La prima vittoria del Bologna in Champions League è arrivata all’improvviso, con un 1-2 maturato nell’arco di un minuto. Lo stadio sta ancora festeggiando il gol del pareggio di Dallinga, che i rossoblù hanno già ripreso il pallone dal Borussia Dortmund.
Con un lancio lungo di Lykogiannis, la squadra di Italiano va di nuovo in verticale dietro la linea difensiva avversaria, per cercare Odgaard in profondità. Il primo gol era già arrivato così, lanciando per Dallinga. Questa volta il lancio viene intercettato da Anton, in anticipo su Odgaard. Il difensore del Borussia, però, girandosi si ritrova addosso Dallinga, che intanto stava tagliando verso il centro.
L’olandese vince il contrasto e può proseguire libero fino al tiro in area, respinto dal portiere con la mano. La parabola del pallone viene sporcata dal tocco di Süle, che riesce a toglierla dalla disponibilità di Odgaard ma non da quella di Iling Junior, che segna di prima. Insomma: il gol vittoria sta tutto nella prontezza con cui il Bologna ha reagito, nell’aggressività con cui è riuscito a prendersi il pallone.
Anche in Serie A l’aggressività del Bologna sta facendo la differenza. Dopo una sconfitta contro l’Hellas e due pareggi contro Roma e Inter, gli emiliani sono passati presto in svantaggio in casa contro il Monza. La squadra di Italiano, però, non si è scomposta, ha continuato a fare la sua partita e l’ha pareggiata già al 22’ con un bel colpo di testa di Santiago Castro su cross a rientrare di Orsolini. L’azione parte da un recupero palla su un’azione del Bologna, che si era fatto intercettare una verticalizzazione sulla catena di fascia destra da Orsolini a Ferguson. Bianco, autore dell'intercetto, serve un pallone leggermente troppo lungo a Bondo, favorendo la pressione di Freuler e costringendolo a spazzare in avanti restituendo la palla al Bologna. La squadra di Italiano risale velocemente il campo. Da Lucumi il pallone passa a Freuler, che intanto si è allargato a sinistra, e poi a Odgaard, servito da una verticalizzazione profonda, e infine a Orsolini, isolato sulla destra. Nell’arco di neanche un minuto il Bologna ha fatto la stessa azione in modo speculare usando le due catene di fascia. E a legarle c’è stata l’aggressività centrale di Freuler, che ha portato il Monza a cedere subito il pallone al Bologna.
Dieci minuti dopo c’è un’altra verticalizzazione, questa volta di Lucumi verso l’area avversaria, che viene intercettata di testa dal centrale del Monza. Il pallone è rispedito al centro della trequarti, sui piedi di Daniel Maldini, che in un batter d’occhio si ritrova alle spalle Stefan Posch, il quale l’aveva seguito fino al centro della trequarti. Appena sente il corpo dell’avversario, Maldini cade a terra. Posch, impassibile, continua ad andare avanti. Il terzino austriaco costringe Bondo a un tocco goffo e alla fine permette al Bologna di recuperare il pallone, mentre Bocchetti grida invano al fallo. È ancora Freuler che guida la transizione sulla palla recuperata, scendendo accanto a Lucumi.
Lo svizzero parte in conduzione lungo la fascia lasciata scoperta da Maldini, ancora intento a spiegare all’arbitro di aver subito fallo. Santiago Castro nel frattempo si è mosso alle spalle di Bondo e può ricevere la sua verticalizzazione bassa. L’argentino controlla e allarga subito a sinistra, in area, per Benja Dominguez, che può servire Odgaard per il gol del 2-1. Di questi due gol impressionano diverse cose. L’importanza di Freuler come uomo di raccordo nella risalita del pallone, certo, ma anche la continuità nel possesso che è riuscito ad avere il Bologna, grazie alla sua aggressività. Sta tutto qui il suo momento di forma, il modo in cui riesce ad imporre la propria fisicità in campo pur rimanendo freddo mentalmente e in grado di sbagliare poco. «Sono contento, ci siamo fatti trovare pronti anche oggi, siamo stati intensi e, credetemi, non è facile né scontato giocando ogni tre giorni», ha detto Italiano dopo il Monza.
