Qual è il momento di fermarsi?
Qual è il momento in cui diventa impossibile fare finta di niente?
Qual è il momento in cui diventa troppo strano investire energie emotive su un evento sportivo mentre fuori imperversa la cosa più vicina all’apocalisse che molti di noi - diciamo quelli che non hanno vissuto la guerra - hanno sperimentato?
Qual è il momento in cui il senso della nostra quotidianità è così stravolto che le nostre passioni più frivole cominciano ad apparire trascurabili?
Qual è il momento in cui diventa impossibile esultare per un gol, esaltarsi per un gesto tecnico, fare calcoli di classifica, appassionarsi di qualche polemica cervellotica sulla Serie A?
Per la Lega Calcio il momento non era ancora arrivato, non questo fine settimana. Due giorni in cui in Italia si sono registrati 2471 nuovi casi di Covid-19 e 166 nuovi decessi. Il mondo del calcio, come sospettavamo, ha provato a fare finta di niente, cercando di mostrarsi impermeabile alle difficoltà del mondo reale. Ma era impossibile riuscirci del tutto: un calciatore della Reggio Audace (ex Reggiana), Alessandro Favalli, è risultato positivo al tampone, la sua squadra è stata messa in quarantena e la partita con il Modena, che nel contesto della Serie C rappresentava un’importante sfida per la promozione, è stata annullata. E questo non era neanche il primo caso: due settimane fa un calciatore della Pianese, ora completamente guarito, era risultato positivo al tampone. Eppure al Serie A ha proseguito a porte chiuse, il presidente della Lega Pro ha dichiarato che «si risponde a questa emergenza, in questo momento, giocando».
Il ragionamento delle istituzioni (più o meno di facciata, decidete voi) almeno inizialmente era questo: in un momento in cui gli italiani devono stare a casa, che abbiano almeno il loro svago preferito. Dare la maggiore impressione di normalità possibile. Non cancellare le partite, al contrario trasmetterle in chiaro. È stata la richiesta del Ministro dello Sport Spadafora la scorsa settimana, a cui Sky ha dato disponibilità e contro cui la Lega Serie A ha agitato i vincoli contrattuali che non lo avrebbero permesso: una linea mantenuta fino alla fine. In quella direzione sembrava andare anche il decreto uscito nella notte di sabato, a circa dieci ore dal fischio d’inizio della nuova giornata (che in realtà era un pezzo di una giornata vecchia), che certificava la deroga per le partite di Serie A ai divieti imposti a tutti gli eventi. Eppure, senza paura di apparire contraddittorio, lo stesso Ministro Spadafora ieri ha definito “irresponsabile” la decisione della Lega Calcio di giocare. Nel frattempo ha anche accusato Sky di non aver permesso di trasmettere le partite in chiaro, dicendo che «per il Dio denaro non si è trovato accordo», nonostante non sia stato possibile soprattutto perché lui non è stato in grado di modificare le leggi che lo impedivano. Un’incoerenza che il presidente del Cagliari Giulini ha definito populista.
La confusione trasmessa dal Ministro dello Sport ha finito per proiettarsi anche sul campionato, che alla fine, nonostante tutto, si è giocato. Mentre noi ci mettevamo in “smart working”, mentre annullavamo le nostre partite di calcetto e le cene, mentre rinunciavamo alla nostra normalità, la Serie A ha deciso di mandare in scena una delle giornate più caotiche e surreali della storia del campionato italiano.
10.28: Damiano Tommasi chiede (di nuovo) di fermare il campionato
https://twitter.com/17tommasi/status/1236584673947668480?s=20
Nella mattinata di domenica il Presidente dell’AIC, il sindacato dei calciatori, dice di aver chiesto alle massime autorità di fermare il campionato. Già sabato aveva twittato di fermare il campionato: è l’unica persona del mondo del calcio con un ruolo istituzionale a chiederlo con quella chiarezza. Come scriveva Daniele Manusia nell’articolo di qualche giorno fa: «Cosa facciamo se si ammala un calciatore?».
