«Mancini sta giocando con la pubalgia. Altri giocatori hanno limitazioni tecniche e fisiche. Se paragoni il motore di giocatori come Moro, Ferguson o Ndoye, è dura per qualche giocatore nostro», ha dichiarato José Mourinho dopo la partita, e in un certo senso questa frase è suonata vera, credibile, non distante dalla realtà. E allora quanto si è modificata la realtà, se l’allenatore della Roma alza bandiera bianca così sulle possibilità della propria squadra rispetto al Bologna? Come siamo arrivati a citare Moro, Ferguson o Ndoye come giocatori fuori scala per le possibilità della Roma?
Certo c’è una manipolazione ad arte della comunicazione da parte di Mourinho, ma anche un fondo di verità: oggi è difficile per qualunque squadra riuscire a pareggiare l’intensità atletica del Bologna. Una squadra ben allenata, con principi di gioco chiari e a proprio agio in tante situazioni tattiche diverse; ma una squadra anche forte nei duelli individuali, costruita da Giovanni Sartori scegliendo giocatori atleticamente sopra le righe per il contesto della Serie A. Il suo vero marchio di fabbrica. Tra i tre giocatori citati da Mourinho, uno è stato particolarmente devastante per la Roma domenica sera, Dan Ndoye.
È una sua corsa ad aprire la difesa giallorossa a dieci minuti dalla fine del primo tempo. L’azione, però, è stupenda. Beukema ha palla sul lato destro e c’è una gran densità di corpi. Lewis Ferguson viene incontro al difensore, portandosi dietro la marcatura a uomo di Cristante e aprendo quindi uno spazio invitante alle sue spalle. In quello spazio si infila Remo Freuler, che ha letture senza palla sempre raffinate. Mentre Freuler porta palla, un altro svizzero, Ndoye per l'appunto, corre in avanti nello spazio, tagliando alle spalle di Evan Ndicka. Freuler lo serve perfetto sulla corsa, e Ndoye mette un cross leggero e basso, su cui Moro finalizza il gol dell’1-0.
Che Ndoye sarebbe stato un pericolo si era capito anche prima. Nella prima mezz’ora ha accelerato un paio di volte, creando sempre scompensi nella difesa della Roma. All’undicesimo, per esempio, aveva corso in avanti dopo un passaggio in orizzontale sbagliato da Llorente. Senza nemmeno dare l’impressione di andare alla massima velocità, aveva lasciato Cristante e Spinazzola alle proprie spalle, così più veloce di loro da farli sembrare fermi. In alcuni momenti la differenza atletica con i giocatori della Roma è stata terrificante, da documentario sulla savana. Guardate in questa occasione come sfrutta l’errore di Cristante.
Al 23’ grazie a uno scambio nello stretto con Zirkzee era riuscito ad arrivare sul fondo e a mettere una palla invitante nel mezzo. Solo che Zirkzee non può sdoppiarsi, se si defila per costruire le azioni non può essere anche al centro dell’area a finalizzarle.
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Questa superiorità atletica, però, bisogna saperla sfruttare. I duelli fra i giocatori sono sparsi su tutto il campo, e il compito degli allenatori è fare in modo di nascondere i duelli che si possono perdere e attivare invece quelli che si possono vincere. Il Bologna è stato in grado di esaltare l’atletismo di Ndoye e di esporre la catena formata da Spinazzola, Cristante e Ndicka ai propri limiti fisici. Come ha fatto?
La chiave, come spesso succede, è Lewis Ferguson, che parte da trequartista centrale ma poi si muove nelle zone dove sa che può essere più utile. Domenica si è spostato soprattutto verso destra, per slabbrare lo schieramento della Roma, che era messa su con un 4-2-3-1. Mourinho quest’anno aveva giocato spesso con un centrocampo a 3, per mascherare i limiti dinamici di Paredes e Cristante, e perché è mancato Pellegrini. Il problema dei due mediani della Roma quando giocano allineati è che devono coprire troppo campo in orizzontale, e finiscono per lasciare dei buchi centrali se non si lavora bene di squadra - con dei movimenti in avanti del centrale alle spalle dell’altro mediano. Quando Ferguson si spostava a destra Cristante lo seguiva a uomo, aprendo lo spazio alle sue spalle. Ndicka allora era in dubbio se salire per accorciare le distanze, ma col rischio di spalancare troppo spazio per un giocatore veloce come Ndoye, Insomma, tra Ferguson, Posch, Ndoye, Freuler, la Roma finiva sempre in inferiorità numerica.
I movimenti di Ferguson, mappa di Sofa Score.
Thiago Motta domenica ha manipolato la difesa della Roma su diverse altezze, soprattutto in quella zona di campo. Pochi minuti dopo il primo gol, Ndoye è arrivato di nuovo a effettuare un cross basso molto pericoloso. L’azione nasce da una conduzione profonda di Posch. Poi Ndoye non deve nemmeno dribblare per superare Cristante: la sua velocità sui primi passi è talmente superiore che gli basta andar dritto, senza fare alcuna giocata tecnica.
