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La rinascita di Bonucci
15 ott 2019
Il sistema di Sarri esalta le sue qualità e nasconde i suoi difetti.
(articolo)
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Il 17 febbraio 2017 all’Allianz Stadium la Juventus ospita il Palermo, aspettando la trasferta per gli ottavi di finale di Champions League che giocherà a Porto quattro giorni dopo. Sembra una partita come tante e, in effetti, pur non giocando benissimo, la Juve vince piuttosto agevolmente per 4-1. A fine partita, però, a favore di pubblico e telecamere volano parole grosse tra Leonardo Bonucci e il suo allenatore, Massimiliano Allegri. E il diverbio, piuttosto acceso, non si placa negli spogliatoi, nonostante la storica capacità della società bianconera di silenziare all’esterno i malumori.

I giorni che separano la lite dalla partita di Champions League sono dominati dal caso Bonucci-Allegri, con il tecnico livornese che chiede l’esclusione punitiva del difensore dal match di Porto e la società che tenta di mediare. Allegri, scottato dalle precedenti contestazioni pubbliche di Khedira, Mandzukic, Lichtsteiner e Dybala, non cede, giungendo addirittura a minacciare le dimissioni. A Porto, quindi, Bonucci guarda il match da uno sgabello in tribuna, mentre Allegri si auto-multa sostenendo di avere parte di responsabilità nella lite di fine partita.

La Juventus vincerà quello Scudetto e sfiorerà la Champions League, arrivando alla finale di Cardiff. Ma qualcosa tra Bonucci e la maglia bianconera si è rotto e improvvisamente, a luglio, viene ceduto per 42 milioni al Milan.

Nella sua nuova società il difensore si autoproclama come l’uomo della svolta e gli viene assegnata la fascia di capitano, ma l’esperienza si rivela ampiamente sotto le attese sia per Bonucci che per il Milan: i rossoneri esonerano Montella dopo 14 giornate e un insoddisfacente pareggio casalingo contro il Torino, affidandosi a Gattuso che conduce la squadra a un sofferto e deludente sesto posto.

La stagione di Bonucci, invece, è subito da horror: la sua condizione fisica, dall’esterno, appare precaria, e colleziona una corposa catena di errori difensivi. Non c’è un fondamentale difensivo dove Bonucci non abbia un’imprecisione: perde gli uomini sui cross dall’esterno, si fa saltare in uno contro uno sullo stretto, viene spostato dal contatto fisico degli avversari, gestisce pessimamente le situazioni in campo aperto. È come se al Milan fosse approdato il suo doppelgänger, una versione di Bonucci che non è riuscita (come invece mostrato alla Juventus) a sopperire alle proprie carenze e a superare i propri difetti.

Quel Bonucci non è particolarmente atletico, non è attento in marcatura e non è in grado di reggere il dribbling degli avversari. E persino l’aspetto mentale del suo gioco, una delle sue forze, mostra un lato oscuro, che culmina con l’espulsione rimediata nella partita contro il Genoa, per una gomitata ad Aleandro Rosi a palla lontana.

Sorprendentemente, però, l’estate dopo, Bonucci torna alla Juventus, che lo scambia col giovane Caldara appena preso dell’Atalanta. È la certificazione del fallimento dell’esperienza al Milan e lo stesso Bonucci afferma di avere agito di impulso scegliendo di andare via. La società bianconera, che aveva sostituito Bonucci in maniera non pienamente soddisfacente con Benatia, dopo l’acquisto di Ronaldo non vuole aspettare la crescita dei giovani Caldara e Rugani e sceglie di portare a casa un difensore esperto, che conosce perfettamente l’ambiente e che ritiene, nonostante l’anno al Milan, pienamente affidabile e in grado di formare l’ossatura arretrata della squadra che darà l’assalto alla Champions League.

Ma l’inizio di Bonucci anche nella stagione 2018-19 non è dei migliori e su quasi tutti i gol presi dalla Juventus pesa l’ombra dei suoi errori, con gli avversari che, in serie, realizzano gol di testa colpendo il pallone proprio alle sue spalle, accusato di “perdere la marcatura”. La stagione di Bonucci poi prosegue senza particolari acuti, come del resto la stagione della sua squadra, che vince di nuovo lo Scudetto, l’ottavo consecutivo, e dopo l’eliminazione ai quarti di Champions con l’Ajax decide di cambiare allenatore, chiamando a dirigere l’orchestra Maurizio Sarri, una scelta percepita come rivoluzionaria.

Bonucci è difensore moderno?

La descrizione più immediata e ricorrente di Leonardo Bonucci è sempre stata quella di difensore moderno, sottolineando in tale maniera la sua capacità di gestire il possesso palla e di fornire un contributo di indiscutibile qualità in fase di costruzione bassa, una caratteristica diventata sempre più importante nel calcio contemporaneo.