L’opinione pubblica è divisa. C’è chi dice che la condizione privilegiata dei calciatori - i loro stipendi, insomma - dovrebbe costringerli a scendere in campo per intrattenerci; e c’è chi invece fa notare che sono esseri umani anche loro, che vivono nel nostro mondo e che andrebbero tutelati come tutti gli altri. Giocando stiamo chiedendo ai giocatori di prendersi più rischi per la salute, certo, ma stiamo anche favorendo la diffusione del contagio.
Insomma, facciamo finta che i calciatori non vivano nel nostro mondo.
12.29: Parma-SPAL si gioca
I calciatori di Parma e Spal hanno ultimato il riscaldamento e stanno per entrare in campo. Lo stadio è vuoto, i tifosi ducali hanno esposto lo striscioni “Fuori ma dentro con il cuore”. Alcuni cerimoniali non possono però fermarsi e perseguono una specie di perversa idiozia burocratica. Al Tardini va in filodiffusione, fra i seggiolini vuoti, l’Aida di Giuseppe Verdi, che tradizionalmente accompagna l’ingresso delle squadre.
A un certo punto qualcuno richiama i giocatori, che tornano indietro. Gli arbitri non erano neanche entrati. Si vede Kurtic guardarsi intorno senza capire cosa succede. Tutti muovono la testa, cercano segnali. I calciatori in panchina infine si alzano e tornano negli spogliatoi.
https://twitter.com/Allampino/status/1236617914272362496?s=20
Non sanno neanche loro cosa sta succedendo.
12.30: anzi, Parma-SPAL non si gioca
Il Ministro Spadafora ha chiamato Damiano Tommasi e stanno pensando di sospendere le partite. Avevano avuto due settimane per prendere una decisione, almeno 24 ore da quando la situazione in Lombardia è precipitata, 10 da quando il governo ha emanato il decreto, ma si sono ridotti letteralmente all’ultimo minuto disponibile. La partita è ritardata di almeno mezz’ora, ma è una voce che circola, gli altoparlanti del Tardini tacciono, non sembra esserci nessuna decisione ufficiale.
13.15: anzi, Parma-SPAL si gioca!
Da casa non si capisce niente. Sul cellulare le notifiche di Google che mi compaiono in homepage sono in tilt: all’una dice ancora “Parma-SPAL la partita sta per cominciare”. Su Twitter, ovviamente, le persone sono indignate, ma se non altro si pensa che sospenderanno il campionato.
Invece alle 13.15 prendono la decisione che a quel punto nessuno si aspettava più: tra mezz’ora si scende in campo.
Fino a quando l’eccezionalità senza precedenti della situazione può giustificare il caos assoluto in cui i vertici sportivi hanno fanno precipitare il campionato e, con esso, i tifosi già destabilizzati?
I calciatori rimettono piede sul terreno di gioco e ricominciano il riscaldamento. Allo stadio riparte la musica solita per provare a rendere più normale un momento assurdo, ma l’effetto è proprio il contrario. Per intrattenere chi, hanno messo quella musica? Forse gli steward, che indossano guanti e mascherine e come sempre sono rivolti verso gli spalti a tenere d’occhio il pubblico fantasma. Forse i dirigenti, che sono sugli spalti.
Tutto sembra orchestrato per sottolineare ancora di più il clima spettrale.
https://twitter.com/1913parmacalcio/status/1236618411133804545?s=20
13.45: Parma-SPAL scendono in campo
Ora che le squadre sono in campo ci sarebbe da parlare della partita. Prima che tutto diventasse inutile, il Parma stava giocando una stagione di cui andare fieri; dall’altra parte invece la SPAL occupava l’ultimo posto in classifica e si può pensare che magari la sosta abbia fiaccato ancora di più le speranze salvezza. Con che spirito si scende in campo in quella situazione, e in più da ultimi in classifica?
