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Daniele V. Morrone

L’Italia può fidarsi di Calafiori e Bastoni?

Giocare con loro due contemporaneamente in campo è una scelta strategica forte.

«Con la giacca da inno e i lunghi capelli trattenuti da una sottile fascia, Calafiori rientrava almeno nell’identikit di personaggi da hall of famers come Paolo Maldini, Alessandro Nesta e Fabio Cannavaro». Lo ha scritto James Horncastle su The Athletic dopo l’esordio dell’Italia, la partita che ha fatto conoscere al resto d’Europa Riccardo Calafiori. La partita con l’Albania è solo la sua terza presenza in Nazionale; senza gli infortuni di Acerbi e Scalvini non sarebbe stato sicuro neanche di un posto nei 26. La stampa europea gli ha dato ottimi voti, e lo ha segnalato come uno dei giocatori più interessanti dell’Italia di Spalletti.



Calafiori indica John Stones come punto di riferimento, dice che il suo stile di gioco è quello che più gli si avvicina. Un difensore che si muove a centrocampo per giocare palla, che si spinge fino sulla trequarti con la sicurezza di chi sa sempre cosa fare. Anche di Bastoni ha detto che è un modello, d’altra parte è il difensore centrale italiano più tecnico, quello più a suo agio nel partecipare alla manovra. 

 

Visto che sono entrambi sinistri di piede, è sembrato naturale pensare che Calafiori sarebbe stato l’alter ego di Bastoni in questa squadra. Il miglior centrale della rosa e la sua polizza assicurativa. Invece a sorpresa per l’esordio all’Europeo Calafiori ha giocato per la prima volta insieme a Bastoni. Una scelta che sarebbe suonata controintuitiva per chiunque prima dell’Europeo.

 

Dall’addio del libero e l’arrivo della zona e la linea a quattro, la coppia di centrali è diventata una microsocietà: un centrale sale aggressivo, l’altro va in copertura; Maldini e Nesta, Puyol e Piqué, il difensore con l’anima da cane e quello con l’anima da gatto. Oltre a questa specializzazione, c’è quella ancora più specifica del piede forte. Secondo van Gaal il centrale di destra deve essere destro e quello di sinistra mancino. O ancora meglio se ambidestri entrambi. Il motivo è semplice: l’angolo di passaggio che si apre naturalmente col piede forte sul lato di riferimento.

 

Detto questo, nessuno ha mai fatto un problema di due destri che giocano insieme uno accanto all’altro nella linea difensiva. In questa Italia, però, i migliori difensori in rosa sono tutti sinistri di piede: Bastoni, Calafiori, Buongiorno. Per questo qualcuno aveva immaginato Gianluca Mancini titolare, nell’esordio con l’Albania, ma dopo aver invece giocato in coppia con Calafiori, il centrale dell’Inter ha ammesso: «Non ho mai capito il problema dei due difensori centrali mancini». 

 

Quello del piede forte non è un dettaglio, visto che è una scelta con ripercussioni tattiche; ma è una questione di minore importanza rispetto alle caratteristiche generali e a come queste si leghino alla strategia complessiva della squadra. 

 

È questa la chiave con cui dobbiamo leggere la scelta di far giocare insieme Calafiori e Bastoni contro l’Albania. Una scelta controversa, appunto, e che oggi, alla vigilia della sfida contro la Spagna, è già di nuovo in discussione (secondo la Gazzetta dello sport Mancini dovrebbe affiancare Bastoni).

 

Dobbiamo però parlare, appunto, di come gioca l’Italia. Ai microfoni della UEFA, pochi giorni prima dell’esordio, Spalletti era stato chiaro: «Vogliamo pressare, costruire il gioco e cercare di bloccare la manovra avversaria in maniera compatta, da squadra. Il gioco è fluido. Bisogna andare alla ricerca degli spazi lasciati dall’avversario, perché lo spazio non è più tra le linee. Lo spazio è quello in cui l’altra squadra lascia dei vuoti. A volte si inizia con una forma o un sistema iniziale e poi si termina in un altro modo, finendo per adottare due sistemi diversi durante la stessa partita. Grazie a questa fluidità, si finisce per fare le cose in modo diverso. Non c’è più quella rigidità facilmente riconoscibile che si aveva in passato. Adesso il calcio è molto più creativo».




