Gennaro Tutino ha cominciato a far parlare di sé nel 2013, quando ancora minorenne aveva segnato in Youth League a Borussia Dortmund, Arsenal e Olympique Marsiglia. Con la maglia numero 7 e la fascia da capitano al braccio, Tutino batteva i calci di rigore nonostante giocasse sotto età. Nella rincorsa si prendeva una piccola pausa e teneva gli occhi fissi sul portiere, come fanno i giocatori più tecnici. I gol di “Genny” Tutino rimbalzavano sui miliardi di canali YouTube dedicati al Napoli. A 17 anni era pronto al salto tra i professionisti, e il Napoli voleva aiutarne il processo di maturazione mandandolo in prestito al Vicenza. Non sapeva che sarebbe stata la prima di nove squadre in cui è finito in prestito, arretrando sempre di più l’orizzonte di aspettative che lo circonda.
Al Vicenza è stato frenato da un infortunio al legamento crociato; al Gubbio era ancora in riabilitazione; all’Avellino e al Bari non ha visto il campo; alla Carrarese comincia a giocare, ma poi si infortuna di nuovo e torna in disparte. Al Cosenza, per la prima volta, trova fiducia: inizia a giocare con continuità e per la prima volta un talento di cui si era parlato solo per sentito dire diventa qualcosa di concreto ed evidente. Segna uno dei gol in rovesciata meno plausibili della storia recente del calcio italiano, coordinandosi su un lancio lungo di trenta metri su cui non è nemmeno pensabile fare una rovesciata, con la palla che arriva dalle spalle quasi in perpendicolare. Se non seguite le categorie inferiori magari vi stupirà sapere che esiste un calciatore italiano lontano dai vostri occhi capace di fare un gol del genere.
La cosa che preferisco di questa rovesciata è l’atteggiamento di Tutino. La sua reazione al gol è perfettamente neutra: né gioia né rabbia, né disperazione né allegria. Solo una corsa verso il centro del campo con le telecamere puntate addosso.
Dopo una stagione da 10 gol in Serie B il Verona di Juric ha provato a portarlo in Serie A all’inizio della scorsa annata, ma è stato un fallimento, forse non era pronto. Dopo un prestito all’Empoli nel mercato di gennaio - in una stagione particolare e ingiudicabile con la sosta per la pandemia di mezzo - ora con la Salernitana sta vivendo la migliore annata della carriera e a febbraio ha già eguagliato il suo record di gol in Serie B, 10. Dopo un buon inizio è nello scorso mese che il suo rendimento è decollato. A gennaio era rimasto fuori per un infortunio, e a febbraio ha segnato 4 gol decisivi per due pareggi e una vittoria della Salernitana. Al suo rientro, contro il ChievoVerona - un’altra squadra di alta classifica e in quel momento piuttosto in forma - ha segnato un gol che sintetizza la sua importanza per la squadra, e l’influenza che ha sul gioco.
La Salernitana di Castori difende con un 5-3-2 e con un baricentro prudente. Poco dopo il 20’ la palla viene risputata dalla difesa con un lancio a campanile verso il centrocampo. Tutino la ripulisce, poi se la lancia in avanti con un tocco di coscia; è da solo contro la difesa del Chievo e si deve fermare, ma intanto ha permesso alla sua squadra di accompagnarlo e risalire il campo. Sterza con l’esterno sul ritorno di Mogos, poi cambia gioco su Casasola e si butta in area di rigore, pronto a ricevere il cross e a segnare con un movimento stop e tiro rapidissimo. C’è l’abilità nella finalizzazione, ma soprattutto il lavoro di risalita del campo, di cucitura del gioco, che trasforma la fase difensiva della squadra in un’azione pericolosa senza nessuna premessa.
