Per quasi dieci anni, il Bournemouth è stato la squadra di Eddie Howe. L'allenatore, adesso al Newcastle, ha guidato le "Cherries" per quasi un decennio, risalendo dalla League Two a cinque stagioni consecutive in Premier League, prima di andarsene dopo la retrocessione dell’estate del 2020. Sembravano tempi irripetibili e invece oggi il Bournemouth è diventata una delle squadre più cool della Premier League e il suo nome è associato a quello di Andoni Iraola, che qui è arrivato nell’estate del 2023 guidando il club al miglior risultato di sempre in Premier League in termini di punti ottenuti in una stagione (48) e all’attuale sesto posto in classifica (e di punti ne ha già 30).
Oggi Iraola ci sembra una grande idea, quindi, ma al tempo la sua scelta era stata abbastanza impronosticabile e anche contestata. Nel giugno del 2023, quando viene annunciato, il Bournemouth era reduce da una stagione partita con l’esonero di Scott Parker dopo 16 gol subiti in tre partite tra agosto e settembre – di cui nove solo dal Liverpool – e finita con una salvezza tranquilla grazie al miracle worker Gary O’Neil, capace di trascinare una squadra con grossi buchi di rosa a una salvezza tranquilla.
Iraola è arrivato al Bournemouth come allenatore rampante, erede spirituale di Bielsa e protagonista di tre ottime stagioni con il Rayo Vallecano, portato prima alla promozione in Liga e poi a due piazzamenti di metà classifica. Dietro la sua scelta c’è stata una linea comune, messa in atto dalla proprietà americana di Michael Foley, che ha acquistato il Bournemouth nel 2023 e da allora ha cominciato una sorta di partita a Football Manager.
In altre parole, da gennaio 2023 sono arrivati a Bournemouth tutta una serie di giocatori di cui si parlava molto ma che non era sicuro potessero performare in Premier League. Qualche esempio: il centrale ucraino Zabarnyi, l’esterno ungherese Milos Kerkez, il giovane inglese Alex Scott, l’esterno del Lorient Dango Ouattara.
Questa strategia ha portato a smantellare quasi totalmente l’impalcatura rimasta dalle gestione Howe – oggi sono rimasti solo cinque giocatori della squadra retrocessa nel 2020 – e a sostituirla con una serie di giovani anche senza alcuna esperienza a questi livelli.
Anche per questo i primi mesi di Iraola sono stati molto pesanti: nelle prime 9 partite della scorsa stagione, il Bournemouth ha ottenuto appena 3 punti senza mai vincere. Uno score ben peggiore di quello che ha portato all’esonero di Parker nel 2022, per capirci. A suo tempo era comunque facile aspettarsi un periodo abbastanza lungo di adattamento: Iraola ha infatti scelto di partire da premesse diverse, alzando enormemente la linea difensiva e portando la squadra a pressare molto più intensamente. Per dei giocatori abituati a un approccio molto più reattivo come quelli che avevano lavorato già con O’Neil si può immaginare che shock sia stato. Come spiegato dall’ex centravanti, Dominic Solanke: «Non siamo riusciti a integrare tutte le informazioni all’inizio: io pressavo con un numero dieci alle spalle e non avevamo i giusti tempi. Non sapevamo quando dovevamo pressare e quando ripiegare».
Per fortuna di Iraola, la dirigenza ha lasciato al basco il tempo di lavorare con tranquillità. A fine ottobre, contro il Burnley, è arrivata la prima vittoria e da lì il Bournemouth ha ingranato, perdendo sì per 6-1 contro il City ma poi chiudendo il 2023 con 6 vittorie nelle ultime 8 partite, battendo in casa il Newcastle per 2-0 e addirittura vincendo 3-0 a Old Trafford. La stagione, chiusa con 48 punti e un dodicesimo posto, è diventata poi la migliore della storia del club in Premier League.
Sull’impianto voluto dall’allenatore basco si è basata anche la fortuna di diversi singoli nel Bournemouth. Uno degli esempi più evidenti è proprio quello di Solanke. Se nella squadra di O’Neil l’attaccante inglese aveva un ruolo più di appoggio, finalizzato a far uscire velocemente il pallone dalla prima linea e costruire seconde palle attaccabili da Philip Billing, con Iraola il suo gioco è stato notevolmente ampliato.
In particolare, ha spiegato Solanke un anno fa, giocare in una squadra che pressa molto alta e molto intensamente porta gli attaccanti a recuperare e/o ricevere palloni in situazioni più pericolose, possibilmente già orientati verso la porta. Materialmente parlando, nel passaggio dal sistema di O’Neil a quello di Iraola, Solanke è passato da essere un attaccante da 6 gol e 7 assist in Premier a uno da 19 gol e 3 assist, guadagnandosi anche il trasferimento al Tottenham per 65 milioni di euro.
