E quindi ieri il Real Madrid ha vinto la sua quindicesima Champions League, estendendo un dominio su questa competizione che ormai è difficile spiegare a parole. La squadra spagnola ha ampliato ulteriormente il divario rispetto al secondo classificato di questa speciale classifica, cioè Carlo Ancelotti, che da solo ne ha conquistate sette, di cui tre da allenatore proprio del Real Madrid. Carlo Ancelotti, insomma, ha vinto da solo tante Champions quante ne ha vinte in tutta la sua storia il Milan. Vengono le vertigini.
Di Borussia Dortmund-Real Madrid abbiamo parlato anche in Che Partita Hai Visto, il podcast dedicato ai nostri abbonati in cui commentiamo a caldo le partite più importanti della settimana. Se non siete ancora abbonati, potete farlo cliccando qui.
Ancora una volta in questa coppa abbiamo assistito inermi all’ennesima prova di superiorità della Casa Blanca e del loro allenatore, ma questa volta non c’è stato spazio per alcun tipo di retorica sulla mistica e sulle arti oscure. Il Real Madrid, pur soffrendo nella prima parte, è venuto fuori in tutta la sua superiorità rispetto a un buonissimo Borussia Dortmund, che ha dimostrato sì di essere all’altezza di una finale di Champions League, ma che in confronto al suo avversario sembrava dovesse faticare sette camicie per starci dentro.
Entrambe le squadre hanno iniziato la partita con atteggiamenti abbastanza chiari. La squadra di Ancelotti cercava di impostare l’azione passando soprattutto da Toni Kroos, che si abbassava verso i difensori centrali (prevalentemente alla loro sinistra) facendo da “traino” per il conseguente avvicinamento al centro di Camavinga.
La prima occasione del Real Madrid è nata proprio da questa connessione, una doppia verticalizzazione per Valverde che avrebbe potuto portare a qualcosa di più. Il Dortmund è stato però sufficientemente organizzato nel pressing alto per il resto della prima metà del primo tempo e il Real Madrid non è riuscito a concretizzare il talento del tedesco nell'uscita da dietro.
Il buon primo tempo del Borussia
La chiave del buon pressing dei tedeschi è stata la compattezza e reattività nel coprire gli spazi interni, utilizzando soprattutto Sabitzer in uscita forte su Kroos, la partecipazione di Fullkrug con le corse all’indietro, e la vicinanza di Can a Brandt per rendere più difficoltosa la ricerca del “buco” da parte di Kroos. Anche l'apporto difensivo di Adeyemi e Sancho, che si trovavano spesso più in basso dei due interni, ha reso impossibile una qualsiasi accelerazione da parte della circolazione del Real Madrid, neanche passando dall’esterno.
Nella seconda metà del primo tempo sono stati gli uomini di Terzic a creare più opportunità potenzialmente pericolose, e lo hanno fatto sia attraverso azioni manovrate, che in ripartenza.
Partendo con una disposizione simile a un 4+1, con Emre Can unico riferimento davanti alla difesa, col passare dei minuti il Borussia Dortmund si è poi consolidato su uno sviluppo 3+2 in costruzione alta, con Can in mezzo ai due centrali e, davanti a loro, il terzino sinistro Maatsen al fianco di Sabitzer. Questa struttura ha messo in difficoltà il pressing del Real Madrid, che utilizzava un 4-4-2 con Vinicius e Rodrygo in prima linea e Bellingham e Valverde ai fianchi di Camavinga e Kroos. Oltre alla scarsa incisività della pressione sul palleggio dei cinque costruttori di Terzic, spesso lasciati troppo liberi di organizzarsi, il Real è stato esposto in un paio di occasioni a delle doppie imbucate che attraversavano entrambe le prime due linee di pressione, arrivando poi fin davanti alla linea difensiva. Enorme poi l’occasione concessa a Adeyemi, in uno contro uno con Courtois, con Carvajal che aveva tenuto in gioco l’esterno di Terzic su un bel filtrante di Hummels, arrivato a sua volta al passaggio troppo libero di pensare.
