È il quarto d’ora di gioco e l’Arsenal è in svantaggio da dieci minuti contro l’Aston Villa a Birmingham. Tre giorni prima ha perso contro il Manchester City il primo scontro diretto di una stagione fino a quel momento dominata. Qualcosa sta scricchiolando a livello mentale, la squadra ha raccolto solo un punto nelle ultime 3 partite ed è stata eliminata dalla FA Cup, sempre per mano del Manchester City. L’Arsenal sa che deve segnare subito ma continua a sbattere contro la difesa messa in campo da Unai Emery, il suo ex allenatore. Gli spazi non ci sono e l’ennesimo filtrante del capitano Martin Odegaard per Bukayo Saka in area viene intercettato. La palla rimbalza addosso a Jorginho, che la controlla e allarga per White sulla fascia sinistra per un cross velleitario facilmente respinto da Mings.
La persona più reattiva a leggere dove andrà quella respinta è Bukayo Saka. Non la controlla nemmeno, calcia di collo pieno di prima senza che il portiere Emiliano Martínez possa anche solo provare l’intervento. Il gol è una scarica di adrenalina, quello che serviva all’Arsenal, che reagirà anche al nuovo vantaggio dell’Aston Villa, finendo poi per vincere la partita con due gol allo scadere. A quel punto il peggio sembra alle spalle, e si apre un periodo fatto di quattro vittorie consecutive e un vantaggio sul City di 5 punti in classifica.
Il gol di Saka viene offuscato nei festeggiamenti da quello allo scadere da fuori di Jorginho (che poi verrà segnato come autogol del portiere). La sua rete più festeggiata resta forse l'autogol di Lloris provocato al derby contro il Tottenham del 15 gennaio; o forse la botta da fuori contro il Manchester United del 22 gennaio con cui aveva portato l’Arsenal in vantaggio in una delle partite più difficili e sentite della stagione. Quello contro lo United è un gol bello, di puro talento e che potrebbe rappresentare la copertina della stagione dell’Arsenal, dovesse concludersi con la vittoria del titolo. Quello con l'Aston Villa è più nascosto nelle pieghe della stagione, ma l'ho citato perché non è meno importante. Dimostra, ancora, quanto sia fondamentale per la squadra questo giocatore di appena 21 anni.
Saka viene descritto come un ragazzo tranquillo, uno studente modello. È cresciuto in una zona tranquilla della periferia di Londra Ovest. Nato nel settembre 2001 a Ealing, è però cresciuto pochi chilometri più a ovest, a Greenford, dove - ovviamente - ha sempre un pallone tra i piedi. Non gioca a calcio per strada ma in giardino insieme al padre e al fratello. Quando passa dal Greenford Celtic, la squadra del quartiere, al vivaio del Watford è ancora giovanissimo. Lì trova il fratello maggiore, che però non è riuscito a diventare professionista. È al Watford che l’Arsenal lo nota e lo fa entrare nel suo settore giovanile. Saka ha appena 7 anni. Da quel momento le sue giornate si alternano tra la scuola e il campo di allenamento delle giovanili del club ad Hale End, che si trova dalla parte opposta di Londra. Racconta di aver trascorso diverse ore in machina sulla circolare nord a dormire, mentre il padre si occupava del tragitto.
A livello giovanile Saka è sempre stato considerato tra i più bravi. Ecco per esempio il tecnico dell'Under 16 inglese: «Sapeva sempre prendere la decisione giusta. Sapeva quando dribblare gli avversari e quando passare la, oltre ad avere ottime caratteristiche fisiche e una grande personalità». Saka è il volto perfetto del lavoro svolto a livello giovanile dall’Arsenal sotto Wenger, in termini di scouting e poi di crescita personale del giocatore. Mentre si trovava ad Hale End il suo nome era tra quelli monitorati da Wenger, ma era ancora piccolo per entrare nella dinamica della prima squadra mentre c’era lui come allenatore. Si sono conosciuti solo quest’anno, quando il leggendario tecnico alsaziano si è presentato ad assistere alla partita dell’Arsenal contro il West Ham nello stadio che ha contribuito più di tutti a costruire.
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Wenger ha commentato: «Mi hanno parlato di lui quando ero ancora al club, era uno dei due o tre ragazzi che stavano arrivando. Ho sentito parlare molto bene di lui, mi hanno detto che ha un'ottima mentalità. Questo è rassicurante perché al giorno d'oggi i giocatori vengono esaltati rapidamente ed è importante che abbiano delle buone basi».
