
È una mia impressione o ogni anno che passa i calciatori che finiscono per svincolarsi sono sempre più forti? Una volta questo era il mercato dei pezzenti, quello dove andavi a raccattare il centrocampista bollito, l’esterno sempre infortunato, il terzino coi piedi a banana, tutto nella speranza di trovare qualcosa di - se non di buono - almeno decente. Oggi invece anche quelli forti preferiscono arrivare alla naturale scadenza del contratto per gestire il proprio futuro e cambiare squadra (e qui il sistema calcio dovrebbe capire dove sta sbagliando). Addirittura alcuni di loro sono ancora senza contratto a luglio inoltrato, impegnati a godersi la vita notturna di Miami con la nuova stagione praticamente a ridosso.
Alcuni stanno accasando proprio in questi giorni: Paul Pogba e Angel Di Maria con la Juventus, già ufficiali, ma anche altri per cui bisogna aspettare solo il via come Ousmane Dembélé al Barcellona, Alessio Romagnoli alla Lazio, Axel Witsel all’Atletico e Zlatan Ibrahimovic al Milan. Altri però sono ancora in questo limbo della disoccupazione, forse anche loro attratti dalla cosiddetta “Great Resignation”, la grande dimissione, cioè la voglia di lasciare il lavoro perché la vita è altro. Noi, che rispettiamo questa scelta, dobbiamo comunque fare il nostro lavoro (eheheheh) e di seguito ci premuriamo di consigliare a calciatori svincolati e direttori sportivi stressati possibili abbinamenti.
Paulo Dybala - Per chi ha da dare tanto amore e tanta pazienza e una squadra propositiva da offrire
Il futuro di Dybala sta diventando un mistero, come l’omicidio di JFK o chi ha piazzato quelle pietre a Stonehenge. Prima sembrava tutto fatto per il rinnovo, poi il suo nuovo indirizzo era l’Inter. Ora anche i nerazzurri stanno nicchiando dopo aver riavuto indietro il caro Lukaku. «Rappresentava un'opportunità, ma davanti siamo a posto» ha detto pochi giorni fa Marotta, forse per chiedere uno sconto all’argentino o forse proprio per chiudere la questione. A chi serve Paulo Dybala? È difficile rispondere, perché non sembra neanche una domanda: davvero non c’è spazio per uno dei calciatori più talentuosi e divertenti messi in mostra dalla Serie A negli ultimi 20 anni? Con l’argentino, però, c’è sempre qualche dubbio a frenare gli entusiasmi: e gli infortuni? E la collocazione tattica? E l’atteggiamento? E il capello sempre perfetto? E quella faccia da bambino? Chi ne cura gli interessi?
Chi prende Dybala prende una di quelle smartbox che ti promettono esperienze sensoriali, che sai che potrebbero essere una fregatura, ma è impossibile rinunciare. Quindi controlli al velcro, protezioni palla da prestigiatore, tiri d’interno sinistro come fionde, ma anche partite in cui ti verrebbe voglia di scuoterlo e urlare «Perché non parli?». Forse Dybala rimarrà per sempre un mistero - o forse è più giusto dire un incompiuto - ma come non provarci? Non è neanche questione di che squadra: Dybala può far comodo a tutte quelle che non vogliono farne necessariamente un fantomatico “top player”, ma vogliono godersi uno dei talenti più unici del calcio di oggi, tenendolo vicino alla porta, accettando le giornate storte e gli infortuni, ma benedicendo i giorni giusti, quelli in cui - tra i piedi di Dybala - il pallone sembra la cosa più bella del mondo.