Da quando è arrivato alla Juventus sono già passati quasi dieci anni e la sicurezza e l’abilità in fase di possesso palla, che nel 2010 erano qualità richieste ma non comuni tra i difensori, specie italiani, sono diventate quasi un pre-requisito necessario per potere giocare ad alti livelli. La modernità di Bonucci è stata quindi diluita dal tempo e oggi, accanto alla possibilità di sostenere efficacemente le fasi iniziali della manovra, sempre più fondamentali nell’indirizzarne i successi sviluppi, ai migliori difensori sono spesso richieste altre specifiche doti.

Il calcio di alto livello è sempre più veloce e intenso: tranne rare eccezioni, le migliori squadre ambiscono al dominio del possesso e giocano, in genere, un pressing aggressivo tenendo la linea difensiva alta e costringendo pertanto i difensori a difendere lontani dalla propria area, spesso in situazioni di parità numerica contro gli attaccanti avversari. Ai difensori dei top team, quindi, è sempre più spesso richiesto di giocare con tanto campo alle spalle, e di coprire l’intera metà campo difensiva, magari contro attaccanti velocissimi come Salah, Mbappé - o, anche solo, riferendoci all’ultima giornata di Champions League, Gnabry, autore di quattro gol in casa del Tottenham.

In questo senso, Bonucci può apparire un difensore antico: non troppo a suo agio con tanto campo da coprire e protetto, nei migliori anni della sua carriera, da una squadra come la Juve che non disdegnava affatto la difesa bassa, che anzi della vecchia arte della protezione dell’area di rigore aveva dato un’interpretazione magistrale rendendola il cardine di molti dei suoi successi.

Per questo all’inizio della stagione 2019-20 Leonardo Bonucci veniva considerato un difensore la cui modernità stava progressivamente sfiorendo, raggiunta e in qualche modo superata dall’evoluzione del calcio nell’ultimo decennio; un difensore che, dopo l’anno disastroso al Milan e la passata stagione alla Juventus, sembrava avere imboccato una parabola discendente. A rafforzare quest’impressione aveva contribuito l’acquisto di Matthijs de Ligt, a diciannove anni già un grandissimo difensore e potenzialmente un assoluto fuoriclasse del ruolo, che pareva destinato sin da subito a scalzare proprio Bonucci dall’undici titolare per affiancare l’insostituibile Chiellini.

A Parma però, alla prima giornata di campionato, Maurizio Sarri schiera la coppia Bonucci-Chiellini al centro della sua imprescindibile difesa a 4 e il giovane de Ligt si accomoda in panchina. La partita successiva è già un big-match e la Juventus ospita all’Allianz Stadium il Napoli: ancora una volta Bonucci è in corsa con de Ligt per un posto da titolare, ma il grave infortunio di Chiellini alla vigilia della partita risolve il ballottaggio e stabilisce che Bonucci e de Ligt dovranno formare la coppia di difensori centrali di Sarri per buona parte della stagione.

Da quel momento in poi il rendimento di Leonardo Bonucci ha un’impennata. L’assenza di Chiellini gli consegna la fascia da capitano e la responsabilità di guidare la linea difensiva della Juventus, accompagnando il de Ligt titubante delle prime apparizioni.

Come cambia Bonucci con Sarri

Le richieste tattiche di Maurizio Sarri sono profondamente diverse da quelle di Massimiliano Allegri. Il tecnico bianconero chiede alla sua linea difensiva di applicare una zona pura e, più in generale, alza il punto ideale di riconquista del pallone, provando a ridurre al minimo le fasi di difesa posizionale nella propria metà campo facendo largo uso del pressing.

Nelle prime partite la Juventus non è riuscita a soddisfare completamente le richieste del proprio allenatore e l’esecuzione non è stata sempre precisa. Contro il Napoli la Juventus ha subìto due gol da calcio piazzato e gestito in maniera pessima un attacco in campo aperto degli avversari, con una lettura sbagliata di de Ligt che è costata il gol di Lozano.

A Firenze, poi, la Juventus ha giocato la peggiore partita di questo inizio di stagione, costretta dalla Fiorentina a difendere frequentemente nella propria metà campo. Dopo quattro giorni la Juventus è stata impegnata nel complicato esordio in Champions League contro l’Atletico Madrid: ancora una volta, pur disputando un’ottima partita, la squadra di Sarri non è riuscita a difendere alta e a evitare frequenti fasi di difesa posizionale. La partita con l’Atletico ha reso evidenti anche molte delle qualità di Bonucci all’interno del sistema difensivo di Sarri.

