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Natale, Capodanno, ma soprattutto Boxing Day
24 dic 2018
In Inghilterra il Boxing Day è una tradizione secolare sinonimo di spettacolarità.
(articolo)
15 min
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Il cocchiere Charles Allen Cross è alle prese con uno dei suoi giri notturni.

È una notte di fine agosto e ha appena visto qualcosa di strano. Sta cercando di capire meglio cosa è accaduto quando incrocia un collega, Robert Paul, e lo invita a dargli una mano. A terra, davanti a uno stabile di Buck’s Row, una delle vie di Whitechapel, c’è il corpo di una donna. Ha la mano sinistra protesa a toccare il cancello, una cuffia appoggiata a pochi centimetri dalla mano destra, la gonna raccolta fin sopra le ginocchia. Lo squarcio che le apre in due la gola e le ha intaccato le vertebre del collo fino quasi a decapitarla sanguina ancora.

Ha gli occhi spalancati, vitrei, totalmente privi di espressione. Il suo nome è Mary Ann Nichols, soprannominata Polly, ed è la terza vittima di una lunga serie di delitti che prenderà l’etichetta di Whitechapel murders. Prima di lei erano state uccise Emma Smith, il 3 aprile, all’incrocio tra Brick Lane e Osborn Street, e Martha Tabram, il 7 agosto: entrambe prostitute, come Polly. Sono uccisioni di rara efferatezza, che seminano il panico a Londra, ma la morte di Polly ha qualcosa di diverso. Secondo le indagini, è lei la prima vittima accertata di quello che poi verrà chiamato dalla stampa Jack lo squartatore, anche se in molti ritengono che il suo primo delitto sia quello di Martha Tabram. Il funerale si svolge il 6 settembre del 1888. Due giorni più tardi, l’Inghilterra può pensare ad altro, per la prima volta nella sua storia.

Accrington, Aston Villa, Blackburn Rovers, Bolton Wanderers, Burnley, Derby County, Everton, Notts County, Preston North End, Stoke, West Bromwich Albion e Wolverhampton Wanderers danno il via alla prima edizione della Football League. Ed è da questa stagione che prende piede, almeno per quanto riguarda le gare ufficiali, una tradizione più che secolare, quella delle sfide nel giorno di Santo Stefano. Il WBA ospita i futuri campioni del Preston, prendendo una sberla epocale (0-5).

Per anni, i più romantici hanno cercato di associare le partite di Santo Stefano a un evento storico ben preciso: durante la Prima Guerra Mondiale, i soldati britannici e tedeschi decisero momentaneamente di deporre le armi nel Natale del 1914, lungo i vari settori del fronte delle Fiandre, organizzando alcuni improvvisati incontri di calcio per stemperare la tensione. Gli echi di questa tregua giunsero fino in Italia: il Corriere della Sera riportò la lettera di un disegnatore tedesco presente sul posto, La Nazione si lanciò addirittura in un reportage di uno di questi match.

Una foto scattata sul fronte occidentale durante la Christmas Truce (foto Hulton Archive / Getty Images).

Ma in realtà quella del Boxing Day, che probabilmente deve il suo nome dalla tradizione dei paesi anglosassoni di scambiarsi i regali a Santo Stefano (usanza nata forse a partire dall'aristocrazia inglese, che dopo Natale lasciava un giorno libero alla schiavitù per visitare le proprie famiglie, lasciandogli una scatola di regali in dono), è una tradizione ancora più antica. Per trovare il primo incontro giocato nel giorno di Santo Stefano dobbiamo tornare ancora più indietro, fino al 1860, durante il cosiddetto calcio dei pionieri.

