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Il calcioscommesse e cosa si è rotto tra noi e i calciatori
15 ott 2023
Dietro l'ultimo scandalo nel calcio italiano il nostro rapporto disincantato con i calciatori.
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5 min
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Foto di IMAGO / Marco Canoniero
(copertina) Foto di IMAGO / Marco Canoniero
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Tutti i casini italiani si somigliano. Sono al tempo stesso semplici e intricati, si muovono su più livelli, una matassa di fili impossibile da sciogliere. Le notizie arrivano dalle istituzioni, dai rappresentanti dello Stato, filtrano in qualche modo verso i media, che ovviamente oggi sono anzitutto social-media - i rappresentanti di Se Stessi - si gonfiano e mescolano con supposizioni, falsità, meme e cazzate varie, si alza un uragano polveroso che torna indietro fino alle istituzioni stesse e a quel punto anche se affrettano le cose sono in ritardo sulla realtà che le circonda. Ormai il casino, così tipicamente italiano, è scoppiato come un palloncino pieno di coriandoli. Sembra quasi una festa.

La storia dell’ultimo casino del calcio italiano, di suo, sarebbe anche piccola (per ora). La procura di Torino stava indagando su alcuni calciatori italiani - per il momento si ha certezza solo di Fagioli, Tonali e Zaniolo - per possibili “scommesse” effettuate su siti illegali. Potrebbe trattarsi in realtà di partite a qualche gioco tipo poker online, con nessuna conseguenza per loro sul piano sportivo (il rischio, per qualsiasi cittadino, è una multa), oppure vere e proprie scommesse su partite di calcio: in questo caso interverrebbe anche la procura federale e il rischio sarebbe una squalifica. Naturalmente, si tratterebbe di una differenza sostanziale.

Il rischio, quindi, è che tre giovani calciatori di talento, due di loro decisamente oltre la fase “bella speranza”, parte della Nazionale che non si è ancora qualificata al prossimo Europeo, perdano anni cruciali della propria carriera: dai tre ai cinque, patteggiando subito (come i quotidiani dicono dovrebbe fare Fagioli) uno e mezzo o anche meno. Come un brutto infortunio, un crociato con strascichi, o due crociati uno dopo l’altro. Ma allora perché nessuno si dispiace? Perché sembra divertirci lo spettacolo di tre giovani talenti che cadono in disgrazia? Cos’è questa eccitazione malata in attesa di nuovi sviluppi, di nuovi nomi?

Mentre la procura di Torino indagava, Fabrizio Corona aveva già condannato, e insieme a lui una corte di commentatori in attesa degli altri nomi che si vanta di poter coinvolgere. Per il momento Corona ha tirato in ballo un quarto giocatore, non ancora indagato (le mie dita si rifiutano di spingere le lettere e comporre il suo nome) e in una conversazione telefonica pubblicata su Instagram con un giornalista del Corriere della Sera chiedeva a Cairo 300k per gli “altri 50 nomi della Serie A”. Che poi non saranno proprio 50, in un’intervista più ufficiale ha parlato di “altri 10 giocatori e 5 squadre coinvolte” che annuncerà in una trasmissione tv il prossimo martedì, ma insomma che cambia, Corona potrebbe pure inventarseli a questo punto i nomi senza che nessuno metta in dubbio la sua autorevolezza.

D’altra parte per l’opinione pubblica italiana tutti i calciatori sono potenzialmente colpevoli. Non c’è audio whatsapp o resoconto uscito da una sottotrama di Romanzo Criminale o Gomorra troppo inverosimile, non c’è calciatore abbastanza universalmente benvoluto da non poter essere tirato nel fango. Si gioca tra tifoserie, forse si gioca persino a una specie di Fantacalcio al contrario, o un Totomorte in chiave Fantacalcio in cui si sper che giocatori di altri fantallenatori vengano coinvolti. Mancano solo delle quote, per carità sui canali legali ci mancherebbe (ma magari ci sono e sono io ad essere ingenuo). Come siamo diventati tanti Minotauri che aspettano vergini sacrificali in un labirinto di Tweet (o come si chiamano adesso)?

Certo, dietro c’è la storia più grande del declino del calcio italiano, che mette insieme tutti i casini del calcio italiano negli ultimi quindici-vent’anni e il generale impoverimento economico, tecnico, etico e culturale. Così Fagioli, Zaniolo e Tonali sono al tempo stesso metafore viventi di quello stesso declino e vittime di qualcosa più grande di loro. A me però sembra comunque che non si possa parlare di “sistema”. Anche se fossero coinvolti altri 10 o 20 giocatori, dovrebbe esserci una qualche forma di organizzazione comune, una mente criminale, degli accordi, per parlare di sistema, no?

Non sappiamo se scommettevano tutti e tre su partite di calcio, né se scommettevano sulle partite di calcio delle loro squadre. Non sappiamo se chi parla di “ludopatia” lo fa in assenza di una qualsiasi diagnosi (come si è fatto in passato per questioni come depressione, ansia, ecc.), per drammatizzare ulteriormente o per deresponsabilizzare i tre. Corona da una parte ha commentato su Instagram parlando di “piaga sociale”, di una “seria dipendenza”, dall’altra però continua ad usare toni da noir, tirando in ballo la madre di Zaniolo senza perdere la sua aria tormentata a metà tra Bogart e i tizi vestiti da vampiri nella casa infestata del luna park. Come spesso succede, i giudizi e le conclusioni sono state tirate molto prima di poterci capire qualcosa.

Non più di un anno fa il presidente della Figc chiedeva di riammettere le agenzie di betting tra i possibili sponsor sulle maglie dei club, adesso anche lui parla di piaga sociale. Ma se fosse una questione così seria, oltre a rispettare la privacy degli indagati non ci sarebbe da parlare del fatto che le pubblicità di agenzie di betting sono a bordo di tutti i campi e in tutte le TV, prima di tutto il resto? L’industria calcistica forse è troppo povera per potersi permettere di rinunciare completamente ai soldi delle agenzie di scommesse, ma non vuole neppure rinunciare al proprio moralismo.

In realtà si scherza su questa cosa e nessuno è veramente dispiaciuto perché scommettere online sembra meno grave di pratiche anti-sportive come il doping, o di calciatori che hanno veramente venduto le loro partite. Qualcuno magari si sente persino vicino a Fagioli, Tonali e Zaniolo, complice nel vizietto di scommettere sulla serie B polacca o sul campionato delle Isole Faer Oer.

Ma non è così, semmai è il contrario. Questo ennesimo e, per ora, piccolo scandalo mostra quanto profondamente sia rotto il patto sociale tra pubblico e calciatori. Quanta distanza ci sia da parte nostra, che non proviamo il benché minimo dispiacere all’idea di non poter vedere Fagioli, Tonali e Zaniolo giocare. E quanto la bolla in cui vivono loro, isolati più che protetti dai club e dagli entourage che li sfruttano tanto quanto Corona, li abbia allontanati dal senso stesso del loro ruolo e dalle responsabilità che lo accompagna.

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