In campo il suo stile di gioco rispecchia il lavoro fatto su di lui nelle giovanili. Saka sembra imbevuto del concetto di efficienza, è avverso all’errore, ha una pulizia tecnica sobria, pur giocando come ala. Niente finte barocche, pochissima concessione all’occhio. Eppure è un giocatore che porta tanto palla, che punta sempre l’avversario diretto. Quando gli chiedono il gol che gli piacerebbe segnare ne cita uno molto famoso di Leo Messi nella sua versione dribblomane: «Per il momento, direi il gol di Leo Messi nella finale di Copa del Rey contro l'Athletic Club. Quello in cui ha dribblato tutti. Ora che gioco, mi rendo conto di quanto sia difficile segnare quel gol. La gente cerca di prenderlo a calci, di farlo cadere, ma lui non si ferma e segna lo stesso anche in finale. Ho pensato: "Wow! Quando dice che ti salterà, davvero non lo fermi!».
A Saka piace avere il pallone tra i piedi, trascinarlo in avanti sul campo. Elude l’avversario con movimenti precisi del corpo e del pallone, il giocatore che più lo ha influenzato è Sergio Busquets dopo averlo affrontato di persona giovanissimo: «Il modo in cui mi ha evitato, la sua eleganza! Mi sono avvicinato a lui per pressarlo, ha cercato di fingere di andare da un lato per poi passare all'altro, e mi ha umiliato: ho pensato che quella è l'élite. Il modo in cui mi ha saltato mi ha fatto pensare: "Rispetto". Busquets è tre passi avanti a tutti, ed è questo che fa di te un calciatore di alto livello. Questo è ciò che ho capito quel giorno». Il suo idolo calcistico però è Cristiano Ronaldo: «Non direi che ho il suo atteggiamento perché siamo due giocatori diversi, lui è unico, ma cerco di guardarlo e di prendere le cose buone dal suo gioco e una delle cose buone del suo gioco è la sua mentalità. È sempre concentrato, lavora sempre e anch'io cerco di farlo». Un giocatore che è nato come ala dribblomane per poi trasformare il suo gioco e diventare il più devastante finalizzatore degli ultimi anni.
È uno stile che rende poco appariscente il suo talento. Anche Arteta ha parlato di questa sfuggevolezza: «Mi ci è voluto un po' per inquadrarlo. Per questo ho provato a farlo giocare in diverse posizioni, per vedere come reagiva. Volevo anche testare il suo carattere, perché giocava come terzino sinistro e so che non era la sua posizione ideale, ma doveva passare attraverso quel periodo». La persona che lo ha più aiutato a livello giovanile è Fredrik Ljungberg, da giocatore un fenomeno nei movimenti senza palla e nel fare la cosa giusta al momento giusto. Lo svedese lo ha allenato sia nell’Under 15 che nell’Under 23, era nello staff della prima squadra quando è arrivato Saka sotto Unai Emery e lo ha allenato nel breve interregno prima di Arteta: «Le informazioni di Freddie, che è già stato un giocatore di questo livello, sono fondamentali per me, perché gioco nella mia stessa posizione e lui ha contribuito molto ai miei progressi».
Saka non soltanto è più forte dei coetanei a livello giovanile in termini atletici, ma è tremendamente più bravo nella comprensione del gioco. Unai Emery lo promuove in prima squadra a 17 anni nel 2018, ne riconosce una maturità fuori scala col pallone e decide di averlo in campo come terzino sinistro pur di schierarlo come titolare. Ed è lì che Arteta, subentrato a stagione in corso, lo fa giocare prima di farlo tornare nel ruolo naturale di ala, dove dalla scorsa stagione è titolare inamovibile.
Oggi è uno dei pilastri del suo successo proprio grazie alle sue caratteristiche. L’Arsenal costruisce la sua manovra schierandosi in campo con un terzino destro che rimane più bloccato, Ben White, così da formare una linea a 3 mentre il terzino sinistro Zinchenko viene a giocare in mezzo al campo accanto a Partey. Il fronte offensivo è a 5 ed è formato da Martinelli a sinistra, Gabriel Jesus al centro (idealmente, è stato fuori un bel po’ per l’infortunio ai Mondiali) e Xhaka e Odegaard nei due mezzi spazi. Questo significa che Saka, a cui viene chiesto di rimanere largo e profondo, riceve il pallone senza un compagno pronto a sovrapporsi alla sua destra.