Jesse Lingard - Milan
Maldini e Massara stanno trovando qualche difficoltà ad alzare il livello della trequarti del Milan, e allora perché non Jesse Lingard? Certo pareggiare le offerte della Premier League (si parla di Everton e West Ham) a livello economico non sarà semplice, ma il Milan può offrire la Champions League, la possibilità di lottare per il campionato e un ambiente lavorativo giovane e smart. Lingard starebbe una favola a Milano, in una squadra piena di coolness dove sguazzerebbe come un pesce nell’acqua: Lingard che balla come Michael Jackson (come un altro passato dal Milan), che ha la sua linea di abbigliamento, l’esultanza brandizzata, che sta bene sulla fascia come alla settimana della moda.
Se a Manchester la sua esperienza è stata deludente - a un certo punto è stato un anno intero senza registrare gol o assist - durante il prestito al West Ham è sembrato un giocatore rinato, tanto da convincere lo United a farlo rientrare alla base (ma non è andata bene). Lingard non ha quell’intensità che richiede Pioli ma è un calciatore abile nel giocare in velocità, trovare gli spazi saltando l’uomo, creare quel caos in cui il Milan riesce a essere la squadra migliore nel nostro campionato. In carriera ha giocato un po’ in tutti i ruoli dell’attacco: con Moyes - in una squadra molto reattiva - ha funzionato bene come trequartista centrale in un 4-2-3-1, proprio dove al Milan manca un po’ di brio.
Federico Bernardeschi - Fiorentina o comunque una squadra che veste di viola
Immagino ci sia qualche passaggio dell’Inferno di Dante per descrivere il sentimento dei tifosi viola verso Federico Bernardeschi, eppure provate a guardare la cosa da un punto di vista razionale. Vincenzo Italiano ama variare molto i suoi esterni e soprattutto spremerli. Se Bernardeschi ha avuto un assurdo calo di talento nel passaggio dalla Fiorentina alla Juventus, fisicamente rimane un giocatore esuberante, almeno per chi si ricorda della sua partita contro l’Atletico Madrid. Certo non è l’esterno da doppia cifra di gol che servirebbe ai "viola", ma all’interno di un mercato più conservativo che ricco, Bernardeschi sarebbe un corpo da gettare nella mischia, un’alternativa a Ikoné, una variazione sul tema Duncan. Inoltre si può sempre sperare che il segreto di Bernardeschi fosse il viola, il suo personale mantello da supereroe che gli permetteva di giocare un calcio a tratti trascinante.
In realtà il suo destino appare abbastanza scritto, ovvero raggiungere Insigne e Criscito a Toronto, dove c’è una forte comunità italiana ma pochissimo viola. Alternative che ci sentiamo di consigliare a Bernardeschi per rispettare questo possibile riscatto cromatico: l’Austria Vienna (un Bernardeschi mitteleuropeo non sembra male), l’Anderlecht, il Sanfrecce Hiroshima in Giappone, Perth Glory in Australia, l’Orlando City negli Stati Uniti, il Real Madrid 2016/17 quando indossava la maglia viola.
Dan-Axel Zagadou - Roma
La Roma di Mourinho è una squadra conservativa, dal baricentro basso e il cuore difensivo. Eppure, nonostante questa struttura, non ha una rosa di buoni difensori. Se Smalling ha cambiato la stagione della Roma, ma è un giocatore che spesso salta almeno 10-15 partite l’anno, e Mancini è un titolare di buon livello, Ibanez e Kumbulla non hanno offerto grandi garanzie nel ruolo. Al momento tutti gli sforzi della società sembrano rivolti alla ricerca di un centrocampista, ma non è sbagliato dire che serve anche un difensore centrale che possa fare il titolare a sinistra e Zagadou rientra proprio in questa categoria.
Arrivato al Borussia Dortmund con l’etichetta di giovane talento che arriva al Borussia Dortmund per crescere e poi essere pagato fior di quattrini, per Zagadou l’esperienza tedesca è finita molto male. A spingere la società tedesca a non rinnovare il francese sono stati gli infortuni, tanti nei 5 anni a Dortmund, e anche un certo senso di svagatezza nella fase difensiva un po’ pericoloso. Zagadou sarebbe uno di quei difensori che in Italia vengono visti come il male assoluto, più bravi col pallone tra i piedi che nella difesa pura, quel mestiere a metà tra arte e esperienza di mettersi tra la porta e gli avversari. A suo vantaggio c’è che ha appena compiuto 23 anni, ha esperienza ad alti livelli e con Mourinho può trovare un allenatore e una situazione in grado di sgrezzarlo rapidamente.
