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Lasciatevi stupire dal Brighton di De Zerbi
20 gen 2023
Il tecnico italiano sta mostrando il suo calcio proattivo anche in Premier.
(articolo)
13 min
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IMAGO / Pro Sports Images
(copertina) IMAGO / Pro Sports Images
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Dalla sua fondazione, avvenuta oltre 120 anni fa, il Brighton si è sempre diviso tra la seconda e la terza divisione del calcio inglese, tranne un periodo di ribalta tra la fine degli anni ‘70 e l’inizio degli ‘80. Il suo miglior risultato rimane una sconfitta per 4-0 contro il Manchester United in finale di FA Cup nel 1983. Una squadra talmente innocua che non ha neanche una vera e propria rivalità locale con squadre che le sono geograficamente vicine come Southampton o il Portsmouth: il suo “derby” il Brighton lo gioca col Crystal Palace, squadra del sud di Londra, una rivalità nata a fine anni ‘70 quando entrambe le squadre lottavano per la promozione. È il derby dell’M23, l'autostrada che collega i 75 km che separano Londra a Brighton.

Il calcio in Inghilterra si è sviluppato al nord, nelle città proletarie, e Brighton è la cosa più lontana che potete immaginare, visto che deve la sua fortuna al fatto che fu scelta come località di villeggiatura del Principe del Galles per le sue spiagge agli inizi dell’800. Brighton è infatti un raro caso di città inglese (che non sia Londra) famosa all’estero più per le sue attrazioni che non per la squadra stessa. D’altra parte chiunque abbia vissuto almeno un po’ a Londra durante la bella stagione si sarà sentito proporre una capatina a Brighton, dove i londinesi anche vanno a toccare il mare della Manica passeggiando sulla spiaggia di ciottoli scuri.

Dal 2017, però, il Brighton è diventata una presenza fissa in Premier League. Il suo assestamento ad alti livelli è merito delle intuizioni dello scommettitore e giocatore di poker Tony Bloom, nato a Brighton e tifoso da sempre, che dal 2009 ne è anche il presidente. Sotto il suo mandato le ambizioni della squadra sono state rivoltate come un calzino: un nuovo stadio è stato costruito e si è iniziato a investire pesantemente sul reparto di “scouting”, considerato il settore su cui puntare per ottenere un vantaggio sulla concorrenza senza spendere tanti soldi e che negli anni ha prodotto ottimi risultati.

Il vero salto di qualità, però, è arrivato solo nel 2019 grazie a Graham Potter. Il nono posto con cui ha concluso la scorsa stagione è stato il miglior piazzamento di sempre per il Brighton, con una squadra dal gioco brillante e in grado di valorizzare diversi giocatori come Cucurella e Bissouma, ceduti a peso d’oro a Chelsea e Tottenham. Dopo il passaggio improvviso di Potter al Chelsea, avvenuto nel settembre 2022, la società ha deciso di puntare in maniera anche forse inaspettata su Roberto De Zerbi, che era rimasto libero dopo aver dovuto più o meno forzatamente interrompere il proprio contratto con lo Shakhtar Donetsk.

De Zerbi in Premier

De Zerbi è sbarcato in Inghilterra col pacchetto completo del suo brand: la barba perfettamente levigata, i capelli ingelatinati all'insù, la fronte rugosa data dagli occhi perennemente sgranati verso il campo, i complimenti degli allenatori avversari ai microfoni prima e dopo aver affrontato la sua squadra. L’allenatore di Brescia ha ereditato una squadra che stava già facendo benissimo e, dopo un primo periodo di assestamento caratterizzato da risultati negativi che ha fatto perdere qualche posizione in classifica (anche per via di un calendario oggettivamente complicato), nelle ultime settimane ha trovato la sua strada.

Il Brighton che ha battuto il Chelsea e il Liverpool, che ha eliminato l'Arsenal dalla Coppa di Lega, lo ha fatto a tutti gli effetti come una “squadra di De Zerbi”, ovvero non appoggiandosi all’ottimo lavoro del suo predecessore, ma giocando il calcio codificato che lo contraddistingue. In una classifica di Premier che sotto il quarto posto è molto corta, il Brighton è oggi in corsa per un posto in Europa contro squadre sulla carta ben più forti e ricche.

