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Il calciatore di B di marzo 2021: Massimo Coda
02 apr 2021
Con otto gol segnati, il premio di “Calciatore del mese AIC” non poteva che andare all'attaccante del Lecce.
(articolo)
7 min
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Lo scorso luglio, mentre la Serie B terminava il campionato, Massimo Coda era rimasto senza squadra. L’attaccante aveva appena rifiutato il prolungamento di contratto col Benevento, lasciato pochi giorni dopo la vittoria sulla Juve Stabia, che aveva sancito la promozione dei sanniti in Serie A. Una scelta controintuitiva, sia per la stagione da record dei giallorossi che per il buon rapporto con il presidente Vigorito, che gli aveva offerto altri tre anni di contratto. I rapporti erano ottimali anche con Inzaghi, che dopo la sua partenza ha voluto ringraziare pubblicamente l’attaccante, lasciando intuire il rammarico suo e della società: «Gli avevano fatto un'offerta molto importante e vantaggiosa. Lui ha deciso di prendere un'altra strada, ma per questo andrà sempre rispettato; io lo porterò sempre nel cuore, perché è un ragazzo che ci ha dato tanto, sia a livello tecnico che a livello umano».

Quelle di Inzaghi non erano parole di circostanza. Per tutta la prima parte della stagione Coda era stato il punto di riferimento dell’attacco del Benevento. Nonostante la scarsa vena realizzativa – solo 7 gol nelle prime 22 partite, contro i 21 della stagione precedente – l’attaccante di Cava de’ Tirreni si era rivelato un giocatore fondamentale per lo sviluppo offensivo della manovra, sia nei movimenti a venire incontro che nell’allungare la squadra. Non a caso, alla 22.esima giornata Coda era il giocatore di movimento più impiegato di tutto il campionato di B, avendo saltato solo i quattro minuti finali della partita col Livorno. Le cose sono cambiate al termine del mercato invernale, quando la società ha deciso di puntare sull’acquisto di Gabriele Moncini, che ha finito per togliergli il posto da titolare. Nelle ultime sei partite prima dell’interruzione Coda ha giocato una sola partita dal primo minuto, e al ritorno in campo era già chiaro che le strade si sarebbero separate.

Il mancato rinnovo col Benevento parte proprio dalla seconda parte della scorsa stagione, in cui Coda non si è più sentito al centro del progetto, e invece di fare da comprimario ha deciso di cambiare strada. In un’intervista rilasciata al Guerin Sportivo lo scorso gennaio, Coda ha lasciato poco spazio alle interpretazioni: «Volevo essere ancora una prima scelta, a Benevento non sarebbe stato così. […] Grazie a Inzaghi avevo avuto tre anni di contratto, ma non ne ho fatto una ragione economica e ho detto no». Lo scorso settembre ha firmato per il Lecce, appena retrocesso e nel pieno di una difficoltosa ricostruzione. Una vera e propria scommessa per Coda, che ha rifiutato quella che poteva essere la sua ultima chance in massima serie nel tentativo di riguadagnarsela con un ruolo più importante.

Massimo Coda è stato il primo acquisto dei salentini, presentato da Pantaleo Corvino come pietra angolare del nuovo progetto tecnico. L’attaccante ha spiegato la sua scelta con tre motivi: la solidità della società, la fiducia verso Corvino e il valore della piazza, di quelle che «ti fanno sentire un giocatore importante».

La sua centralità si vede anche in campo, dove Coda è il riferimento offensivo di una squadra estremamente tecnica, e si occupa non solo di far risalire velocemente il pallone, ma soprattutto di rifinire e concludere la manovra, ricevendo palla negli ultimi trenta metri di campo. Rispetto alla scorsa stagione col Benevento, Coda sta ricevendo più palloni e lo sta facendo in zone più alte del campo, dove può avere un maggiore impatto sotto porta.

Nell’ultima stagione al Benevento, Coda aveva una media di 3.7 tocchi in area avversaria ogni 90’, e 3.3 tiri in porta; quest’anno la media è salita a 5.8, con 4.3 tiri, a testimonianza di un ruolo molto più centrale nella finalizzazione della manovra.

Nel 4-3-1-2 di Corini, Coda rappresenta spesso il riferimento più avanzato, mentre il suo compagno di reparto, Pettinari, viene più incontro per legare il gioco. Questo non significa che Coda resti davanti ad aspettare palla, anzi: nonostante venga meno incontro i suoi movimenti sono ancora importanti, per come aprono spazi ai compagni. Nelle fasi di possesso ragionato Coda resta spesso in posizione centrale, in mezzo ai due centrali, col compito di spingere indietro la linea avversaria; in fase di transizione, quando la squadra ha la possibilità di correre in avanti, si allarga sulla fascia, per dare ampiezza e aprire spazio alle conduzioni dei compagni di squadra.

