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Perché tutti volevano Brescianini
16 ago 2024
E perché potrebbe tornare utile all'Atalanta, ora che l'ha spuntata.
(articolo)
9 min
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IMAGO / Insidefoto
(copertina) IMAGO / Insidefoto
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Ogni estate ha la sua piccola telenovela di mercato che gira intorno a un calciatore senza il quale - dicono gli scettici con sarcasmo - sembra improvvisamente che non si possa giocare a calcio. Lo scorso anno era Frattesi, conteso da Inter e Milan e con un altra manciata di squadre pronte ad approfittare di un passo falso per inserirsi nella trattativa. Quest’anno tocca a Marco Brescianini, che dopo aver già effettuato le visite mediche per diventare un giocatore del Napoli ha cambiato direzione per raggiungere l’Atalanta.

Secondo Di Marzio è stata la volontà del Napoli di modificare “le condizioni d’obbligo” a far saltare la trattativa con il Frosinone; Napoli demotivato, secondo Fabrizio Romano, dalla mancata cessione di Cajuste al Brentford. Dall’altra parte si parla invece dell’inserimento dell’Atalanta come di uno “sgarbo” (il secondo, dopo che è saltato il passaggio di Folorunsho a cose praticamente fatte per dare priorità all’arrivo di Retegui).

In questo contesto il valore di Brescianini è cresciuto - gonfiato? - fino a dodici-quattordici milioni (a seconda della fonte). Per quel che vale su Transfermarket - a cui il New York Times nel 2021 dedicava un articolo intitolato “La saggezza delle masse”, citando il fatto che molti club europei ormai lo consultasse per inserire i valori dei propri giocatori nei bilanci - lo scorso giugno valeva appena 900mila euro e la sua quotazione oggi, in teoria, sarebbe salita a tre milioni e mezzo. Una decina in meno di quella a cui siamo arrivati, quindi.

Se Frattesi veniva da due stagioni da titolare in Serie A, l’ultima con 7 gol, e dalle prime convocazioni in Nazionale, Brescianini si è preso un posto da titolare nel Frosinone solo a stagione scorso. Esattamente un anno fa concludeva la sua terza stagione in Serie B salvandosi ai playout con il Cosenza (dopo due prestiti a Entella e Monza). Quando il Milan, dove è cresciuto da quando aveva 8 anni, lo ha ceduto al Frosinone, lo ha fatto solo in cambio del 50% su una eventuale futura cessione. Non è chiaro, quindi, se la valutazione attuale dipenda dalle 36 partite giocate lo scorso anno (di cui 24 da titolare), se c’è qualcosa di più o meno specifico e necessario che entrambe le squadre hanno visto in lui, oppure se si tratti di semplice mancanza di fantasia.

Uno dei tre gol segnati da Brescianini in Serie B con la maglia del Cosenza, proprio contro il Frosinone. Un bel tiro a giro di sinistro che, senza esagerare, mostra l’ampiezza delle cose che Brescianini può fare bene.

«Vorrei diventare forte come Milinkovic-Savic», ha detto Bresciani quando è arrivato a Cosenza. Ma anche qui, a seconda delle fonti e delle interviste i nomi fatti tra paragoni e semplici “ispirazioni” sono moltissimi e non aiutano veramente a inquadrare il giocatore: si passa De Bruyne, Robben (da piccolo giocava esterno d’attacco) e Kakà, a Jack Bonaventura e Bennacer, al posto di cui è entrato in campo quando Stefano Pioli lo ha fatto esordire in Serie A: era l’agosto 2020, ultima partita di campionato contro il Cagliari (3-0).

I prestiti in B sono serviti, come si dice, a fargli le ossa. Il suo ex allenatore alla Virtus Entella, Gennaro Volpe, lo ha definito «una bestia», fisicamente parlando. «In allenamento è uno che va a cento all’ora», e ne ha sottolineato l’educazione e l’intelligenza in campo. Di Francesco, a metà della scorsa stagione, quando Brescianini era diventato uno dei giocatori più utili del Frosinone, se non proprio uno dei più importanti, ha parlato della sua grande «umiltà» e del modo in cui ascolta compagni e allenatore: «È una spugna, ogni giorno ha voglia di imparare e di mettere qualcosa nel proprio cassetto».

La prima partita da titolare Brescianini l’ha giocata dopo cinque giornate e se ha avuto continuità è stato anche grazie alla sua grande versatilità, che lo ha portato a giocare come terzino sinistro, all’occasione, come a fare da attaccante ombra. A fine aprile, dopo la partita contro la Salernitana (3-0) in cui ha segnato un gol e realizzato un assist, Di Francesco ha dovuto addirittura specificare che: «Non ci salveremo attraverso solo un giocatore, che sia Brescianini, Soulé o qualcun altro». Al tempo stesso, se il Frosinone è retrocesso è difficile addossare la colpa a qualche carenza individuale.

Tra poco parliamo della sua più grande qualità: gli inserimenti. Qui ha fatto vincere il Frosinone contro il Genoa, nei minuti di recupero (era entrato a mezz’ora dalla fine), leggendo bene la giocata di Soulé e rimanendo lucido per pescare Mazzitelli col destro.

Quindi, sia Antonio Conte che Gian Piero Gasperini erano interessati a un tuttofare alto quasi un metro e novanta di piede mancino. Lento ma non lentissimo, abbastanza abile tecnicamente da portare palla e dribblare, con una buona visione di gioco e una presenza che si fa notare in entrambe le aree di rigore, ma soprattutto in quella offensiva. A chi serviva di più?