Con De Zerbi il Brighton ha mantenuto grossomodo lo stesso schieramento che aveva ad inizio stagione: un 4-2-3-1 che vede nel cuore della squadra la coppia di centrocampo formata dal neo campione del mondo Alexis Mac Allister e da una delle grandi promesse del calcio suamericano Moises Caicedo, due calciatori tremendamente dinamici e con una buona pulizia tecnica. Insieme a loro la manovra del Brighton si sviluppa dal basso insieme ai quattro difensori, disposti a diverse altezze per avere più linee di passaggio possibili.

La posizione “scalata” che tengono Caicedo e Mac Allister permette al Brighton di avere diverse soluzioni per risalire il campo passando per il centro, anche a massimo due tocchi, oltre a creare combinazioni in zone centrali del campo dove attirare la pressione avversaria per poi scaricare sull’esterno dove si è liberato spazio per le ali. Una struttura che De Zerbi ha sviluppato nel tempo e che abbiamo già visto, ad esempio, nel suo Sassuolo.

Il fronte d’attacco vede muoversi sugli esterni Kaoru Mitoma, ala velocissima vista al Mondiale con il Giappone, e Solly March, teoricamente un trequartista a cui De Zerbi chiede grande partecipazione alla manovra. Dietro la punta il preferito è l’eterno Adam Lallana, ma l’allenatore ha dato anche spazio al ventenne ecuadoriano Jeremy Sarmiento. Fino a ieri la punta centrale era il belga Leandro Trossard, che però è stato appena ceduto all’Arsenal, complice anche una discussione avuta con De Zerbi nei giorni scorsi. Se dal mercato non arriverà nessuno, a sostituirlo fin qui è stato il diciottenne irlandese Evan Ferguson (a lasciar intuire come a De Zerbi sia stato chiesto anche di preparare un ricambio generazionale).

Come gioca il Brighton di De Zerbi

In fase di possesso il Brighton di De Zerbi cerca di arrivare al gol muovendo il pallone e gli uomini con triangolazioni lungo tutto il campo e passaggi filtranti dietro la linea di pressione avversaria, sfruttando tutta l’ampiezza disponibile. I suoi principi non sono poi così diversi da quelli “classici” del gioco di posizione, la sua peculiarità è forse nel praticarne una versione che ha come cardine l’intento di disordinare l’avversario non tanto andando più veloce, quanto avendo abbastanza tecnica in campo da far muovere il pallone più veloce di esso. Questo per la banale, ma inossidabile legge per cui il pallone va più veloce e che quindi se si connettono nella giusta maniera i propri calciatori tutto è possibile. Per funzionare, però, servono uomini che sanno quello che devono fare e hanno i mezzi tecnici per farlo.

Quando la trama del Brighton funziona smonta le sicurezze della squadra avversaria, che non sa bene come andare a recuperare il pallone senza vederselo passare accanto e poi finire in porta.

Non basta, ad esempio, scambiarsi il pallone in difesa per attirare la pressione avversaria e giocarci alle spalle, ma bisogna chiamare l’avversario a sé per ottenere dei vantaggi successivi. Per farlo De Zerbi chiede ai propri centrali di utilizzare nel controllo del pallone quando devono impostare la suola, perché in questo modo possono sia dare all’avversario la sensazione che può recuperare il pallone che è fermo e scoperto, sia dare una forma di protezione, perché possono sempre muoverlo in una frazione di secondo e giocarlo come vogliono.

Per farlo, però, c’è bisogno che il difensore centrale sia a suo agio col pallone tra i piedi ed è per questo che De Zerbi ha tolto il posto da titolare a Adam Webster, fedelissimo e inamovibile per Potter, per darlo al giovane Levi Colwill. Difensore centrale mancino di appena diciannovenne, è arrivato in prestito dal Chelsea in estate e con Potter aveva visto il campo per appena 12 minuti. Con De Zerbi è stato invece titolare nelle ultime cinque partite e protagonista assoluto della recente vittoria contro il Liverpool.

Con lui in campo De Zerbi può schierare un centrale mancino a sinistra e uno destro a destra, una disposizione importante per avere angoli di passaggio migliori in impostazione. Ma soprattutto Colwill è un centrale dalla tecnica pulita, che eccelle nel controllare il pallone. Con lui in campo la manovra del Brighton ha fatto un salto di qualità evidente nella capacità di gestire il pallone contro la pressione avversaria. Perché non solo non gli scotta il pallone tra i piedi, ma ama invece usarlo per costruirsi dei vantaggi nella successiva distribuzione, senza accontentarsi della soluzione più facile, ma anzi manipolando spazio e tempo per trovare linee di passaggio mai banali.