Altre azioni promettenti per il Borussia Dortmund sono arrivate in transizione offensiva, grazie all’attitudine a distendersi rapidamente lungo il campo una volta recuperata palla. Una propensione che ha portato i tedeschi a creare occasioni da gol persino da alcune rimesse laterali giocate all’altezza del centrocampo. Emblematiche le due ripartenze consecutive intorno al ventiduesimo minuto: la prima, dalla propria area dopo un tentato cross di Vinicius, con Adeyemi e Brandt che orchestrano la transizione da sinistra per poi svoltare sul lato debole su Sabitzer e Sancho. Pochi attimi dopo, mentre Camavinga tentava di alleggerire la situazione portando la palla lontano dalla propria area, Maatsen ha recuperato il possesso servendo una bella verticalizzazione per Fullkrug, il cui tiro è finito sul palo alla sinistra di Courtois. Per tutto il resto del primo tempo e per i primi minuti del secondo, il Borussia è sembrato sempre temibile in queste situazioni di ribaltamento, e soprattutto lucido nel capire quando e come accelerare. Importanti, in questo senso, sono state le ricezioni alle spalle della pressione sfruttando la diagonalità dei passaggi.
Le mosse di Ancelotti
Il Real Madrid, però, non è certo rimasto a guardare. Dopo un primo tempo abbastanza scarno dal punto di vista offensivo, era necessario cambiare qualcosa per riuscire sia a creare qualche occasione in più, sia a governare il possesso in maniera più continuativa e imprevedibile nella metà campo avversaria. Così, Ancelotti ha proposto ai suoi una soluzione per cambiare il modo di attaccare attraverso pochi ma efficaci accorgimenti. Il cambiamento più grande è stato l’avanzamento di Camavinga, che ha smesso di essere un riferimento vicino agli abbassamenti di Kroos (che sono continuati regolarmente) e ha iniziato a inserirsi di più dentro la trequarti avversaria, con e senza palla. Dopodiché, Rodrygo ha iniziato ad attaccare più frequentemente spostandosi dal centro dell’attacco in ampiezza a destra, ma senza rimanerci confinato in maniera fissa, anzi, andando più volte ad associarsi anche sul lato opposto.
Quando la palla era del Dortmund, si è visto poi un cambiamento nella composizione delle linee, con Rodrygo e Vinicius spostati in fascia, e Bellingham con Valverde più impegnati nella prima uscita. In tutto ciò, Carvajal e Bellingham hanno intensificato i propri movimenti di incursione dentro il campo, rendendo più temibili i traversoni che arrivavano soprattutto dalla sinistra, con Vinicius in veste di suggeritore. L’occasione più grande, dopo questi accorgimenti, ce l’ha avuta Carvajal al 56’, riuscendo a concludere al volo a pochi metri dall’area piccola sul secondo palo.
Il Real Madrid ha così tratto forza dal suo principale valore aggiunto in possesso: l’imprevedibilità di movimento unita alla enorme qualità a disposizione, una fitta rete di relazioni di gioco che ha valorizzato sempre di più ogni singola progressione nella metà campo avversaria. Il talento di Vinicius, Rodrygo e Camavinga, in questo nuovo contesto, è sembrato crescere. Il modo di giocare del Madrid non è “cambiato” radicalmente nel secondo tempo, ma le certezze dei Blancos si sono sedimentate sempre di più tra le minuscole crepe del Borussia Dortmund, che fino all’ultimo ha provato a difendersi al meglio delle sue possibilità, trovando però sempre più difficoltà a farlo.
Nell’azione qui sopra, un sovraccarico abbastanza significativo: dopo aver portato palla in diagonale partendo da destra, Valverde si ritrova sulla fascia sinistra e ci rimane, mentre a lui si avvicinano Rodrygo, Camavinga, Vinicius, Mendy e Bellingham, quest'ultimo pronto ad attaccare l’area o a dare un’ulteriore soluzione corta incontro. L’ampiezza sul lato destro veniva regolata da Rudiger sul corto e Carvajal sul lungo, pronto a inserirsi in area. Non è stata un’azione da gol, ma ci restituisce l’immagine perfetta dello stato di fiducia crescente del Madrid, una squadra che, quando inizia a prendersi questa libertà di muoversi sul campo, significa che sta bene, che è a suo agio con lo sviluppo degli eventi.
E infatti, appena dieci minuti dopo, è arrivato il gol del vantaggio, con cui Carvajal ha coronato una partita di ampio respiro, fatta di alcune imprecisioni con e senza palla nel primo tempo, ma anche di una partecipazione offensiva sempre più intensa, che lo aveva portato ad avere già alcune occasioni.