Tutte le partite a porte chiuse sembrano meno significative. È come se fosse la presenza del pubblico su quegli spalti (anche se sempre più ridotto nel corso degli ultimi anni) a rendere i ventidue giocatori in campo degni di essere guardati. Come quando nel cinema le inquadrature rendono concreta l’emozione di una scena carica di pathos attraverso gli occhi di un personaggio che la sta guardando.
Ora, invece, i calciatori sembrano marionette. Quando Gervinho sbaglia un gol semplice in modo goffo, in un classico momento Gervinho, il “NOOO” che si sente è ovattato; il suo errore sembra meno grave, meno fatale.
È quasi comico, invece, ascoltare distintamente tutte le spiegazioni che i calciatori del Parma provano a dare all’arbitro quando fischia un rigore per un fallo su Valoti («È caduto da solo!»; «Oh raga ho trattenuto la gamba»).
Sul rigore calciato da Petagna la palla colpisce la base della rete e fa un rumore metallico. Mancano 20 minuti alla fine della partita, è un gol importante, ma l’esultanza intorno sembra quasi imbarazzata. È simile a quelle burocratiche che sentiamo quando ci capita di guardare gli allenamenti e qualcuno dice “Sì” o “Bravo” assecondando una specie di riflesso pavloviano.
14.30: Parma-SPAL finisce
L’arbitro fischia la fine, la SPAL ha guadagnato tre punti che la rimettono potenzialmente in gioco per la salvezza. Ora è a 7 punti dal Lecce e dal potenziale quartultimo posto: sempre tanti, ma meno dei 10 di qualche ora prima. Eppure nessuno sembra davvero felice. Di Biagio a fine partita definisce assurdo ciò che è successo. «Qui forse qualcuno dimentica che non si tratta solo di giocare: noi siamo a rischio fuori, siamo tutti a rischio, non è la partita in sé ma il contesto in cui viviamo. Bisognava gestirla in maniera diversa».
Su Instagram Petagna scrive: «Oggi abbiamo giocato, siamo scesi in campo e ce l’abbiamo messa tutta. Ho anche segnato ma oggi nessuno ha vinto. In questo momento di difficoltà il calcio deve essere messo da parte. La salute di tutti gli italiani al primo posto. Poi torneremo a giocare».
Che senso aveva quindi giocare se neanche l’attaccante che segna un gol decisivo in una partita decisiva riesce a essere felice alla fine?
Le21 regole del gruppo scientifico dei medici sportivi della Serie A
NON BERE DALLA STESSA BOTTIGLIA
NON MANGIARE NELLO SPOGLIATOIO
AVERE CURA DEGLI INDUMENTI
I FAZZOLETTI DI CARTA VANNO GETTATI SUBITO NEGLI APPOSITI CONTENITORI
LAVARSI LE MANI
EVITARE L’USO DI SERVIZI IGIENICI COMUNI
FAVORIRE L’USO DI DISPENSER DI DISINFETTANTE
NON TOCCARSI OCCHI, NASO E BOCCA
STARNUTIRE NEL BRACCIO
ARIEGGIARE I LOCALI
DISINFETTARE PAVIMENTI, ARREDI E MANIGLIE
PREVENZIONE IN PISCINA: RICHIEDERE UN COSTANTE MONITORAGGIO DEI PARAMETRI CHIMICI SULL’ACQUA
IN CASO DI SINTOMI EVIDENTI ABBANDONARE SUBITO IL RESTO DELLA SQUADRA E ISOLARSI
VACCINARSI CONTRO L’INFLUENZA
EVITARE IL CONTATTO FISICO [!!!]
15.00: giocano Sampdoria-Verona e Milan-Genoa
Tra Parma-SPAL e le partite delle 15 in rete comincia a circolare un comunicato in cui l’AIC avrebbe indetto uno sciopero. Si viene poi a sapere che in realtà era una bozza che non doveva circolare (che a quanto pare è una prassi italiana nella gestione della crisi).