Difficile dire cosa ne avrebbe fatto Conte, avendo visto solo una manciata di partite del Napoli. Per ora, però, sta giocando con una coppia di mediani - Anguissa e Lobotka - dietro due trequartisti - Kvara e Politano. Un sistema che non lascia molta libertà agli inserimenti in area di rigore, in teoria. Cosa di cui invece potrebbe aver bisogno l’Atalanta se volesse (come la logica e la cronologia dei fatti sembra indicare) usarlo per sostituire il buco lasciato da Koopmeiners.

Ovviamente ogni confronto diretto tra i due non ha senso, Koopmeiners è stato, lo scorso anno, uno dei migliori centrocampisti del campionato, se non il migliore in assoluto e anche se ha solo due anni in più di Brescianini ha già sei campionati di massimo livello nel proprio bagaglio, tra Eredivisie e Serie A.

La differenza si rispecchia anche nei numeri. Se li usiamo però in modo descrittivo, al di là cioè della generale superiorità di Koopemeiners nel volume offensivo, vediamo che i due aspetti in cui Brescianini è leggermente migliore sono la percentuale di passaggi riusciti e il numero di palle perse: una conferma della sua capacità e prudenza nella gestione del possesso.

Fatta la tara, si possono vedere, però, delle potenzialità nel gioco di Brescianini che l’Atalanta può sviluppare e di cui, forse, avrebbe bisogno nel ruolo dietro le punte che ogni tanto Koopmeiners ha ricoperto. Contro il Real Madrid, come spesso è accaduto, ci ha giocato Pasalic, che ha dato sì una grande mano in fase di possesso ma che ha anche avuto l’occasione più pulita della partita prima del vantaggio spagnolo. In generale gli inserimenti centrali del trequartista sono una delle firme di Gasperini nel gioco nerazzurro e, come detto, è anche la singola qualità che più spicca in Brescianini.

Al di là del dato numerico - 4 gol e 2 assist, che poi un gol sarebbe in realtà una punizione crossata dalla trequarti di destra (contro il Milan) che nessuno devia ed entra da sola, e un assist (contro la Salernitana) era in realtà un passaggio per Soulé che Soulé ha fatto scorrere, lisciandolo, per Zortea che poi ha fatto tutto da solo da metà campo - è l’impatto di Brescianini negli ultimi metri che per me rappresenta l’aspetto davvero allettante di un suo possibile passaggio all’Atlanta.

I gol contro la Salernitana e contro la Juve (qui sopra), come l’assist contro il Genoa, sono significativi proprio di questo. Se contro la Salernitana, Brescianini parte in una metà campo quasi del tutto vuota prima di concludere incrociando di destro (lento ma preciso); contro la Juve in realtà legge uno spazio in modo intelligente, dosando la propria velocità e accelerando solo quando Harroui sterza per rientrare sul destro, quando cioè vede che il compagno può servire il filtrante dietro la difesa.

Il controllo e la conduzione sono basici, Brescianini non avrebbe l’esplosività o la leggerezza per andare dritto una volta che riceve palla, ma è rapido a calciare quando la difesa bianconera gli piomba addosso. E il tiro che ne viene fuori, poi, di interno collo sinistro, è eccezionale. Anche nel gol contro il Cagliari (del momentaneo 3-0 nella partita che poi il Frosinone ha perso 4-3), Brescianini fa un doppio passo pachidermico, ma poi quando si sposta la palla e calcia rasoterra sul secondo palo è talmente preciso che il portiere non può farci niente.

Insomma, a ritmi bassi, o comunque non troppo alti, Brescianini è in grado di fare la differenza anche tecnicamente. Certo una squadra come l’Atalanta richiede una continuità negli sforzi, un volume in questo tipo di giocate, che sarà interessante vedere se Brescianini reggerà prima di tutto dal punto di vista fisico. Perché una cosa è essere “una bestia” in una squadra di Serie B, un’altra in una delle squadre più bestiali d’Europa.

Un discorso che non cambia, anzi se possibile si complica, se il ruolo in cui lo vedesse Gasperini fosse nei due davanti alla difesa (come De Roon per capirci). Sicuramente la gestione del pallone sarebbe più semplice e conservativa, e mi sento di dire che Brescianini ha un controllo e una visione all’altezza del compito, ma difensivamente i compiti cambierebbero. Brescianini difende meglio in avanti che all’indietro, è aggressivo e ha un buon impatto nei contrasti - soprattutto, difende tecnicamente, nel senso che cerca sempre la palla - ma pur essendo un giocatore dinamico non ha l’esplosività nei cambi di direzione per difendere porzioni di campo troppo grandi o lunghe.

Certo può migliorare, sia da un punto di vista puramente atletico che tattico, in un sistema in cui le sue già ottime letture saranno facilitate dalle ottime letture di chi lo circonda, ma dovrà compiere un piccolo salto per arrivare al livello di triatleti come De Roon o, per fare un esempio dal passato, Freuler. Va detto anche che Brescianini è sensibilmente più alto e grosso di questo tipo di giocatori, il che rende tanto più difficile questo passaggio di livello a Super Saiyan del centrocampo, quanto allettante provarci. Intanto Gasperini si può accontentare di un giocatore che se a Ruggeri viene la febbre può mettere anche sull’esterno, che può fare almeno tre ruoli senza battere ciglio.

Dal percorso nelle giovanili del Milan, ai prestiti in Serie B fino all’exploit dello scorso anno, la carriera di Brescianini sembra portare in maniera naturale a un tipo di salto di qualità come quello che sta facendo oggi, e che avrebbe fatto, beninteso, anche se fosse finito a Napoli. Ma in un certo senso anche questo cambio di programma ha un suo senso, essendo Brescianini nato a Calcinate, in provincia di Bergamo.

Sta avvenendo tutto un po’ velocemente, ma stiamo comunque parlando di un giocatore che ha già compiuto 24 anni, per cui le prossime due stagioni saranno fondamentali per arrivare alla piena maturità.

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