Benoît Costil - Milan

Portiere con una discreta carriera alle spalle, può fare il terzo ma soprattutto sostituirsi a Giroud quando l’attaccante non vuole rilasciare un'intervista o fare qualche comparsata istituzionale.
Andrea Belotti - Atalanta o Monza o comunque a chi servono dodici/quindici gol a stagione in Serie A
Andrea Belotti è uno di quei casi in cui dispiace sia finita così anche agli osservatori neutrali; un calciatore che è difficile scindere dal colore granata che ha indossato negli ultimi sette anni. Se anche Belotti va a scadenza, chi si può salvare? Ma "il Gallo" è anche uno dei rari attaccanti da oltre 100 gol in Serie A, reduce dal primo vero anno un po’ così e così della carriera, ma ancora relativamente giovane (28 anni): chi non lo vorrebbe a guidare il suo attacco? Andando a scorrere la classifica dall’alto verso il basso, la prima squadra a non avere lo slot centravanti solidamente occupato è l’Atalanta, che ha visto Zapata alla prima stagione in calando tra guai fisici e una sorta di scollamento con l’ambiente che potrebbe portarlo alla cessione. Belotti inoltre è prodotto locale, nato a Calcinate appena 15 chilometri dal centro di Bergamo. Belotti è meno abile nel gioco spalle alla porta rispetto al colombiano, ma porterebbe in dote quello spirito di sacrificio supremo che sembra una condizione necessaria per giocare nelle squadre di Gasperini.
Se l’Atalanta dovesse passare, è pieno di squadre a cui serve un centravanti dalla gobba grande, ma dal cuore ancora più grande. Il Monza, ad esempio, che insegue un numero 9 di alto livello, sempre lombardo, sempre che sposi la causa. Di Belotti se ne parla come il prossimo attaccante del Monaco o del Nizza, comunque con una destinazione in Ligue 1 sulle spalle, ma sarebbe triste non riuscire neanche a tenere uno dei pochi centravanti di livello prodotti dal nostro paese negli ultimi anni (Ligue 1 che ci sta anche fregando Scamacca, ricordiamolo).
Edinson Cavani o Luis Suarez - per chi vuole fare una piccola Uruguay
Quand'è che gli attaccanti perdono il loro non so che? È una questione solamente fisica o è anche - e soprattutto - mentale? Cavani e Luis Suarez che dividono luogo (Salto, Uruguay) e anno di nascita (1987) oggi dividono anche la condizione di svincolati. Non sembrano attaccanti svuotati fisicamente, rovinati da infortuni o da una cura del corpo deficitaria, anzi. Sono però centravanti che hanno fatto la loro fortuna sulla capacità di mangiarsi il campo e gli avversari, in modo diverso ma anche complementare, di avere la cattiveria che ti fa mordere un avversario, spremersi come un limone anche se il tuo compito è fare gol.
Che il tempo non sia più d'oro per Cavani e Suarez si nota dalle facce scavate, le prime rughe di chi è stato troppo tempo sotto il sole ad allenarsi. Hanno ancora voglia di essere così feroci? L'ultima stagione non è stata brillante per entrambi, ma non è detto che siano davvero finiti. Inoltre è l'anno del Mondiale e in qualche modo devono difendersi dall'attacco di Darwin Nunez, che vuole togliergli il posto. In Italia, ovviamente, se ne parla per il Monza, a cui stanno accostando praticamente tutti i giocatori esistenti. A chi servirebbero? Difficile dirlo. Vederli guidare insieme l'attacco del Monza sarebbe divertente, quel tipo di divertente che poi dici "non farò mai più".
