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Il calciatore di novembre 2020: Mattia Zaccagni
04 dic 2020
Il premio di calciatore del mese AIC di novembre va al trequartista del Verona.
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Da ottobre il sistema di assegnazione del premio di calciatore del mese AIC è cambiato: la nostra redazione ha stilato una rosa di quattro nomi e il vincitore è stato scelto direttamente dai calciatori iscritti all’AIC, tra Serie A, B e C. Questo mese ha vinto Mattia Zaccagni del Verona.

Poco più di un mese fa qui su l'Ultimo Uomoavevamo scritto di come Zaccagni, senza essere particolarmente appariscente, stava diventando uno dei giocatori più interessanti del campionato, in una squadra dalle idee di gioco molto precise. Mi ero occupato io di scrivere quell’articolo, eppure non posso negare di essere rimasto stupito dalle successive prestazioni di Zaccagni, così incisive da portarlo a vincere il premio di calciatore del mese AIC di novembre.

Il trequartista del Verona l’ha spuntata su un terzetto di campioni che comprendeva: Cristiano Ronaldo, che a novembre ha segnato 5 gol in 200 minuti (più di un gol per tempo quindi); Gianluigi Donnarumma, che in un Milan in grado di consolidare il primo posto è autore di almeno un intervento eccezionale a partita (l’ultimo su Ribery va oltre l’immaginazione) e Henrikh Mkhitaryan, che accanto a Pedro forma una delle coppie di trequartisti più decisive del campionato, come raccontano i cinque gol segnati in due partite, tre al Genoa e due al Parma.

Il premio di miglior calciatore di novembre conclude un mese speciale per Zaccagni, iniziato con la prima convocazione in Nazionale. Sebbene arrivata all’ultimo, a rimpinguare una rosa decimata da isolamenti obbligatori e positivi al coronavirus, a nessuno era sembrato che Zaccagni fosse lì per caso, anzi. La notizia era arrivata pochi minuti dopo il fischio finale della partita contro il Milan, che il Verona aveva pareggiato 2-2 dopo essere stato in vantaggio di due gol. In quella partita Zaccagni era stato eccellente. Era stato il giocatore del Verona a toccare più palloni, a fare più passaggi, più dribbling, a creare più pericoli. Aveva causato l’autogol di Calabria con un bel tiro al volo e con i suoi passaggi aveva creato 0.9 xA, che però i compagni non avevano sfruttato. Dopo pochi minuti era sgusciato come un'anguilla tra Bennacer e Calabria per poi servire nel cuore dell’area piccola Kalinic con un tunnel a Kjaer. Nel secondo tempo aveva saltato di nuovo Calabria con un velo geniale, prima di mettere davanti la porta Dimarco. Dopo la partita Juric aveva detto che la Nazionale per Zaccagni era «meritatissima».

La settimana prima con una giocata simile aveva servito un bell’assist a Barak per il primo gol del Verona. Zaccagni, con un movimento di quelli che si provano in allenamento durante la settimana, si era sovrapposto sulla fascia a Kalinic, che lo aveva servito con un bel colpo di tacco spalle alla porta. Una volta ricevuto in corsa, aveva puntato Schiattarella, bruciandolo sullo scatto dopo un doppio passo, poi con il sinistro aveva servito in mezzo il movimento del compagno. La partita con il Benevento è indicativa di quante cose può fare il trequartista del Verona (e di quante gliene chiede Juric). Il suo nome è presente in tutte le statistiche che possono venirvi in mente: passaggi chiave, tiri, dribbling, contrasti, intercetti, respinte, spazzate, falli fatti e subiti. Zaccagni è in una forma eccezionale: è il giocatore che subisce più falli in Serie A grazie alla sua abilità di arrivare prima sulle palle vaganti, di anticipare l’avversario con un guizzo. Anche i suoi dribbling - Zaccagni è il quinto giocatore per dribbling tentati in campionato - sono frutto della capacità di spostarsi il pallone e arrivare prima dell’avversario, come se fosse sempre un tempo di gioco più veloce degli avversari. Questo gli permette di provare anche giocate molto complesse.

