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I movimenti di mercato più assurdi della settimana
04 lug 2025
Torna una delle rubriche più inutili dell'estate.
(articolo)
10 min
(copertina)
IMAGO / Italy Photo Press
(copertina) IMAGO / Italy Photo Press
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Mentre il Mondiale per Club va avanti, il primo luglio è ufficialmente iniziato il calciomercato. Certo, di acquisti e cessioni si parla da settimane, c’è stata addirittura la finestra per i club impegnati negli Stati Uniti, ma questa data continua ad avere un valore, a essere uno spartiacque tra la vecchia e la nuova stagione. Ora si depositano contratti, arrivano gli svincolati, si chiude un bilancio e se ne apre un altro, nella speranza che possa essere migliore, che la nostra squadra riesca a tirare fuori il coniglio dal cilindro, dove per coniglio si intende un giocatore forte, e per cilindro si intende che costa poco.

In questo spazio, però, non ci fermeremo a discutere del calciomercato razionale (per quello potete leggere i nostri articoli, o ascoltare il nostro podcast “Che giocatore è”, riservato agli abbonati) ma di quello irrazionale. Sono i movimenti di mercato più assurdi, una rubrica che su Ultimo Uomo portiamo avanti da un po’ e che si esaurirà quando ci esauriremo noi, o come rivista o come società, o magari entrambe le cose insieme. Da questa estate ci aspettiamo molto, speriamo di non rimanere delusi.

CIRO IMMOBILE AL BOLOGNA
È questa la sessione di mercato in cui la Serie A diventa il passo successivo dopo il campionato turco? Il cimitero degli elefanti dopo il cimitero degli elefanti? Ha iniziato la Fiorentina, prendendo il 39enne Dzeko, ora tocca al Bologna con Immobile. Parliamoci chiaro: non è una scelta assurda per un calciatore che lo scorso anno ha segnato 15 gol nel Besiktas, e 201 in Serie A se guardiamo alla sua storia. Immobile è una certezza, eppure non sembrava il tipo di certezza che serviva a questo Bologna, una squadra che con Sartori ha preso un’altra direzione a livello di mercato, una squadra che - ci saremmo aspettati - avrebbe sfornato un nuovo centravanti forte dal nulla, uno Ibrahimovic islandese, tanto per fare una correlazione calciatore+paese totalmente a caso.

Forse il fallimento di Dallinga, e in generale le difficoltà dei centravanti nel far gol con Italiano, hanno fatto pensare che l’usato sicuro è meglio, se quell’usato è Immobile. Che un attaccante molto bravo nel fare gol fosse più importante di cercare un giovane da crescere. Immobile nell’ultima stagione alla Lazio era sembrato un po’ in calo, e vederlo giocare con una maglia diversa da quella biancoceleste sarà strano, ma insomma: difficile discuterne il talento.

In ogni caso sarà divertente vederlo tagliare dietro le difese avversarie al Dall’Ara come sa fare lui, girare in porta i cross di Orsolini. Sarà ancora in grado di farlo a un livello, se non eccellente come negli anni migliori, sufficiente per aiutare il Bologna a restare in alto in classifica? Sarà bello seguire la squadra di Italiano anche per questo. Tra l’altro, il Bologna sembra interessato anche a Bernardeschi. Una notizia francamente pazzesca. Vi aggiorniamo qui, in caso.

MATTEO RUGGERI ALL’ATLETICO MADRID
Di tutta la banda di Gasperini, Matteo Ruggeri sembrava quello più passato lì per caso, cioè giocava lui a sinistra, ma avrebbe potuto giocarci un altro, se fosse passato un altro al suo posto. Una versione ridotta dello storico esterno di Gasperini, sempre attento certo, instancabile, preciso anche, ma non speciale. Il suo ruolo sembrava più spirituale: nato in provincia di Bergamo, cresciuto nel settore giovanile dell’Atalanta, era l’erede universale di una certa idea di bergamaschità, che negli ultimi anni, con la crescita di livello del club, si era necessariamente un po’ persa. Ruggeri come simbolo di un passato da superare ma non dimenticare.

Presentato come “Il tigre”, ma con un completo da cosmonauta, a indicare la difficoltà di inquadrare Ruggeri.

