«L’imbattibilità di qualcuno stasera cadrà!», con questo annuncio Michael Buffer - fratello di Bruce e famoso annunciatore dei più grandi match di pugilato degli ultimi decenni - ha presentato il cosiddetto “match del secolo” tra Artur Beterbiev e Dmitry Bivol. A Riad, in Arabia Saudita, il derby russo tra il daghestano di discendenza cecena naturalizzato canadese (Beterbiev) e campione WBC, IBF e WBO, e il russo cresciuto tra Kirghizistan e San Pietroburgo (Bivol) campione WBA (Super) e IBO, ha deciso il campione indiscusso nei mediomassimi (al limite delle 175 libbre, 80 chili) assegnando anche la cintura The Ring, vacante.
La costruzione del match non è passata attraverso scontri a suon di trash talking, insulti o show organizzati. Data la rinomata qualità dei due atleti coinvolti, il match era così atteso da non avere nemmeno bisogno di promozione. La parte più rumorosa in termini di intrattenimento è stata offerta in un trailer che presentava i due atleti come antichi guerrieri pronti a darsi battaglia. Per il resto, grande rispetto e concentrazione.
Come arrivavano al match.
Le previsioni andavano tutte, o quasi, in favore di Bivol. Un pugile più eclettico, versatile, quasi (com’è stato detto, senza che questa affermazione voglia minimamente risultare offensiva) dilettantistico nell’impostazione; che fa poche cose ma perfettamente, capace di portare a spasso per il ring uno scienziato del calibro di Canelo Alvarez. Forse proprio grazie alla vittoria danzante contro il messicano, o forse grazie alla capacità di far sembrare anche gli avversari più difficili degli ostacoli semplici, che Bivol si presentava favorito per quasi tutti i bookmaker.
A trentatré anni, ancora nel pieno delle sue facoltà psicofisiche e con dei game plan sempre perfetti, Bivol era pronto a laurearsi campione indiscusso e a raccogliere il testimone che distingue i più grandi di questo sport. Se solo non avesse incontrato Artur Beterbiev, che al termine dell’incontro due giudici su tre hanno dato per vincente.
Ma diciamolo subito: guardando il match in diretta, sul mio personale cartellino il risultato finale aveva dato pareggio. Nessun atterramento, nessuna dimostrazione di superiorità schiacciante. Un equilibrio continuo e quasi surreale aveva permeato il match; la stranezza, forse, era venuta più dal fatto che il trentanovenne Beterbiev è sembrato nelle ultime battute più fresco ed arrembante di Bivol.
Ma giudicare questo match non è semplice. Beterbiev è diventato il primo campione dei mediomassimi dell’era a quattro cinture, nonché il primo campione indiscusso dal 2002 (anno di dominio del grande Roy Jones jr.) ma nonostante ciò siamo usciti dal match con più dubbi che certezze. Beterbiev veniva da un record immacolato e perfetto: 20 vittorie (tutte per KO o TKO) e nessuna sconfitta. Con uno stile verticale ed arrembante, capace di tagliare le distanze, dotato probabilmente del colpo secco più forte nell’intera categoria, Beterbiev nell’ultima parte di carriera ha raggiunto una maturità che gli aveva consentito di gestire meglio i match e quasi “di scegliere” di finirli in un momento più avanzato della contesa, piuttosto che nelle prime riprese.
Bivol, da parte sua, è un genio del quadrato e nonostante sia incappato in una serata non delle migliori, ha dimostrato di avere le contromisure giuste per Beterbiev. Ha sempre trovato il modo di uscire indenne dagli scambi. A parte le sue combinazioni rapide da 3-4 colpi, Bivol è dotato di un footwork che sembra quasi da categoria di peso inferiore, di una velocità straordinaria, con movimenti quasi felini.
