Querido Lucho,
immagino che da certaldese saprai, nella maniera in cui si conoscono le storie che alimentano il feng shui di certi posti, quasi per interiorizzazione genetica, che il Boccaccio oltre che un grande poeta è stato un discreto diplomatico.
Dico discreto perché sulla sua figura penderà sempre l’insuccesso ignominioso del non essere riuscito a convincere Petrarca a stabilirsi a Firenze per insegnare nello Studium: Boccaccio ci ha provato, un po’ perché sarebbe piaciuto a lui e un po’ perché glielo aveva chiesto la Signoria, di mettercela tutta: peccato che non ci sia riuscito.
Mica si può sempre riuscire a far tutto, d’altronde.
Mi pare di poter dire che nella telenovela sulla permanenza a Roma di Leandro Paredes ti stia profondendo davvero con onestà: voglio dire, non foss’altro ti sei esposto su quanto possa o non possa tornarti utile, e non mi pare poco. (Sul nostro amore, come Ultimo Uomo, ci eravamo già esposti dedicandogli un pezzo dei nostri Preferiti).
Un cambio gioco di Leandro stanotte.
Qualche giorno fa, quando ti ho sentito dichiarare che «avere un play che sa far giocare la palla a tutta la squadra, e la sa far girare dal punto di vista del possesso di palla, è un vantaggio», e stavi parlando di Leandro e un po’ ti brillavano gli occhi, mi sono sentito sollevato. Che momento di empatia è stato, quello, Lucho? Siamo stati una cosa sola, tu ad Harvard e io sulla sdraio che ho messo in terrazza, rivolta verso quell’angolo in cui il cielo si bacia con il mare. Ti ringrazio anche per aver scomodato un paragone importante come quello con David Pizarro, che magari non è impegnativo tout court, da un punto di vista tecnico o tattico, ma lo diventa quando ne andiamo a pesare la portata che coinvolge la dimensione affettiva.
E mi sembra di capire che non è che ti spunti sulla lingua Pizarro in tutti i discorsi che fai col panettiere o con il fioraio sotto casa, e che quando succede è come se si materializzasse sullo sfondo una grossa emoji a forma di cuore. Manca anche a me, il Peq.
Però, poi, dopo il sollievo è sopraggiunta la preoccupazione: ma non eri tu quello che spingeva per mandarlo via? Quello che, durante il ritiro di Pinzolo, con gli sguardi di sufficienza e l’impiego sempre un po’ controvoglia, hai contribuito a conferirgli quella luce che hanno i soprammobili un po’ cursi anche se di valore, dai quali non vorremmo separarci mai pur non sapendo bene cosa farcene, che iniziano a mancarci dal preciso momento in cui non sono più nostri tipo le matriosche o, per dire, Salih Uçan?
Per spiegarti le montagne russe emozionali che mi hai provocato nei pensamenti, visto che non saprei farlo con le parole senza apparire retorico o banale come quelli che scomodano le montagne russe, proverò a dipingere qualche similitudine con situazioni simili in cui mi è capitato di trovarmi o in cui - a immaginarmi coinvolto - proverei probabilmente quel sentimento là:
- mettermi occhi negli occhi con una ragazza che mi garantisce che ma sì, tra noi le cose possono funzionare mentre le arrivano su whatsapp un sacco di notifiche di flirt che spingono la barca verso la riva opposta;
- sentire il capo-area, nella convention aziendale, fare il tuo nome quando sullo sfondo della Sala Congressi è proiettata la slide che recita «Ognuno è indispensabile», e nel mentre in ufficio saltano teste che è una bellezza.
Aspetta, ne ho un’altra: quando hai una giornata libera e programmi di andare al mare, poi la sera precedente piove e pensi di trovare l’acqua torbida e invece dietro la curva spunta uno spicchio di mare cristallino come gli occhi di Leandro nostro, anche se comincia subito a chiederti: e se l’acqua fosse freddissima?
