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Che senso ha Boateng al Barcellona
22 gen 2019
Il Barcellona doveva colmare una lacuna nella rosa e Boateng ha delle caratteristiche che potrebbero tornare utili a Valverde.
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Fino alla mattina del 21 gennaio 2019 l’unico collegamento che sembrava poter avere ragion d’essere tra Kevin Prince Boateng e l’FC Barcellona era il ricordo del bellissimo gol segnato ai gironi della Champions League 2011-12. Quello che per lo stesso Boateng è il suo miglior gol mai fatto, e lo ha detto dopo aver segnato in mezza rovesciata volante contro il Villarreal. Oppure il gol dell’anno dopo, che KPB ha segnato al Barça nell’andata degli ottavi finita 2-0 (il Milan però avrebbe perso il ritorno 4-0).

Quel gol ha fatto il giro del mondo dei social dopo l’annuncio dello scambio di mercato più assurdo di questo gennaio: quello tra Sassuolo e Barcellona, che appunto ha preso in prestito Boateng. KPB stoppa al volo un rimpallo arrivato al limite dell’area e immediatamente appena la palla tocca terra se l’allunga col tacco per evitare l’intervento di Abidal e preparare il tiro: una saetta rasoterra sul palo del portiere, che Valdes sembra quasi schivare per paura.

Ed è curioso che il giocatore trasformato in una statua di sale dal secondo controllo di Boateng faccia ora parte della segreteria tecnica del Barcellona come direttore sportivo, che cioè è uno di quelli che hanno deciso di prenderlo. Viene da pensare proprio perché memore di quel gol subito in faccia, o almeno così suggeriscono anche i canali social stessi del Barcellona.

«Ci hai fatto male. Ora ci aiuterai!»

Sarebbe bellissimo se il calciomercato fosse tutto così: con tutti scambi pazzi e soprattutto senza trattative che si trascinano per settimane. All’improvviso esce una voce assurda, tipo che il Barcellona è interessato a Boateng, e nell’arco di poche ore si completa il tutto senza neanche lasciare il tempo ai quotidiani di consumare una così bella notizia fino a rovinarla.

Per dire, in questo caso è stata la stessa stampa catalana a sembrare totalmente all’oscuro dell’operazione: El Mundo Deportivo la mattina del 21 gennaio ha fatto uscire un articolo in cui diceva che in giornata sarebbe potuto arrivare il nuovo attaccante, ed elencava tutti i nomi degli attaccanti cercati a gennaio ovviamente senza nominare Boateng. Il pomeriggio dello stesso giorno, veniva data per fatta l’operazione dal Barcellona stesso. Solo Di Marzio ha fatto in tempo a fare un tweet sull’operazione.

A dare una sfumatura ancora più assurda alla situazione ci ha pensato l’altro quotidiano catalano SPORT, che ha parlato dell’influenza avuta da Ariedo Braida, ex dirigente quando Boateng era al Milan, nel convincere la dirigenza blaugrana e nel curare i rapporti con Giovanni Carnevali del Sassuolo.

Ma è semplicemente il fatto che un giocatore di quasi 32 anni, che sembrava stesse raccogliendo le ultime soddisfazioni in Italia prima di riscuotere gli ultimi assegni in altri continenti per chiudere in ricchezza la propria carriera, possa finire in una delle squadre candidate a vincere la Champions League a rendere la realtà molto simile a una partita di Football Manager fuori controllo.

Ancora di più se si pensa che nelle scorse settimane, quando era uscita la voce degli osservatori del Barcellona presenti a una partita del Sassuolo, la cosa più verosimile a cui si era riusciti a pensare era a un interessamento per Roberto De Zerbi. E invece ecco che Kevin-Prince Boateng, che ha giocato alla fine 15 partite totali con il Sassuolo (13 in campionato e 2 in Coppa Italia), saluta ancora una volta l’Italia.

KPB ha avuto un inizio di stagione fulminante (che gli è valso anche il nostro premio al giocatore del mese di agosto 2018) con 3 gol in 5 partite, a cui ha fatto seguito però una normalizzazione e un mese di dicembre saltato quasi completamente per infortunio.

Cosa ha portato Boateng al Barcellona?

Prima di tutto va notato quanto sia cambiato il tipo di calciatori cercati dal Barcellona da dieci anni a questa parte: ormai la dirigenza catalana non ha più interesse a sviluppare l’idea di calcio cruyffiana, basata sulla supremazia della tecnica esaltata attraverso il gioco di posizione, ma preferisce cercare un equilibrio tra giocatori tecnici e giocatori atleticamente eccellenti. Una rosa che secondo loro possa non solo essere all’altezza del ritmo del calcio contemporaneo, ma anche diversificata nelle caratteristiche dei singoli a disposizione.