Ora, però, Ruggeri è un nuovo giocatore dell’Atletico Madrid, comprato dal club spagnolo dopo una trattativa lampo, proprio come se fossero certi che Ruggeri è quello che fa per loro. Come la consideriamo questa cosa? Simeone lo trasformerà nel Filipe Luis della Val Brembana? Abbiamo sottovalutato Ruggeri? Probabilmente sì, almeno personalmente. Se il Cholo lo ha voluto all’interno del suo mondo, un mondo che è comunque quello di una delle squadre più ricche e forti al mondo, deve aver visto qualcosa che io, ma posso dire anche noi, non ho visto. Meglio così: a Madrid Ruggeri avrà l’occasione di giocare in un ambiente stimolante e crescere, sperando possa tornare utile anche per la Nazionale.

AARON RAMSEY AI PUMAS
Nel 2019 Aaron Ramsey firmava da svincolato per la Juventus, nel 2025 firma da svincolato per i Pumas. Così è la vita, e non si può dire che quella di Ramsey negli ultimi 6 anni sia stata un granché, almeno a livello lavorativo. Questo trasferimento ci dice qualcosa sulla Juventus di questi anni, ma anche su Ramsey, che - comunque - a 34 anni si rimette in gioco in Messico, in una squadra dal nome bellissimo. Una di quelle squadre di cui, seppure sapete molto poco, siete affascinati (in generale il nostro pensiero è: se potete giocare in Messico, perché no?).

ANTOINE MAKOUMBOU AL SAMSUNSPOR
È strano come certe volte dei giocatori così presenti nella realtà del calcio italiano possano scomparire all’improvviso, comprati da squadre turche sempre diverse (ma quante squadre esistono in Turchia?). Makoumbou non sarà un fenomeno, ma nelle ultime 3 stagioni con il Cagliari - una promozione e due salvezze - aveva messo insieme 42, 35 e 34 presenze. Era diventato uno di quei calciatori che, pure da non tifoso, faceva piacere vedere in campo, sempre e comunque, col suo stile compassato e la sensazione che fosse uno che, magari non si vede, ma c’è sempre.

Presentazioni squadre turche sempre più scollegate dalla realtà: si possono dire molte cose positive su Makoumbou, ma non certo che abbia la velocità di un pilota di F1.

Non è facile trovare dei centrocampisti che hanno la confidenza di Makoumbou con la palla tra i piedi, e a Cagliari era sicuramente stato molto, molto utile, e ben voluto dai tifosi. Con Pisacane, probabilmente, c’è la volontà di cambiare stile di gioco o forse puntare su Matteo Prati in quel ruolo. Certo, pensarlo ceduto per un milione e mezzo in un club di seconda fascia turco, è un po’ triste per Makoumbou. Davvero a nessuna squadra nel nostro campionato poteva tornare utile a quelle cifre?

ALEXANDRE LACAZETTE AL NEOM FC
Uno dei migliori centravanti francesi degli ultimi vent’anni che lascia la squadra di cui era capitano, in cui giocava da piccolo, dopo che questa è retrocessa d’ufficio in Ligue 2 per debiti, e si trasferisce nella squadra di una città dell’Arabia Saudita che non esiste, e forse non esisterà mai; una squadra che è stata promossa quest’anno nel massimo campionato saudita, dopo investimenti fuori scala, proprio perché appendice di uno dei progetti più assurdi e insostenibili di un Paese assurdo e, onestamente, insostenibile.

Se non fosse che è meglio non cercare lezioni in questo sport, il trasferimento di Lacazette al Neom FC sarebbe una brutta lezione. Lacazette ha 34 anni, neanche troppi, e la scorsa stagione con il Lione ha segnato 19 gol in 42 partite. È uno di quei calciatori che ancora riuscivano a trasmettere questa idea di attaccamento a un club, e più in generale alla bellezza intrinseca del giocare a calcio. Ma va bene: non abbiamo giudicato gli altri, non giudicheremo lui.

ELIO CAPRADOSSI ALL’UNIVERSITATEA CLUJ
Non ho molto da dire su questo trasferimento. Capradossi, un tempo speranza del calcio giovanile italiano, dopo l’esperienza a Cittadella riparte dall’U Cluj, che non è neanche la squadra più importante di Cluj-Napoca. Una scelta di vita che, comunque, condividiamo, visto che giocherà la Conference League. 

JURAJ KUCKA AL BANIK PRIEVIDZA
Qui la parte assurda della notizia è che Juraj Kucka gioca ancora a calcio. Quanto tempo è passato da quando arava la Serie A con la maglia del Genoa? Era la banter era del nostro campionato, quegli anni a cavallo tra il primo e il secondo decennio di questo millennio in cui ogni partita di Serie A sembrava mal disegnata. Kucka comunque era un bel centrocampista a tutto campo, uno di quelli che si prendono soprannomi come “Il Panzer” o “Il Carrarmato”, che quando stanno bene ti fanno fomentare, sembrano poter spostare le montagne con le gambe. Ce lo contendevamo al fantacalcio, facevamo i primi proto-meme sulla sua somiglianza con Kurtic, passavamo i pomeriggi sul divano a vedere i suoi inserimenti.

