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Brand New De Sciglio
11 nov 2016
De Sciglio sembra rinato, grazie a un'interpretazione del ruolo ultramoderna.
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8 min
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Questo articolo è stato realizzato in collaborazione con NOW TV.

Come per la maggior parte dei fenomeni che diventano nazionalpopolari, anche per Mattia De Sciglio si è ricorso a interpretazioni spesso ambigue, sempre estremizzate. Quando debuttò nella stagione 2011-12, da teenager (la normalità nel Milan degli ultimi anni, meno a quell’epoca di senatori), fu subito etichettato come nuovo Maldini per talento, eleganza e duttilità. Negli ultimi anni, dopo un innegabile calo, i tifosi rossoneri hanno invece invocato una sua cessione sfruttandolo come strumento per rinforzare le casse. Oggi è tornato a far parte della schiera di ragazzi terribili del nuovo Milan di Montella, uno dei 5 giocatori cresciuti nella cantera rossonera (insieme a Donnarumma, Abate, Calabria e Locatelli), il cui valore di mercato, presunto o reale, sta crescendo come una torta nel forno.

Ripartire dalle difficoltà

L’immagine di De Sciglio si è rilanciata agli ultimi Europei dove ha tolto il posto a Darmian, a sua volta rinato dopo un periodo difficile e che lo aveva spodestato a partire dai Mondiali 2014. Entrambi prodotti del settore giovanile milanista, molti avevano accusato la dirigenza rossonera di aver puntato sul cavallo sbagliato: quella di De Sciglio con la Nazionale di Conte è stata quindi una specie di rivincita.

Conte ha convocato De Sciglio nonostante una mediocre stagione con Mihajlovic e Brocchi, nella quale aveva perso il posto a vantaggio di Antonelli. Mihajlovic teneva i terzini bassi e i centrali stretti in costruzione, e i terzini dovevano attaccare in corsa soltanto in un secondo momento l’ampiezza aperta dalle ali a piede invertito (Bonaventura a sinistra, Honda o Cerci a destra) che tagliavano palla al piede verso il centro. Da terzino sinistro De Sciglio era costretto a rallentare l’azione perché non riusciva a controllare in corsa con il piede sinistro, ma anche perché non ha la falcata né di Abate né di Antonelli.

De Sciglio si è imposto invece in una Nazionale dal contesto tattico diverso ed estremamente strutturato: l’abbassamento della mezzala del lato palla, vicino al rombo che consolidava il possesso, permetteva all’esterno di alzarsi immediatamente in ampiezza tenendo bassa e larga la difesa avversaria. De Sciglio riceveva lo scarico di una delle due punte, e partendo da una posizione già alta poteva effettuare una ricezione statica con il corpo orientato verso il centro del campo e avere il tempo di crossare a piede invertito oppure di prima di sinistro, ma senza arrivare in corsa e quindi con più possibilità di essere preciso.

Giaccherini viene incontro a Chiellini e libera lo spazio per De Sciglio, che si alza con calma sulla linea degli attaccanti e tiene larga la difesa della Spagna.

Terzini, falsi terzini, tuttocampisti

Ma se l’Europeo poteva sembrare un exploit estemporaneo, frutto di un’esperienza talmente felice da aver resuscitato giocatori che consideravamo morti, è quest’anno che De Sciglio sta confermando le promesse fatte in estate. La varietà di strutture posizionali adottate da Montella in fase di possesso hanno massimizzato i punti di forza del gioco di De Sciglio, minimizzandone le debolezze.

Il Milan è partito con l’obiettivo generico di consolidare il possesso per schierarsi poi in un 2-3-5 con princìpi non troppo diversi dalla Nazionale di Conte: verticalizzazione verso uno dei 3 riferimenti centrali avanzati (Bacca, Suso, Niang) con terzini portati sulla linea degli attaccanti ad allargare la difesa. Anche in questo caso De Sciglio ha potuto avanzare più lentamente senza palla e occupare subito una posizione alta dalla quale avere la possibilità di ricevere più statico e capire se crossare di prima di sinistro, rientrare e crossare col destro oppure (raramente) riciclare il possesso.

Fin dalle prime partite Montella ha però effettuato molte rotazioni dal lato sinistro, quello che investe De Sciglio, Bonaventura e Niang. Spesso accade che Bonaventura occupi la posizione alta a sinistra, simile a quella dello scorso anno, anche per dargli la possibilità di un dribbling che De Sciglio non ha chance di vincere: in quel caso De Sciglio rimane sulla linea dei centrocampisti del 2-3-5, da falso terzino (lo ha fatto anche Antonelli contro il Torino), per consolidare il possesso e uscire immediatamente a chiudere lo spazio in caso di palla persa, con molti uomini in fasi avanzate del campo.

I riferimenti statici del 2-3-5 hanno dato la possibilità all’Udinese di non pressare i difensori centrali e marcare a uomo i 3 mediani con le 3 punte, bloccando le zone centrali del campo che Montella usava molto nelle prime partite. Si vede la posizione di De Sciglio da falso terzino-interno di centrocampo.