Partendo dal centro-sinistra Coda si trova spesso ad allargarsi sul piede debole, in una zona che teoricamente non sarebbe facile per andare a concludere, ma la sua sensibilità nella finalizzazione è tale da renderlo pericoloso un po’ da tutte le posizioni. Coda non è un dribblatore eccezionale, e in alcune situazioni può sembrare un po’ macchinoso, ma quando si tratta di cercare lo spazio e concludere è spesso imprendibile. Sa farsi trovare al posto giusto al momento giusto, ma sa anche trarre il meglio da situazioni obiettivamente difficili. Una dimostrazione arriva dal secondo gol contro il Chievo, quando ha ricevuto palla da Hjulmand sul vertice destro dell’area di rigore, dopo un lungo taglio verso sinistra. Coda si è trovato in una posizione abbastanza defilata, con un uomo davanti e uno che gli copriva il movimento verso l’interno, ma non ha avuto problemi a spostarsi palla sul piede debole e colpire con un mancino affilatissimo, che ha baciato il palo ed è entrato in porta.

Il colpo di mancino è molto simile a quello del secondo gol contro il Frosinone, giunto al termine di una costruzione molto più complessa. Il gol parte da un movimento a mezzaluna dell’attaccante, che richiama l’attenzione di Tachtsidis e coglie di sorpresa i centrali avversari, che sul primo controllo di Coda – un tocco col collo mancino, che alza la palla in una piccola parabola – scappano indietro per frapporsi tra lui e la porta. Mentre i due stanno piantando i piedi a terra, Coda si è già posizionato in perpendicolare rispetto alla porta, e sul tentato anticipo di Curado gli passa alle spalle con un controllo in controbalzo che gli apre la strada per la conclusione. Riguardando l’azione sembra quasi che Coda abbia deciso di stoppare la palla così per poi prendere in controtempo i due avversari, come un gatto che gioca col topo.

Questo gol, l’ottavo in quattro gare, è arrivato una manciata di secondi dopo che Coda si era fatto parare un rigore da Bardi, macchiando un mese fino a quel momento perfetto. La rete segnata subito dopo, una delle più belle del suo campionato, è la testimonianza del grande momento di fiducia dell’attaccante giallorosso, a cui sembra riuscire praticamente tutto. Riguardando le sue reti, la prima cosa che colpisce è la calma che le precede, l’atteggiamento sornione di chi aspetta il momento giusto invece che gettarsi sul pallone. Nel secondo gol alla Reggiana, ad esempio: mentre Pettinari conquista il fondo si muovono tutti verso la porta, ma lui resta indietro, la palla gli arriva e lui ha il tempo per prendere la mira e sparare un mancino sul primo palo. Nel primo dei due gol al Chievo, sempre sugli sviluppi di un piazzato, Coda è l’unico a restare quasi fermo sul posto, e alla fine la palla arriva ancora una volta a lui. Anche in questo caso, stop e fucilata verso la porta, stavolta col destro sotto l’incrocio lontano.

In questi momenti traspare un certo grado di consapevolezza, dovuto sia al grande momento personale che alla fiducia verso i suoi compagni di squadra. Nel primo dei due gol al Venezia la rete nasce dal movimento a venire incontro di Pettinari, che scambia palla con Mancosu, e dal movimento di Majer, spostatosi sull’esterno per allargare la difesa avversaria. A inizio azione Coda si trova tra centrale e terzino, ma l’inserimento profondo di Björkengren sul lato debole gli regala abbastanza spazio per posizionarsi alle spalle di Svoboda e infilare in porta.

Nel grande momento di Coda c’è tanto dell’impostazione tattica di Corini, che gli ha ricamato intorno una squadra capace di creare gli spazi e le occasioni per andare in porta, lasciandogli soprattutto il compito di finalizzare. Dopo le difficoltà dello scorso anno Coda si sta rivelando un ottimo finalizzatore, capace di segnare 6 gol su azione da appena 11 tiri in porta.

Parlando del suo futuro, in un’intervista di qualche giorno fa, l’attaccante di Cava de’ Tirreni ha citato il percorso di Ciccio Caputo: un giocatore arrivato tardi in massima serie, ma che grazie ai suoi risultati ha avuto la chance di giocarsi un ruolo da «prima donna» in Serie A. Per guadagnarsi questa opportunità Coda sta giocando una grande stagione, dimostrando che le sue qualità da finalizzatore sono tutt’altro che dimenticate. Gli otto gol segnati a marzo hanno permesso al suo Lecce di superare Cittadella, Salernitana, Monza e Venezia, e in questo momento i giallorossi sono secondi in classifica, in vantaggio per la promozione finale. Con le quattro doppiette consecutive Coda ha eguagliato il record di Giampaolo Pazzini, raggiungendo quota 20 gol in campionato, vicino al record personale di due stagioni fa: per guadagnarsi un posto al sole non gli resta che continuare.

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