«All’inizio ho pensato che mi stessero sfottendo, [...] Ma poi dopo ho capito che non era uno sfottò, penso sia come ‘siuuu’ o qualcosa che Ronaldo fa quando segna. E, sì, è stato incredibilmente irritante». A parlare in conferenza stampa è Andy Murray, che agli Australian Open ha appena battuto in un’epica partita in 5 set il georgiano Nikoloz Basilashvili, ottenendo in cambio un tappeto sonoro atipico per il tennis, sport di compostezza e silenzio, tanto da averlo confuso con un più generico buuuu prima di capire il riferimento. Addirittura, durante la breve intervista a bordo campo, a un gruppo di tifosi che l’aveva infilato in una pausa del suo discorso, aveva detto che era painful stuff, roba dolorosa, continuando poi mortificato a parlare.
Non è chiaro come il SIUU sia arrivato in un paese con una tradizione calcistica relativa e nessun collegamento con Cristiano Ronaldo. I primi si sono ascoltati sulla John Cain Arena di Melbourne durante la sfida tra Nick Kyrgios e Liam Broady per supportare il tennista australiano, che però non aveva apprezzato particolarmente. Prima ha sgridato il pubblico («f****** ogni punto... siuu siuu siuu»), poi tirato una palla con un calcio sugli spalti all’ennesimo coro, alla fine però ha abbracciato il SIUUU, esultando come il portoghese dopo l’ultimo punto.
I SIUU sono tornati nella partita contro Medvedev, spazientendo anche il russo mai troppo a suo agio con il pubblico che gli tifa contro. Al microfono, dopo la vittoria, lo hanno subissato di SIUUU, tanto che Jim Courier ha dovuto spiegargli che era come un «suuu, credo sia una cosa che fa Ronaldo dopo i gol, non ti stanno fischiando». Lui aveva risposto al pubblico piccato, ritenendo quel verso un’offesa personale e chiedendo rispetto, se non per lui, per Courier, un ex vincitore del torneo. Qualche minuto dopo, però, Medvedev aveva dimostrato di saper usare bene il SIUUU.
Medvedev ha usato la versione con 4 u, io personalmente preferisco quella con 3, più elegante.
Il SIUUU è riapparso qua e là durante il torneo, a uso e consumo di qualche buontempone che voleva farsi notare, ma in generale è stato stigmatizzato da tutto il circuito. Più di una persona l’ha definito peggio delle vuvuzela, quell’irritante trombetta che ci ha seguito durante i Mondiali del 2010. Perché il SIUUU dà così fastidio? Se fosse solo un’esultanza, una celebrazione di pura gioia, non dovrebbe essere tanto divisiva. Lo è perché il SIUUU non non è solo un grido, ma è un modo di essere. Il SIUUU come filosofia, come il Don’t worry, be happy o lo Stay Hungry, stay foolish. È SIUUU una persona che ama il risultato, che vede nell’obiettivo il sogno. È SIUUU chi fa le storie su Instagram raccontando l’anno appena concluso, chi ha cura del proprio corpo e della mente, chi chiama gli amici per sapere come stanno, chi viaggia per conoscere sé stesso.
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Ma cos’è il SIUUU? Prima di tutto è una coreografia, un movimento complesso che richiede spazio, coordinazione e fiato nei polmoni. Un gesto che porta soddisfazione, che chiude il cerchio.
Ecco una breve guida per eseguirlo:
- Fate qualcosa di notevole: un gol, certo, ma non solo. Altre cose per cui usare il SIUUU: un parcheggio in parallelo particolarmente difficile portato a casa, la miglior pasta della vostra vita, l’autobus che passa nei primi 5 minuti, 9 ore di sonno filate, la vostra squadra prende un Ronaldo (possibili Ronaldo: Ronaldo il fenomeno nel 1996, Cristiano Ronaldo nel 2005, il figlio di Cristiano Ronaldo nel 2028).
- Cercate un punto in linea retta davanti a voi, distante una decina di metri se possibile, e correteci incontro con le spalle un po’ ingobbite e la faccia tirata in un’espressione di gioia infinita.
- Quando siete a circa tre metri dal punto scelto alzate il braccio destro, piegate il gomito, sollevate l’indice e fate roteare la mano (facoltativo, ma consigliato).