In fase di difesa bassa, contro i cross degli avversari provenienti dagli ultimi 20-25 metri di campo, la zona pura applicata da Sarri prevede che il terzino del lato forte rompa la linea andando in pressione sul crossatore e che i tre difensori rimanenti proteggano la porta, disponendosi a zona, stretti, occupando l’area del primo palo, del centro della porta e del secondo palo. Non è prevista la marcatura a uomo degli avversari, ma il riferimento è la posizione del pallone e quella della porta: in un sistema del genere rimane fondamentale l’attenzione e la concentrazione per trovare la corretta posizione e il tempismo nell’attaccare il pallone all’interno della zona di competenza.

La difesa schierata della Juve contro un cross dai 16 metri: Danilo rompe la linea ed esce su Renan Lodi; Bonucci, de Ligt e Alex Sandro rimangono stretti, con Bonucci che si posiziona a difesa della zona del primo palo.

All’interno di un’organizzazione del genere, le carenze di Bonucci in marcatura, talvolta emerse nei sistemi misti uomo-zona adottati in occasione dei cross, non hanno più alcuna importanza e viene esaltata la sua capacità di presidiare con precisione la zona di competenza, la qualità dell’esecuzione dei compiti e la pulizia tecnica degli impatti con il pallone.

Contro l’Atletico Madrid ripulisce l’area per ben 7 volte, impreziosendo le sue azioni in difesa all’interno dei propri 16 metri con letture individuali di alto livello.

Emblematica in questo senso l’azione che conduce al gol del vantaggio di Cuadrado, nato da un suo splendido lungo lancio di esterno destro per Higuain. Il lancio è preceduto dalla riconquista palla del difensore bianconero che, con la palla in possesso di Kieran Trippier sull’esterno, intuisce che il terzino avversario non crosserà ma servirà Diego Costa al limite dell’area: Bonucci decide di rompere la linea rubando la palla a Diego Costa e lanciando immediatamente Higuain nella metà campo avversaria.

Bonucci legge la situazione in anticipo e rompe la linea difensiva rubando palla a Diego Costa.

Più in generale, e lontano dalla propria area, i nuovi principi difensivi portati da Sarri alla Juventus hanno profondamente modificato la fase di non possesso palla dei bianconeri. Il disegno e la compattezza della linea, anche distanti dalla propria porta, rimangono i punti focali su cui i giocatori devono orientarsi.

Per il posizionamento difensivo, le posizioni degli avversari occupano una priorità di gran lunga inferiore rispetto a quella del pallone, dei compagni e alla lettura delle situazioni di palla coperta/scoperta.

La linea viene rotta solo per portare pressione al possibile ricevente tra le linee al fine di “coprire” il pallone, mentre se puntata, tende a scappare compatta, stringendosi a protezione della propria porta. Se ben supportata dal pressing, la linea difensiva rimane alta, con tanta profondità alle spalle, per tenere corta la squadra.

È una difesa piuttosto cerebrale, che gestisce gli spazi invece di contendere individualmente il pallone agli avversari, che minimizza i duelli individuali privilegiando una riconquista collettiva e che lascia a occasionali letture individuali le digressioni dalle ferree regole di comportamento, come, ad esempio un inatteso accorciamento su un avversario prevedendo in anticipo una giocata.

All’interno di un sistema difensivo così costruito, eccellono i giocatori capaci di interpretare appropriatamente le varie situazioni di gioco per adottare il corretto comportamento secondo le regole difensive previste e la pulizia tecnica e tattica dell’esecuzione risulta fondamentale. Un contesto del genere premia quindi le migliori qualità di Bonucci e rende meno importanti gli aspetti più carenti del suo gioco.

Il numero di tackle tentati da Bonucci è costantemente diminuito nel corso della sua carriera ed è aumentata la frazione di tackle vinti, a testimonianza dello sviluppo di uno stile difensivo basato sempre più sulle capacità di lettura e di anticipo delle giocate. La difesa di Sarri asseconda le sue caratteristiche e in questa stagione Bonucci ha raggiunto il minimo di tackle tentati e non è mai stato saltato in dribbling.

All’interno del sistema progettato da Sarri il rendimento di Bonucci è progressivamente cresciuto anche lontano dalla propria area, con l’intera squadra che, migliorando il pressing, riesce a difendere sempre più spesso in avanti riducendo drasticamente le fasi di difesa posizionale.

Con parecchio spazio da coprire alle proprie spalle il posizionamento di Bonucci si è fino ad adesso rivelato impeccabile, consentendogli in tale maniera di gestire ottimamente anche situazioni complesse in campo aperto, a dispetto della velocità non eccelsa.