In contrapposizione, Beterbiev combatte dietro al suo stiff jab e al suo pesantissimo diretto, va sempre in verticale ed è disposto ad incassare pur di incrociare o mettere a segno una combinazione. La capacità psicofisica di incassare e restituire in maniera ancora più decisa le punizioni subite è probabilmente la sua caratteristica più spaventosa e devastante. Il sentore era che Bivol potesse far scaricare Beterbiev prima di mettere a segno dei colpi da una distanza sicura (cose che aveva iniziato a fare nel primo round, ma che poi gli ha impedito Beterbiev) per portare a casa la vittoria ai punti. Così, però non è stato.
Ma andiamo con ordine.
Round per round (1-5)
Sin dalla prima ripresa, dopo un iniziale fase di studio, i due hanno provato a guadagnare il centro del ring. Se è vero che è stato Beterbiev a riuscirci, è vero anche che il pugile ad aver messo i colpi migliori, sia dall’esterno che dall’interno, è stato Bivol. Con delle buone combinazioni di jab e diretti a segno, Dmitry Bivol sul mio cartellino aveva portato a casa il primo round, 10-9.
Il secondo round, a rivederlo, oltre a una vera e propria masterclass sul jab da parte di Bivol, mostra anche la sua capacità di colpire in avanzamento e in arretramento. È un round di studio dei movimenti per Beterbiev, che se alle volte può sembrare affannato nel ritrovare le misure, sta organizzando pazientemente il modo in cui entrare nella guardia avversaria per le sue sfuriate verticali poderose. Anche questo round, per me, è di Bivol, che conduce 20-18.
Nel terzo è Beterbiev a partire all’arrembaggio, colpendo in avanzamento. È una verticalizzazione lenta e che inizia ad esprimere potenza, e che Bivol ha gestito dall’esterno, girando e pungendo con jab e diretti, una delle sue combinazioni tipiche, spesso chiusa col gancio in uscita. In questa ripresa, Bivol ha iniziato a cambiare più spesso il livello dei colpi: jab al corpo e diretto al volto e viceversa, cercando sempre di uscire dal range di Beterbiev, che però ha iniziato a prendere per bene le misure. Nell’ultimo minuto, Beterbiev ha tagliato in maniera consistente le distanze sul footwork di Bivol, provando a centrarlo. Bivol però si è mosso molto bene, uscendo dalla traiettoria dei colpi dell’avversario e rientrando con maggiore precisione sul bersaglio piccolo, prima di legare brevemente alla chiusura del round. È ancora un round di Bivol a mio giudizio: 30-27.
Dopo un buon inizio della quarta ripresa, con movimenti continui e un buon jab, Bivol ha iniziato a soffrire l’avanzamento di Beterbiev. L’inerzia è girata a favore del campione WBO, che col suo avanzamento ed i suoi stiff jab ha iniziato a sfondare la guardia di Bivol, ancora in costante movimento. Qui è Beterbiev a salire in cattedra: 39-37 alla fine del quarto round, conduce ancora Bivol.
Nella quinta, si è rivisto il Beterbiev aggressore, ma qui, forse per adattamento, si è anche visto un Bivol dal movimento migliorato. Bivol rientrava più spesso in counterstriking e cercava di riguadagnare uno spazio maggiore al termine delle combinazioni. È stata una ripresa equilibrata, alla fine della quale a mio avviso Beterbiev aveva fatto qualcosina in più per portarla a casa. 10-9 per lui e 48-47 per Bivol al termine della quinta.
Nella sesta ripresa Beterbiev ha iniziato a cambiare i riferimenti dei suoi colpi, andando a segno al bersaglio grosso e ingannando la guardia di Bivol in un paio di occasioni. A metà round, Bivol è andato a segno con una buona combo tra corpo e testa, ma Beterbiev non è parso accusare minimamente. Costretto spesso all’angolo dal continuo avanzamento del daghestano, Bivol ha dovuto accelerare sulle gambe per uscire e riguadagnare spazio, evitando così di rimanere intrappolato contro un power puncher del calibro di Beterbiev, difficile da tenere a bada se inizia a colpire dall’esterno in spazi ridotti. Riguadagnato il centro del ring, Bivol ha accelerato, ma è stato solo per un momento. A concludere meglio il round è stato Beterbiev.