Marcelo e Dani Alves - per chi sta in fissa con i terzini ipertecnici
Quando vi ricapita l’occasione di avere insieme Marcelo e Dani Alves uno a sinistra l’altro a destra? Due giocatori che hanno cambiato un ruolo, hanno reso il terzino da sfigato a fondamentale. Praticamente è come schierare un museo a cielo aperto: 8 Champions League, 2 Coppa Uefa, 12 campionati spagnoli, 7 coppe del mondo per club, 2 campionati francesi, uno italiano, più tanta altra roba che neanche cito. Il Valladolid di Ronaldo (il brasiliano) sogna il doppio colpo, Dani Alves - si dice - si sia proposto allo Spezia tramite Pec e chissà cosa potrebbero fare alla corte di Gotti. Il fatto che non ci sia la fila per prendere Marcelo e Dani Alves è una stretta al cuore, il segno che il tempo passa inesorabile anche se hai fatto la storia di questo sport.
Florian Grillitsch - per chi ha bisogno di un mediano compassato e stiloso
In Italia-Austria, il primo sliding doors del nostro meraviglioso Europeo, in campo c’erano 9 maglie bianche che correvano come matti più Florian Grillitsch con la sua numero 10, il codino e un fisico smilzo che pur corricchiando era sempre al posto giusto al momento giusto. Grillitsch è questo tipo di mediano: più fosforo che fibre muscolari, più geometria che fisica.
Con l'Hoffenheim ha giocato 151 partite in 5 anni prima di liberarsi a zero. Doveva firmare con la Fiorentina, ma l’accordo sarebbe saltato perché all’ultimo momento il padre di Grillitsch avrebbe chiesto una commissione di 2 milioni di euro per sé. «Questa cosa non ci è piaciuta. I padri dovrebbero pensare alla carriera dei figli», ha tuonato Pradè in risposta. Chi altro ha bisogno di Grillitsch allora? La Roma, si dice, stia trattando col giocatore, dopotutto è praticamente una versione un po’ meno mediterranea di Sérgio Oliveira, che probabilmente non verrà riscattato. L’austriaco comunque farebbe comodo a tante squadre di Serie A: Lazio e Napoli, per dirne due. In un campionato povero di mediani cerebrali, Grillitsch ci starebbe alla grande.
Cesc Fàbregas - Arsenal

Il fatto che tutti gli svincolati del mondo vengano avvicinati da squadre della Serie A dice molto sul nostro campionato, dove forse mancano i soldi ma di certo non la speranza di ricavare del sangue dalle rape. Lecce e soprattutto Sampdoria sembrano interessate a Cesc Fabregas, sei presenze totali nella scorsa stagione di cui una nella seconda squadra del Monaco. Sono almeno 15 anni che il centrocampista spagnolo deve arrivare in Serie A e sarebbe triste veder sbarcare questa versione imbolsita e triste. Fabregas ha 35 anni, uno in meno di Modric, ma a vedere le sue foto più recenti è già un ex giocatore, di quelli che si annoiano a farsi la barba troppo spesso e si lasciano andare un po’ fisicamente. Ha davvero senso continuare a giocare? Quello che doveva dirci - Cesc - ce lo ha detto. Ci ha fatto innamorare, è stato uno dei migliori passatori della sua era, ha provato a infilarsi nel Barcellona dei miracoli riuscendoci fino a un certo punto, è passato per il Chelsea. Cosa aggiungerebbe un anno a Lecce o Genoa o Cadice se non quella malinconica venatura da calcio random?
Fabregas dovrebbe appendere gli scarpini al proverbiale chiodo e tornare all’Arsenal per restituire un po’ di quello che ha ricevuto. Nello staff di Arteta ci starebbe proprio bene, un po’ di Catalogna nell’east London. Fabregas potrebbe diventare una specie di allenatore personale di Odegaard, che già oggi è uno dei migliori nell’ultimo passaggio ma che con i consigli dello spagnolo potrebbe arrivare chissà dove (se il sapere fosse davvero trasmissibile per osmosi).