- Arrivati al punto scelto - se è vicino a una bandierina meglio - non vi resta che saltare. Mentre lo fate girate a 180° su voi stessi a mezz’aria. Mentre eseguite questa piroetta portate le braccia incrociate sopra la testa, atterrate sulle gambe larghe e un po’ piegate, la posizione delle gambe è importantissima serve a mostrare potenza, e rapidamente lasciate scivolare con ardore le braccia lungo un'ideale linea in diagonale (io questa mossa la chiamo la reverse x factor, perché praticamente parti con una x ma finisci senza). Per chiudere irrigidite tutti i muscoli del vostro corpo e gridate SIUUU con fare gutturale.
- Tutta questa parte deve essere come un unico movimento fluido. Più riuscite a farlo a rallentatore, meglio verrà la vostra celebrazione.
- Alcuni consigli: non lo fate in case dai pavimenti troppo lisci indossando solo calzini; non c’è bisogno di saltare molto in alto, l’importante è ricadere leggeri; è SIUUU, non SIIIII; mettete un paletto di 2 o 3 esecuzioni mensili: il troppo rovina il senso.
Ora che padroneggiate il gesto - potete allenarvi al parco o in una stanza particolarmente ampia - è arrivato il momento di conoscere la sua storia.
Origine del SIUUU
L’origine, come tutto ciò che è più filosofia che gesto, è difficile da definire con precisione. Il primo vagito di SIUUU, senza il SIUUU, arriva il 12 gennaio 2008, durante una partita tra Manchester United e Newcastle. Ronaldo ha 22 anni ed è appena diventato una macchina da gol (chiuderà quella stagione con 42 gol, contro i 23 di quella prima e i 12 di quella ancora prima). Al 48esimo, sul punteggio di 0-0, calcia una punizione da una zona centrale, vicino all’area di rigore. Il suo tiro rasoterra e un po’ strozzato passa sotto i piedi della barriera e viene solo toccato da Given prima di entrare. A quel punto Ronaldo corre verso la bandierina e quando si gira verso i compagni, arrivati ad abbracciarlo, possiamo vedere inequivocabile un saltello e la mossa con le braccia che chiude la celebrazione del SIUUU.
https://twitter.com/jack_cook95/status/1471139898308673536
Non possiamo vedere cosa dice, probabilmente non le tre letterine magiche, ma insomma: è un proto SIUUU. In quel secondo tempo lo United segnerà altri cinque gol, due dei quali a opera del portoghese, che metterà a referto la prima di molte triplette in carriera. Coincidenze? Non credo proprio.
Doveva però essere solo un istinto, qualcosa che bussava per uscire che però non ha trovato spazio nel plumbeo clima di Manchester. Ronaldo continuerà a segnare e a vincere - solo in quella stagione la Premier, la Champions League e il Pallone d’Oro - ma per vedere il SIUUU nella sua forma (quasi) compiuta bisognerà aspettare altri 5 anni.
Dopo un altro anno allo United, Ronaldo si trasferisce al Real Madrid e incontra un sacco di grattacapi. Continua a segnare sì, ma le vittorie sono meno del previsto. Nel 2010/11 segna 53 gol per vincere una Coppa di Spagna, nel 2011/12 diventano 60 per vincere la Liga, nel 2012/13 55 gol per una Supercoppa. È il momento topico della sfida col Barcellona di Messi e Guardiola e lui appare come il perdente di lusso, che segna e rosica.
Nell’estate del 2013 la rivalità è così satura che le due squadre sembrano voler tirare i remi in barca: Guardiola, spolpato, se ne va a Monaco, mentre Mourinho viene rigettato dall’ambiente - proprio il suo rapporto non idilliaco con il portoghese sarà considerato uno dei motivi del suo addio - sostituito dal più paterno Carlo Ancelotti.
Per Ronaldo è un’estate di chiacchiere. Mentre è in vacanza a Miami su un lussuoso yacht si parla di una sua possibile partenza: il contratto è in scadenza e il PSG è pronto a fare ponti d’oro per lui. A metà luglio comunque il Real inizia la nuova stagione e alla prima amichevole il portoghese segna una doppietta, in un 0-6 al Bournemouth che dovrebbe celebrare la promozione in Premier del piccolo club inglese. Dopo, si parte per il tour americano.
