
Riccardo Orsolini si sfila la maglia, salta i cartelloni, inciampa e corre sotto la Curva Andrea Costa in festa con le braccia spalancate, abbandonandosi anima e corpo al delirio di compagni e tifosi. Un ricordo che rimarrà impresso a lungo nella memoria dei bolognesi, già di per sé non abituati a lottare per un posto in Champions League per due stagioni consecutive, certo non a continuare a farlo grazie a un gol in sforbiciata del loro giocatore più folle e ambizioso, al 94’ di una partita dura, sporca e sofferta contro una squadra in corsa per vincere tutto.
Bologna-Inter si giocavano molto in questa partita, e in campo si è visto, con un neanche tanto sottile strato di nervosismo ad avvolgere il Dall'Ara. A complicare le cose anche i problemi di rosa: nell’Inter Thuram era indisponibile, Arnautovic non al meglio, Dimarco ancora in panchina, mentre nel Bologna a stare fuori era proprio Orsolini.
L’approccio delle due squadre alla partita è stato abbastanza simile. Nonostante le evidenti differenze stilistiche, lo scontro strategico su cui si è giocata la partita è stato quello delle costruzioni basse contro le pressioni alte. Il risultato è stato una partita sempre in bilico tra la pazienza di una prima circolazione ordinata e la verticalizzazione improvvisa.
Inter e Bologna hanno scelto entrambi di impostare l’azione svuotando la prima linea, quella della difesa, in due modi diversi. L’Inter cercava di portare, nella sua solita maniera non lineare, i centrocampisti vicino a Sommer, alzando Acerbi di qualche metro e allargando parecchio Pavard e Bastoni. I movimenti però non erano sempre gli stessi: talvolta poteva accadere che Bastoni iniziasse l’azione più in basso, oppure che si sganciasse solo uno dei tre centrali, ma il criterio generale era quello di sfruttare la forte aggressività uomo contro uomo del Bologna per prendere l’avversario alle spalle.
L’Inter provava a impostare pazientemente per scombinare l’assetto difensivo della squadra di Italiano, sfruttando anche conduzioni dall'esterno verso l'interno, fino a quando non si concretizzava lo spazio per la verticalizzazione. A innescarla, nelle intenzioni di Inzaghi, doveva essere il movimento dei due centrali del Bologna, che si alzavano in contemporanea per seguire Lautaro e Correa a centrocampo. Lo spazio alle loro spalle poteva così essere attaccato da Pavard e/o Darmian.
Tuttavia, l’Inter non è riuscita a sfruttare questa strategia, seppure sulla carta fosse sensata. Il merito è stato sia del Bologna, bravo a rendere la vita difficile ai calciatori dell'Inter, sia delle difficoltà intrinseche di affidarsi a dei lanci lunghi alle spalle della difesa. Nel primo tempo l’Inter è riuscita solo una volta in questa giocata (senza però concludere), mentre nel secondo tempo, in cui i nerazzurri hanno cercato Pavard in maniera anche più diretta, ci è riuscita due volte, riuscendo a sviluppare l’azione sulla trequarti. Comunque troppo poco.
Dall’altra parte, il Bologna impostava in modo simile, con i due centrali che, a turno, si alzavano (prevalentemente Beukema) per portare via uno degli attaccanti di Inzaghi, mentre i terzini rimanevano bassi. Così facendo, la squadra di Italiano voleva portare gli esterni dell’Inter più in alto possibile, per poi sfruttare la verticalizzazione diretta sulle punte in zona centrale o sul lato lasciato scoperto dalla salita dell'esterno dell'Inter, isolando l'esterno offensivo.
Il Bologna quindi è stato più verticale del solito, cercando poche volte di superare la prima pressione dell'Inter con azioni manovrate per scombinare le posizioni avversarie. In ogni caso, neanche il Bologna è riuscito a creare molto con queste verticalizzazioni. L'idea però è stata chiara fin dal principio, e cioè cercare Ndoye a destra, isolato contro Bastoni. Forse per questo preferito a Orsolini.