Capace, a questo punto della stagione, di raggiungere quota 33, il Bologna di Italiano ha stabilito il proprio record dopo le prime 20 gare stagionali nell’era dei 3 punti. È uno in più rispetto allo scorso campionato a questo punto, in cui il Bologna era considerato una rivelazione. Se già la scorsa stagione i rossoblu riponevano tanto del loro successo nel recupero del pallone, oggi è diventato il sole attorno a cui gira il lavoro di Italiano. La sua squadra non poteva avere la stessa fluidità in possesso senza giocatori come Calafiori e Zirkzee, perciò, con una manovra più basilare e per certi versi prevedibile, ha sopperito grazie a un ritmo di gioco ancora più insostenibile.
La pressione e la riaggressione sono ciò che sta facendo veramente la differenza per il Bologna in questo momento. Non è soltanto una questione di recupero alto sulla costruzione avversaria, ma anche di capacità di mantenere il baricentro sempre alto, anche dopo aver perso il possesso. Un fattore che permette alla squadra di rimanere corta, favorendo ulteriormente la riaggressione come in un moltiplicatore positivo. Le metafore ormai sono le solite: il Bologna è una squadra tosta, dura, ti mangia, ti aggredisce, ti soffoca. Insomma, una squadra proattiva, che pensa al recupero palla non solo in termini puramente difensivi, ma come parte integrante della strategia offensiva. Il pressing è strettamente legato al modo con cui attacca il Bologna, come ha fatto notare anche la newsletter Calcio Datato. Il Bologna è di gran lunga la squadra migliore del campionato per PPDA, l’indice che misura la qualità del pressing; rispettivamente seconda e prima per pressioni e riaggressioni nella metà campo avversaria (dati StatsBomb).
La squadra di Italiano impone il suo ritmo, non importa se contro una grande o una piccola, e nemmeno le uscite palla più sofisticate come quella dell’Inter di Inzaghi sono riuscite a passare indenni. Simone Inzaghi prima di affrontare il Bologna aveva previsto una partita fisica e l’impatto del pressing del Bologna si è visto alla distanza, nella capacità di rimanere incisivo con il progredire della partita. Ad impressionare sono state le fasi di pressing alto con i giocatori del Bologna finiti addosso a Sommer, costringendolo al rilancio lungo. Mettendo il proprio tridente offensivo contro i 3 centrali dell’Inter e chiedendo poi a Castro di seguire il pallone in caso di retropassaggio verso Sommer (con gli altri compagni a seguire gli avversari scalando in avanti), il Bologna ha messo sotto stress l’Inter, che è andata in difficoltà nella gestione del pallone sotto pressione.
In questa occasione il passaggio arretrato di Dumfries a Sommer fa scalare in avanti tutto il Bologna, chiudendo le linee di passaggio immediate e portando il portiere svizzero a rilanciare lungo per Thuram. La palla però viene intercettata in anticipo da Beukema, che era salito in marcatura.
Il coraggio e l’impatto fisico messo in campo hanno costretto la squadra d’Inzaghi a giocare con percentuali di riuscita dei passaggi più basse. C’è voluto un enorme dispendio fisico e generosità da parte di tutti i giocatori del Bologna per tirare fuori l’Inter dalla propria zona di comfort in uscita palla. Il Bologna usa l’uomo come riferimento ma l’Inter non è riuscita a manipolare il suo pressing, come per esempio aveva fatto con l’Atalanta. Lo stesso aveva fatto qualche giorno prima contro la Roma di Ranieri. «La reazione del secondo tempo era quello che volevamo, concedendo pochissime ripartenze all'Inter e giocando di più quando avevamo la palla. Dovevamo sporcare tutto quello che potevamo e cercare di fare loro del male: ci siamo riusciti», ha detto Italiano dopo la partita. La mossa tattica che sembra aver fatto la differenza è stata quella di tenere i terzini più dentro il campo proprio per averli operativi in riaggressione; o, come ha detto Italiano, farli «stare in campo in maniera preventiva».
Ecco un esempio. La transizione dell’Inter viene prima rallentata da Freuler, che entra deciso su Asllani, e poi spezzata dalla diagonale interna di Holm, che permette l’intercetto della verticalizzazione di Dumfries per Thuram. Una lettura senza palla perfetta del terzino che un quarto d’ora dopo segnerà il gol del 2-2. Come ha detto lui stesso, Italiano ha innestato su un albero già ben piantato a terra prima di lui, cedendo qualcosa e chiedendo in cambio alcune concessioni dai giocatori. «Pian piano qualcosa è stato modificato, sia da parte mia, sia da parte loro. All'inizio c'è stata qualche difficoltà, mentre ora ogni giocatore coinvolto risponde presente», ha detto dopo la vittoria col Monza. Il modo migliore per comprendere che tipo di squadra sia il Bologna è confrontarlo con quello della scorsa stagione.