È la prima edizione della ICC Cup, un torneo estivo che massimizza quella che sta diventando una tendenza, ovvero il peregrinare di grandi club per paesi stranieri giocando amichevoli molto ben remunerate tra loro. Il Real vince contro i Los Angeles Galaxy e l’Everton e deve affrontare in finale il Chelsea. È in questa partita che il SIUUU arriva a una forma più completa, vicino al SIUUU ideale. Sul punteggio di 1-1, Ronaldo segna un gran gol su punizione, dopo rimane fermo e con due dita si indica il petto come a dire “io resto qui” (oppure forse “io sono Cristiano Ronaldo”, oppure magari voleva far notare i pettorali: non sono mai molto chiari i calciatori quando fanno questi gesti). Pochi minuti dopo si inserisce bene su un cross dalla sinistra di Isco e di testa porta il risultato sul 3-1: è il momento del SIUUU.
Ronaldo si indica, allarga le braccia, le muove per aizzare il pubblico di Miami, poi esegue un saltello e fa la mossa ancora non iconica. Che sia questa l’origine, lo racconterà poi lo stesso giocatore in diverse occasioni, tra cui nel 2019 al canale Youtube di Soccer.com: «Beh, ero negli Stati Uniti e abbiamo giocato contro il Chelsea e non so da dove sia uscita fuori. Ho appena fatto gol e ho fatto questo (con la mano fa un rapido giro a mimare la piroetta, nda) e dopo ho fatto (mimando questa volta il gesto finale) “Yeahhh”, cioè “SIUUU”».
Ora bisogna dire che ci sono alcune imprecisioni. La prima è che in quell’occasione Ronaldo non fa la piroetta, si limita al salto e la mossa con le braccia (la reverse x factor); la seconda è che non sembra dire “Yeahhh” e neanche “SIUUU”. Il labiale non è chiaro, ma le labbra sembrano più strette verso un suono unico, come un barbarico OOOO. Ronaldo poi continua e dice che il gesto gli è venuto «naturale» e che non c’era un motivo particolare dietro, più che un esultanza personalizzata - come l'orecchio di Toni o l'areoplanino di Montella - dal racconto di Ronaldo sembra essere una di quelle necessità fisiologiche, come il rantolo del tennista dopo un colpo particolarmente violento. Anche ciò che è naturale e fisiologico, però, trova partenza dal contesto, nasce dall'emozioni. Appena due giorni prima del SIUUU Ronaldo aveva rinnovato il suo contratto con il Real, arrivando a guadagnare 17 milioni di euro l’anno, uno in più di Messi. Due fatti (soldi + essere davanti all’argentino) che erano dentro di lui al momento dell’esultanza e a cui bisogna aggiungere che l’allenatore di quel Chelsea era José Mourinho, che solo pochi giorni prima aveva detto testuali parole: «Il Ronaldo vero era quello che ho avuto con me a Barcellona, quando avevo 30 anni».
Insomma, il SIUUU come sfiato della sua grandezza, come monito a tutti quelli che non pensano sia il migliore al mondo.
La consacrazione del SIUUU
Nelle esultanze di quella stagione (molte) lo si vede ogni tanto urlare il SIUUU ai compagni come fosse un inside joke. Il rito si costruisce piano piano con le vittorie: una forma quasi perfetta la troviamo nella celebrazione della Champions League al Bernabeu, la tanto agognata decima, che il Real vince grazie a diciassette gol di Cristiano Ronaldo. Invocato dal pubblico festante, il portoghese si presenta così.
Ma il SIUUU conosce la sua consacrazione globale lontano dal campo. È nello scenario opulento e glitterato della premiazione del Pallone d’Oro che l’urlo ferino di Ronaldo scuote l’occidente. Se il SIUUU fosse una religione, questo momento sarebbe la rivelazione (ma molto più cringe). Ronaldo in smoking, serissimo, fa un lungo discorso a una platea che raccoglie il meglio che il mondo del calcio abbia da offrire, poi dopo gli ultimi ringraziamenti stringe i pugni, guarda fisso nella camera e come trasfigurato grida il senso profondo della sua vittoria.