Gol dell’1-0. Carvajal crea separazione da Maatsen, che rinuncia a seguirlo, andando a proteggere la porta sul primo palo.
Il peso di Carvajal
Si potrebbe avere la tentazione di dire che il Real Madrid è stato fortunato per il modo in cui è arrivato il calcio d’angolo vincente, con una deviazione di Maatsen inutile data la traiettoria del tiro, arrivato per altro dallo sviluppo di un altro calcio d’angolo. Certo, l'evento in sé è fortunato, ma è anche vero che il mismatch tra i movimenti di Carvajal e il contenimento difensivo di Maatsen, che lo marcava, è stato un tema per quasi tutto il secondo tempo. Già al 49’ il terzino di Ancelotti aveva avuto un’altra occasione per segnare su calcio d’angolo, sempre di testa, e anche in questo caso dopo essersi staccato da Maatsen. Ma anche nei restanti corner, anche dopo l’1-0, Carvajal è sempre riuscito a divincolarsi e arrivare in vantaggio, pur non trovando l’impatto col pallone. Insomma, prima o poi sarebbe dovuto succedere.
Maatsen ha sempre cercato di seguire sempre gli stacchi di Carvajal verso il primo palo, ma non ci è mai riuscito. Nell’azione qui sopra, per esempio, si vede come lo spagnolo riesca a divincolarsi facendo prima un movimento verso destra, sfruttando l’inerzia per creare separazione con l’aiuto delle braccia, e poi sprintando veloce verso il primo palo. In questo caso Carvajal non è arrivato a concludere, ma da qui si capisce bene come Maatsen lo stesse soffrendo a prescindere dal gol. L’inizio di un incubo per il giovane terzino olandese, che ha poi sbagliato anche il passaggio in costruzione che ha portato al gol di Vinicius. Una finale forse troppo crudele per lui, se pensiamo all’altissimo livello delle sue prestazioni durante la fase a eliminazione diretta. Di certo ha il potenziale per rifarsi in futuro.
Si dice che maggiore è il livello delle partite, più pesa ogni singolo dettaglio. In questo caso, la superiorità del Real Madrid si è manifestata in diversi dettagli. Dopo l’1-0, per esempio, il Dortmund è calato anche per la prestazione sempre crescente di Camavinga, che ha potuto incidere da una posizione più avanzata sia attraverso il recupero palla, sia con la puntualità e l'intensità dei suoi inserimenti. Emblematiche queste tre azioni nel giro di quattro minuti: al 76’ gioca un uno-due con Vinicius sulla fascia sinistra, sovrapponendosi internamente, per poi arrivare sul fondo e giocare un cut-back per Bellingham, che conclude fuori di poco; al 78’ guadagna un fallo a pochi metri dall’area con un dribbling secco su Hummels; all’80’ recupera palla sulla trequarti e poi tira da fuori area guadagnando un corner dopo una bella parata di Kobel.
È solo un esempio, ma ci dice di quanto la vittoria del Real Madrid sia stata meno scontata di quanto non sembri. Certo, perdere sarebbe stata una grossa delusione per la Casa Blanca, però le partite vanno sempre giocate, e il Borussia Dortmund ha avuto diverse sliding doors che avrebbero potuto portare la partita da un'altra parte. Alla squadra di Terzic va dato il merito di aver coronato un grande percorso con una prestazione all’altezza, mettendo in difficoltà una delle squadre più complicate da affrontare in una partita secca. Forse la più complicata da questo punto di vista nella storia del calcio.
Alla lunga, però, il potenziale del Real Madrid ha trovato la sua strada, d'altra parte lo fa sempre. La squadra di Ancelotti è talmente ricca di talento che qualcuno esce sempre fuori, anche quando uno dei suoi migliori giocatori in questa stagione, cioè Bellingham, vive una serata di appannamento. La grande forza della squadra di Florentino Perez è proprio questa: l’assortimento incredibile di giocatori capaci di svoltare un singolo momento, così che ci sia sempre qualche fenomeno pronto a prendersi la scena. Da questo punto di vista, un trionfo di questo Real Madrid non sarà mai veramente inaspettato.