La dimensione più impressionante delle partite a porte chiuse è quella sonora. Con l’abitudine è quella che abbiamo imparato a dare più per scontata, ma è in queste situazioni che ci accorgiamo di quanto sia determinante nel modo in cui percepiamo un evento sportivo in televisione. L’insieme di telecronaca e rumori da stadio costruisce il muro sonoro che è la cifra di una partita di alto livello, e che ora è ridotta al suo scheletro.
Sentiamo gridare tantissimo; sentiamo gli allenatori agitarsi, dare ragguagli tattici, incitare a stare concentrati. Cominciamo a dare peso alle sfumature nei modi di vivere le partite dei vari allenatori. Di Biagio incita la squadra in modo generico; Juric dà istruzioni come se avesse in mano un joypad.
Il più delle volte, però, le indicazioni sono basilari: “Attacca! Pressa! Seguilo!” e ci stupiamo forse che anche a quel livello sentano il bisogno di dirsi certe cose. Poi sentiamo ovviamente un concerto di bestemmie. È lo stesso ambiente sonoro del calcio di ogni categoria ed è forse la cosa che più riduce le distanze tra la Serie A e i campionati dilettantistici.
Alcuni suoni invece sono una scoperta. I passi che si accorciano dei calciatori quando arrivano sulla linea laterale, vicino qualche microfono nascosto. Sono atleti pesanti, Kulusevski fa il suono di un grosso mammifero vicino la bandierina del calcio d’angolo. Poi c’è il rumore del calcio del pallone, che ha qualcosa di primordiale ed è diverso da quello che siamo abituati a sentire nelle nostre partite. È più pieno, più deciso. I palloni sembrano più sodi, i loro piedi più solidi.
La Sampdoria in casa ribalta una partita che sembrava persa nell’ultimo quarto d’ora con una doppietta di Quagliarella. Dopo il calcio di rigore del 2-1, tutti si abbracciano in un angolo ed è impossibile non pensare, tra il serio e il faceto, anche alle indicazioni del ministero della salute che dice di evitare il contatto il più possibile.
Foto di Paolo Rattini/Getty Images
Magari sarebbe stato ridicolo fare gli inchini giapponesi, o i saluti col gomito come abbiamo visto fare nel campionato israeliano. Ma forse non è anche questo a cui si riferisce Tommasi quando chiede che il mondo del calcio dia l’esempio?
Non viviamo tutti nello stesso mondo in cui una coppia si è mossa dalla zona rossa per andare a sciare in Trentino?
Quello in cui, in Francia, c’è stato il record per un raduno di persone vestite da puffi?
Ivan Juric ne fa una questione di coerenza: «Se devo essere sincero, è tutto ridicolo, non è normale, cioè questi cominciano a giocare e poi non giocano, poi giocano un'ora dopo, poi noi stiamo adesso anche qua a un metro uno dall'altro e in partita tutti difendono abbracciati, ci sono tante contraddizioni, per me va bene tutto, l'importante è che ci sia coerenza, che decidono bene, sereni, così c'è grande incoerenza».
Alcuni commenti di calciatori e figure del mondo del calcio
La mattina di domenica, Mario Balotelli ha preso una posizione netta: «Già non vedo i miei figli per questo maledetto Coronavirus perché come sapete vivono in Lombardia, e già è snervante e triste per me. E di sicuro non vorrei mai che in più mia madre, che vedo tutti i giorni e non è una mia coetanea, e per quanto possa amare il calcio (al quale devo tutto) non mi va e tassativamente non voglio attaccarle proprio niente! E perché? Per far divertire qualcun altro? O per non perdere soldi? Ma dai non scherzate».
Angelo Ogbonna, da Londra, esprime solidarietà all’Italia e alle persone più colpite da questa situazione. Mentre Adriano Galliani, nel caos generale, passa per la figura più istituzionale di tutte con una lettera in cui chiede alla FIFA di considerare i rischi dello spostamento dei calciatori per l’Europa.