Lo svizzero ha giocato una buona partita, specialmente nel primo tempo, facendosi trovare pronto nell’attacco della profondità e creando un’occasione enorme: è arrivato sul fondo saltando di netto Acerbi e poi col piede forte ha messo dietro un pallone perfetto per il tiro di prima di Dallinga, su cui Pavard è riuscito a salvare un gol quasi fatto con il polpaccio. In tutto ciò, il fatto che Dominguez e Odgaard non siano stati molto coinvolti ha reso gli sviluppi del Bologna monotoni, facilitando la partita all'Inter.
La partita si è spostata poi su un piano differente nel secondo tempo. Nella ripresa, infatti, i nerazzurri hanno cercato di alzare il ritmo accelerando le percussioni nella metà campo avversaria, aumentando le verticalizzazioni e soprattutto il baricentro quando la palla arrivava in trequarti, non riuscendo però a segnare o creare occasioni da gol pericolose. In un paio di azioni è stata evidente l’assenza di Thuram, che in questa squadra è un vero e proprio connettore a tutto campo.

Qui sopra, ad esempio, un dettaglio sottile di una possibilità di gioco sofisticata che Correa non è riuscito a cogliere: ricevendo un pallone da Mkhitaryan, con Barella in arrivo nello spazio aperto laterale dentro l’area, l'argentino non trova il modo di servirlo (con un colpo di tacco o con una semi-giravolta, per esempio), preferendo tenere la palla al centro. L’Inter è poi riuscita comunque a organizzare l’attacco all’area, ma questo tipo di letture offensive sono ciò che può alzare il livello di una squadra, e Thuram ha dimostrato di essere l’uomo giusto per farlo.
Tra ammonizioni e sostituzioni fisiologiche, l’Inter ha poi sostituito entrambi gli esterni, le due punte e Mkhitaryan, ma senza riuscire a cambiare del tutto l’inerzia della partita, anche se Taremi ha avuto un’occasione enorme a due passi dalla porta su una grossa svista di Ravaglia in occasione di una rimessa laterale, su cui Miranda è stato decisivo; l’azione è stata poi annullata per un presunto fallo sul portiere, ma il terzino spagnolo ha tolto ogni dubbio evitando ogni potenziale review del VAR.
Dall’altra parte, invece, Italiano ha sostituito progressivamente tutti e quattro i giocatori offensivi, inserendo Orsolini a venti minuti dalla fine, ma soprattutto anche un ottimo Cambiaghi qualche minuto dopo. L’ex giocatore dell’Empoli è entrato benissimo in partita, dando al Bologna finalmente una valida alternativa anche sulla fascia sinistra. Nel giro di un paio di minuti Cambiaghi ha impegnato per tre volte Bisseck e Frattesi, chiamati a coprire dal suo lato. Per due volte è riuscito a prendere il fondo, un'altra a servire Miranda in sovrapposizione.
La giocata decisiva, però, è arrivata da Orsolini, il giocatore che rappresenta bene questo Bologna. È stata una sua grande finalizzazione a rendere speciale questa vittoria, ma è arrivata al termine di una decina di minuti in cui il Bologna è riuscito ad abbassare un'Inter molto stanca. Dieci minuti che hanno contribuito a convincere la squadra di Italiano di poter vincere, riaccendendo anche lo stadio, che ha spinto quasi di volontà col suo tifo.
Se il calo nei minuti finali dell’Inter può essere comprensibile, è comunque una cosa su cui ragionare (tra età media e composizione della rosa in termini di alternative, soprattutto offensive). Sarebbe comunque ingiusto non attribuire al Bologna i meriti per essere rimasto fino all'ultimo nella partita, anzi spingendo al massimo quando ha capito che poteva vincere, senza accontentarsi di un pareggio. Insomma, una partita che dimostra quanto il Bologna sia ormai una realtà di alto livello della Serie A, e che merita decisamente la posizione che si è conquistata, così come il sogno di poter tornare in Champions League.