Anche quest’anno Antonio Candreva sta inondando di cross le aree avversarie.
Non è una novità. Da quando Edy Reja lo ha spostato in pianta stabile sulla fascia, il nerazzurro è diventato il più assiduo crossatore della Serie A. Nel campionato in corso la media è addirittura aumentata: 11.2 cross per 90 minuti, che rappresentano il punto più alto mai toccato in carriera. La quantità di cross riversati in area negli ultimi anni è sorprendente se si pensa che, prima di essere definitivamente trasformato in un esterno d’attacco, Candreva è nato come centrocampista offensivo e ha passato molto tempo a giocare da trequartista.
L’interpretazione del nuovo ruolo ha però poco a che fare col suo passato. Candreva continua a cercare il contatto costante con la palla, abbassandosi a ricevere il primo passaggio dai difensori o muovendosi alle spalle del centrocampo avversario per fare da ponte tra la fase di costruzione e quella di rifinitura, ma spesso compie scelte discutibili, collezionando una quantità smisurata di cross e tiri dalla distanza. Un magnete per la produzione offensiva delle sue squadre, di cui diventa per forza di cose una parte indispensabile, al di là della sua efficienza.
Trovare un punto d’equilibrio è complicato, specie nella stagione in cui l’asticella si è spostata ancora più in alto: Candreva crossa di più, ma peggio rispetto agli anni scorsi (ha sbagliato 172 dei 211 cross tentati: nessuno nei cinque principali campionati europei lo batte). Dai suoi cross ha ricavato appena 13 occasioni da gol, collezionando 4 assist, generati soprattutto dalle doti di Mauro Icardi in area di rigore, a cui ha servito ben 3 cross vincenti. Candreva è l’elogio dell’inefficienza, ma con i suoi cross ha comunque indirizzato, raddrizzato o deciso più di una partita dell’Inter.
A inizio campionato i nerazzurri giocano a Empoli e in panchina c’è ancora Frank de Boer. Candreva riceve da Icardi e deve gestire il momento decisivo di questa ripartenza: la rifinitura. L’esterno interista resiste alla tentazione di crossare subito e utilizza la sovrapposizione di D’Ambrosio per aprirsi la visuale migliore e avere tutto il tempo di calibrare il cross: la palla, così, finisce inesorabilmente sulla testa di Icardi a un palmo dalla porta. L’Inter passa in vantaggio e poi vince agevolmente la partita.
Un altro esempio della capacità di Candreva di incidere su una partita attraverso i suoi cross ci viene dalla partita in casa del Palermo. Ancora una volta è determinante la scelta del momento migliore in cui crossare. Candreva rallenta la partita fino a fermarla per qualche secondo, il tempo necessario ai compagni per occupare le posizioni chiave in area di rigore e al limite. Icardi, João Mário e Perisic si “dividono” la porta, D’Ambrosio è alle loro spalle, Brozovic e Gagliardini sono pronti a conquistare un’eventuale respinta della difesa del Palermo. Il pallone è però calibrato alla perfezione sul giocatore rimasto senza marcatura, João Mário. Una scelta decisiva per vincere la partita e allungare la striscia di successi consecutivi.
L’azione del gol di João Mário contro il Palermo è piuttosto indicativa della trasformazione dell’Inter da quando in panchina siede Stefano Pioli, specie nell’occupazione dell’area di rigore e degli spazi appena fuori. Il tecnico dell’Inter sta provando a controllare la mole di cross prodotta da Candreva in modo da rendere utili anche gli errori. Anche quando non portano a un’occasione da gol diretta - ovvero nella stragrande maggioranza dei casi -, gli isolamenti di Candreva servono quanto meno a muovere le difese avversarie, mantenendole sotto pressione o creando una nuova opportunità per attaccare, da calcio piazzato o dopo aver conquistato la respinta della difesa.
Un esempio. L’Inter sta giocando contro il Pescara e Candreva riceve da D’Ambrosio vicino alla linea laterale. In maniera piuttosto meccanica, l’esterno nerazzurro fionda l’ennesimo pallone sul primo palo senza pensarci troppo. Sarebbe anche un cross interessante, ma in zona non c'è nemmeno un compagno: Coda può seguire la traiettoria della palla e spazzare senza problemi. L’azione però prosegue con un recupero di D’Ambrosio: l’errore di Candreva si trasforma così in una nuova opportunità per l’Inter, ancora più invitante se il terzino nerazzurro avesse trovato a sua volta il modo di crossare.
La fiducia che Candreva ripone nella propria capacità di raggiungere un compagno crossando, a prescindere dalle marcature e da quanti avversari ci siano sulla traiettoria del cross, sfiora a volte l’irrazionalità. L’azione qui sotto è presa dalla gara di Coppa Italia contro il Bologna.
In Coppa Italia contro il Bologna, Candreva si è trovato poco oltre il centrocampo e avrebbe pure avuto il corridoio per tagliare al centro, ma il controllo (voluto o sbagliato?) lo ha portato ad allargarsi e a tentare la solita giocata: ha ignorato João Mário alla sua destra e nonostante Icardi fosse preso in mezzo tra Maietta e Oikonomou, che stava controllando bene il taglio del centravanti nerazzurro, l’ex Lazio ha tentato un cross innocuo che è stato intercettato da Maietta.
Non è facile capire fino a che punto Candreva condizioni il modo di attaccare dell’Inter, o al contrario quanto i suoi continui isolamenti vengano incoraggiati dal sistema di gioco di Pioli. La rimonta nerazzurra, interrotta allo Juventus Stadium, non è stata infatti accompagnata dal miglioramento della qualità della manovra quanto piuttosto dall’aumento della produzione offensiva - l’Inter tira di più, dribbla di più, crossa di più -, assecondando un sistema poco efficiente, ma capace comunque di far vincere partite in serie. In questo senso, Candreva è un simbolo del nuovo corso tecnico forse più di chiunque altro nella rosa interista: per quanto siano difficili da accettare le centinaia di possessi sprecati, il suo resta un ruolo chiave nella squadra di Pioli.