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Dare un po’ di contesto sulla Salernitana forse aiuta a capire meglio l’importanza di Tutino. La squadra è quarta a sei punti dall’Empoli primo e si sta giocando la promozione, diretta o indiretta, e lo sta facendo attraverso un calcio reattivo e che concede davvero poco allo spettacolo. La Salernitana ha il peggior attacco tra le prime nove della classifica di B, e questo rendimento non è neanche giustificato dalla tenuta difensiva, visto che è solo la settima del campionato per gol subiti. Ma la squadra ha dimostrato una grande presenza mentale nelle partite, perde difficilmente e sa usare i momenti a proprio vantaggio. Castori del resto è un allenatore molto pratico, a tratti persino retorico nel comunicare le sue idee. In una recente intervista ha detto chiaramente che non gli piace “il calcio orizzontale”: «Verticalizzare non è semplice, bisogna farcela attaccando lo spazio, per arrivare il prima possibile alla porta avversaria. A me fa venire l’orticaria vedere il portiere che appoggia la palla al difensore per cominciare l’azione. È più difficile dare la palla all’attaccante che al tuo portiere. E per giocare in verticale bisogna correre, il campo è più lungo che largo, o sbaglio?».
Il 3-5-2 in fase offensiva della squadra è quindi il più spartano possibile, con pochi meccanismi offensivi di risalita del campo; ma in questo modo le individualità migliori della squadra - Leonardo Capezzi, Tiago Casasola, Tutino o anche Cicerelli e Anderson, quando giocano - sono fortemente responsabilizzate e si prendono grandi libertà creative. Non è raro vedere Tutino ripiegare sul terzino avversario fino a zone molto vicine alla propria area di rigore per difendere; fare fallo o guadagnarsi un fallo proteggendo un pallone molto distante dalla porta. Castori va fiero di come sviluppa il gioco dei suoi attaccanti: «Gli attaccanti che ho allenato io hanno fatto carriera, ultimi Pettinari, Lasagna, Inglese, Verdi, Mbakogu. Con me tirano di più in porta e non solo, giocano per la squadra». E quest'ultimo aspetto è senz’altro vero, mentre Cedric Gondo - o Milan Djuric - funzionano da riferimento più statici per i lanci lunghi e in generale per le palle da difendere spalle alla porta, Tutino si muove praticamente a tutto campo seguendo il suo istinto e cercando di aiutare la squadra come può. La sua qualità tecnica - il modo in cui protegge la palla in spazi stretti, con l’uomo addosso, o inventandosi dribbling apocalittici con decine di metri di campo davanti - è ciò che, in soldoni, trasforma la Salernitana da una squadra innocua a una pericolosa, in grado di costruire azioni da gol.
Tutino è un giocatore tecnico, ma le sue qualità fisiche non possono essere sottovalutate. È uno di quegli attaccanti a cui è difficile togliere palla nonostante una stazza apparentemente modesta. Pianta le gambe a terra e cerca l’appoggio sul marcatore alle spalle, manipolandone il corpo negli spazi stretti. Guardate questa azione contro il Chievo: dopo il primo controllo orientato, in area, ha due avversari addosso, prova una veronica, non gli riesce, ma subito lotta corpo a corpo con rabbia per tornare sul pallone.
Tutino quindi svolge un grande lavoro lontano dalla porta, ma rimane pur sempre il miglior marcatore della Salernitana con 11 gol segnati in stagione. La reattività che usa per proteggere palla, dribblare e risalire il campo, la usa anche negli ultimi metri per preparare la conclusione. Forse la preparazione al tiro rappresenta la sua migliore qualità. Tra i gol più belli segnati quest’anno c’è sicuramente quello contro il Cosenza, la sua ex squadra; è scattato sul filo del fuorigioco, ha dribblato Falcone in uscita e poi è rimasto freddo a porta vuota, sposandosela dal sinistro al destro, e tirando in un angolo non coperto dal difensore. Il gol al Pisa è invece forse l’utopia del calcio di Castori, con un lancio del portiere, Belec, arrivato direttamente sui piedi di Tutino che ha segnato di piatto sul secondo palo.
Quest’anno sta dimostrando maturità sotto tutti i punti di vista: caratteriale, tecnico, fisico, finendo per somigliare - dopo nove prestiti - alla forma del giocatore che ci si immaginava potesse diventare. Dalle prestazioni di Tutino nei prossimi mesi dipende naturalmente la possibile promozione della Salernitana di Castori, ma anche il suo futuro. Il suo cartellino è ancora di proprietà del Napoli, la squadra in cui è cresciuto e che ancora tifa; ha rinnovato appena prima di essere ceduto in prestito alla Salernitana, che però lo ha preso in prestito con obbligo di riscatto. Tutino ha detto che il prossimo anno si vede in Serie A, e ci si vede con la Salernitana.