Non è l’unico cambio nella formazione titolare rispetto alla squadra ereditata da Potter. De Zerbi ha infatti promosso titolare Mitoma, arrivato in estate dopo una stagione in prestito in Belgio per abituarsi al calcio europeo. Con Potter il giapponese entrava dalla panchina per sfruttarne la freschezza atletica a partita in corso, ma è da quando De Zerbi l’ha promosso titolare - a ottobre, proprio contro il Chelsea di Potter - che ha iniziato a incidere: tre gol e un assist nelle sei partite giocate dal primo minuto, ma soprattutto la sensazione di avere davanti il miglior dribblatore della competizione. Quando parte il pallone gli rimane sempre attaccato al piede e la sua rapidità gli permette di non perdere il controllo anche in spazi strettissimi.

Supportato dalle corse di un terzino atleticamente devastante come Pervis Estupiñán, Mitoma può ricevere sull’esterno ed entrare dentro al campo per giocare, infilandosi nei pertugi della difesa e creando scompiglio tra le linee avversarie. Se il Brighton vuole disordinare l’avversario, non c’è opzione più immediata chiedere un dribbling a Mitoma, perché le difese devono inevitabilmente raddoppiare, portando aggiustamenti a cascata che finiranno per concedere uno spazio dove prima non c’era. L’obiettivo del Brighton è di sfruttare quello spazio.

Il coraggio di giocare

Mitoma è un giocatore tecnico e dinamico, ma soprattutto ha grande fiducia nelle proprie abilità e non ha paura di rischiare anche contro le migliori squadre. Questo è il filo conduttore delle squadre di De Zerbi: il coraggio. È quello che l’allenatore chiede ai suoi giocatori: «Abbiamo giocato una partita fantastica, abbiamo giocato con coraggio», ha detto dopo la sua prima vittoria sulla panchina del Brighton.

Nel periodo più duro, dopo una striscia di cinque partite consecutive senza vittorie, è arrivato il 4-1 contro il Chelsea dell’ex Potter, una vittoria fondamentale per il percorso di De Zerbi, soprattutto per il messaggio mandato ai suoi giocatori, che il coraggio paga. In quella partita il Brighton ha chiuso un primo tempo dominato in vantaggio per 3-0, sfruttando tutte le insicurezze in costruzione del Chelsea con un pressing costante e perfetto. Come ha scritto l’inviato del Guardian Jacob Steinberg: «Il loro calcio ha spiazzato il Chelsea. Thiago Silva, la cui distribuzione dalle retrovie è stata pessima, ha dovuto salvare sulla linea su Leandro Trossard e Pervis Estupiñán nei minuti iniziali, e gli ospiti hanno subito ceduto. Una palla intercettata ha permesso poi a Kaoru Mitoma di trovare Trossard, che ha aggirato Kepa Arrizabalaga e ha messo la palla in rete a porta vuota. Con Alexis Mac Allister e Moisés Caicedo che hanno superato Mateo Kovacic e Conor Gallagher a centrocampo, il Brighton ha dominato. Gli steward hanno dovuto trattenere i tifosi vicino alla panchina del Chelsea e l'emozione ha avuto la meglio su De Zerbi, che ha festeggiato il primo gol casalingo del suo mandato buttandosi in campo».

Il Brighton è una squadra che gioca senza paura, che come si dice in questi casi, che preferisce difendere in avanti, ovvero ridurre al massimo le fasi di difesa posizionale in cui sono schierati al limite della propria area recuperando in alto il pallone e dando fastidio alla costruzione avversaria. De Zerbi crede, da sempre, che ci si difende attaccando, avendo il pallone e provando a riconquistarlo il prima possibile quando in possesso degli avversari.

Se c’è una criticità in quello che sta costruendo il Brighton è la presenza di rapaci più in alto nella catena alimentare pronti a scendere in picchiata e prendersi i migliori calciatori. È parte del progetto di Bloom, che usa lo scouting per pescare talenti in realtà poco conosciute come l’Ecuador e il Giappone per poi rivenderli a prezzi maggiorati. È così che va da sempre, ma è anche un sistema dove basta pochissimo per precipitare.

Il Brighton ha un futuro?