A questo punto, a metà match, siamo in parità: 57-57.
Qui il tweet di un sostenitore di Bivol, con alcuni dei suoi migliori momenti.
Round per round (7-12)
La settima ripresa ha visto la risalita in cattedra di Bivol, che ha preso benissimo le distanze e bloccato l’avanzamento di Beterbiev, mettendo a segno buone combinazioni tra ganci al corpo e diretti alla testa. Beterbiev ha contenuto molto bene ma per un attimo è sembrato limitato nelle azioni di cui nelle passate riprese era parso padrone. A un minuto dalla fine del round, delle buone combinazioni di Bivol hanno confermato il suo ritorno in scena, scuotendo anche Beterbiev dal momentaneo torpore. Qui, Beterbiev è stato costretto a tornare ad avanzare per non consentire a Bivol di riprendere le redini del match. In questo round, troppo poco, troppo tardi. 67-66 per Bivol dopo sette round.
All’inizio dell’ottava ripresa Beterbiev ha provato a riprendere il controllo, ma la difesa di Bivol è parsa veramente sul pezzo: a guanti alti ha contenuto dei jab volti a prendere la distanza per poi affondare da parte del suo avversario, incassando ma accorciando e avanzando, riuscendo a restituire i colpi subiti. Bivol è tornato al corpo, ma da lì in poi avanzamento, jab e combinazioni di Beterbiev sono stati più convincenti ed intensi, consentendogli di portare, molto di misura, l’ottavo round dalla sua parte. È ancora pareggio, 76-76.
Il nono round è partito rapidamente, con Bivol all’attacco: colpi al corpo rapidi e precisi hanno scandito la prima parte della ripresa, con un footwork rapido ritrovato e pronto all’incrocio. Bivol inoltre ha accorciato sui colpi di Beterbiev, non lasciandogli la possibilità di estendere i colpi e anzi, rientrando con un tempo d’anticipo per non farlo ripartire rapidamente. Si può dire che nella nona ripresa, Bivol abbia rubato il tempo al suo avversario, costringendolo quasi a resettare a causa di un cambio strategico inaspettato. Ritmo, rapidità, cambi di direzione, inversione di diretto e jab, il nono round è una masterclass di gestione da parte di Bivol, che si aggiudica sicuramente il round tornando in vantaggio: 86-85 dopo nove riprese.
Nel corso del decimo round, l’andamento atletico di Bivol ha subito un calo, anche se ha continuato a girare e colpire di rimessa. A poco meno di un minuto dal termine del round ha anche fatto sentire una combinazione di diretto-gancio, finita sul volto di Beterbiev. Bivol quindi ha accelerato con le combinazioni, quasi tutte sulla granitica guardia a guscio del suo avversario, ancora atleticamente ineccepibile, ancora inesorabile. Anche qui, al minimo segno di clinch sia l’arbitro che i due contendenti hanno avuto una linea comune: non sporcare il match dalla legata e anzi, ripulirlo subito tornando dalla distanza. Senza tregua.
Gli ultimi venti secondi sono sicuramente in mano a Beterbiev. Il round è equilibratissimo, forse pendente leggermente dal lato di Bivol per controllo e incisività dei colpi a segno. 96-94 per Bivol all’entrata dell’undicesima ripresa.
L’inizio del round numero 11 ha visto Bivol avanzare e colpire, tenendo una certa inerzia nella parte iniziale della ripresa. Giusto il tempo di riprendere le misure per Beterbiev, che è ripartito alla carica poco dopo, in avanzamento. La seconda metà del round ha visto un’aggressione non verticale, quanto piuttosto circolare di Beterbiev, che ha inseguito Bivol, ancora vivo sulle gambe, sebbene stanco, costringendolo ad incassare ed indietreggiare. Nell’ultima parte di round, per limitare l’estensione dei potenti colpi di Beterbiev, Bivol ha accorciato ed incassato dalla cortissima distanza, limitando i danni, ma cedendo il round. Qui, si è notato ancora di più l’uso sapiente dei montanti corti da parte di Beterbiev per spaccare la guardia avversaria ed entrare al volto. Si entra all’ultima ripresa, quindi, con un punteggio sui miei cartellini di 105-104, Bivol in vantaggio di un solo round.