Abbandonata l’idea di seguire una lingua calcistica comune a tutti i giocatori, che corrisponda ad una tipologia precisa di calcio, il Barça oggi cerca profili diversi per colmare lacune contingenti e dare al suo allenatore quella versatilità che si ritiene serva ad una squadra contemporanea. Non è un caso se le ultime tre aggiunte alla rosa in ordine cronologico sono state Vidal a centrocampo, Murillo in difesa e, appunto, Boateng davanti.

La partenza di Munir El Haddadi per il Siviglia (a titolo definitivo, per 2 milioni circa che corrispondono a quanto dato al Sassuolo per il prestito), di una settimana fa, è stata improvvisa, successiva ad un breve dibattito su che senso avesse tenerlo in rosa dato che il giocatore aveva dichiarato di non voler firmare il rinnovo di contratto in scadenza a giugno 2019. Munir, cresciuto nella Masia e reduce da un’ottima esperienza al Deportivo Alavés, era tornato in estate per essere, pur con caratteristiche diverse, la riserva di Luis Suárez: la sua partenza è sembrata una ripicca per il mancato rinnovo e non era prevista in sede di pianificazione. La conseguenza diretta è stata la necessità per il Barça, con pochi giorni di mercato a disposizione, di trovare una nuova punta di riserva.

Ovviamente il primo nome cercato è stato Álvaro Morata, in rotta con il Chelsea, ma di fronte alle pretese del giocatore (non solo economiche, ma anche riguardanti un numero minimo presenze in campo) la trattativa si è fermata. La dirigenza a quel punto ha messo in piedi una ricerca che ha coinvolto tutta una sfilza di giocatori trentenni che rispondevano, secondo loro, al famoso “profilo Henrik Larsson”: lo svedese, arrivato al Barça ai tempi di Rijkaard e fondamentale per la vittoria della Champions League del 2006, è diventato l’archetipo dell’attaccante di esperienza più o meno a fine carriera che garantisca non solo un buon numero di gol ma che accetti anche di partire sempre dalla panchina.

Un giocatore pronto subito e a basso costo, insomma, perché il tetto salariale della squadra è oltre i limiti di guardia e il giocatore da prendere come riserva di Suárez non può pesare molto sul bilancio presente e su quelli futuri. I nomi fatti dai giornali erano: Radamel Falcao, Klaas-Jan Huntelaar, Olivier Giroud e Fernando Llorente. Oltre a Christian Stuani, scartato per la richiesta economica del Girona, e Carlos Vela, con cui c’era stato l’accordo economico ma che non è stato ritenuto in grado di giocare da subito, avendo finito la MLS a novembre ed essendo sostanzialmente in vacanza da mesi.

Anche il fattore economico è stato importante per la scelta, dato che Boateng arriva in prestito oneroso (come detto, per circa 2 milioni) con diritto di riscatto a fine stagione fissato a 8 milioni (immaginiamo anche che l’ingaggio non sia irragionevole). Il Barcellona, oltretutto, potrà lasciarlo andare a fine stagione se lo cose non dovessero andare come sperato e, intanto, tappa un buco nella rosa che si è aperto inaspettatamente. Anche questo è il mercato delle grandi nel 2019.

Ok, ma ha senso vedere Boateng insieme con Messi?

Provando a ragionare sui motivi che hanno spinto il Barcellona a pensare che Boateng possa essere utile anche dal punto di vista tecnico, va tenuto conto anzitutto del fatto che conosce già il campionato, per via della stagione passata al Las Palmas, e che quindi non dovrebbe essere un problema per lui ambientarsi.

L’esperienza al Las Palmas di Quique Setién nel 2016 è servita a risollevare la carriera di Boateng, in un momento difficile dopo l’addio turbolento allo Schalke e un ritorno non brillantissimo al Milan, grazie anche un cambio di ruolo in campo e di funzioni in grado di eseguire.

Giocando come falso 9 Kevin Prince Boateng ha scoperto una vena associativa nel suo gioco fino a quel momento poco sfruttata e, soprattutto, la capacità di aiutare la manovra. Il successivo ennesimo ritorno in Germania, nel 2017, questa volta all’Eintracht Francoforte (con cui ha vinto la Coppa di Germania) lo ha visto tornare a giocare fronte alla porta, come trequartista dietro ad una punta, in una squadra verticale e aggressiva. Ma è stata solo una parentesi prima di tornare in un sistema che segue i dettami del gioco di posizione come quello del Sassuolo di De Zerbi.

