Come ogni mese per assegnare il premio «Calciatore del mese AIC«, in collaborazione con l’Associazione Italiana Calciatori, vi abbiamo chiesto di votare tra due giocatori. Per gennaio 2019 la scelta era tra Fabio Quagliarella, che ha confermato il suo straordinario momento di forma, e Nicolò Zaniolo, una delle più belle sorprese di questo inizio di campionato. Ha vinto l’attaccante della squadra di Giampaolo con tre quarti del totale dei voti.(Potete votare sui nostri social e su quelli dell’AIC; qui trovate i nostri articoli sui calciatori dei mesi passati).
Fabio Quagliarella oggi è il calciatore più amato dagli italiani indipendentemente dalle ragioni dettate dal tifo, o dal fantacalcio. E sta vivendo la sua miglior stagione di sempre dal punto di vista realizzativo, per la seconda stagione consecutiva, a 36 anni appena compiuti (proprio ieri, auguri!).
Per pareggiare i 19 gol della scorsa stagione adesso gliene mancano solo 3, con praticamente tutto il girone di ritorno a disposizione, e nel mese di gennaio ha eguagliato il record di Gabriel Batistuta, risalente alla stagione ‘93/94, andando in gol per 11 partite consecutive - in mezzo alla striscia di Quagliarella c’è la giornata con la Roma, in cui è rimasto in panchina, mentre Batistuta ha segnato in 11 giornate consecutive, ma insomma è un dettaglio trascurabile.
Se vi chiedete quanto contino davvero queste cose per i calciatori, ha già risposto lo stesso Quagliarella alla fine della partita con l’Udinese, parlando del primo rigore, calciato fortissimo nell’angolo in basso a sinistra di Musso: «Ti dirò il pallone pesava un po’. Sembrava una palla medica». Anche Giampaolo aveva notato che la possibilità di raggiungere un traguardo di questo tipo aveva influenzato l’atteggiamento di Quagliarella: «In settimana l’ho visto più attento ai particolari. Anche nei semplici esercizi di riscaldamento… curava molto la rapidità, la reattività. C’era, la sentiva».
Quagliarella è l’attaccante che in questa stagione ha realizzato la maggior percentuale di gol della propria squadra (41%) ed è il quarto giocatore del campionato ad aver realizzato più assist (6). Contestualmente, con la doppietta su rigore all’Udinese, ha segnato il suo 142esimo e 143esimo in Seria A, superando Christian Vieri e Marco Di Vaio (142) e Vincenzo Montella (141). Insomma, se mai ci fosse stato qualche dubbio prima di questo gennaio 2019, Fabio Quagliarella oggi è ufficialmente parte del club dei migliori attaccanti italiani della storia del campionato.
Va detto che a gennaio, nonostante si siano giocate solo due partite di Serie A, c’erano altri candidati validi. Duvan Zapata (calciatore del mese AIC di dicembre) ha continuato a segnare in maniera fuori dalla norma (siamo a 14 gol nelle ultime 8 partite, 17 nelle ultime 10 se contate anche la Coppa Italia); mentre Luis Muriel è tornato prepotentemente a segnare in Serie A (3 gol nelle 2 presenze con la maglia della Fiorentina) dopo la stagione e mezza a Siviglia.
Ma è stato anche il mese di Nicolò Zaniolo, che dopo un inizio di stagione sorprendente è riuscito persino ad aumentare le aspettative su di lui segnando 2 gol e realizzando 2 assist contro Torino e Atalanta; ma sarebbe potuto essere anche il mese di Gianluigi Donnarumma, autore di due prestazioni notevoli contro Napoli e Genoa, o di Federico Chiesa, 3 gol e tra i migliori in campo contro Samp e Chievo.
Le candidature e i voti sono sempre, almeno in parte, soggettivi, ma l’impressione è che nessuno in fondo meritasse di essere premiato quanto Fabio Quagliarella (arrivato a una manciata di voti dal vincere il premio di calciatore del mese AIC già a dicembre).
Nella striscia cominciata alla fine di ottobre ci sono alcuni gol più o meno facili - o che quanto meno ci aspettiamo che un attaccante come Quagliarella segni - qualche rigore e almeno un gol straordinario. Il tacco/esterno al volo con il Chievo con cui ha trasformato in oro una punizione battuta male da Gaston Ramirez, che era arrivata corta in area di rigore costringendo Quagliarella a girarsi spalle alla porta per colpirla. Un gesto tecnico contro-intuitivo e assurdo, inimmaginabile, che solo Quagliarella poteva fare.
(Se mostrassimo il video del gol a una classe di studenti - che ne so - canadesi, mettessimo pausa prima che la palla arrivi a Quagliarella e gli dessimo carta e penna chiedendogli di provare a risolvere il problema matematico: Come fa Quagliarella a fare gol in questa situazione?, sono sicuro che nessuno studente indovinerebbe. Cos’è il genio? Nel calcio, credo, è pensare e realizzare cose che nessun altro al posto tuo potrebbe neanche sognare.)
Fabio Quagliarella per noi è “l’uomo dei gol impossibili”, uno di quei fenomeni tecnici che se il calcio esistesse solo nelle compilation di YouTube verrebbero ricordati tra i più forti della storia, capace di segnare praticamente da qualsiasi punto del campo, uno dei pochi centravanti ad avere a una sua personale categoria di gol: i gol alla Quagliarella.
