Alla quarta giornata della stagione 2016/17 il capocannoniere della Serie A è José María Callejón, con 5 gol, e anche se può sembrarlo non è un’anomalia. Già in passato Callejón ha alternato brevi periodi in cui trova la porta con regolarità ad altri, più lunghi, in cui la sua media gol cala drasticamente: lo scorso anno ha concentrato nello spazio di 4 giornate 4 dei 7 gol segnati in campionato; due anni fa, invece, era partito segnando 8 gol in 10 giornate, salvo poi segnarne appena 3 nelle successive 28.
La sua storia nel campionato italiano, insomma, dice che la media si normalizzerà col passare delle giornate e anche Maurizio Sarri sembra aspettarsi un calo: «Ha sempre avuto dei periodi realizzativi, può segnare qualche gol in più rispetto alla scorsa stagione, ma non è sicuramente un attaccante d’area di rigore». Nello specifico, Sarri stava rispondendo alla domanda se Callejón potesse compensare l’assenza di Gonzalo Higuaín: considerando che il sistema di base (4-3-3) non è cambiato e che a Callejón non sono stati assegnati compiti particolari per metterlo nelle condizioni di segnare più gol, il numero di reti perse con la cessione di Higuaín andrà “spalmato” su tutto il tridente (a meno che Arkadiusz Milik non mantenga l’attuale media gol…). Va detto però che l'indice di xG di Callejón era di 0.253 per 90 minuti lo scorso anno mentre in questo, con un campione ridotto, ma comunque significativo, è di 0,618. La media gol di Callejón al momento è di 1,32 ogni 90 minuti.
Callejón continua a essere l’incubo dei terzini sinistri avversari, il giocatore che generalmente influenza di più la manovra del Napoli senza toccare il pallone: la sua posizione larga sulla destra è fondamentale, innanzitutto, perché fornisce uno sbocco al lato sinistro del Napoli, quello storicamente più creativo, dove la squadra di Sarri costruisce preferibilmente il gioco. Marek Hamsík, Lorenzo Insigne e Faouzi Ghoulam sono i migliori rifinitori anche in questo inizio di campionato (13, 7 e 6 occasioni create rispettivamente) e i tagli sul lato debole di Callejón continuano a essere una delle soluzioni più cercate per chiudere l’azione.
I gol segnati al Palermo e al Bologna sono praticamente l’uno la fotocopia dell’altro: cross di Insigne sul secondo palo per l’inserimento di Callejón sul lato cieco. Una combinazione così frequente che è una specie un marchio di fabbrica del Napoli di Sarri.
Influire senza palla
Nello scenario ideale, Callejón tocca la palla solo per rifinire o tirare in porta, dopo che il Napoli ha sviluppato la propria manovra sul lato più forte, quello mancino. Ma è anche la posizione di Callejón che contribuisce a rendere così fluida la fase offensiva della squadra di Sarri. La sua posizione larga sulla destra impone delle scelte a chi difende e molto spesso finisce con l’allargare la linea difensiva avversaria: il terzino sinistro resta bloccato per tenerlo d’occhio, si allontana dal difensore centrale e apre uno spazio sulla trequarti che può essere sfruttato dai compagni, soprattutto dalla mezzala sul suo lato, cioè Allan o Zielinski, ma anche dal centravanti, dall’esterno o la mezzala opposti.
Qui sotto un esempio, Milik sfrutta lo spazio che la posizione di Callejón apre tra Vida e Antunes, ma alle spalle del polacco Allan potrebbe ricevere smarcato tra le linee.
D’altra parte, la posizione larga di Callejón rende sempre disponibile lo spagnolo quando il Napoli non trova sbocchi a sinistra e cambia lato passando da Hysaj: Callejón ha sempre lo spazio per ricevere e dare continuità al possesso della propria squadra. Il suo rapporto con il terzino dal suo lato è diverso rispetto a quanto accade sulla fascia sinistra: i movimenti ad accentrarsi di Insigne (o Mertens) e di Hamsík incoraggiano le sovrapposizioni di Ghoulam (certamente più offensivo rispetto a Hysaj), che arriva spesso sul fondo per crossare; le scelte di Callejón, invece, difficilmente favoriscono le discese di Hysaj, se non quando l’albanese riceve in una posizione già piuttosto avanzata.