Calafiori vede un vuoto e sceglie di attaccarlo appoggiandosi in verticale a Pellegrini, accelerando il ritmo dell’azione in un attimo e forzando quindi gli avversari a fare delle scelte per seguirlo. Barella capisce la situazione e corre a coprire la spalle del compagno.



Tra tutti i centrali a disposizione proprio Calafiori e Bastoni sono i più tecnici. Appare anche chiaro il motivo della scelta di avere Di Lorenzo come terzino destro, messo per bilanciare il tutto. Il pupillo di Spalletti ha passato la stagione dello Scudetto alternando le salite a fasi bloccate vicino ai centrali per costruire l’uscita fluida con un 3+1 (tre difensori più un regista). Una costruzione che ha utilizzato anche l’Italia contro l’Albania.



 

Parliamo della coppia di centrali, ma è più corretto parlare di una squadra con tre giocatori dietro che si alternano nelle distanze a seconda di dove si trova il pallone e come si muovono i compagni davanti, soprattutto il playmaker Jorginho. Tre giocatori non posizionati in modo simmetrico quindi, con Calafiori sul centrosinistra una volta che Dimarco è salito, Bastoni che scivola più verso il centro e Di Lorenzo che non sale troppo a destra. È questa l’unità di base della manovra italiana, che è un reparto e non una coppia. Jorginho è il primo e Di Lorenzo il secondo per passaggi riusciti di questa prima giornata dei gironi dell’Europeo. Bastoni con 110 e Calafiori con 99 sono il terzo e il sesto giocatore. Numeri piuttosto impressionanti.

 

L’Italia ha guadagnato campo con pazienza, sfruttando le conduzioni dei centrali per portare il pallone nella zona che sarebbe poi diventata il lato forte. È un modo pratico per affrontare una squadra priva di un sistema di pressing alto sviluppato come l’Albania. Ci sono vantaggi anche in termini di riconquista del pallone, perché in zona palla ci sono più giocatori e quindi la riaggressione ha più probabilità di funzionare.

 

Se la strategia della partita ha bisogno di giocatori con grande sensibilità nelle letture e abituati a contesti fluidi, Calafiori parla la stessa lingua calcistica del blocco interista. Averlo tra Dimarco e Bastoni ha senso per Spalletti.

 

«Cerco di giocare come faccio a Bologna, qui ho responsabilità diverse ma ho cercato di pensarci il meno possibile, adesso come prima sono molto emozionato e voglio continuare così» ha detto dopo la partita Calafiori. Riguardo alle diverse responsabilità, mentre nel Bologna i due terzini rimangono bassi e larghi e lui si deve muovere senza palla in avanti per ricevere tra le linee e lì giocare il pallone, nell’Italia si è mosso soprattutto in conduzione per poi scaricare palla dopo essere arrivato a metà campo. La differenza è sottile, ma c’è e spiega anche perché nei primi minuti ci ha messo un po’ a prendere le coordinate, perdendo anche un pallone o in generale facendo passaggi non progressivi.




Muoversi tra compagni praticamente nuovi, in un sistema che è ancora solo abbozzato, comporta uno sforzo di letture col pallone non semplice da eseguire all’esordio a un Europeo. Più è andato avanti il primo tempo e più le scelte di Calafiori si sono affinate. Bastoni, invece, è sembrato subito a proprio agio nel ruolo. Nell’Inter è più abituato ad andare in conduzione o in generale ad avere il pallone sotto controllo per un periodo prolungato di tempo. A dirla più semplice, in questo momento Bastoni è un giocatore più esperto, più vicino al suo picco. Possiamo dire che oggi è tra i migliori centrali al mondo quando si tratta di impostare. È stato lui che Spalletti ha scelto di mettere sul centrodestra della difesa, a piede invertito, fuori dalla propria zona di comfort.