Sai, quando ho finito le medie e avrei dovuto scegliere a quale istituto iscrivermi mi hanno fatto una testa tanta sulla necessità, nel mondo moderno, di specializzarsi in più cose possibili. Io ho sempre creduto che al potere dovesse starci la fantasia, e un pizzico d’anarchia, d’irrispetto, perché la bellezza - a differenza di Céline, secondo il quale è tutta nelle caviglie delle donne - pensavo, forse ieri più di oggi, fosse nella gradazione con cui riusciamo a conservare il nostro carattere più intimo e profondo.
A Leandro hanno rimproverato, con ingenerosità, molte cose: di essere lento, di avere una concezione tutta sua del ritmo e del tempo, di non difendere, di non rientrare: dopo il gol subito contro l’Al-Alhy avrebbero voluto crocifiggerlo.
Saper fare Bene-Tutte-Le-Cose è la nostra più alta ambizione, ma al contempo anche la sua nemesi: finisce per renderci piatti, prevedibili, meno umani. Leandro, a differenza dei colleghi di centrocampo, di Kevin, di DDR, di Radja, non è un box-to-box, lo sai meglio di me.
Ma ha questi colpi.
Non sa rendersi utile nelle transizioni difensive (ma diamogli tempo, i crismi ce li ha e per crescere le bouganville hanno bisogno di pazienza e molto sole) come in quelle offensive, ma viva l’imperfezione! Mia moglie non sa suonare il Notturno di Chopin, per quanto si eserciti ogni giorno, però quando prepara il clafoutis non ce n’è per nessuno.
Il personalissimo clafoutis di Leandro, per rimanere nella metafora.
Quanti play bassi capaci di smistare una grande quantità di palloni - quel tipo di centrocampisti che piacciono a Pep - abbiamo in squadra?
«Tenere la palla, per noi, è l’unico modo per rifiatare quando si gioca: e lui è uno di quelli bravi a farlo». Ma allora ci credi anche tu! Ma aspetta: e se stessi solo indorandoci la pillola? Se lo stessi dicendo per ingolosire qualcun altro, per far alzare la sua quotazione sul mercato? Perché mi vuoi far venire le vesciche al cervello?
Per salutarti ho stilato una lista minima di altri quattro motivi, forse laterali ma non per questo meno dignitosi, per i quali dovresti fare un ultimo sforzo e convincere la proprietà (o autoconvincerti) che vendere Paredes è una mossa sbagliata:
1) Motivo che chiamerò Immagine: hai presente gli Internazionali d’Italia? Quella magnifica opportunità di spettacolarizzazione che è il Tennis with Stars? Vuoi mettere che figurone andiamo a fare? Andiamo a comandare proprio.
2) Motivo che chiamerò Cavalcare La Moda: staremo sul pezzo, Lucho. Quando Ganso diventerà il miglior play basso d’Europa, e Sampaoli potrà gongolare, tu cosa hai meno di Sampaoli? Pensa la soddisfazione di guadagnarti un 10/10 nella ratio di conversione enganche/playmaker basso.
3) Motivo che chiamerò Contingenza: chi pensi possa calciarle, le punizioni? Manolas???
Leandro does it better.
4) Motivo che chiamerò Boquizzazione della AS Roma (e viceversa): Walter Samuel e Gabriel Omar Batistuta, mi sa che a Trigoria non serve aggiungere niente per scatenare raffiche di nostalgia che neppure la bora a Trieste. Leandro potrebbe portare a definitivo compimento la sincretizzazione tra i colori giallorossi e quelli xenéizes, diventeremmo la Bombonera d’Italia
Magari per le semifinali e la finale della prossima Champions riusciamo a mettere sotto contratto pure Riquelme, chi le conosce le vie del Signore?
Lucho querido, ora sei convinto? Leandro deve rimanere. Promesso?
Se hai dubitato di lui, torna sui tuoi passi. Diamogliela, una chance.
Perché come scriveva Boccaccio, sono sicuro tu lo sappia, «è meglio fare e pentere, che starsi e pentersi».