Lo scorso 16 maggio Giorgio Chiellini e Paulo Dybala disputavano la loro ultima partita davanti al pubblico amico, Juventus-Lazio, finita 2-2 in extremis. Doveva essere una festa, ma chi era all’Allianz Stadium ricorderà di aver vissuto momenti di grande tensione. Per Chiellini la Juventus aveva organizzato una celebrazione con tanto di hashtag sui profili social della società. Dybala invece è stato snobbato e messo da parte, almeno inizialmente.
L’attaccante argentino veniva beccato dalle telecamere con la faccia e l’atteggiamento d’imbarazzo del più classico degli imbucati. Poi, per fortuna, l’affetto del pubblico e dei compagni hanno finito per unire i due addii in un’unica festa, ma è stata una mossa quasi in contestazione alla oscura ragion di stato della società. E una contestazione vera e propria c’è stata, quando i tifosi allo Stadium hanno fischiato i dirigenti della Juventus ogni volta che sono stati inquadrati nei maxi-schermi. Fischiare il presidente che ha vinto nove scudetti di fila è un po’ una lesa maestà, ma insomma abbiamo imparato che il calcio moderno è anche questo: non c’è riconoscenza per nessuno.
Andrea Agnelli però sa come ammaliare i suoi tifosi: dal 16 maggio sono passati poco più di 65 giorni e alla Juventus è cambiato tutto. Alla corte di Allegri è arrivato Angel Di Maria che, anche se è una stella sul viale del tramonto, è pur sempre una stella, una di quelle che ispirano sogni di vittoria e generano entusiasmo con la loro sola presenza. A Paul Pogba sono bastati pochi messaggi diretti ai tifosi dai suoi profili social per permettere a una passione sopita, ma non certo spenta, di infiammarsi di nuovo.
Ad Agnelli non bastavano Di Maria e Pogba. L’acquisto di Bremer è stato un vero e proprio colpo di teatro che ha già messo la ciliegina sulla torta al mercato della Juve, anche se siamo lontanissimi dalla conclusione della sessione. Bremer, il miglior difensore dello scorso campionato, strappato all’Inter a suon di milioni nel giorno in cui Dybala, nerazzurro in pectore nei peggiori incubi dei tifosi juventini, finisce alla Roma: per il mondo bianconero resterà una giornata da ricordare. Secondo la definizione di più di un tifoso è il 5 maggio in versione calciomercato, con un accostamento malizioso al giorno in cui, venti anni fa, la Juventus strappava all’Inter uno scudetto all’ultima giornata.
Ora che le polveri alzate nel clamore mediatico si stanno posando, ora che le visite mediche sono state effettuate e le foto di rito sono state scattate, è arrivato il momento di rispondere a una domanda per niente facile: cosa se ne fa la Juventus di Bremer?
Bremer arriva alla Juve ventiquattro ore dopo l’addio di De Ligt, passato al Bayern Monaco. Sembra un ideale scambio di consegne, ma in realtà, pur avendo dei punti di contatto, i due difensori sono molto diversi tra loro. Bremer, con la sola scelta della maglia numero 3, è come se avesse fatto una dichiarazione programmatica sul suo ciclo in bianconero: vengo per sostituire Chiellini, mica De Ligt.
De Ligt che ha manifestato più volte le sue preferenze calcistiche, non solo nella prima intervista “tedesca”, ma anche ai microfoni delle TV nei post-partita ogni volta che ne ha avuto l’occasione. Era ormai chiaro da mesi che il calcio di Allegri, con il ritmo blando del giro-palla, con pochi movimenti a dettare il passaggio in avanti ai difensori, non era di gradimento dell’olandese. Delle preferenze calcistiche di Bremer non sappiamo nulla – anche perché nessuno gliele ha mai chieste – e possiamo solo immaginarle a partire dalla storia tattica del brasiliano da quando è arrivato in Serie A.
Da quando è in Italia, Bremer ha quasi sempre giocato in una difesa a tre: da braccetto esterno con Mazzarri, Longo e Nicola; da centrale solo dall’anno scorso con Juric. C’è stata una breve parentesi all’inizio della gestione di Giampaolo, nella quale Bremer è stato utilizzato da centrale di destra in una linea a quattro, la stessa posizione che occupava all’Atletico Mineiro. Poi anche Giampaolo, virando verso una linea a tre, ha messo Bremer come centrale di sinistra.
Nella linea a quattro di Giampaolo, Bremer era invitato a giocare il pallone dal basso spesso. Di primo acchito, dava l’idea di un giocatore a disagio con i piedi, ma era solo un’impressione indotta dalla mole di Bremer, l'impaccio tipico dei giocatori con le gambe lunghe e il baricentro alto. Superata la prima impressione, si notava quanto Bremer fosse piuttosto sicuro quando si trattava di giocare la palla con i piedi. Paradossalmente, i passaggi più rischiosi e più redditizi, quelli che attraversano il centro del campo o passano sopra la linea della difesa, Bremer li giocava quand’era messo sotto pressione da un avversario; altrimenti si limitava all’appoggio laterale. Nel sistema di Mazzarri, Bremer era invogliato ad avanzare palla al piede e, quando si ritrovava nella metà campo avversaria, anche lì si limitava per lo più all’appoggio più semplice.
