Deve essere capitato sotto ai vostri occhi in queste ore, in cui avete scrollato sul cellulare tra il sonno e la veglia, un rigore fantastico. Un rigore così brutto che non pensavate possibile. In tanti lo hanno rilanciato e in molti lo definiscono “Il peggior rigore della storia del calcio” (qui avevamo messo insieme altri candidati). Quando la telecamera si alza sul volto devastato dell’autore di quel rigore vi sembra di riconoscerlo. Dove avete visto quella faccia scavata, puntuta, piena di spigoli?
Dopo mezzo secondo avete la rivelazione: è Ante Budimir, detto “Il Cigno di Zenica”. L’ex giocatore del Crotone, l’ex “intruppone” della Serie A, quello che si fece soffiare il posto da Simy. Quello finito nel pezzo sugli attaccanti goffi. Quello rispetto a cui Simy sembrava elegante. Budimir il mega-vampiro dell’area di rigore, la versione adulta di Carletto il principe dei mostri. Budimir che, come farebbero i vampiri, gioca con la pressione bassa.
Quello che gli succede in questo rigore ha qualcosa di paranormale. Budimir prende la rincorsa, poi rallenta e alza la testa. Vuole guardare il movimento del portiere. In effetti, per un brevissimo istante, sembra davvero in controllo, con la freddezza pietrificante di Messi nel rigore in finale di Coppa del Mondo. Il problema è che poi Budimir si dimentica di tirare. È come se il suo corpo avesse avuto una paralisi, pietrificato dalla propria stessa esitazione, e con gli occhi Budimir ha potuto - per un breve istante - guardare sé stesso paralizzarsi. Poi Budimir ha provato a tirare. A quel punto però è uscita fuori un’oscenità, la forma deviata e grottesca di un tiro. Più che calciare Budimir sembra cadere sul pallone; sembra “zapparlo” senza nemmeno forza, anzi esprimendo una stanchezza profonda, secolare, la stanchezza dell’Europa alla fine della storia. Come sarebbe un calo di pressione se fosse un calcio di rigore? Così.
Abbiamo assistito a una delle più violente dissociazioni tra corpo e mente. La mente si è sovraccaricata di lavoro per capire dove si sarebbe mosso il portiere, e il corpo è finito imprigionato da una paralisi. Wallace di Federer diceva che ci riconciliava con l’idea di avere un corpo; Budimir invece ci ricorda l’incubo di avere un corpo.
Manco a dire che era un rigore irrilevante. Si era nei minuti di recupero di una sfida da metà classifica. L’Osasuna era due punti sotto il Valencia e un pareggio sarebbe stato utile per non permetterle di allungare. Sarebbe stato il gol dell’1-1 probabilmente definitivo.
Il rigore se lo era guadagnato Budimir, prendendo un calcione imprudente da Hugo Guillamon dopo il novantesimo. Quello gli era andato pure a imbruttire, forse perché nel mondo darwinista del calcio Budimir è troppo secco e ti viene da imbruttirgli. C’è anche da dire che Budimir, verso l’ora di gioco, aveva sbagliato un gol in modo orrendo. Intervenendo su un cross con la tibia.
Questo calcio di rigore ha fatto tornare il nome di Ante Budimir nelle nostre vite da quando, nel 2019, aveva lasciato il Crotone per trasferirsi in Spagna. Se ne era andato da meme, e torna nella nostra memoria da meme. Eppure questo processo di memificazione di Budimir, davvero, non gli rende giustizia. Dovremmo invece prendere questo momento goffo per parlare delle sue grandi stagioni spagnole.
Con la maglia dell’Osasuna Budimir ha segnato 46 gol in 4 anni e, soprattutto, ha giocato in modo delizioso. È riuscito, in ritardo, in un momento in cui ormai nessuno si aspettava niente di lui, a somigliare alla versione utopica di sé stesso. Quello che prometteva di essere quando è arrivato in Serie A alla Sampdoria dopo una stagione da 16 gol in Serie B: un centravanti alto, tecnico, con un gioco elegante spalle alla porta. Un giocatore così amato che i tifosi del Crotone recitavano una preghiera in un suo onore sul calco del Padre Nostro.