L’Arsenal punta a creare sul versante sinistro e a lasciare Saka sul lato debole, così da costringere gli avversari a spostare giocatori lontano da lui e metterlo in condizione di ricevere in isolamento. Più che con la creatività, proprio come a livello giovanile, supera l’avversario con la combinazione di velocità e tecnica. La tocca con l’angolo giusto del corpo prima dell’intervento e poi sceglie il momento giusto per scattare in conduzione. Pur essendo mancino, l’avversario non riesce a prevedere in anticipo cosa farà col pallone: se si accentrerà con l'esterno verso il campo, o se andrà verso il fondo con l'interno. Tra tutti i giocatori dell’Arsenal è quello di cui Arteta si fida di più, quello più responsabilizzato. Il tecnico sa già che prenderà la decisione giusta: «Bukayo prende molte buone decisioni perché è un giocatore intelligente che sa leggere le situazioni. Poi, ovviamente, ha la capacità di eseguirle nel modo giusto e questa è ovviamente una grande qualità».
Quello dell’Arsenal è un gioco di posizione in cui la fluidità nello schieramento è parte integrante della manovra: i giocatori reagiscono a seconda di come si muovono i compagni, e di dove si trova il pallone. Tutti sanno come aggiustare i propri movimenti. Gli smarcamenti senza palla sono importanti quanto le esecuzioni tecniche. Con 15.1 passaggi ricevuti che fanno progredire il pallone p90 minuti Saka è, per distacco, il giocatore della Premier League che ne riceve di più. Si muove per ricevere sempre dietro la linea di pressione e sempre per essere poi verticale una volta ricevuto. Il cambio di gioco in diagonale da Zinchenko per Saka è una delle azioni che spaventa di più chi deve affrontare la squadra di Arteta.
Saka mette continuamente sotto stress la linea difensiva. Lo fa con il pallone certo, ma anche e soprattutto con la minaccia di quando riceverà il pallone. I suoi movimenti senza palla sono uno strazio da seguire. I difensori sanno che se riesce a ricevere va liscio fino all'area di rigore palla al piede. Questo porta tutto il versante sinistro, non solo il marcatore diretto, a stare sempre in allerta non appena l’Arsenal sembra voler cambiare gioco su di lui. Una delle situazioni tipiche che l’Arsenal si trova ad affrontare è una difesa che reagisce immediatamente al cambio di gioco, si affretta ad accorciare verso sinistra per chiudergli gli spazi. La coperta però è inevitabilmente corta e se la squadra scivola verso Saka, si apriranno spazi sul secondo palo per il compagno che lì attacca.
Un esempio è questa situazione in fase di attacco posizionale dell’Arsenal. Saka
riceve sui piedi il passaggio dal centro e tutto il Tottenham scivola verso sinistra. Sessegnon e Son si avvicinano a lui, uno per contrastarlo e l’altro per impedirgli di venire al centro. Saka si ricava con un tocco lo spazio per arrivare pulito al cross e dall’altra parte c’è Martinelli tutto solo a ricevere e metterla poi al centro per la punta Nketiah.
Saka ormai viene sempre raddoppiato. Gli avversari hanno capito che se non metti due uomini su di lui, in isolamento uno contro uno troverà il modo di arrivare al tiro o al cross. Uno degli aggiustamenti tattici più comuni nei confronti dell’Arsenal ormai è quello di mettere un terzino sinistro difensivo e un’ala sinistra che ripiega molto, chiedendo a entrambi di essere aggressivi nei confronti di Saka. Provare in tutti i modi a toglierlo dalla partita, anche con falli duri, perché se l’Arsenal riesce a trovarlo bene e con continuità i pericoli aumentano. Saka in questa stagione è a 4.67 azioni che portano ad un tiro p90 e a 0.74 azioni che portano a un gol p90. Chiuderà molto probabilmente la stagione in Premier League in doppia cifra per gol e assist (ora è a 10 e 9). Praticamente portarlo fuori dalla partita con la forza è uno dei modi con cui si prova a evitare che l’Arsenal parta con un gol di vantaggio.