Difficile dire se Quagliarella sia un calciatore d’altri tempi, come sembra pensare lui stesso ogni volta che si confronta con i giovani con cui gioca oggi, o se è semplicemente un giocatore speciale. Persino per lui è difficile confrontarsi con i suoi colleghi. «Poco coraggio negli altri calciatori nel cercare colpi così? Beh a volte dalla tv, quando guardo le partite, urlo: Tira!, ma è questione di istinto e forse oggi ce n’è un po’ meno».
Al tempo stesso, però, è un finalizzatore freddo e costante, uno che prende palloni che pesano come palle mediche e li spedisce all’angolino. E questo aspetto del suo gioco, che definirei più artigianale che artistico, è altrettanto importante.
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In realtà, il talento unico di Quagliarella è visibile anche nei suoi gol meno assurdi. Prendiamo il secondo segnato contro la Fiorentina, questo gennaio. Quagliarella stoppa la palla di Gabbiadini con le spalle alla porta e un uomo incollato dietro, Milenkovic. Il suo controllo orientato di destro lo gira verso la porta, ma deve tenere a bada il recupero del difensore serbo e contemporaneamente preparare il tiro, con altri tocchi delicati - uno di sinistro, uno di destro, molto ravvicinati - che lo allontanano leggermente dal centro dell’area di rigore.
Quagliarella tiene lontano Milenkovic con la parte sinistra del proprio corpo, mentre con la destra si coordina per calciare in porta incrociando la traiettoria e scivolando a terra per prendere sul tempo Lafont. Quagliarella guarda con un occhio Milenkovic, con un altro occhio Lafont, con un altro occhio ancora la palla e con l’ultimo occhio a sua disposizione la palla. Probabilmente con un altro occhio sta cercando qualche faccia conosciuta in tribuna preparandosi ad esultare.
È un gol apparentemente semplice, che sembra farsi quasi da solo, e che in realtà Quagliarella costruisce dall’inizio alla fine, dal movimento a smarcarsi al lato del centrale di difesa, al controllo che taglia fuori il terzino che lo marca, alla conclusione. È un gol che richiede creatività ma anche moltissima esperienza.
Per provare a mettere in scala la stagione incredibile che sta vivendo Quagliarella provate a considerare altri due aspetti.
Il primo è che, di fatto, è l’unico che sta tenendo testa alla continuità di Cristiano Ronaldo, che ha segnato 15 gol e realizzato 5 assist, per ora (anche Zapata si è avvicinato molto, con 15 gol e 3 assist, e se continua con questo ritmo sarà una bella lotta a tre). Quagliarella sta facendo a spallate con il giocatore più forte del campionato, e ci sta riuscendo calciando verso la porta la metà delle volte di Ronaldo (Quagliarella ha tirato 64 volte, CR7 invece 134) e con un terzo in meno di Expected Goals.
Ronaldo ha ricavato 10 gol (esclusi i rigori) da ben 15 xG (ha segnato, cioè, un terzo in meno di quello che ci si sarebbe potuto aspettare in base al tipo di occasioni che ha avuto a disposizione); Quagliarella invece ha segnato i suoi 12 gol su azione (compreso quello contro il Torino segnato su ribattuta del suo stesso rigore) con appena 9.5 xG. Il che significa che sta andando oltre le aspettative anche da un punto di vista statistico, non è solo una nostra sensazione.
Il secondo aspetto da tenere in conto è che Fabio Quagliarella sta già superando le prestazioni della passata stagione - la sua migliore di sempre: solo una volta, nella stagione 2008/09 con l’Udinese, aveva realizzato un assist in più, e per trovare una stagione con altrettanti gol bisogna risalire ai tempi del Chieti, in Serie C. Ha già lo stesso numero di assist (6) e, se si escludono i rigori, persino di gol (12), pur avendo avuto a disposizione un numero di occasioni di molto inferiore: la scorsa stagione l’ha chiusa con 14,6 xG. Oltretutto è molto più continuo, se si pensa che lo scorso anno non ha mai segnato per più di 3 partite consecutive.
Quindi, se la passata stagione di Quagliarella è stata eccezionale, quella corrente lo è ancora di più.
Anche se il premio in sé non è un premio alla carriera di Quagliarella, né tanto meno al valore assoluto del calciatore, è una buona occasione per celebrare il suo talento. Come molti attaccanti italiani, Quagliarella sta raccogliendo in età matura il frutto di anni di lavoro contro le difese di Serie A, da sempre molto attente a chiudere qualsiasi spazio in area di rigore; ma quello che lo distingue da quasi tutti i suoi colleghi, è la creatività innata e il repertorio tecnico davvero ampio, che gli permettono di trovare sempre un modo, suo, per fare gol.
Ovviamente le partite di Quagliarella sono fatte anche di movimenti incontro a giocare con la squadra, di piccoli ricami e sponde a centrocampo. «Avete visto con quanto entusiasmo ha sprintato gli ultimi 15 minuti per andare a prendere una palla sul fallo laterale?» chiedeva stupito Giampaolo, al termine della partita con l’Udinese. E Quagliarella è amato anche per questo, perché la sua fantasia, la sua ricerca del gesto irripetibile, non gli impedisce di giocare in modo generoso. E perché la sua faccia scavata da lavoratore non nasconde gli anni, o la fatica, neanche dopo un gol pazzesco.
Perché, insomma, in un’epoca in cui i calciatori sono anche brand e il mondo del calcio ha fatto suoi valori economici come efficienza, costanza, infallibilità, Quagliarella ci ricorda che si può essere ossessionati dal gol senza rinunciare al proprio senso artistico, e si può essere un calciatore eccezionale restando anche una persona vera, in carne ed ossa.