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Scegli la tua squadra coreana
12 mag 2020
Una guida al campionato della Corea del Sud per appassionati in astinenza da calcio giocato.
(articolo)
16 min
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Nell’ultimo anno la Corea del Sud sta raccogliendo i frutti di anni di investimenti nell’intrattenimento. Parasite di Bong Joon-ho ha vinto il premio Oscar come miglior film, la serie Crash Landing on You e il gruppo musicale BTS hanno avuto un successo mondiale, tutti segnali di come l’influenza coreana nella cultura di massa sia più forte che mai. La Corea del Sud ha anche gestito meglio che altrove l’emergenza sanitaria e di conseguenza è riuscita a riprendere il proprio campionato di calcio. Ovviamente con un protocollo che ne rende possibile lo svolgimento in sicurezza, che prevede l’assenza dei tifosi sugli spalti ma anche il taglio a 27 giornate e cose minori come il divieto di strette di mano, dei dialoghi ravvicinati tra giocatori e arbitro, degli sputi nell’erba e la presenza di bottigliette d’acqua personali e delle mascherine per lo staff in panchina.

Questa è una sorta di occasione della vita per un campionato che anche in ambito asiatico non ha lo stesso appeal di quello giapponese, né i soldi, e quindi le stelle straniere, di quello cinese. In assenza di valide alternative – in attesa che riprenda la Bundesliga al momento si gioca solo in Bielorussia, Burundi, Tagikistan e Nicaragua – il campionato coreano può prendersi tante attenzioni dal mondo del calcio anche non asiatico, anche perché si gioca in orari mattutini per l’Europa.

In Corea del Sud ci credono molto, tanto da aver proiettato la partita d’esordio gratis in diretta su Twitter, con commento in inglese facendo picchi di 50000 spettatori, e da aver prodotto un video di presentazione del campionato per invogliare gli appassionati stranieri che sembra diretto da Michael Bay tra un Transformers e l’altro.

Io ci sono cascato, il calcio professionistico in diretta mi manca troppo per non dare una possibilità anche al campionato coreano e nell’ultima settimana ho raccolto quanto più materiale a disposizione su internet per arrivare preparato. Molto brevemente il campionato è a 12 squadre, le grandi sono 5 e sono tutte legate a una delle grandi aziende del paese. Sono quindi le squadre con i migliori giocatori coreani e i migliori giocatori stranieri. A questo proposito ho scoperto c’è una regola non scritta che prevede la presenza in rosa di una punta straniera grossa su cui mandare i lanci quando la manovra non va come dovrebbe e soprattutto che quest’anno ci sono in campo ben 4 giocatori uzbeki, tra cui due trequartisti tecnici, il mancino 26enne Jamshid Iskandarov del Seongnam e l’ambidestro anche lui 26enne Ikromzhon Alibaev del Seoul, uno dei migliori giocatori del campionato.

Se il video di presentazione non vi basta, qui provo a darvi gli strumenti per scegliere una squadra coreana da adottare a seconda di cosa cercate in una squadra.

Ti piace vincere e non hai scrupoli morali

Abbiamo tutti vissuto il trauma del Mondiale del 2002, in cui uno degli sponsor principale era la fabbrica di macchine coreane Hyundai. Guarda caso anche le due squadre più forti del campionato sono di proprietà della Hyundai, anche se di due diversi gruppi ora che il “Chaebol” (conglomerato) è stato diviso. Moralmente sembra strano decidere di adottare una squadra della Hyundai, ma non siamo qui a giudicare nessuno.

Jeonbuk Motors

Se ce l’hai ancora con la Corea del Sud per quanto fatto nel Mondiale del 2002 allora forse la squadra di calcio della divisione auto della Hyundai non fa per te. Se però ti fanno impazzire le maglie verde fosforescente o in generale non ti fai questi scrupoli sul passato e vuoi seguire la squadra più forte, allora lo Jeonbuk Motors è al momento l’equivalente della Juventus di Corea, la squadra migliore che vince quasi consecutivamente da 6 anni il titolo. L’unica stagione in cui non lo ha vinto è il 2016 ma, a differenza della Juventus, quell’anno ha vinto la Champions League asiatica. Rappresenta la città di provincia di Jeonju, scelta dalla Hyundai come sede della sua squadra in fase di preparazione ai Mondiali di casa perché lì si sarebbe costruito uno stadio e mancava una squadra professionistica.