«Si è parlato in modo preoccupante del trattamento fisico che Saka riceve dalle altre squadre. In generale è il nono giocatore con più falli del campionato, il che non è proprio il massimo per un'ala che gioca tutte le partite ed è la principale minaccia per i leader del campionato. Ma con Saka c'è una differenza. Non vuole subire fallo. Il suo gioco consiste nel superare gli avversari», ha scritto Barney Roney sul Guardian dopo la partita contro l’Everton del primo marzo. Sempre più squadre sembrano optare per la scelta del fallo sistematico su Saka per evitare di fargli prendere velocità in conduzione.
L’Arsenal si è lamentato con l’istituzione che gestisce gli arbitri inglesi (il PGMOL), lo racconta Saka a ESPN fine marzo: «Non posso venire qui e iniziare a lamentarmi del fatto che mi fanno fallo. Non ha senso, non otterrò nulla. L'Arsenal ha avuto le riunioni necessarie con gli arbitri e altre cose del genere. Mi sembra che dobbiamo solo prendere in mano la situazione e vedere dove ci porta. Per come gioco, attirerò sempre il contatto. È una questione di quante volte è falloso». Torniamo al discorso di Barney Ronay post-Everton: «L'obiettivo di Saka è quello di continuare a correre, di continuare a tagliare a fette il lato sinistro della difesa. Questi falli tendono a essere vere e proprie collisioni, slanci interrotti, un corpo che cerca di rimanere in piedi e di andare avanti nonostante stia cadendo. Non c'è da stupirsi che lo danneggiano un po' di più». Proprio in questa partita in cui la squadra di Dyche l’ha raddoppiato e difeso in modo molto fisico dal primo minuto, si è palesata però la caratteristica che rende l’interpretazione del ruolo di Saka così importante per l’Arsenal. Quello che rende il suo stile di gioco tanto influente nei successi della squadra.
La sua determinazione, la capacità di reggere o rialzarsi dopo i contrasti e di riprovare ancora e ancora: è questo che lo rende tanto pericoloso. Saka è il primo, ma l’Arsenal tutto ormai è così, una squadra che sa che se continua a fare quello che sa fare alla lunga raccoglie i risultati. Puoi fermare Saka una volta, arrivare in tempo nel contrasto o magari fargli fallo, ma quella successiva è di nuovo lì, e ancora quella dopo, fino a quando l’azione giusta non arriva. Se il marcatore abbassa un minimo il livello di intensità allora Saka lo punisce. Lo stesso Everton che un mese prima con questa tattica l’aveva portato fuori dalla partita ed era riuscito a vincere 1-0 (unica squadra oltre alle due di Manchester a vincere una partita contro l’Arsenal in questa Premier League), nella partita in cui ha riprovato la stessa strategia è riuscito solo per la prima mezz’ora nel suo intento.
A fine primo tempo le rotazioni del fronte offensivo hanno portato Saka a poter ricevere centralmente, col marcatore all'esterno invece che nell'interno. Martinelli si è spostato largo a destra per quell’azione. Zinchenko ha palla sulla trequarti e gli basta un secondo per trovare Saka con un filtrante in area spalle alla porta. La sintonia tra i due è ormai telepatica. Stop pulito con l’interno destro, palla spostata poi in avanti con quello sinistro mentre il centrale è completamente fuori dalla portata dell’intervento, giusto un passo per caricare il tiro e palla calciata col collo del destro potente sotto il sette. Partita sbloccata e da lì l’Arsenal dilaga per il 4-0 finale.
Contro l'Everton Saka ha fatto un gol e servito un assist, diventando il sesto giocatore più giovane a raggiungere i 50 gol+assist nella Premier League. È una statistica che lascia il tempo che trova, ma se si elencano gli altri nomi si capisce in che gruppo di giocatori che hanno fatto la storia della Premier League si trova ora Saka: Michael Owen, Wayne Rooney, Robbie Fowler, Chris Sutton e Cesc Fàbregas.
L’entusiasmo attorno alla sua figura è palpabile tra i tifosi dell’Arsenal, anche perché la sua esplosione la scorsa stagione ha coinciso col ritrovato entusiasmo dell’ambiente. Proprio durante la partita con l’Everton abbiamo ascoltato un nuovo coro che lo stadio inizia ad intonare più degli altri. È diverso da quello solito dedicato a Saka e a Smith-Rowe che lo stadio intona dalla scorsa stagione. Questo è sulle note di Starman di David Bowie ed è dedicato solo a Saka, il cui soprannome è ormai “starboy”: «There's a staaarboy, running down the right / His name's Bukayo Saka/ And he's fucking dynamite».