Mantenere tutti contenti e focalizzati sull’obiettivo non è un compito semplice per De Zerbi, già messo alla prova dalla situazione con Leandro Trossard, il suo attaccante migliore. Il belga è finito fuori dai convocati per la partita contro il Liverpool dopo un diverbio col tecnico a seguito della mancata titolarità contro il Middlesbrough in FA Cup.

Con i rapporti già tesi tra i due dal ritorno agli allenamenti post Mondiale, il giocatore che ha lasciato l’allenamento senza avvertire, lo spettro della cessione si è immediatamente palesato quando l’agente è andato ai microfoni a dire che Trossard «si è sentito umiliato da De Zerbi e vuole andare via». Cosa prontamente successa.

Il Brighton, come tutte le squadre di Premier, è “una bottega cara”. Per questo l’Arsenal ha approfittato della volontà di Trossard per quasi forzare il trasferimento, che altrimenti sarebbe avvenuto a cifre più alte in estate. Lo stesso che il Chelsea ha fatto con Potter e buona parte del suo staff, che Bloom non ha potuto trattenere.

Perdere un giocatore come Trossard a gennaio, o magari Alexis Mac Allister e Caicedo, richiesti da moltissime squadre, sarebbe un duro colpo alle ambizioni del Brighton. In Premier League, oltre le grandi che sembrano avere soldi infiniti, tutti possono spendere per costruire una rosa di alto livello, ma non basta avere i soldi. È quello che abbiamo visto con squadre come Everton o Aston Villa, due squadre che - nonostante le spese - sono rimaste bloccate nella loro mediocrità a causa delle scelte sbagliate fatte. Al contrario il Brighton (ma anche il Brentford per fare un altro esempio) è riuscito a issarsi in alto in classifica attuando piani ambiziosi ma ben studiati. Una crescita graduale che non si limita a spendere, ma coinvolge tutta la struttura: dalla scelta dell’allenatore, alle strutture, a chi si occupa dello scouting.

Non è necessariamente una verità assoluta, ma non è un caso se l’Aston Villa e l’Everton hanno in panchina da due leggende del calcio inglese come Gerrard e Lampard, mentre il Brighton e il Brentford due allenatori che in carriera hanno al massimo sfiorato la Serie A (De Zerbi) o neanche raggiunto il calcio professionistico (Thomas Frank). Due tecnici che per arrivare in Premier League hanno dovuto scalare la piramide del calcio in Italia e Danimarca, partendo dalla Serie D il primo e dal calcio giovanile nel secondo. Due che sono arrivati nel campionato più competitivo al mondo perché hanno dimostrato di sapere quello che fanno.

Il percorso di De Zerbi è un ottimo caso per mostrare quanto il calcio sia cambiato, soprattutto da noi. Anche solo fino a 10 anni fa, dopo un’esperienza come quella al Sassuolo, dove ha mostrato un calcio proattivo e facilmente traslabile in una grande squadra, De Zerbi avrebbe sicuramente ricevuto la chiamata di una squadra italiana con ambizioni almeno di qualificazione alla Champions League. Per dire: Spalletti dopo il triennio all’Udinese passò alla Roma, Allegri dopo il biennio al Cagliari al Milan, Mazzarri dopo il biennio alla Sampdoria al Napoli. De Zerbi invece, dopo aver ottenuto il massimo possibile con il Sassuolo, è dovuto andare in Ucraina per poter giocare in Europa. E anche dopo che la guerra ha cambiato i suoi piani, non è tornato in Italia, non ha “aspettato il suo turno”.

Il Brighton ha scelto di affidarsi all’allenatore italiano più promettente, con le idee più ambiziose, adatte a quello che è il suo progetto. De Zerbi ha accettato al volo, con entusiasmo, pur trattandosi di una squadra con pochissimo blasone. Oltre ai soldi, in Premier De Zerbi ha l’opportunità di affrontare praticamente ogni settimana le migliori squadre e i migliori tecnici al mondo. Fin qui De Zerbi ha dimostrato di poter stare in questo contesto, di avere le armi per giocare contro Guardiola, Klopp e tutti gli altri. La sua ricetta sembra perfetta per il Brighton e i due si stanno migliorando a vicenda. Tutto può cambiare, ma al momento questa esperienza sembra, finalmente, il passaggio perfetto per vedere De Zerbi arrivare nei migliori club al mondo.

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