Le origini

Sullo stemma dello Sheffield Fc campeggia ancora oggi la scritta The world’s first football club. L’anno di nascita è orgogliosamente impresso su uno degli scacchi neri: 1857. Come ricostruisce Simone Cola nel suo Pionieri del Football, lo Sheffield nasce nella serra di proprietà del padre di uno dei giocatori di cricket che giocavano a calcio in inverno per rimanere in forma in vista della stagione del loro sport prediletto, Frederick Ward. All’epoca, il gioco non era ancora codificato ed è proprio grazie alle cosiddette Sheffield rules se il calcio ha potuto conoscere una prima forma, ancorché embrionale, di sviluppo e regolamentazione. Da queste, e dalle successive Cambridge rules, sarebbero nate le Laws of the Game, cioè le regole che contraddistinguono il calcio moderno.

Ma torniamo a Sheffield, e a una squadra che per tre anni, fino al 1860, non conosce rivali. Non nel senso di dominio, ma di mancanza di alternative: soltanto qualche partita in famiglia, con i giocatori divisi per cognome in stile elenco del telefono, nelle più banali sfide tra scapoli e ammogliati o in incontri organizzati in fretta e in furia, come quello della fine del 1858, quando lo Sheffield trovò come suo primo avversario esterno una selezione di militari del 58° reggimento: un test ruvido, vinto comodamente dallo Sheffield ma che lasciò svariati feriti tra gli impreparati soldati. C’è da attendere l’Hallam FC per avere una formazione da affrontare.

La prima sfida della quale si ha testimonianza tra due società vere e proprie, ovviamente giocata sotto le Sheffield rules (la Football Association, la federazione inglese di calcio, non era ancora nata), ha luogo nel giorno di Santo Stefano, il 26 dicembre del 1860. Il teatro dell’incontro, finito 2-0 per il primo club della storia, è il Sandygate Road, che tutt’ora è il campo sul quale gioca l’Hallam, attualmente impelagato nel decimo livello della piramide calcistica inglese. Dal cuore pulsante di Sheffield si propaga la passione per il calcio, fin lì travolto nelle classifiche di popolarità dal cricket. Adrian Harvey, nel suo Football: The First Hundred Years - The Untold Story, spiega che alla fine del 1861 i club erano già diventati otto, per diventare undici un anno più tardi. Appare quindi perfettamente coerente la presenza di una sfida nel Boxing Day durante la stagione di apertura della Football League, nel 1888, il già citato incontro tra West Bromwich Albion e Preston North End. Le sfide di Santo Stefano, in questi primi anni, sono accompagnate da quelle giocate nel giorno di Natale, tradizione destinata a durare stabilmente fino al 1957 e, in Scozia, addirittura fino al 1976.

Dall’inizio degli anni ’60, il Boxing Day diventa una parte integrante del calcio inglese, con la FA impegnata a studiare una formula particolare del calendario per impedire alle squadre di lanciarsi in trasferte logoranti in un giorno festivo. Il modo più semplice era cercare, per quanto possibile, di concentrare sfide tra formazioni abbastanza vicine nel giorno di Santo Stefano. Erano turni spesso fonte di incredibile spettacolo, come le dieci partite giocate nel 1963: 66 gol soltanto in First Division. Dal 10-1 del Fulham sull’Ipswich al doppio 6-1 di Burnley-Manchester United e Liverpool-Stoke, passando per il 4-4 tra WBA e Tottenham, il 2-8 di West Ham-Blackburn, i due 3-3 di Nottingham Forest-Sheffield United e Wolverhampton-Aston Villa. Nelle quattro categorie principali del calcio inglese, in quel 26 dicembre si registrò un solo 0-0, tra Crewe Alexandra e Peterborough United.

Da quel momento, la spettacolarità rimase impressa nel DNA delle partite giocate nel Boxing Day. Per questo motivo, abbiamo cercato di raccogliere le istantanee più vivide della sua lunghissima storia, ben sapendo che per forza di cose molte rimarranno fuori da questo elenco.

Sheffield, ancora una volta

Nella leggenda del calcio inglese resta una sfida di terza divisione. Il 26 dicembre 1979, davanti a 49.309 persone (imbattuto record per la categoria) accalcate sugli spalti di Hillsborough, le due anime di Sheffield si affrontano in quello che sarebbe poi stato definito The Boxing Day Massacre. Nulla di sanguinoso, per fortuna, soltanto una clamorosa vittoria dello Sheffield Wednesday sui rivali dello United. Un pazzesco 4-0, rimasto nel cuore dei tifosi degli "Owls" per il colpo di testa in tuffo di uno degli idoli di casa, Terry Curran.