È interessante notare come la propensione al pressing sia qualcosa che Iraola considera quasi innata per i suoi giocatori. «I nostri attaccanti hanno la predisposizione a sacrificarsi», ha spiegato in una delle sue prime conferenze stampa, nel giugno del 2023 «Possono sostenere il pressing e farci giocare più alti, in modo da essere più vicini all’area quando recuperiamo palla».
Un buon esempio di questo approccio si è visto nella prima delle tante occasioni che "le Cherries" hanno costruito contro il Manchester City a inizio novembre, in una partita che poi hanno vinto per 2-1. È una dinamica che si può vedere spesso nelle partite della squadra di Iraola: Evanilson rimane come riferimento più alto, alle spalle si muove l’ex romanista Justin Kluivert, che solitamente prende il riferimento in seconda linea – nel caso specifico Kovacic; nel frattempo i due esterni alti, in questo caso Semenyo e Tavernier, rimangono in una posizione intermedia, pronti a seguire la diagonale esterno-interno in caso di un retropassaggio.
Il meccanismo si attiva quando Kovacic scarica su Aké: Semenyo esce forte sull’olandese, Kluivert segue Kovacic e i due mediani si appaiano con Gundogan e Foden, rimasti più alti tra le linee. Per Aké la soluzione più semplice sarebbe cercare un cambio di lato su Bernardo Silva ma la densità portata dai giocatori del Bournemouth è tale che l’olandese preferisce costruirsi la linea di passaggio conducendo verso il centro del campo.
La scelta, però, non paga. Tavernier scatta su Bernardo, Aké esita e Semenyo gli leva il pallone, mandandolo proprio sui piedi di Tavernier. Sul pallone recuperato gli attaccanti del Bournemouth sono in tre contro il solo Akanji. Tavernier apre quindi a destra per Semenyo e solo un tiro non perfetto di quest’ultimo permette la parata a Ederson.
Questa azione è arrivata dopo un minuto scarso dall’inizio della partita e se da un lato è un bel manifesto delle difficoltà del Manchester City dall’infortunio di Rodri, dall’altro è un esempio perfetto come le pressioni del Bournemouth possano creare problemi enormi a qualsiasi squadra.
Nella partita vinta a dicembre dell'anno scoros contro il Manchester United era stata un’uscita altissima di uno dei due mediani, Lewis Cook, a portare a un anticipo su McTominay, lanciando il centrocampista inglese praticamente dentro l’area e permettendogli di servire Solanke per l’1-0. O ancora, poche settimane fa, contro il Wolverhampton, è stato Evanilson a portare la pressione fino sul portiere, anticipandolo due volte e prendendo due rigori. Questi sono solo alcuni esempi di come le idee di Iraola portino dei vantaggi concreti.
UN'IDENTITA' PROFONDAMENTE VERTICALE
L’efficienza del Bournemouth insiste anche sulla ricerca diretta della verticalità in fase di possesso. Come spiegato dallo stesso Iraola a Sky Sports, quando la squadra recupera il pallone, l’idea è quella di cercare direttamente il numero nove.
Secondo il basco, questa scelta è dettata dalla possibilità di sfruttare il disordine che ha la squadra nel momento critico perde il possesso, potendo quindi creare situazioni più pericolose. Questo modo di giocare è abbastanza peculiare per la Premier, non tanto perché manchino le squadre che giocano molto in verticale, quanto perché il Bournemouth è l’unica squadra che abbina questo uso di passaggi lunghi e in verticale a un sistema che cerca di controllare il contesto, cioè principalmente lo spazio attraverso l'uso del pressing.
Per fare un confronto: altre due squadre che usano molto i lanci in verticale, ossia Nottingham Forest ed Everton, sono due squadre che lo fanno per necessità per uscire velocemente da situazioni di difesa posizionale anche molto prolungate. Il risultato, anche banalmente, è che queste giocate producono palloni sporchi, poco disponibili per gli attaccanti e si associano a un volume di occasioni prodotte relativamente basso.
Il Bournemouth, nonostante un modo molto rischioso di gestire il pallone, è invece la quarta squadra della Premier League per expected goals prodotti su azione (in media 1.32 a partita, meno solo di squadre come Liverpool, Chelsea e Tottenham; dati StatsBomb).
Le idee di Iraola si sposano bene anche con le caratteristiche di molti suoi giocatori. Il caso più eclatante è probabilmente quello di Semenyo, arrivato sei mesi prima dello stesso Iraola e diventato il perfetto agente del caos per il suo sistema di gioco. Il ghanese, che gioca come esterno alto sia a destra che a sinistra, ha un gioco estremamente verticale, in cui fa uso costante della sua velocità e della sua elasticità per manipolare la profondità e allungare le linee avversarie.