Oggi il Bologna è una squadra difensivamente altrettanto solida: concede un numero simile di tiri agli avversari (10.63 prima e 9.95 ora) e pericolosità nelle conclusioni (0.79 xG concessi prima e 0.89 xG concessi ora), cifre decisamente positive. Quello che è cambiato è come arrivano queste conclusioni: anche le statistiche mostrano il differente approccio che ora ha il Bologna, il suo essere decisamente più aggressivo in ogni aspetto che abbia a che fare con il recupero del pallone. Per esempio l’altezza del baricentro della squadra senza palla, che ora secondo StatsBomb si attesta sui 48.62 metri di media, rispetto ai 43.99 della scorsa stagione (quello attuale è nel 97esimo percentile, mentre prima era nella media). Ora il Bologna è una squadra che riesce meglio a sporcare la manovra avversaria, abbassando le percentuali avversarie di riuscita dei passaggi ad un ottimo 77% (la scorsa stagione era 81%), un aspetto legato al dominio territoriale che riesce ad avere il Bologna nelle partite.
Certo, è anche uno stile di gioco più rischioso che deve mettere in conto un maggiore numero di tiri concessi da contropiede: prima erano 0.84 e un ottimo ottantesimo percentile; ora siamo a 1.15. «Il primo gol nasce da un nostro possesso dentro la metà campo avversaria. Oltre alla ricerca del gol, dobbiamo comunque essere preventivi in caso di non finalizzazione dell'azione. Si può spendere un giallo, non permettendo all'avversario di distendersi. Dobbiamo lavorarci in allenamento: è un aspetto da affrontare con più attenzione. Successivamente, non abbiamo più concesso metri di gioco», ha detto Italiano dopo la partita contro il Monza. Ma questo è in linea con le aspettative intorno a una squadra di Italiano, il rovescio della medaglia del suo gioco. Pressing così alto con un baricentro così alto porta necessariamente a spazi alle spalle della propria linea difensiva. Per fortuna di Italiano l'organico a disposizione si sposa bene con il suo stile di gioco.La scelta dei profili nella rosa aiuta infatti l’allenatore siciliano a tirare fuori il meglio dal suo sistema, che chiede coraggio per andare a prendere gli avversari fin dentro la propria area di rigore e per riaggredire immediatamente anche a costo di perdere le distanze.
Questo ha comportato delle scelte, con una preferenza per l’esuberanza fisica rispetto alla qualità tecnica a centrocampo. L’esempio più lampante da questo punto di vista è il ridotto minutaggio del trequartista Kacper Urbanski, che ha visto dalla panchina le ultime sette partite consecutive di campionato. Ma anche l’ascesa al centro della trequarti di Jens Odgaard, che ora gioca stabilmente da vertice alto del triangolo di centrocampo del Bologna. Ferguson, da quando è tornato dal lungo infortunio, è stato abbassato e non è stabilmente titolare, al suo posto hanno giocato principalmente Pobega e Moro. In ogni caso il centrocampo deve essere composto da tre giocatori dinamici, con le spalle larghe e il coraggio nei contrasti.
Anche il fronte offensivo è formato da giocatori dinamici e aggressivi, tosti nei contrasti, con Ndoye come esempio perfetto e i due giovani argentini, Benja Dominguez e Santiago Castro, sempre più importanti. Italiano è un allenatore in grado di convincere la propria rosa della bontà dei propri metodi di lavoro, che sa ricavare il massimo sforzo da chiunque giochi. Si vede da come il Bologna scende in campo, sempre coraggioso e in fiducia; un atteggiamento senza il quale recuperare il pallone in alto è difficile.
Italiano ha detto che, nonostante sia nato in Germania, lui si sente solo siciliano. Eppure il suo Bologna sembra proprio una squadra della Bundesliga traslata in Serie A. Una squadra senza compromessi, che con il suo pressing può mettere in difficoltà chiunque.