«La tensione era altissima, a qualcuno venne la brillante idea di farci entrare in campo fianco a fianco con i nostri avversari. Mentre eravamo in fila nel tunnel, John McPhail si avvicinò dicendomi che mi avrebbe spaccato una gamba durante il primo minuto di gioco. Qualcuno lo ascoltò e si scatenò immediatamente una rissa. Perdere il derby non è mai un’opzione disponibile e in quella squadra c’erano tanti tifosi del Wednesday come me». Mellor porta in vantaggio gli "Owls" nel primo tempo, poi è proprio Curran a segnare il momentaneo 2-0. Lo fa davanti alla Leppings Lane End, dove sono assiepati i tifosi dello United. Fa qualche passo con le braccia alzate dopo aver segnato, poi si piazza in ginocchio in posa provocatoria. «Venni ricoperto di monetine, centinaia di monetine. Quell’anno prendevo 300 sterline a settimana, se avessi raccolto tutte quelle che mi avevano tirato vi assicuro che avrei guadagnato molto di più». Per lo Sheffield Wednesday è un tripudio, finisce 4-0. Curran ha un ultimo guizzo: «Al fischio andai da McPhail: “Mi avevi detto che mi avresti spaccato una gamba, non ci sei andato nemmeno vicino”. Quanto all’esultanza, forse non avrei dovuto farlo, ma è più facile a dirsi che a farsi».

A 0:52 l’azione del gol di Curran. La qualità del video non ci permette di intuire la mole di monetine piovute sulla testa dell’idolo degli "Owls".

I bomber del Boxing Day

Tenendo conto invece esclusivamente della Premier League era (cioè dal 1992 a oggi), il miglior realizzatore nel giorno di Santo Stefano è un goleador di razza come Robbie Fowler. Un primato costruito, un po’ a sorpresa, negli anni del declino della sua carriera. "The God", in testa alla speciale classifica con nove centri, ha realizzato soltanto tre gol con la maglia del Liverpool, mentre è andato costantemente a segno dal 2001 al 2004 ed è riuscito a segnare nel Boxing Day ben due reti con il Manchester City, club con cui ha messo insieme solamente venti gol complessivi in tre anni. Alle sue spalle ci sono gli otto timbri di Alan Shearer (in undici partite) e Robbie Keane (in nove partite).

Il primo gol di Robbie Keane in un Boxing Day regala al Coventry una bellissima vittoria contro l’Arsenal, il suo tocco in estensione è un gioiello. Maneggiare con cautela: il video contiene anche un capolavoro di Mustapha Hadji.

Thierry Henry paga il fatto di aver giocato solamente sette volte di 26 dicembre: per non sfigurare, il francese ha chiuso la sua carriera con la media di un gol a partita. Tra i nomi ben classificati pur senza un background altisonante, da segnalare le quattro reti di un attaccante di culto come Jason Euell e di Louis Saha, capace di concretizzare i suoi anni migliori con quattro centri tra Fulham e Manchester United prima di patire una quantità di infortuni difficile da riepilogare.

L’intervallo di Phil Brown

Nessuno, in casa Hull City, si aspettava di andare a dominare in casa del Manchester City nel Boxing Day del 2008. È altrettanto vero che Phil Brown, focoso manager inglese, non poteva credere ai suoi occhi vedendosi sotto 4-0 al 45’, con doppiette di Robinho e Caicedo. Furioso per la figuraccia, il tecnico decise di negare ai suoi un intervallo tradizionale, obbligandoli a rimanere seduti in mezzo al campo a subire ingiurie per quindici minuti.