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Nel secondo tempo Mourinho ha praticamente confessato il ko tecnico su quella fascia, sostituendo Spinazzola con Renato Sanches, e spostando El Shaarawy come esterno sinistro. La mossa ha sortito un effetto immediato, negativo. A due minuti dall’inizio del secondo tempo, El Shaarawy si alza aggressivo su Posh, ma la Roma è già lunghissima. Il Bologna, che è una squadra a proprio agio nella costruzione bassa, in realtà non deve fare molto. Posch gioca un passaggio elementare per Moro, e all'improvviso il campo si spalanca. Ancora sul lato destro, la Roma è completamente a pezzi: al Bologna basta uno scambio di posizione elementare per arrivare in porta. Ndoye si mette nel mezzo spazio, portandosi dietro Ndicka, mentre Ferguson si è già infilato sulla corsia lasciata libera da El Shaarawy. Ndoye non è mai brillante nelle scelte, e rischia di imbottigliarsi, Zirkzee invece gioca sempre a testa alta e quasi gliela toglie dai piedi per aprire dal lato dello scozzese. A quel punto il Bologna si riversa nell’area della Roma, e dal cross di Ferguson nasce l’autogol che chiude la partita di Kristensen, arrivato scomposto a intervenire su Ndoye.
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Insomma, è vero che il Bologna ha giocatori con un bel “motore”, per usare l’espressione di Mourinho, ma la Roma ha opposto davvero troppo poca resistenza, e ha creato il contesto tattico ideale per i punti di forza avversari.
Domenica Ndoye è stato devastante per la Roma, eppure se guardiamo i suoi numeri non ci racconteranno molto della sua partita: un assist, due passaggi chiave, 2 dribbling completati, meno tocchi della metà dei compagni di squadra. Dati che, appunto, raccontano poco di quanto sia stato ingestibile per la difesa giallorossa. C’è un limite delle statistiche, ma anche una verità, e cioè che Ndoye non ha fatto quasi nulla da solo e tutto invece usando il contesto tattico costruitogli dalla squadra.
Si parla spesso dei giocatori e delle rose nel loro valore assoluto, che è sempre astratto. Allenatori come Mourinho ne parlano a loro volta per scollarsi di dosso un po’ di responsabilità. Ma quasi nessun giocatore è auto-sufficiente nell'esprimere il proprio talento, e il contesto giusto è decisivo per mostrarne le qualità. Domenica Lorenzo Pellegrini, anche lui non al meglio della condizione, ha offerto una prestazione tecnicamente scadente, mentre un giocatore come Ndoye sembrava impeccabile. Ma questo più che sul valore assoluto di questi due giocatori ci dice principalmente che solo uno dei due sapeva sempre cosa fare.
La partita di domenica ci offre l’occasione di parlare di Ndoye, che è un giocatore che racconta bene il Bologna. Sta facendo bene, ma un articolo celebrativo oggi si potrebbe fare per qualsiasi giocatore rossoblù. A turno ciascuno di loro sembra il migliore in campo di una singola partita. Ndoye non è certo un fuoriclasse: ha pregi e limiti molto chiari. È un giocatore veloce e tecnicamente affidabile, per quanto scolastico. Non è efficace sotto porta e nemmeno nell’ultimo passaggio. Salta l’uomo quando ha spazio, non quando non ne ha. Ha letture elementari. Quello di domenica è il primo assist della sua stagione. Non ha ancora segnato un gol in Serie A. Lo scorso anno, al Basilea, ha raggiunto il massimo di reti in carriera in una singola stagione: 6 in 50 partite.
Anche se guardiamo le statistiche più avanzate, non c’è niente in cui spicca. Il singolo dato in cui fa meglio è quella dei falli guadagnati. È nel 40esimo percentile - tra gli esterni offensivi - per dribbling riusciti; nel 64esimo per tiri. Però è un giocatore che lavora molto senza palla, pressa bene, è pericoloso in transizione, sa dove sono i suoi limiti, sa come deve muoversi. Nonostante i numeri citati, è difficile dire che non stia facendo una buona stagione - a tratti persino ottima.
Grafico preso da Statsbomb.
Il Bologna ha numeri offensivi mediocri, ma numeri difensivi d’élite: è molto chiaro dove sta l’eccezionalità dei rossoblù. Giocatori come Ndoye, che non brillano per talento offensivo, danno equilibrio e versatilità alla squadra, che poi sa come sfruttare le due doti quando il contesto lo permette. Domenica era la giornata in cui Ndoye doveva fare la differenza, e l’ha fatta. E così il Bologna stacca di tre punti la Roma, sembrando - almeno in questo momento - di un’altra categoria. Ricordiamoci di questa partita, in cui Ndoye e Ferguson sono sembrati immarcabili, quando saremo tentati di sminuire il peso del lavoro degli allenatori.