In questa stagione Semenyo ha segnato solo 5 gol e nella scorsa si è fermato a 8, ma la sua presenza è quasi sempre devastante, soprattutto contro gli avversari che più volentieri accettano il rischio di mantenere una linea difensiva più alta. Il ghanese è anche un pressatore molto intelligente e applicato, due qualità fondamentali per le idee di Iraola. Forse il giocatore più importante di questo Bournemouth, anche al netto dei suoi visibili difetti in finalizzazione.
La finalizzazione, va detto, è una carenza strutturale dei giocatori del Bournemouth. Se è vero che la squadra di Iraola è tra le più produttive della Premier League, è anche vero che è tra quelle che convertono peggio. Finora infatti le "Cherries" hanno segnato appena 23 gol (esclusi i rigori) dagli oltre 30 xG prodotti in totale. Un dato su cui incide, ovviamente, anche la cessione dello stesso Solanke.
A sostituire l’ex attaccante del Chelsea è arrivato il brasiliano Evanilson, un nove molto mobile e bravo a muoversi in verticale ma anche un finalizzatore meno brillante, per quanto più associativo. Il risultato è che il suo contributo si vede riflesso sulle seconde palle che crea per i compagni e sui falli da rigore che prende.
In stagione, infatti, Evanilson ha procurato 5 rigori al Bournemouth, di cui uno sbagliato da lui stesso e gli altri 4 segnati da Kluivert (la squadra di Iraola è anche quella che in Premier ha avuto più rigori a disposizione, ben 6 in totale). Se di due abbiamo già parlato e sono un premio al modo in cui pressa il Bournemouth, altrettanti sono arrivati proprio da una situazione in cui Evanilson era stato cercato da un lancio lungo e si era trovato di fatto solo davanti al portiere: uno di questi è quello che poi ha portato al gol del 2-0 nella vittoria contro l’Arsenal.
Il compromesso su cui si regge il Bournemouth, insomma, è quello di creare una palla gol in più dell'avversario per battere la propria imprecisione sotto porta. Basti pensare che, nonostante il nono attacco della Premier – con meno gol fatti del Wolverhampton quartultimo – il Bournemouth si trova sopra in classifica ad Aston Villa, Manchester City, Manchester United e Tottenham.
La fortuna del Bournemouth, al di là degli alti e bassi del campo, è stata quella di seguire Iraola in tutto e per tutto. Oltre alla batteria di esterni dribbblomani sono infatti arrivati giocatori di costruzione che sanno giocare bene sul lungo e accettano spesso rischi con il pallone. Uno tra i tanti è l’ex Roma e Juventus Dean Huijsen, scelto dal direttore sportivo, Tiago Pinto, che lo aveva già preso a Roma nel gennaio del 2024. Lo spagnolo ha impiegato qualche mese a imporsi ma è diventato subito fondamentale in fase di costruzione per la facilità con cui sa rompere le linee di pressione e giocare in verticale.
Come per lui, un discorso simile si può fare per l’ex terzino del Milan, Milos Kerkez, che lo scorso anno aveva avuto bisogno di alcuni mesi per conquistarsi il posto ma che in questa stagione è tra quelli con il rendimento più alto del campionato. I movimenti della società sul mercato in questo biennio sono stati tanti e, infatti, la rosa di Iraola è ancora molto profonda e il basco non è riuscito ancora a inserire tanti profili nuovi – due su tutti, i centrocampisti Tyler Adams e Alex Scott, entrambi molto quotati ma fermi per infortunio.
Da ormai diversi mesi i punti di forza del Bournemouth vengono esaltati soprattutto in partite contro squadre di alto livello, che poi sono anche quelle che accettano di più di prendersi rischi con e senza il pallone. In questa stagione, la squadra di Iraola ha battuto Arsenal, Manchester City, Tottenham e Manchester United – questi ultimi per 3-0 a Old Trafford come nella scorsa stagione – ma, al tempo stesso, ha faticato contro squadre più basse e reattive, che rinunciavano volentieri al possesso e accettavano di difendere con blocchi bassi e poca profondità da attaccare.
Contro Nottingham Forest, Newcastle e Crystal Palace, per esempio, il Bournemouth ha ottenuto tre pareggi e in queste partite ha accumulato occasioni quasi sempre di bassa qualità. Come spiegato dallo stesso Iraola a Sky Sports: «Le partite che vinciamo solitamente sono quelle più aperte, dove possiamo sfruttare gli uno-contro-uno sugli esterni e attaccare in spazi ampi. Attaccare in spazi stretti non è un nostro punto di forza». Anche per questo motivo, Iraola ha detto di star lavorando per costruire una squadra che sappia giocare anche con maggiore controllo.
Intanto le sue idee hanno contribuito a costruire una squadra che, anche avendo la quinta più bassa età media del campionato, gioca con una sicurezza impressionanti e sta ottenendo risultati storici per il club, regalando sempre una bella esperienza a chi li guarda. Che poi per un allenatore, al di là dei piazzamenti e dei trofei, vuol dire aver raggiunto il proprio obiettivo.