La posizione del falso terzino è più utile nelle transizioni difensive che in fase di costruzione, visto che il Milan passa spesso direttamente dalla prima alla terza linea. Se si sviluppa una ripartenza degli avversari su quel lato, però, De Sciglio può immediatamente uscire a sbarrare il contropiede. In realtà quella posizione non è molto differente da quella che assume nelle uscite (anche a difesa schierata) nella linea a 5 con la Nazionale (anche con Ventura), né troppo differente da quella che occupa quando il Milan disturba il primo possesso avversario, schierandosi con il 4-3-3 o addirittura con il 4-2-1-3 con Bonaventura a pressare i mediani avversari (ad esempio Hernanes a uomo contro la Juve): in quel caso De Sciglio esce molto per tamponare la mancata copertura dell’ampiezza della linea di centrocampo e per impedire al ricevitore del suo lato di girarsi fronte alla porta.

La Fiorentina imposta con calma dal portiere: Milan schierato col 4-2-1-3 in pressione. De Sciglio si alza sulla linea di Montolivo e Kucka (fuori inquadratura) per coprire l’ampiezza e non far girare Bernardeschi. Il terzino che esce sulla linea dei centrocampisti permette a Bonaventura di alzarsi e prendere Badelj a uomo.

La possibilità di uscire un po’ più alto valorizza l’abilità di De Sciglio negli anticipi e ne maschera spesso le lacune nell’aggressività nei tackle: De Sciglio è il terzino del Milan che compie più intercetti per 90 minuti (1,77) e meno tackle per 90 minuti (1,77 e solo il 42% positivi). Anche lo scorso anno era il terzino che effettuava più intercetti (escluso Abate) e meno contrasti. È molto abile nel posizionamento nella copertura del lato debole, ma fa fatica a coprire lo spazio alle spalle quando esce alto ma l’avversario riesce a girarsi fronte alla porta e a puntarlo, proprio perché poco aggressivo nei tackle: il baricentro medio molto basso del Milan (44,6 metri a Firenze, 43,9 contro la Juventus) gli permette però di concedere pochissimo campo alle spalle, soprattutto quando i rossoneri si ricompattano molto di frequente in un 4-1-4-1 o in un 4-4-1-1.

De Sciglio però ha avuto modo di essere valorizzato anche per le sue abilità di passaggio, spostato a terzo centrale in due occasioni, un ruolo che molti già gli auspicavano per le sue difficoltà degli anni precedenti. A Verona Montella ha modificato lo schieramento per non incappare nei problemi visti sopra contro l’Udinese: De Sciglio rimaneva a 3 nella linea bassa e i 3 attaccanti del Chievo erano perennemente indecisi se attaccare i difensori ma allungare la squadra oppure coprire lo spazio centrale alle spalle, ma con i 3 difensori del Milan che aprendosi potevano trovare angoli per passaggi negli half-spaces o attivare le catene laterali, allargando il 4-3-3 compatto del Chievo.

I 3 attaccanti del Chievo sono inizialmente rimasti su Locatelli e Kucka, in un’inutile superiorità numerica. Qui è la mezzala Izco che esce su De Sciglio, ma in questo modo si apre un corridoio per un passaggio verticale.

Contro la Juventus Montella ha lasciato più volte De Sciglio in linea con Paletta e Romagnoli temendo la pressione delle 2 punte juventine e continuando a ritenere Locatelli inadatto alla salida lavolpiana, a differenza di Montolivo. Montella nel post-partita ha sottolineato come in alcuni casi la squadra sia stata troppo prudente e avrebbe potuto guadagnare un uomo in più sopra la palla, ma – con una costruzione bassa ancora non molto fluida – le abilità di De Sciglio a trovare passaggi medio-lunghi precisi con entrambi i piedi sono state importanti per neutralizzare il pressing degli juventini e non ricorrere troppo ai lanci lunghi. Anche rimanere nella linea a 3 gli ha permesso di poter uscire molto aggressivo negli anticipi a palla persa, forte della copertura alle spalle dei 2 centrali.

De Sciglio da terzo centrale esce dal pressing juventino con questo grande laser-pass di prima di sinistro.

Un po’ come tutto il Milan, anche De Sciglio ha avuto e ha ancora bisogno di trovare la propria dimensione. In una squadra sempre più povera di leadership, tutti necessitavano un cambio societario e tecnico per ritrovare autostima ed esprimere il proprio reale valore, superiore a quello percepito dall’opinione pubblica.

De Sciglio è ancora un giocatore in divenire, in parte acerbo nonostante i 24 anni, ma la cui duttilità lo sta trasformando in un terzino moderno, all’avanguardia, in grado di interpretare nel migliore dei modi qualsiasi fase grazie alle molteplici qualità che stanno finalmente riemergendo. Come scritto da Flavio Fusi riguardo a Kimmich: «Il calcio del terzo millennio richiede giocatori sempre più versatili (…) costringendo i singoli calciatori ad adattare il proprio gioco di partita in partita». Kimmich ma anche Lahm e Alaba sono diventati gli alfieri della modernità, portabandiera di un calcio sempre più fluido e multiforme, nel quale si inserendo, magari in tono minore, anche De Sciglio.

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