Nella sua stagione alla Sampdoria Budimir è diventato la parodia di un centravanti alto e tecnico, un van Basten interpretato dai Monty Phyton. Dopo un anno da 13 presenze e 1 gol era stato rispedito in Calabria. Si era fatto un’altra stagione di A da 6 gol e pochi acuti, e poi sei mesi di B in cui non è sembrato, onestamente, superiore alla categoria. Lì è stato comprato dal Maiorca, dove ha ricostruito una credibilità e un gioco da alti livelli. L'Osasuna lo ha pagato 8 milioni.
Oggi Budimir ha 33 anni e sta vivendo la miglior stagione della carriera. Ha segnato 16 gol e servito due assist, e il suo gioco è l’esatto opposto di quel calcio di rigore. È leggero, aggraziato e intelligente. Superati i 30 anni è diventato quell’attaccante alto e tecnico che immaginavamo. In questa partita di febbraio contro il Cadice, per esempio, segna una doppietta - gol di testa e gol di piede - e manda in porta un compagno con un tocco di prima piuttosto geniale.
I tifosi lo adorano. Lo scorso anno è stata anche la sua stagione da 8 gol, con un lavoro costante sulle difese, a permettere all’Osasuna di qualificarsi per la Conference League. Quest’anno la squadra sta giocando peggio ma lui sta segnando i più. Qualche mese fa ha accompagnato una donna di 78 anni in ospedale. Mari Carmen, tifosa dell’Osasuna, si era stufata di aspettare il taxi, ha riconosciuto Budimir passare in macchina e gli ha chiesto un passaggio.
A inizio marzo ha segnato al Real Madrid; poco prima un gol al Deportivo Alaves con un tiro a giro delicatissimo, dopo il quale ha allargato le braccia verso il pubblico come a dire: “vi aspettavate forse qualcosa di diverso, da Ante Budimir?”. Nella stessa partita ha quasi segnato un gol di petto pazzesco dall’ingresso dell’area di rigore. Contro l’Almeria ha superato il portiere con un lievissimo tocco d’esterno stile Totti contro il Manchester City.
L’eccezionalità di Budimir in Spagna è diventata normalità. Questi tutti i suoi gol quest'anno: gooooool de Budimir.
Come avrete visto da questo video, comunque, i rigori sono una delle sue specialità. In carriera può vantare un ottimo 17 su 19. L’ultimo rigore prima di questo lo aveva sbagliato 8 anni fa. Da quel momento ha accumulato una striscia di 12 conversioni consecutive; tutte con questo stile che quando non diventa tragicomico è elegante e spocchioso. Per capirci, ecco un calcio di rigore segnato da Budimir quest’anno con l’Osasuna. Uno di quei rigori che fanno sembrare scemi i portieri. La sua tecnica prevede un piccolo rallentamento del movimento per studiare, in un attimo, la mossa del portiere. È una tecnica rischiosa, se non si hanno le sviluppatissimi capacità neuronali di Messi, e si può arrivare a sbagliare in modo davvero imbarazzante. La reazione di molti a un errore tipo quello di Budimir non è solo ironica, ma contiene anche un filo di indignazione: perché complicare una cosa tanto semplice come un rigore? Scegli un angolo e tira forte. Fino all’errore di ieri, però, Budimir era stato piuttosto efficace con la sua tecnica.
Il modo in cui sta circolando questo video, però, ci ricorda la crudeltà dell’ecosistema dell’informazione contemporaneo. Puoi lavorare sodo, essere costante, migliorare fino a raggiungere la versione ideale di te stesso. Puoi ricostruirti una credibilità e raggiungere la fama che sognavi. Eppure un solo errore, un solo momento di distrazione e goffaggine come tutti abbiamo nella vita, può farti diventare uno scherzo. A quanto pare, ha calciato il rigore con tre costole fratturate.