Callejón preferisce passaggi che permettano alla squadra di tornare ancora una volta a sinistra, mettendosi nella condizione di fare ciò che gli riesce meglio, attaccare il lato debole. In questo caso la sua posizione è importante soprattutto per attirare il blocco avversario sulla destra e creare gli spazi per tornare ad attivare la catena mancina del Napoli.
Evoluzione
Anche Callejón, comunque, si è dovuto adattare alle conseguenze della perdita di Higuaín. Sia Milik che Gabbiadini sono mancini e non reggono il confronto con la leadership tecnica e psicologica del “Pipita”: l’argentino non era solo il finalizzatore principale della manovra del Napoli, ma una calamita di palloni sulla trequarti, ed era in grado di distribuirli con una tecnica e una visione di gioco che non appartiene né a Milik né a Gabbiadini. Entrambi limitano il loro apporto a movimenti verticali, incontro per fare da sponda, oppure ad attaccare la profondità, tagliando preferibilmente verso sinistra, sul loro piede forte, come in occasione del primo gol di Milik al Bologna.
Se si considera anche il buon momento di forma di Mertens, titolare contro il Milan e la Dinamo Kiev e meno portato rispetto a Insigne ad associarsi ai compagni della catena sinistra, si capisce come Callejón quest’anno abbia dovuto cercare una presenza maggiore tra le linee e un maggiore coinvolgimento nella fase di possesso. Nella partita contro il Milan, in cui ha giocato insieme a Mertens e Milik, ha mantenuto una posizione più stretta rispetto alle abitudini, riuscendo a creare buone connessioni con Allan e Hysaj. Contro il Bologna, invece, pur giocando con Insigne, Callejón ha cercato di aggirare la marcatura a uomo di Torosidis entrando molto dentro il campo e arrivando anche a scambiarsi la fascia con Insigne, un fatto piuttosto inusuale per il Napoli di Sarri. Callejón ha toccato un buon numero di palloni e in una posizione più centrale del solito.
Questi aggiustamenti hanno portato Callejón ad avere un’influenza maggiore del solito nella fase di possesso. Ma, al momento, sembrano soltanto adattamenti sporadici applicati in partite in cui il Napoli aveva bisogno di essere più imprevedibile (bisogna ricordare che l’anno scorso gli azzurri avevano sofferto le marcature a uomo di Bologna e Udinese, perdendo entrambe le partite in trasferta) piuttosto che il segnale di un cambiamento più profondo nel gioco.
Non è detto che un maggior coinvolgimento di Callejón significhi un miglioramento nella fase di possesso del Napoli: spesso il talento calcistico si riferisce a ciò che un giocatore riesce a fare con il pallone tra i piedi; il talento di Callejón, al contrario, non ha bisogno del pallone per esprimersi. Sono i suoi movimenti, la sua capacità di leggere l’azione e scegliere i tempi giusti per inserirsi, la copertura dei compagni dal proprio lato quando si spingono in avanti e la predisposizione al sacrificio in fase difensiva a renderlo un calciatore unico nella rosa del Napoli.
È probabile che segnerà di più e farà più assist rispetto alla scorsa stagione (da quest’anno è lui a battere i calci d’angolo), ma è difficile che riesca a modificare in maniera più profonda il proprio gioco per bilanciare le responsabilità creative della catena di sinistra e rendere ancora più pericoloso il Napoli. Soprattutto, non è detto che ce ne sia bisogno: già così Callejón è uno dei giocatori più importanti per il Napoli di Sarri, anche se è uno di quelli, tra i migliori del campionato, di cui si parla di meno.