Filip Djuričić - dove va De Zerbi?
È proprio strano che Djuricic sia svincolato, un trequartista che dopo aver fatto la montagna russa dei talenti sprecati balcanici sembrava aver trovato la sua dimensione (la montagna russa: giovane fenomeno, passaggio al Benfica, fallimento, giretto per l’Europa, riscatto al Benevento (?), definitivo assestamento al Sassuolo). Nel Sassuolo di De Zerbi era sembrato meno fulmineo di Boga, meno completo di Traorè, ma in qualche modo più utile, una simbiosi perfetta con il suo allenatore anche difficile da spiegare. Con Dionisi la sua parabola si è interrotta, oscurato dalla nuova gioventù sassolese composta da Raspadori e Scamacca e Traorè.
Alla fine della stagione il giocatore si è svincolato e ora a fargli la corte è rimasto solo il Torino di Juric. Può funzionare Djuricic in una squadra satanica? L’allenatore croato richiede ai suoi trequartisti di portare il mondo sulle spalle e magari è anche il momento per lui di provare qualcosa di nuovo, ma perché abbandonare De Zerbi? L’allenatore si è appena liberato dallo Shakthar Donetsk ed è libero di cercarsi una nuova squadra. Quanto dovrà aspettare? Può prendersi qualche mese di ferie, farsi ospitare da De Zerbi a casa sua, dove potrà allenarsi, prendere lezioni di tattica, fare il barbecue la sera e chiacchierare sotto le stelle. Poi quando qualcuno chiamerà il mister, potrà firmare anche lui.
Yaroslav Rakitskiy - per chi crede che i difensori debbano essere uomini di mezza età lentissimi ma con il lancio lungo di un quarterback
Tempi duri per Yaroslav Rakitskiy. Quando nel 2019 decise di lasciare lo Shakhtar Donetsk (capitale del Donbass separatista) per trasferirsi allo Zenit San Pietroburgo (squadra legata a Putin), la Nazionale ucraina lo aveva scaricato come un traditore, dati i rapporti non idilliaci tra i due paesi. Dopo l’attacco della Russia all’Ucraina, il difensore ha rapidamente risolto il suo contratto con il club rimanendo senza squadra. Per anni è stato un oggetto di culto nelle varie apparizioni dello Shakhtar in Europa: un difensore sovrappeso che con il pallone tra i piedi poteva fare quello che voleva. Vederlo lanciare lungo era come vedere un ala dribblare o un centravanti fare gol, valeva il prezzo del biglietto. Inoltre è anche di quei difensori con la pezza, che ogni tanto ti tirano fuori il gol da distanze siderali o da calcio da fermo o su tiri che sembrano telecomandati. Con gli anni e il passaggio in Russia la sua mobilità si è ridotta e se già prima non era il piatto forte della casa ora rischia di essere a livelli non da calcio di primo piano. Rimane però una specie di panda della difesa, quel tipo di difensore che può svoltare una squadra che vuole costruire un raffinato sistema di palleggio. La Lazio di Sarri, ad esempio, potrebbe farci un pensierino: come riserva, da schierare magari in Europa League, perché no?
Luca Zidane - Olympique Marsiglia
Il padre è una leggenda di Marsiglia, per anni una gigantografia di Zizou targata Adidas dominò il quartiere La Castellane, dove era nato e cresciuto. Ma Zinedine non ha mai giocato nel Marsiglia (tranne un rapido passaggio nelle giovanili) e i marsigliesi non hanno mai avuto il privilegio di vedere uno Zidane vestire la loro maglia. Allora perché non rimediare? Luca Zidane è un portiere, nella scorsa stagione ha messo insieme 12 presenze con la maglia del Rayo Vallecano. Non è il padre, ma considerando che i due portieri dell’Olympique al momento sono il 37enne Mandanda e Pau Lopez, quanto potrà andare peggio?