Violaceo in viso per la rabbia, Brown agitava le mani in maniera ridicola, guardato in maniera sospetta anche dai suoi stessi assistenti. In un articolo del Telegraph, il manager venne paragonato a David Brent, il protagonista della versione inglese di The Office, interpretato da un sontuoso Ricky Gervais, ideatore della serie. «C’erano quattromila tifosi a seguirci, meritavano una sorta di spiegazione per quel primo tempo indegno, sarebbe stato difficile per me riuscire a farmi capire nelle quattro mura dello spogliatoio – disse Brown a fine partita – e i nostri sostenitori avevano il diritto di ricevere delle scuse. Era la cosa giusta da fare per scuotere l’ego di alcuni nostri calciatori». Un episodio così iconico da indurre Jimmy Bullard a replicarlo sotto forma di esultanza dopo aver segnato contro il Manchester City un anno più tardi.

Tornare a essere Sheva

Dal momento della firma per il Chelsea, la carriera di Andriy Shevchenko ha imboccato un tunnel inspiegabile, come se qualcuno, sul volo da Milano a Londra, ne avesse prosciugato misteriosamente il talento. È il Santo Stefano del 2007 a dargli l’illusione di poter tornare quello di una volta. Alla guida dei londinesi c’è da qualche mese Avram Grant, scelto come erede ad interim di José Mourinho. Lo sguardo torvo e la faccia spenta dell’israeliano non fanno breccia da subito nel pubblico ,ma il Boxing Day regala comunque parecchie emozioni.

Contro l’Aston Villa c’è da difendere un’imbattibilità casalinga che dura da quasi quattro anni, e i "Villans" sono pieni di talento giovane: Ashley Young e Gabby Agbonlahor volano sulle fasce, Nigel Reo-Coker è appena arrivato dal West Ham con credenziali importanti, anche Curtis Davies sembra un potenziale centrale da nazionale. È una miscela perfetta con i veterani: Sorensen, Mellberg, Laursen, Barry, Petrov, Carew e tanti altri. E si ritrovano in vantaggio di due reti con una doppietta di Shaun Maloney. Il secondo gol è un clamoroso infortunio di Cech, che getta nello sconforto il pubblico di casa. Shevchenko accorcia dal dischetto, poi tira fuori uno dei pezzi del suo repertorio. Una sassata da fuori area che termina la propria corsa sotto la traversa, e per un attimo si vede il vero Sheva, non solo come calciatore, ma nell’espressione facciale. È contento come quando volava per i campi di mezza Europa con le maglie di Dinamo Kiev e Milan. È improvvisamente tornato leggero, una magia natalizia. Serve anche l’assist ad Alex per il 3-2, ma non siamo nemmeno vicini alla fine. Pareggia un altro ex milanista, Martin Laursen, aprendo la gamba destra come fosse un’ala. Il Chelsea resta in dieci per un’entrata folle di Ricardo Carvalho ma ha ancora la forza per tornare avanti con una punizione di Michael Ballack a 120 secondi dalla fine.

C’è ancora spazio per l’ultimo di scena, un calcio di rigore per l’Aston Villa. Gareth Barry chiude un folle Boxing Day spiazzando Cech dal dischetto. Grant torna a essere più torvo che mai, Shevchenko dimentica di essere stato capace di sentirsi nuovamente Sheva, anche se solo per un pomeriggio. Segnerà soltanto un altro gol in Premier League, all’ultima di campionato, contro il Bolton. Trentadue anni ancora da compiere e la condanna a non sentirsi mai più così leggero, nonostante il tentativo di riprovarci con quelle maglie che gli stavano bene anche quando erano larghissime.

Classic Ferguson

In una carrellata di Santo Stefano, non possono mancare due clamorose rimonte del Manchester United in piena epoca Ferguson. Siamo nel 1992, ancora una volta a Sheffield, luogo unico, come avrete ormai capito, per le tradizioni del Boxing Day. Dopo poco più di un’ora di gioco, il Wednesday è avanti 3-0 sui "Red Devils" con le reti di David Hirst, Mark Bright e John Sheridan. Nell’attacco dei "Red Devils", da circa un mese, staziona un francese dalla personalità debordante, prelevato dal Leeds per la modica cifra di poco più di un milione di sterline, e cioè, ovviamente, Eric Cantona. Alex Ferguson non è ancora riuscito a vincere il campionato, pur avendo messo in bacheca negli anni una FA Cup, una Coppa di Lega, una Coppa delle Coppe e una Supercoppa Europea.