Contro il Bayer Leverkusen, difendendo nei pressi della linea di centrocampo, Bonucci legge perfettamente la situazione: accorgendosi che de Ligt non riesce ad anticipare l’avversario, intuisce la giocata a muro e la successiva ricerca del terzo uomo, e scappa in anticipo a copertura della profondità, riuscendo a contrastare e a portare sulla bandierina del corner Kai Havertz.

L’importanza del contesto

L’agio tattico nel giocare in un sistema che ben si adatta alle sue caratteristiche si è quindi trasferito in una piena consapevolezza delle proprie possibilità, che sta permettendo a Bonucci di esprimere il meglio del suo potenziale tecnico.

Inoltre, la sua rinnovata centralità tecnica ha avuto conseguenze positive sulla sua emotività, mostrando come la personalità di Bonucci abbia bisogno di un sistema che divide responsabilità emotive -oltre che tecniche - come è sembrato evidente, in negativo, durante il suo anno al Milan, e in parte anche la scorsa stagione.

La difesa frontale di Bonucci è divenuta di alto livello. La linea arretrata della Juventus è attaccata palla al piede da Insigne e pertanto si stringe e indietreggia: al limite dell’area Bonucci si ferma ad affrontare Insigne e riesce a rubargli il pallone grazie a un notevole tempismo nel “mettere la gamba” in situazioni di difesa frontale, qualità che ha sviluppato nel tempo.

Infine, c’erano pochi dubbi che le qualità in fase di possesso palla di Bonucci potessero combinarsi bene con il palleggio richiesto da Sarri per disordinare le difese avversarie. Il difensore bianconero ha solamente dovuto adattare in parte il proprio stile di gioco offensivo alle richieste del nuovo tecnico.

In accordo coi principi del gioco di posizione, il calcio di Sarri preferisce non saltare alcun reparto nella risalita del pallone e coinvolgere pienamente i centrocampisti, in particolare Pjanic, nella costruzione della manovra. Acquista quindi maggiore importanza il gioco corto, che Sarri predilige per muovere la struttura difensiva avversaria con fitte sequenze di passaggi. Per questo il contributo di Bonucci alla manovra offensiva della squadra è diminuito quantitativamente e ha leggermente variato la sua natura.

In questo scorcio di stagione, in campionato Bonucci gioca in media meno di 52 passaggi in media ogni 90 minuti. Solamente nell’anno di Delneri alla Juventus e al Bari aveva mediamente effettuato meno passaggi. Anche il numero di passaggi lunghi ha raggiunto un minimo storico (9.2 p90), a testimonianza della maggiore volontà di dialogo corto coi compagni di reparto e con il mediano per muovere gli avversari ed attirarne la pressione.

Al di là dei dati quantitativi, Bonucci sembra aver pienamente compreso i principi che sottendono alla circolazione palla prevista dal proprio allenatore e la sua capacità di far circolare con efficacia e intelligenza il pallone, oltreché con pulizia tecnica, si sta rivelando preziosa per la Juventus di Sarri.

E così, dopo un anno davvero complesso al Milan, e una stagione in chiaroscuro con Allegri, il primo periodo di stagione nella Juve di Maurizio Sarri, sembra avere restituito nuova brillantezza alle prestazioni di Leonardo Bonucci. Nell’ottimo rendimento del difensore bianconero è fondamentale l’habitat tattico in cui il nuovo allenatore dei bianconeri lo ha immerso.

È interessante notare che la strategia difensiva di Sarri in qualche maniera è in controtendenza con la maggior parte delle scelte dei migliori allenatori delle maggiori squadre europee: se la volontà di pressare in maniera aggressiva e di difendere alti è una caratteristica che si ritrova in quasi tutti i tecnici di alto livello, la scelta di adottare una zona pura, invece di privilegiare un approccio basato su una maggiore attenzione alla “marcatura a uomo nella zona” e ai duelli individuali, disegna un approccio in realtà molto più diffuso in passato, specie nel periodo di transizione tra il dominio della marcatura a uomo a quello della difesa “a zona”.

Le presunte difficoltà oggettive di Bonucci a interpretare il ruolo in maniera “moderna”, intendendo con questo aggettivo una difesa centrata su tanti uno contro uno, magari in campo aperto, sono superate dall’adozione di una difesa di reparto, interamente basata sulla collaborazione tra i componenti della linea arretrata, in cui a esaltarsi sono invece le sue migliori caratteristiche.

Il mix tra interpretazione delle situazioni di gioco, esecuzione delle regole di comportamento tattico, letture individuali e minimizzazione dei duelli individuali costituisce il brodo ideale in cui il talento difensivo di Bonucci sembra potere esprimersi al meglio.

Come sempre, nel calcio, la modernità è un concetto in continua evoluzione e da definire in ogni singola situazione. E il contesto è fondamentale per potere fare emergere le migliori qualità di un calciatore.

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