Kucka poi si è costruito la sua discreta carriera: un passaggio al Milan, che era nella sua banter era, ma in cui, comunque, non è sembrato così male, poi Trabzonspor, poi di nuovo Serie A, 2 stagioni e mezzo al Parma, con Kurtic, una in prestito al Watford, giusto per chiudere il ciclo Serie A meme, e infine 3 anni allo Slovan Bratislava. Ora Kucka torna a casa in senso piuttosto letterale: il Banik Prievidza è il club in cui ha mosso i primi passi, ormai 25 anni fa. Un club della terza divisione slovacca, col campo in mezzo ai campi, le tribunette basse e i tifosi che guardano le partite schiacciati sulla rete. Avrà probabilmente un ruolo più olistico: calciatore, padre putativo, figura di riferimento. E se c’è una persona a cui vorremmo affidare tutti questi compiti, è proprio Juraj Kucka.

LEIGH GRIFFITHS ALLO STIRLING MACEDONIA
L'ex eroe di Celtic e Scozia Leigh Griffiths firma per un club poco conosciuto della seconda divisione australiana a 34 anni è il titolo dell’articolo con cui il Sun informa il mondo anglosassone di questo improbabile movimento di mercato, con il fare tipico di chi vuole venderti una notizia ma che è così strana che non sa bene come fare, dove puntare l'accento.

Leigh Griffiths è stato uno di quei centravanti scozzesi che se avessero avuto un po’ più a cuore la loro forma fisica, chissà. Di quelli che, per quanto possa sembrare stereotipato (lo è), sembravano sempre giocare con una pinta in mano. Il suo momento di gloria è stata la doppietta segnata su punizione all’Inghilterra con la maglia della Scozia. Nel 2018, dopo che si era fermato per questioni personali, i tifosi del Celtic gli avevano dedicato un bellissimo striscione con scritto “It’s ok not to be ok”. Nel 2022 aveva firmato con il Mandurah City in Australia: sia calciatore, sia parte dello staff. Ora, dopo due stagioni e mezzo, Griffiths passa allo Stirling Macedonia, un club che - e leggo - “si è evoluto insieme alla storia della comunità macedone-australiana dell’Australia Occidentale” e che non saprei bene come collocare nella geografia calcistica australiana (ma non credo sia così importante).

GONZALO VILLAR ALLA DINAMO ZAGABRIA
La carriera di Gonzalo Villar sta andando al contrario? Tipo quel film con Brad Pitt di cui non ricordo il nome, e che ora non voglio cercare su internet così, per pura pigrizia. Quando nel 2020 è arrivato alla Roma era sembrato un centrocampista di buon livello. Certo, di quelli che devono giocare in sistemi che amano tenere molto il pallone, quindi forse non in Italia, ma in Spagna aveva dato l’idea di poter far bene, ritagliarsi il suo spazio in quelle squadre che quando le vedi giocare sono sempre diaboliche nella capacità di palleggio: Villarreal, Real Betis, Siviglia, Real Sociedad, squadre così.

Non farò finta di aver seguito tutta la carriera di Villar, ma il fatto che invece, è finito a giocare in squadre come il Getafe, la Sampdoria, il Granada, ci dice qualcosa su di lui. Proprio a Granada, dopo una stagione finita al settimo posto nella Segunda Division, aveva detto di voler mettere le radici, e invece pochi giorni dopo è stato ceduto alla Dinamo Zagabria, una squadra che, onestamente, non pensavo potesse comprare centrocampisti spagnoli di 27 anni, che fosse proprio vietato dalla loro costituzione. Invece, sembra, abbiano addirittura pagato 3 milioni per il suo cartellino.

Appena arrivato in Croazia, prima Villar ha provato a convincere la Dinamo a ingaggiare anche il fratello Javier, poi ha ricordato a tutti di essere un bel giocatore: «Sono tecnicamente dotato, mi piace avere la palla tra i piedi, sono un gran lavoratore, un leader... In questo momento sono nella fase migliore della mia carriera», poi ha aggiunto: «Ho giocato ad alto livello nella Roma, ma ero giovane. Lì mi adoravano, la gente mi chiedeva di prendere la maglia numero 10 di Totti, ma io rispondevo: “No, no”».

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