L’arrivo di Eric Cantona rappresenta il vero cambio di passo per il Manchester United. Nel pomeriggio di Hillsborough, il francese segna solamente la rete del clamoroso 3-3, dopo una doppietta di Brian McClair. È un gol brutto, sporco, cattivo, distante anni luce dalle perle dispensate nel corso della sua carriera da Cantona. Per i "Red Devils" è un punto cruciale in ottica titolo. «Questa rimonta conferma che siamo vivi», dice Ferguson dopo il match. «Un pareggio magnifico, una rimonta spettacolare. Siamo tornati (prima dell’arrivo di Cantona, lo United aveva messo insieme quattro sconfitte e sei pareggi in un turbolento inizio di campionato, nda) e sono sempre più convinto che il fattore più rilevante nella nostra crescita sia Eric. La cosa bella dei giocatori speciali è che sono contagiosi. Gli altri cercano di spingersi fin dove si spingono loro». Un’altra rimonta contro il Wednesday, il 10 aprile del 1993, avrebbe poi spalancato a Cantona e compagni le porte per il titolo: imprevedibile doppietta di Steve Bruce nei minuti finali a ribaltare il vantaggio di Sheridan.

Una sintesi molto estesa dell’incontro del 26 dicembre.

Altra folle rimonta e altra stagione da titolo vent’anni dopo. Boxing Day 2012, a Old Trafford sbarca il Newcastle, in vantaggio già in avvio con Perch. Evans pareggia e fa autogol, Evra rimette le cose a posto, poi è la volta di Papiss Cissé, attaccante senegalese che nel suo periodo in bianconero è riuscito a sfoderare capolavori di questo tipo. Il suo mancino sotto la traversa porta il Newcastle avanti per la terza volta a 20 minuti dalla fine, cioè quello che in Inghilterra è per tutti, o quasi, è il "Fergie Time". Robin van Persie pareggia, al novantesimo sale in cattedra "Chicharito" Hernandez, che raccoglie in area il lancio illuminato di Carrick. «I ragazzi hanno fornito una prestazione da titolo, che dice molto del coraggio di questa squadra. Non molliamo mai, non ci demoralizziamo mai. Tre volte in svantaggio, tre volte capaci di rimontare e segnare il gol-vittoria. Per noi è un risultato importantissimo, dicembre è il mese che ti dice chi sei».

Le tante sfide vicine e l’impossibilità di contare su una lunga sosta natalizia hanno spesso fatto piovere critiche sulla tradizione del Boxing Day. Tra i più accaniti oppositori c’è per esempio Louis van Gaal: «Giocare durante le feste è uno degli aspetti peggiori della cultura inglese. Non capiscono che va a danno delle loro squadre e non aiuta neanche la Nazionale. Da quanto tempo le squadre inglesi non vincono nulla? Tutti i giocatori arrivano esausti alla fine della stagione. La Premier è il campionato più logorante e difficile da vincere, alla lunga diventa una corsa dei topi se devi giocare anche in Champions League».

Non tutti gli allenatori, però, la pensano così. Secondo Roberto Martinez, ad esempio: «Quando sono arrivato in Inghilterra da calciatore, nel 1994, fu uno shock. Pensare di non riuscire a godere fino in fondo della giornata di Natale a causa della preparazione del Boxing Day era difficilissimo per me. Sentivo di togliere del tempo alla mia famiglia, ma una volta entrato in quel meccanismo, ho capito che si trattava dello scenario ideale.

«Con la Premier League nel Boxing Day puoi avere tutto quello che ami nella vita: la tua famiglia e il calcio, combinati alla perfezione. È una tradizione che rende perfette le feste natalizie».

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