Nell'ultima partita dimenticata del turno, un Sassuolo-Brescia giocato di lunedì, finto pochi minuti prima dal discorso con cui il Presidente del Consiglio ha annunciato che tutta l'Italia sarebbe stata in zona rossa, Francesco Caputo dopo il gol ha esposto un cartello in cui il buon senso ha suonato rivoluzionario: «Andrà tutto bene, restate a casa».
18.30: alla Dacia Arena forse il momento più surreale
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In Udinese-Fiorentina, su un cross dalla sinistra, Okaka stacca di testa e manda la palla alta di poco. La rete trema e forse qualcuno ha avuto l’illusione del gol perché dagli spalti parte la canzone che celebra ogni rete dei friulani.
“Freed from desire di Gala”, un classico degli anni ’90, squarcia il silenzio di uno stadio vuoto mentre Okaka si mette le mani tra i capelli.
22.17: Dybala segna il gol più bello della giornata, uno dei più belli dell'intera stagione
All’interno di questa emergenza la percezione del rischio è stata progressiva. Solo col tempo ci siamo resi conto di quanto grave fosse la situazione, di quanto drastiche dovessero essere le misure. E se all’inizio di questo turno di campionato l’idea di giocare a porte chiuse - per quanto contraddittoria - poteva suonare praticabile, arrivati alla fine della giornata di domenica sembrava solo stupida, inutile, superata dalla realtà.
Cristiano Ronaldo scende dal pullman e fa finta di dare il cinque ai ragazzini che sono di solito lì ad aspettarlo, ancora per sottolineare la presenza di fantasmi. Quando Juventus e Inter sono scese in campo c’è la sensazione che sarebbe stata l’ultima partita di Serie A prima di una lunga sosta. In quel momento non c'era niente di sicuro. Rinvieranno gli Europei e finiranno il campionato in estate?
Annulleranno direttamente il campionato?
E, in caso, assegnerebbero comunque la vittoria a qualcuno?
Come funzionerebbe per le qualificazioni alle coppe europee?
Abbiamo dovuto aspettare la sera di lunedì per avere la certezza che il campionato italiano si fermerà. Anche nel nuovo decreto c'è una piccola postilla che consentirà al calcio di non fermarsi del tutto, permettendo le coppe europee a porte chiuse.
Chissà per quanto.
In questo delirio normativo il calcio di Juventus-Inter sembra postumo a sé stesso. Le azioni che vediamo, il gol pasticciato di Ramsey, quello astuto di Dybala, sembrano far parte di una partita immaginaria, in un campionato immaginario. Sembrano rimandare al concetto di Spettro, di Fantasma, usato dal filosofo Jacques Derrida: «qualcosa che non è né presente, né assente, né morto». Qualcosa che fa diventare una situazione a noi familiare improvvisamente inquietante. Il vuoto attorno ad Agnelli, seduto sugli spalti dell’Allianz Stadium, è lì per marcare “la presenza dell’assenza”, come avrebbero detto i fenomenologi.
È strano il momento in cui Paulo Dybala segna uno dei gol più belli della sua carriera.
È strano quel momento di grazia assoluta, quando lo vediamo eseguire quello stop di leggero sinistro, inclinato come in motocicletta, per sterzare su Ashley Young. Poi ricevere il passaggio corto di Ramsey, piegarsi nel dribbling, e infine concludere con un furbo esterno sinistro sul secondo palo.
È il tipo di azione che tutti noi ci aspettiamo da una partita di calcio di quel livello quando ci mettiamo davanti alla tv, e quando la guardo davanti al televisore - insieme al mio coinquilino con cui da ieri sono in quarantena precauzionale - mi sembra però che già non ci appartenga più, che faccia parte di un tempo passato, di un mondo diverso da quello che stiamo abitando qui e ora.