Dopo anni di successi sono pieni di nazionali coreani, ma sono anche l’unica squadra con un allenatore straniero, il portoghese José Morais, che è stato in passato per anni assistente di José Mourinho. Dopo aver allenato tra le altre in Turchia, Grecia e Ucraina, dalla scorsa stagione è in Corea e ha vinto subito. Il miglior giocatore è probabilmente il centrocampista Kim Bo-kyung, visto qualche anno fa in Premier League con il Cardiff e votato MVP dello scorso campionato con la maglia dell’Ulsan. Quest’anno è passato ai rivali rinforzandoli ancora di più, una dinamica che conosciamo bene in Italia. La sua punta straniera grossa è l’olandese di nascita ma sudafricano di nazionalità Lars Veldwijk, 28enne alto quasi 2 metri che al momento è fuori per un infortunio al ginocchio. Il suo posto in squadra è occupato dal 41enne leggenda della squadra Lee Dong-gook, che non era presente ai Mondiali di casa ma che ha più di 100 presenze in nazionale ed è stato anche l’autore del primo gol della nuova stagione.




Non vuoi tifare la squadra più forte, vuoi provare batterla, fallendo

Ulsan Hyundai

Se non volete seguire la squadra più forte, allora la Hyundai ha provveduto anche a questo, finanziando con la sua divisione dell’industria pesante i rivali diretti sempre dello Jeonbuk. Ulsan è la città dove si producono anche le auto Hyundai e la squadra esiste dagli anni ’80. In sostanza loro sono la squadra delle fabbriche Hyundai, mentre lo Jeonbuk del marchio delle auto. Ulsan è una città industriale del sud con un rapporto molto passionale (probabilmente ha il miglior stadio di Corea) e un po’ tragico col calcio: nonostante abbia avuto ottime squadre, l’Ulsan ha vinto solo due titoli, mentre è arrivato secondo otto volte. Addirittura la scorsa stagione ha preso all’ultima giornata con la sconfitta in casa da psicodramma contro il Pohang per 4-1, mentre lo Jeonbuk ha vinto la sua partita. L’Ulsan era arrivato all’ultima giornata con 3 punti di vantaggio e ha perso il titolo per la differenza reti.

In rosa ci sono giocatori famosi pure all’estero. Ad esempio da quest’anno ci gioca il portiere Jo Hyeon-woo, diventato famoso al Mondiale del 2018, in cui era partito come riserva e si è invece ritrovato titolare cavandosela anche bene. Ma anche il centrocampista Yoon Bit-garam, detto il Michael Ballack coreano per la capacità di calcio da fuori area. Per andare sul sicuro ne ha due di punte straniere grosse: il 33enne brasiliano Júnior Negrão di 187 cm e il 28enne norvegese nato però in America Bjorn Johnsen, di 195 cm. Capita anche di vederli giocare insieme.


Ti piace un bel derby d’alta classifica

Il derby della capitale, chiamato anche la Super Partita, è quello più sentito non soltanto perché solitamente è anche d’alta classifica e giocato in due tra gli stadi più grandi del paese, ma perché le due squadre sono una della LG e l’altra della Samsung, le due principali aziende rivali di tecnologia coreana.

Seoul

Di proprietà della LG, il cui nome, se non lo sai, viene dal coreanissimo Stella Dorata Fortunata (Lucky-Goldstar, che è stato in passato il nome della squadra), il Seoul è una di quelle squadre o amate o odiate, perché è l’unica con sede nell’enorme capitale, quella più glamour del campionato, quella con lo stadio più grande e che attira più attenzioni dai media. Ha vinto tanto nell’ultimo decennio, ma da tre anni non regge il confronto con le due squadre della Hyundai. Come pro ha uno stemma molto coatto con la testa di un drago d’oro che tiene in bocca un pallone e una elegante maglia di Le Coq Sportif che starebbe benissimo al Milan.