Fabian Delph - a chi serve un falso terzino
Qualche settimana fa Fabian Delph ha smesso di seguire l'Everton su Instagram e cancellato tutti i post della sua esperienza triennale lì. Sembra l'abbia fatto dopo aver saputo che non gli sarebbe stato rinnovato il contratto. A 32 anni è libero di cercarsi una squadra, dopo due stagioni in cui ha giocato in totale una ventina di partite, in una squadra che ha rischiato addirittura di retrocedere. La carriera di Delph si era impennata quando Guardiola ne aveva fatto un falso terzino, il primo della storia (almeno: della storia del City). Dopo una vita da centrocampista l'allenatore spagnolo l'aveva messo sull'esterno col trucchetto di entrare dentro al campo e scompigliare il pressing avversario. Da una parte era sembrata una mossa tipo: ora dove lo metto questo? Dall'altra per un po' aveva funzionato. Il City poi aveva dirottato verso altri profili a sinistra e Delph era finito come un appunto su qualche articolo di tattica. Oggi, però, se vi serve un falso terzino potete avere il primo della specie, non necessariamente il migliore, ma dopotutto quelli vengono pagati fior di quattrini.
Costruisci la tua squadra da zero con gli svincolati
La lista qui sopra è fatta da svincolati più o meno eccellenti, giocatori che hanno ancora un mercato nel "calcio che conta" (anche se, spiace ripeterlo, tutto il calcio conta). C'è però anche un mondo di svincolati alla frutta, calciatori passati nelle nostre vite che però abbiamo presto dimenticato, nomi perfetti per creare una squadra di soli svincolati, una squadra scarsa ma di culto, una squadra che vorreste farvi in qualche salvataggio di FM.
Portiere - Vito Mannone: l'italiano più famoso d'Inghilterra, Vito Mannone ha ballato tutta la vita tra essere un fenomeno e una pippa senza che nessuno di noi lo abbia mai visto giocare. Ora potrebbe tornare in Italia.
Terzino destro - Davide Santon: Doveva essere il nuovo Facchetti è diventato una specie di memento mori sulla fascia. Dopo 8 anni tra Inter e Roma Santon è di nuovo libero di scegliere il proprio destino.
Difensore centrale - Domagoj Vida: Personaggio mitologico della Croazia, promesso sposo di qualche squadra italiana per molti estati, ha il difetto di essere ultranazionalista.
Difensore centrale - Trent Sainsbury: lo ricorderanno i tifosi dell'Inter, non è chiaro il perché. Bel nome.
Terzino sinistro - Nacho Monreal: uno dei più grandi misteri dell'Arsenal post invincibili.
Mediano - Mirko Valdifiori: svincolato dal 15 gennaio, non fatelo sapere a Sarri.
Mezzala - Cristian Battocchio: erede del filone italoargentini che devono spaccare il mondo, la carriera di Battocchio recita tra le altre: Udinese, Brest, Maccabi Tel Aviv, Tokushima Vortis, PUMAS.
Mezzala - José Mauri: altra speranza del calcio italiano, altro fallimento così sottotono da non fare neanche notizia. Nome di culto della banter era del Milan, l'anno scorso 10 presenze con il Kansas City.
Ala destra - Ber Arfa: È arrivato il momento in cui Ben Arfa svincolato è solo una tristezza e non una speranza.
Ala sinistra - Ravel Morrison: Rappresentate più limpido della categoria "Fenomeni nei video YouTube, disastrosi nella realtà". A Roma, sponda Lazio, ricordano Morrison come una fregatura al pari della Città dello sport di Calatrava.
Centravanti - Alfred Finnbogason: Era il centravanti che nell'Islanda del 2016 colpiva tutte le palle di testa. Dai che ve lo ricordate (non quello col barbone).