Più questa stagione sta andando avanti, più Zaccagni sembra acquisire fiducia nei propri mezzi. Prova più cose, gli riescono più cose. In questo momento è il giocatore con più xA della Serie A per 90 minuti, in una squadra che non crea molto gioco offensivo. Senza avere il talento per il filtrante di Luis Alberto o la capacità di creare occasioni per i compagni dal nulla come Papu Gomez, Zaccagni si sta dimostrando un passatore attento e concentrato, sempre pronto a trovare il passaggio giusto per servire i movimenti in area dei compagni dopo aver creato un vantaggio con uno scatto o un dribbling.

«Se saprà essere più incisivo negli ultimi 20/25 metri, può ambire alla Nazionale» aveva auspicato il suo allenatore a giugno, mentre il vecchio campionato volgeva al termine. Zaccagni gli ha risposto. È migliorato in tutte le statistiche offensive, compiendo un salto decisivo a novembre. L’assist contro il Benevento, il tiro deviato che ha portato al gol contro il Milan, il rigore procurato e il gol contro l’Atalanta. Non tutto finisce nelle statistiche però: anche contro il Sassuolo, nell’unica sconfitta del Verona a novembre, Zaccagni ha creato occasioni, dimostrato l’eccezionale momento di forma.

Zaccagni è cresciuto come un’onda. Tutto sembra essere partito dall’eccezionale assist servito a Favilli nella partita contro la Juventus. Da quel momento è come se si fosse sbloccato, salendo di livello partita dopo partita. L’ultima, con l’Atalanta, è indicativa. Contro una squadra che è considerata una versione deluxe del Verona, Juric ha chiesto al suo trequartista di essere un riferimento sulla sinistra per i compagni, da raggiungere il più velocemente possibile per superare la pressione dell’Atalanta. Zaccagni si è speso in una partita fatta di duelli individuali, palloni giocati sotto pressione, falli subiti spalle alla porta. In novanta minuti è riuscito in 6 dribbling su 10, provandone da solo più di tutti i compagni messi insieme. Quando poi è stato il momento, ha fatto vincere la sua squadra con due letture da grande giocatore.

Nella prima, dopo aver scaricato dietro per Dimarco, ha scelto l’attimo esatto per incunearsi tra i due centrali dell’Atalanta ricevendo il passaggio del compagno davanti alla porta. Poi con malizia ha usato il corpo alla perfezione per costringere Toloi al fallo da rigore, trasformato successivamente da Veloso. Il taglio di Zaccagni è da manuale contro le difese che si schierano con tre centrali: dopo aver fatto aprire il centrale di destra con una ricezione sull’esterno, ha approfittato dello spazio che si era generato per arrivare davanti alla porta. Nella seconda ha letto bene lo spaesamento dei giocatori dell’Atalanta in transizione difensiva, tagliando alle loro spalle dall’esterno verso l’interno per offrire un passaggio in profondità a Veloso. Il successivo controllo a seguire con il tacco e il tiro a girare sul secondo palo, dopo 82 minuti passati a correre, sono stati la ciliegina sulla torta. Zaccagni non è sempre preciso quando si tratta di controllare e tirare in porta, ma il gol all’Atalanta è stato di pregevole fattura.

Alla fine della nona giornata la FIGC ha celebrato il fatto che Zaccagni fosse stato il miglior giocatore italiano secondo i voti dei principali quotidiani sportivi. Una celebrazione un po’ cervellotica che spiega come non sia immediato trovare un angolo per raccontarlo. Juric lo ha definito uno dei calciatori più intelligenti che abbia mai allenato: «Fa giocare bene i compagni» ha detto. Non a caso, il premio di calciatore di novembre gli è stato dato da altri calciatori, forse i più indicati nel valutare cosa Zaccagni può offrire a una squadra. A vedere novembre la risposta è solo una: tanto, tantissimo.

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