Più tardi proverà a spiegare il suo grido come una cosa comunitaria, di spogliatoio: «I miei compagni sanno che faccio questo urlo quando segno un gol [...] è il nostro grido di battaglia». Una spiegazione per quel gesto che più di uno ha provato ad adottare, visto che quell’esultanza, in qualche sporadica occasione in futuro, verrà adottata anche da Sergio Ramos e Marcelo. Eppure Ronaldo parla dei suoi gol, usa il SIUUU per le sue vittorie. Un gesto di pura potenza e forza di volontà che calza perfettamente con Cristiano Ronaldo più che con una squadra. Un gesto che ha anche un valore salvifico, tanto da segnare una profonda cesura con il calciatore di prima, quello che dopo la vittoria del Pallone d’Oro nel 2013 si era lasciato andare alle lacrime, come svuotato dal confronto con il resto del mondo e questo che celebra le sue vittorie con un mantra d'arroganza.
Da questo momento, da questo SIUUU epifanico, per Ronaldo tutto cambia. Rapidamente riesce a ribaltare la sua narrazione di sconfitto non degno della rivalità con Messi, finendo per sopravanzare l’argentino almeno per quanto riguarda i titoli. Questo periodo d’oro - che si risolve in altre tre Champions League, una Liga, un Europeo, due Palloni d’Oro, più altri trofei individuali e di squadra sparsi qui e lì - si accompagna sempre al SIUUU, come fossero conseguenziali, come facesse parte della famiglia sempre più larga del portoghese insieme ai figli e alla compagna. L’esecuzione può cambiare in base al momento: si può portare prima il dito all’orecchio se il pubblico non è abbastanza coinvolto, può invitare i compagni ad andargli dietro se è un gol di squadra o particolarmente bello, può farlo su richiesta al microfono, come dopo la vittoria in finale contro la Juventus. C’è anche la versione insieme a Marcelo, un piccolo strappo a una celebrazione che non prevede altri protagonisti.
Una mossa che diventa brand nel brand, gesto riconosciuto di una delle persone più riconoscibili del pianeta e che forse tocca il suo picco sportivo durante il Mondiale del 2018, quando la esegue dopo aver segnato il definitivo 3-3 contro la Spagna con un calcio di punizione irreale, la sua terza rete di quella partita. Al SIUUU aggiunge un gesto come a lisciarsi la barbetta, a indicare di essere lui la capra (traduzione di GOAT, greatest of all time), dopo che qualche giorno prima era uscita una copertina con Messi che teneva in braccio proprio una capra.
Non stupisce quindi che la Juventus decida di cementificare il SIUUU, farlo più che silhouette, simbolo del suo passaggio in bianconero. Nell’elaborazione grafica scelta per presentarlo al mondo, Ronaldo è rappresentato nel momento topico del gesto, con le braccia aperte e le gambe larghe, massimo segno di potenza del portoghese e della squadra che è riuscita a strapparlo al Real Madrid. In Italia la celebrazione di Ronaldo si carica di altri elementi. In un paese dove tutto ciò che è troppo serio viene sbeffeggiato, il SIUUU diventa croce e delizia dei tifosi juventini. Delizia perché comunque il portoghese ne farà largo uso, rendendo il rito una questione quasi di sangue, un legame indissolubile tra il calciatore e la squadra.
Qui nel suo picco emotivo, al termine della rimonta con l’Atletico.
Croce perché sarà usato dai rivali come sberleffo nelle sconfitte e, soprattutto, una subdola forma d’imitazione. Il primo a farlo, contro la Juventus, sarà Cesinha, attaccante del Daegu, durante un'amichevole tra Team K (una selezione dei migliori giocatori del campionato coreano) e Juventus, da cui Ronaldo si era tirato fuori, non senza strascichi visto che la maggior parte del pubblico era lì per lui.
Dopo l'esultanza lo indica, in panchina qualcuno ride imbarazzato.