È con Juric che Bremer ha trovato la sua dimensione ed è esploso. In un sistema con riferimenti certi sull’uomo, e non più sulla zona, Bremer ha potuto sfruttare le sue doti fisiche e il suo senso innato per l’anticipo. Nel Torino di Giampaolo, questo suo istinto s’era visto poco: Bremer raramente spezzava la linea a quattro per uscire sull’uomo appostato al limite dell’area.
Le prestazioni di Bremer della scorsa stagione sono state abbaglianti. Ma basta una sola, splendida, annata per il rischio che la Juventus ha deciso di prendersi? È opportuno scommettere forte su un giocatore quando si intende portarlo fuori dal sistema che gli ha permesso di eccellere? Perché è indubbio che quella della Juventus è una scommessa affascinante ma rischiosa. Considerato che la richiesta iniziale era più bassa, e che il sistema di Inzaghi, quantomeno per i riferimenti spaziali, è più simile ai sistemi in cui Bremer ha già giocato, la scommessa dell’Inter era di certo più sensata.
Accoppiato con Bonucci in una linea a quattro, Bremer dovrebbe giocare da centrale di sinistra, una posizione che in carriera non ha mai coperto, salvo situazioni di emergenza specifiche in partita. Potrebbe avere problemi a giocare la palla con il piede forte, il destro, perché lo costringerebbe a orientarsi verso l’interno del campo, quindi a prendere qualche rischio in più, e si è visto quanto è refrattario Bremer a prendersi dei rischi. Anche De Ligt ha sofferto quando è stato costretto a giocare a sinistra nella coppia difensiva.
Inoltre Bremer dovrebbe regolare al ribasso quell’attitudine arrembante che lo ha reso così insuperabile l’anno scorso. Una difesa a quattro non ha le coperture di una difesa a tre e la Juventus di Allegri, quando era De Ligt a rompere la linea, ha dimostrato di non essere così preparata nell’assorbire le uscite del centrale. Infine, l’attenzione costante nella marcatura all’interno dell’area di rigore, il fondamentale in cui Chiellini eccelleva, è una qualità tutta da dimostrare ai livelli a cui aspira di elevarsi la Juventus. Bremer passa dal Torino alla Juve e, come dice Allegri nel suo ritornello preferito, giocare per la vittoria ogni tre giorni, dibattersi tra Salernitana e Real Madrid, è un’altra cosa.
Allegri ha dimostrato di non gradire l’utilizzo sistematico di una difesa a tre. Lo ha accettato per un periodo di transizione, per passare dalla Juventus meccanica che aveva ereditato da Conte alla sua, quella che poi è finita in finale di Champions League con questa linea difensiva: Lichtsteiner, Barzagli, Bonucci, Evra (Chiellini era infortunato quel giorno). L’ha poi utilizzata in corso di partita, per chiudere l’area di rigore e proteggere il risultato. Con tutta la flessibilità tattica che gli si riconosce, Allegri comunque preferisce una linea a quattro.
Ma se decidesse di provare una Juventus con tre centrali, potrebbe essere interessante vedere una linea con Bremer centrale e due costruttori di gioco come Bonucci e Danilo ai suoi lati. Bonucci esalterebbe le sue ambizioni da centrocampista. Danilo, provato come terzo di sinistra nell’anno di reggenza di Pirlo, è stato probabilmente il difensore più propositivo e creativo del campionato. Bremer recupererebbe la sua proverbiale aggressività in marcatura, la prepotenza fisica e tecnica che gli ha permesso di mangiarsi tutti i numeri nove dello scorso campionato. Per il senso dell’anticipo e per la capacità di coprire il campo largo alle proprie spalle, forse è più interessante vedere Bremer difendere alto sul campo, piuttosto che in area di rigore. Come sempre: non è solo una questione di uomini, ma anche di proposta tattica.
Quella della difesa a tre è solo una fascinazione estiva, poco più di un abbaglio per il troppo sole. Nella prima amichevole, contro i dilettanti del Pinerolo, la Juventus è scesa in campo ordinata secondo il 4-3-3, con Cuadrado, Bonucci, De Ligt e Alex Sandro in difesa. Per avere le risposte alle domande poste qui, servirà la prima brezza d’autunno, quella che arriva a rompere il fronte dell’afa agostana. Allegri, si sa, ha bisogno di vedere le sue pedine muoversi sul campo prima di trovare, da bravo ingegnere, non la soluzione perfetta, ma quella ottima, la migliore possibile col materiale a disposizione. Non saranno certo le partite della tournée americana né le prime prove in campionato a convincerlo di come sarà la Juventus che verrà. L’autunno è in là da venire, per adesso la luna di miele tra la dirigenza e la tifoseria continua.