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Il miglior giocatore è anche il volto più riconoscibile del campionato e una vecchia conoscenza del calcio europeo, l’attaccante ora 34enne Park Chu-young, arrivato fino a giocare qualche partita per l’Arsenal di Wenger quasi 10 anni fa e che ha avuto successo col Monaco e il Celta Vigo. È tornato cinque anni fa a chiudere la carriera nella squadra dov’è cresciuto e ha vinto l’anno successivo il titolo. La punta straniera grossa è il 27enne serbo Aleksandar Pesic, passato dall’Atalanta nella stagione 2016/17.

Suwon Samsung Bluewings

Dall’altra parte della barricata c’è la squadra che, come suggerisce il nome stesso, è della Samsung e ha la maglia blu. In questo caso penso che se hai un telefonino della Samsung sei moralmente obbligato a tifarla, mentre se hai un iPhone sei moralmente obbligato a odiarla, purtroppo così va il mondo. Suwon è una delle città che ruotano attorno all’enorme capitale coreana, grazie ai soldi della casa madre ogni anno è tra le più accreditate sfidanti per il titolo, ma ultimamente ha deluso le aspettative finendo per vincere solo la coppa nazionale la scorsa stagione e nel 2016.

Parliamo quindi del gigante dormiente della competizione, a cui non mancano i giocatori, ma forse l’allenatore giusto per fare il cambio di mentalità. Ha anche il miglior attaccante del campionato, l’australiano 26enne Adam Taggart, considerato un tempo il futuro dell’attacco dell’Australia e che ha avuto una grande stagione d’esordio in Corea. Ha ovviamente una punta straniera grossa come riserva di Taggart, il 29enne bosniaco Sulejman Krpic.

Cerchi una compilation di gol di una punta australiana in Corea del Sud con una canzone rap in sottofondo? Prego.




Preferisci una outsider

Pohang Steelers

Fino agli anni ’60 Pohang era una cittadina di pescatori sulla costa orientale, poi con l’apertura dell’acciaieria dagli anni ’70 la città si è trasformata in uno dei motori dell’economia pesante coreana, superando il mezzo milione di abitanti. La squadra stessa è di proprietà della POSCO, la quarta azienda mondiale per produzione d’acciaio e da qui si intuiscono le origini del nome Steelers, dello stemma coattissimo con una fiamma rossa a forma di S e della maglia a righe orizzontali nero e rosso come il calderone e il fuoco per lavorare l’acciaio. Gli Steelers sono una delle grandi storiche del calcio coreano: ha vinto cinque volte il titolo e tre volte la Champions League asiatica. Come l’importanza dell’industria pesante in Corea, nell’ultimo lustro anche gli Steelers hanno perso posizioni, finendo per partire sempre come outsider più per rispetto alla gloria passata che per le reali capacità di vittoria.

Con l’Ulsan giocano il derby della Donghaean (che significa costa est) e ora hanno attorno un’aria di leggera decadenza che ovviamente viene ancora più esaltata dal fatto che il miglior giocatore è un serbo che sembra uscito dagli anni ’90, Aleksandar Paločević, tutto dribbling e conduzioni palla al piede. La punta pesante è il russo Stanislav Iljutcenko, uno che sembra poter lavorare nell’acciaieria durante la settimana.


Ne vuoi una hipster

Daegu

Daegu è la quarta città della Corea del Sud, è famosa per la produzione tessile e per essere la capitale delle mele, che crescono sulle colline circostanti grazie al clima particolarmente umido. Non però per il calcio, tanto che fino al 2002 mancava una squadra professionistica. Con i Mondiali del 2002 il governo cittadino ne ha creata una che però è sbocciata soltanto nell’ultimo lustro grazie all’intuizione di sfruttare la nomea di Daegu come città della moda coreana per avere un’immagine sempre fresca, diventando la squadra di riferimento per chi cerca un calcio offensivo con tanti giovani in campo. Il Daegu è stata la squadra rivelazione della scorsa stagione, chiusa al quinto posto, miglior piazzamento di sempre. Negli ultimi cinque anni è passato da 1000 a 10000 spettatori di media e ha uno stadio da 12000 posti inaugurato nel marzo 2019. Il miglior giocatore è anche uno dei più spettacolari del campionato, il trequartista brasiliano 30enne Cesinha, che ha chiuso con 12 gol e 9 assist in 31 partite lo scorso campionato. Brasiliano è anche l’attaccante grosso in rosa, il 33enne Edgar Silva, a cui per questa stagione si è aggiunto uno degli attaccanti più riconoscibili del campionato negli ultimi anni, il montenegrino Dejan Damjanović, ora 38enne.