 


Fluidità significa che con le varie rotazioni in campo può capitare di vedere Bastoni centrale di destra e Barella a venire vicino a lui a prendersi palla. Da notare che Bastoni la passa col destro al compagno, che effettuerà poi un cambio gioco per Dimarco.

 

La coppia può dare problemi in termini difensivi? E quanto pagherebbe l’Italia a rinunciare a un costruttore da dietro per avere un marcatore “puro” come Buongiorno o Mancini (comunque più abituato di suo a venire in avanti per giocare).

 

Esiste il dubbio che la coppia Calafiori-Bastoni non sia quella giusta contro squadre che vorranno contendere il possesso all’Italia e con giocatori in grado di mettere sotto stress in modo più deciso l’aspetto difensivo. Contro l’Albania, per esempio, ai difensori sono stati chiesti pochi interventi, in termini quantitativi, di volume. Bastoni ha fatto un contrasto, un intercetto e un tiro bloccato, mentre Calafiori 3 intercetti e un contrasto. Bastoni ha fatto 2 falli e Calafiori uno. Nell’occasione di Rey Manaj, però, il nostro entusiasmo ha vacillato. 


Un lancio a palla scoperta dalla difesa dell’Albania verso l’area di rigore italiana, mentre la linea difensiva era alta nella propria trequarti. Il bersaglio era Manaj, prima marcato da Bastoni e che poi si è mosso nella zona di Calafiori. Il difensore del Bologna gli lascia spazio e non ha la giusta posizione del corpo per reagire prontamente al momento di vedere il lancio. L’avversario gli riceve davanti, in area, e può controllare di petto e concludere. Bastoni era troppo distante e Dimarco non riesce a fare la diagonale in tempo, quindi l’errore di Calafiori – prima in marcatura e poi in copertura – è innegabile. Si torna però a un discorso classico: non è pensabile che nell’arco dei 90’ non ci sia alcun errore da parte di un difensore; fa parte del mestiere, sbagliavano anche Baresi e Maldini. Magari Buongiorno, che è un miglior marcatore, nella stessa situazione avrebbe tenuto sotto controllo Manaj, ma anche Buongiorno può commettere degli errori.


Tornando ai vantaggi: con l’organizzazione difensiva attuale, con lo studio che si fa sui rivali, diventa sempre più difficile per una squadra nascondere un difensore centrale con limiti in impostazione. Chi pressa sa benissimo che se c’è un avversario che non è a suo agio col pallone è molto meglio che sia lui ad averlo; lo si lascia giocare il più possibile e quindi si sporca la manovra. Avere due centrali a proprio agio col pallone è fondamentale per avere il gioco fluido che ricerca Spalletti. Dipende quello che si vuole fare in campo, e quello che ti concede di fare l’avversario.


Avere Calafiori in campo accanto a Bastoni non è una condizione necessaria per costruire la base 3+1 fluida di Spalletti, ma è il modo per avere la versione migliore possibile di un 3+1 fluido con i giocatori a disposizione. Più che cercare la formula per l’equilibrio perfetto, Spalletti contro l’Albania ha cercato la formula per esaltare al massimo la strategia scelta – trovandola.


Dopo la partita Bastoni si è mostrato fiducioso: «Incontreremo attaccanti più veloci di noi, succede sempre che l’attaccante sia più veloce del difensore, sia nei club che in Nazionale, l’importante è sapersi comportare e credo di sapere come fare». Continuando sul tema della sua intesta col nuovo compagno di reparto: «Calafiori è un grandissimo giocatore, mi ci trovo molto bene, stiamo costruendo l’alchimia e siamo sulla strada giusta». 

 

Se questa Italia deve puntare sul “gioco”, come dice il suo allenatore usando un termine vago ma intuitivo, allora avere sia Calafiori che Bastoni significa sicuramente andare in quella direzione.

 

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Daniele V. Morrone, nato a Roma nel 1987, per l'Ultimo Uomo scrive di calcio e basket. Cruyffista e socio del Barcellona, guarda forse troppe partite dell'Arsenal.