Sembra che Valverde abbia chiamato Quique Setién per chiedergli informazioni sul suo nuovo giocatore, a conferma di come l’esperienza al Las Palmas e quella al Sassuolo possano offrire argomenti tattici a favore dell’impiego di Boateng nel Barcellona. Per farla sembrare una scelta meno assurda, cioè.

In particolare, sono due gli aspetti del gioco di Kevin Prince Boateng che possono aver convinto la dirigenza. 1) Boateng è un portento fisico che negli anni ha acquisito sempre maggiore sensibilità nel gioco associativo. 2) KPB è in grado di giocare praticamente in ogni posizione del tridente offensivo: può partire al centro dell’attacco, ma è anche bravo ad allargarsi per trovare lo spazio dove ricevere, in teoria senza pestarsi i piedi a Messi quando quest’ultimo si accentra.

Boateng potrebbe essere utile anche come riferimento per i lanci lunghi, a cui il Barcellona ricorre quando gli avversari lo pressano alta in modo efficace. Anche perché KPB spalle alla porta è ormai di primissimo livello, con una lettura del gioco che è migliorata esponenzialmente negli ultimi anni. Non è neanche da escludere l’idea di vedere, in determinati momenti, Boateng e Suárez contemporaneamente in campo, perché come già visto la scorsa stagione con Paulinho, a Valverde non dispiace la presenza di un giocatore fisico e bravo nei movimenti per riempire l’area e compensare quelli di Suárez. Anche se probabilmente è meno intenso e fisicamente meno dirompente, con e senza palla, Boateng può stoppare il pallone e dialogare con i compagni meglio di Paulinho.

Alla protezione del pallone pura con il corpo, Boateng aggiunge la tecnica con cui si posiziona e fa ruotare il pallone per meglio servire un compagno, usando entrambi i piedi con grande sensibilità e con tutto il peso del corpo ben piantato per rimanere in equilibrio. Il talento associativo di Boateng sta nei tocchi leggeri con cui sposta il pallone, rallentando anche, mettendo la pausa per disorientare l’avversario e far muovere i compagni in una posizione migliore per ricevere.

La tecnica di Boateng fa pieno utilizzo delle sue caratteristiche fisiche e la capacità di leggere il gioco forse la parte del suo repertorio più importante e meno esaltata, lo rendono un giocatore in linea con le idee e le necessità della squadra di Valverde. Basta pensare al suo primo controllo: sempre morbido ed elegante, perfettamente calibrato per mettere l’avversario diretto fuori tempo e voltarsi dalla parte di campo libera. Da fermo o in corsa è lo stesso, Boateng parte con le spalle alla porta per ricevere sui piedi, poi in una frazione di secondo si gira per giocare il pallone frontalmente: questo aiuta i suoi compagni che sanno di potersi muovere prima ancora che lui stoppi il pallone, sicuri di poter essere trovati subito dopo.

La migliore partita giocata con la maglia del Sassuolo, in cui si vede tutto il suo repertorio spalle alla porta.

Va aggiunto che Kevin Prince Boateng ha una tecnica di calcio ormai raffinata con entrambi i piedi e anche grazie a questo riesce sempre a trovare almeno una buona conclusione a partita. Anzi, la velocità con cui riesce a caricare il tiro e la varietà di conclusioni, anche acrobatiche, nel suo repertorio, lasciano immaginare i mille modi in cui Messi potrà sbizzarrirsi a fargli arrivare il pallone (perché Messi ha un gusto barocco per gli assist, anche di questo va tenuto conto).

In fin dei conti, difficilmente Boateng può ambire a diventare un giocatore fondamentale per il Barcellona, ma può rivelarsi una specie di polizza assicurativa da tenere in panchina per i momenti di maggiore difficoltà, o per le partite non importantissime in cui Suárez dovrà riposare. In assenza di Luis Suárez, in una partita fondamentale, sarebbe comunque più probabile vedere Messi al centro del tridente con Coutinho e Dembélé ai lati, piuttosto che Kevin Prince Boateng in campo.

Ma questo non toglie nulla all’originalità del suo arrivo e all’incredulità che ha generato in noi. Questa è comunque una promozione del nuovo Boateng falso 9, che si è guadagnato altro spazio nel grande calcio e che potrà vestire un’altra maglia prestigiosa. Calcando le orme, un’altra volta, del suo idolo Rivaldo, dopo averlo fatto al Milan («Rivaldo aveva le gambe storte come me e mi dicevano che gli somigliavo», ha detto all’epoca). Più che un premio alla carriera, il passaggio di Boateng al Barça, lo è alla sua capacità di reinventarsi costantemente.

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