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Gangwon

Ma visto che Daegu è già sgamata come squadra alla moda del campionato, il vero gusto sta nell’individuarne una meno sotto i riflettori. Come il Gangwon, arrivato sesto la scorsa stagione giocando un calcio di possesso e fluido nelle posizioni, il tutto vestendo una divisa arancione. Quando ti ricapita di poter dire di seguire le arance meccaniche coreane? Il Gangwon è una squadra giovanissima, fondata nel 2008 dal governo della regione nord-orientale della Corea, quella meno popolare. La particolarità della cosa è che, essendo una squadra che rappresenta una regione e non una città, ha giocato in due stadi diversi con città poste a chilometri di distanza: ora gioca a a Chuncheon tra le montagne centrali (e infatti l’orso ne è il simbolo), ma prima anche a Gangneung sulla costa nord-orientale. Per fare fede al suo essere una squadra che fa le cose diversamente non ha una punta straniera grossa, anzi non ha proprio stranieri tolto il centrocampista giapponese Takahiro Nakazato. Il miglior giocatore è l’attaccante 23enne Kim Ji-hyeon, votato migliore giovane dello scorso campionato, chiuso con 11 reti. Da questo punto di vista purtroppo non possiamo sapere per quanto ancora giocherà col Gangwon prima di passare a una squadra più blasonata.


Se invece ti appassiona la politica coreana

Sangju Sangmu

Fino al 1984 ogni corpo dell’esercito aveva una sua squadra, poi vennero tutte riunite in un’unica entità: Sangmu significa proprio la squadra dei copri delle forze armate, insomma la squadra dei militari in un paese tecnicamente ancora in guerra civile col nord della penisola. I suoi giocatori sono calciatori sudcoreani professionisti nel loro periodo del servizio di leva obbligatorio di due anni. All'inizio della stagione quindici giocatori vengono aggiunti alla squadra e trascorrono due anni prima di tornare ai loro club professionistici precedenti. Per capirci, i giocatori della squadra nei periodi di pausa della stagione partecipano agli addestramenti nel corpo di riferimento. Era qui che sarebbe andato in prestito Son Heung-min dal Tottenham, se avesse dovuto fare i due anni di servizio militare invece dell’addestramento base di un mese grazie all’esenzione per meriti sportivi.

Questa è l’ultima stagione in cui i militari “occupano” la città di Sangju. Con la scadenza dell’accordo di collaborazione, dalla prossima stagione Sangju avrà una squadra normale e i militari ne avranno un’altra in un’altra città. Il distaccamento porterà il Sangju a ripartire dalla seconda divisione la prossima stagione a prescindere dal piazzamento in classifica in questa stagione. Il Sangmu non può ovviamente acquistare giocatori stranieri ma si è comunque procurato un attaccante alto e grosso, il giovane Oh Se-hun, giocatore in prestito dall’Ulsan e considerato l’attaccante più promettente del campionato. Ha giocato nella Corea U20 finalista del Mondiale di categoria lo scorso anno ed è una punta di 193 cm. Il miglior giocatore è l’esterno 27enne nazionale coreano Moon Seon-min, in prestito dallo Jeonbuk.

Classici tifosi della squadra dell’esercito che purtroppo in questa stagione non vedremo allo stadio.

