per quanto grezzo e maggiormente interessato dall’efficacità delle sue azioni che non dall’estetica, nel repertorio di Santander, ci sono tutti i numeri che volete: schìcchere al volo di sinistro, tiri furbetti che prendono in controtempo portieri troppo proni all’abbocco, controlli con cui si alza la palla per poi schiacciarla tipo voléè di ping-pong. E anche girate, per quanto scomposte, spalle alla porta, in cui il suo corpo si piega con una rigidità unica.
In un’intervista poco dopo il suo arrivo al Racing de Avellaneda, che si rivelerà essere una delle esperienze meno riuscite, in cui non segnerà neppure un gol, si è paragonato a Zlatan Ibrahimovic. «Per via del naso», scherza, forse dopo aver realizzato di averla sparata un po’ grossa, ma poi aggiunge «ma anche per il fisico, per la postura».
Magari “El Ropero” non lascerà mai sulla Serie A un solco importante come quello scavato da Zlatan, ma se continua a segnare con questa continuità, dando sfoggio di tutto il suo repertorio, non è detto che il suo passaggio passerà senza lasciare traccia alcuna. In fondo, come dicevamo all’inizio, per qualche oscura ragione Santander è già entrato nel nostro immaginario e adesso non gli resta che abitarlo con la massima libertà possibile.
Come nell’armadio del fantastico mondo di Narnia, rimasto troppo tempo a prendere polvere in un solaio, chissà che anche dentro Santander non si nasconda un’intera cosmogonia che attende solo di essere disvelata.