Se questa rimane una forma di imitazione indolore, anzi quasi una forma di riverenza, Maxime Lopez porterà il SIUUU allo Stadium dopo il tocco sotto con cui ha condannato i bianconeri a una sconfitta all’ultimo secondo che brucerà parecchio, appena pochi giorni dopo la fuga del portoghese per Manchester. Sarà anche Gyasi ad imitarlo, dopo un altro gol alla Juventus, anche se in questo caso potrebbe anche essere una strana forma di adulazione, visto che il portoghese è l’idolo riconosciuto dell’esterno dello Spezia. Fare il SIUUU in faccia a Ronaldo diventa l’altro rovescio della medaglia. Anche in Inghilterra Ronaldo troverà i suoi imitatori: glielo ripropone come una minestra indigesta Andros Townsend quando pareggia la gara tra United e Everton, con il portoghese che non la prende per niente bene. Anche lui però si dichiara seguace e non iconoclasta: «Ronaldo è il mio idolo, non lo stavo imitando, era solo una forma di rispetto verso un calciatore che ha profondamente influenzato la mia carriera». Addirittura Townsend si mostrerà primo critico di sé stesso (e del suo SIUUU): «Avrei dovuto passare più tempo ad allenare questa celebrazione, perché non mi è venuta bene».
Ora è il momento in cui cambia tutto
Finora ho chiamato “siuuu” il SIUUU, perché è il modo in cui io ho introiettato questo grido e tutto quello che ci sta intorno, ma la realtà potrebbe essere leggermente (molto) diversa. Ne ha parlato lo stesso Cristiano Ronaldo con Josep Pedrerol, conduttore del Chiringuito, trasmissione di punta dell’ideologia madridista. Uno stralcio di conversazione che riporterò integralmente per non lasciare nulla al caso.
Ronaldo: «La gente tuttavia non sa come si dice. È “sì”»
Pedrerol: «IUU»
Ronaldo: «No però, SIUUU. Però è “sì”. Capisci?»
Pedrerol: «Però è “sì” con la u»
Ronaldo: «”Sì”, come dicendo “l’ho fatto”, come “sì”»
Pedrerol: «Però c’è una u lì, è SIUUU no? SIUUU»
Ronaldo (ride e fa no con la testa): «SIUUU»
Pedrerol: «Non c’è la u? È “sì”?»
Ronaldo: «No»
Pedrerol: «(incomprensibile). SIUUU»
Ronaldo (ancora ridendo): «No, non è SIUUU è “sì”, più UUU».
Se questi pochi secondi stracciano tutto quello che credevamo di sapere sul SIUUU, allo stesso tempo ne certificano il suo livello spirituale, quasi spiritico. Perché il grido di Ronaldo si dimostra essere non parola, ma verso, afflato come una preghiera. Il suo “sì” arriva dal diaframma, vibra nelle corde e poi esplode dalle labbra come un suono inumano. Non è importante la dizione - se insomma sia “sì”, “suuu”, “siuuu” oppure “siuuum” riprendendo la versione portoghese del sì (sim) - l’importante è farlo partire dal posto giusto, quel antro dello spirito dove dimora la forza di volontà, la voglia di riscatto, la gioia della vittoria.
https://twitter.com/GuillemBalague/status/554741413158879233
Ci aveva già avvertito su Twitter Guillem Balague, il biografo semi-ufficiale del portoghese.
Mentre la carriera di Ronaldo va lentamente spegnendosi - difficile dire quando finirà, ma nessuno, neanche lui, può battere il tempo - il SIUUU potrebbe rimanere il suo lascito più grande. Il gesto che continuerà a tramandare la sua idea di mondo. Già oggi è adottato da sportivi più o meno famosi in tutto il mondo e in tutte le discipline. Vedere calciatori minori in stadi minori esultare con il SIUUU, pallavolisti, piloti, giocatori di cricket, ci dice che Ronaldo non è solo un incredibile calciatore, ma è anche un esempio, un punto lontano da inseguire nella vita, che quello che ha fatto, e come l'ha fatto, ha un valore che nessuno può sminuire. Se desiderate fare il vostro lavoro nella maniera perfetta, ma anche un corpo perfetto, una casa perfetta, una famiglia perfetta, abbracciate il SIUUU, come grido e come filosofia. Non serve avere il talento di Ronaldo per il calcio, o per quello in cui volete riuscire.
L'importante è crederci, non mollare mai e, quando le cose vanno bene, trovare un punto lontano dieci metri da voi, correrci incontro e fare quello che dovete fare. Non è importante cosa urlate, l'importante è farlo con tutte le vostre forze, crederci davvero, perché è quello il vero segreto del SIUUU e nessuno potrà togliervelo.