L’inizio della dodicesima ripresa ha visto il ritorno all’essenza stilistica dei due: agli uno-due pesanti di Beterbiev è arrivata la risposta con combinazioni da jab-diretto-gancio rapidi di Bivol, che ha ricominciato a girare e rientrare. Beterbiev tagliava ancora le distanze e ha risposto con jab e diretti caricando verticalmente. Un finale concitato ha visto gli ultimi furiosi scambi tra i due ed un tocco dei guantoni in segno di rispetto. Quest’ultimo round è stato a favore di Beterbiev, per me, risultato che porta i cartellini ad un pareggio finale di 114-114.
Risultato ingiusto?
Per i giudici è andata diversamente. A parte Manuel Oliver Palomo (che, come me, aveva il pareggio) Glenn Feldman ha scritto 115-113 e Pawel Kardyni addirittura 116-112 in favore di Artur Beterbiev.
Secondo la mia modesta opinione, Kardyni ha preso un abbaglio, mentre il giudizio di Feldman può essere più comprensibile. Un match così equilibrato non è mai facile da giudicare, specie quando oltre all’andamento generale anche le riprese singole sono, per così dire, sul filo del rasoio. Bivol ha perso l’imbattibilità ma anche Beterbiev ha visto finire la sua impressionante streak di KO e TKO. A meno di clamorosi annunci o inaspettati ritiri, il risultato finale apre ad un rematch immediato.
Nell’intervista post-match (con il dittatore ceceno Roman Kadyrov alle sue spalle), Beterbiev ha detto di non essere stato particolarmente contento della sua prestazione e dopo essere stato momentaneamente interrotto da un componente del suo team per ringraziare Allah, ha confermato che il match era stato duro e ha pagato i propri rispetti verso il campione Bivol, come lui stesso l’ha definito: «Ha delle abilità superiori alle mie, ma oggi Allah mi ha scelto».
Curiosa anche la risposta ad una domanda tecnica, in cui gli veniva chiesto se avesse percepito un rallentamento di Bivol a causa dei suoi colpi: il daghestano ha risposto di no, perché non era riuscito a mettere a segno, a suo dire, alcun colpo potente. Beterbiev poi ha confermato la propria onestà, sportivamente parlando, quando ha detto che solitamente non attende la campana finale per capire se ha vinto o meno, e che quindi si sente sempre insoddisfatto quando non riesce a mettere a segno il KO, anche se ha ritenuto di aver fatto abbastanza per vincere.
Bivol è stato altrettanto sincero e onesto: ha ringraziato tutti, non ha cercato scuse e si è congratulato con Beterbiev e il suo team, dicendo che il suo avversario aveva meritato. Quando gli è stato chiesto se riteneva giusta la decisione dei giudici, ha detto di sapere che avrebbe potuto fare meglio, di avere tempo per tornare al proprio meglio e che il risultato era solo l’opinione dei giudici. Glaciale, si è congratulato di nuovo con Beterbiev e con una gentilezza che vedendolo boxare non sembra sua, ha detto che se ne avrà l’opportunità, sarà felice di riaffrontare Beterbiev.
Sicuramente, per amore dello sport e del movimento in generale, un rematch tra questi due atleti fenomenali è più che auspicabile. Oggi, Artur Beterbiev si è preso tutto, ma Dmitry Bivol rimane la più grande minaccia al suo regno, un gemello diverso nello stile e nell’approccio che, in una serata diversa, può sovvertire il giudizio di questo primo match.