Gwangju

Se la destra coreana ha la sua squadra di riferimento, possiamo dire che è così anche per la sinistra. Gwangju significa “provincia della luce” ed è la capitale culinaria della Corea. Ma è anche la città più di sinistra della Corea e dove si dice sia nata la moderna democrazia coreana. Perché qui nel maggio del 1980 i cittadini sono scesi in piazza per protestare contro il colpo di stato militare di Chun Do-hwan, protesta repressa nel sangue dopo 9 giorni di conflitto e centinaia di morti. Da quando nel 1995 la città di Gwangju può votare per il proprio sindaco ne ha sempre scelto uno vicino al Partito Democratico Coreano. Purtroppo la maglia della squadra non è rossa, ma gialla. Nello stemma ha comunque una fenice rossa per cui ci si può accontentare. Lo stesso miglior giocatore viene da un paese ex sovietico, il 23enne difensore centrale Rustam Ashurmatov dall’Uzbekistan e la punta straniera grossa è il brasiliano 27enne Felipe Silva, che viene dallo stato del Piauí, una delle roccaforti del Partito dei Lavoratori e dove alle ultime elezioni non ha vinto Bolsonaro. Stiamo forzando troppo la mano?

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Una vista della culla della moderna democrazia coreana, con in bella vista lo stadio del Gwangju, intitolato ora a Guus Hiddink, allenatore della Corea al Mondiale del 2002 che qui ha battuto ai rigori la Spagna.

Incheon United

L’Incheon United è la squadra voluta dal governo cittadino per giustificare la presenza dello stadio costruito per il Mondiale, uno stadio che ha poi abbandonato per uno più moderno, piccolo e funzionale, ma anche perché non riusciva a riempire l’altro, visti gli scarsi risultati sportivi, nonostante abbia una delle curve più passionali della Corea. Incheon è la seconda città della Corea, schiacciata addosso all’enorme capitale, di cui è sede dell’aeroporto internazionale e del porto. È la città simbolo della nuova Corea ricca e aperta al mondo, la piccola città di pescatori che in pochi anni è diventata il centro dei grandi flussi economici della Corea. Ma anche una città che ricerca la propria identità per poter non essere semplicemente “l’Aeroporto Internazionale di Seoul”. Lo stemma stesso della squadra ha tutti gli elementi identitari della città: le ali dell’aeroporto, l’ancora e il timone del porto, ma proprio per questo alla fine sembra il simbolo di un’agenzia di assicurazioni più che di una squadra di calcio. La punta straniera grossa è il 28enne montenegrino Stefan Mugosa, che è anche il miglior giocatore della squadra ora che la giovane ala Kim Jin-ya è passato, guarda caso, ai rivali del Seoul.


Lo stile viene prima di tutto

Seongnam

Squadra di un sobborgo residenziale di Seoul, ha un passato illustre (è ancora la squadra ad aver vinto più titoli con 7) e un presente senza troppe aspettative di classifica. Ma è anche quella con il miglior brand del campionato. Il Seongnam è stato fondato dall’amministrazione cittadina per prendere il posto dell’Ilhwa Chunma, quando l’azienda si è sganciata dalla squadra portandola vicina alla bancarotta. La prima cosa che ha fatto la nuova gestione è stata cambiare radicalmente l’estetica del club: come stemma è stata scelta una gazza, animale simbolo della città, e totalmente nero è anche il completo in campo. Il risultato è una macchia nera dal grandissimo impatto visivo in cui sono visibili solo il bianco dell’accenno di colletto, dello sponsor tecnico Umbro, della scritta Seongnam City e della gazza all’altezza del cuore. Se posso ci starebbe bene dietro il numero 16 di Iskandarov.

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Busan IPark

Se però il nero totale non ti convince allora c’è il completo rosso del Busan. Una maglia con un rosso profondo tono su tono e dettagli in bianco con le tre strisce dell’Adidas, il colletto grosso e lo sponsor sulla maglia HDC. Rosso e bianco come lo stemma a quadri molto ben riuscito nel richiamare una bandiera navale, dato che Busan è il principale porto della costa sud. Ma Busan è anche una città turistica, quella delle tante spiagge dove vanno in vacanza i coreani l’estate e il nome IPark è proprio quello della divisione edile del gruppo HDC proprietario della squadra (tanto per cambiare un altro ex braccio della Hyundai), che ha costruito un mega complesso affacciato sul porto. Dietro consigliamo la 10 del trequartista brasiliano Rômulo, un giocatore di culto per il fisico tarchiato e le bombe che tira da fuori con cui la scorsa stagione è andato in doppia cifra. Anche se per il video di presentazione delle nuove versioni hanno scelto due modelli, che dimostrano comunque come la maglia marinara stia bene sia in campo che sopra i jeans in barca a vela.


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