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C'è anche il Milan
24 ott 2016
Dopo anni, lo scontro con la Juventus è tornato ad essere di qualità.
(articolo)
8 min
(copertina)
Foto di Marco Luzzani/Getty Images
(copertina) Foto di Marco Luzzani/Getty Images
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Questo articolo è stato realizzato in collaborazione con NOW TV.

Erano passati quasi quattro anni dall’ultima vittoria del Milan contro la Juventus. Quattro anni in cui tra le due squadre, abituate a dominare il campionato italiano, spartendosi 17 degli ultimi 24 scudetti (7 il Milan, 10 la Juve), si era creato un solco che sembrava essere diventato ancora più profondo con il faraonico calciomercato juventino a cui è corrisposto quello di basso profilo dei rossoneri, occupati più che altro a definire la cessione della società al gruppo di investitori cinesi rappresentati dalla Sino-Europe Sports Investment.

Al contrario, e in maniera del tutto inaspettata, il Milan è riuscito ad accorciare le distanze sul campo, tornando a battere la Juve e portandosi a soli due punti dal primo posto. La partita contro i bianconeri è stata una buona sintesi del campionato giocato finora dalla squadra di Montella: non ha dominato, e anzi ha creato pochissimi pericoli, ma ha trovato ancora una volta il jolly che le ha permesso di vincere la partita; non è sembrata particolarmente organizzata o solida in difesa, ha concesso 22 tiri, ma di scarsa qualità e senza nessuna grande occasione da gol.

Da un volume così elevato di conclusioni i bianconeri hanno ricavato pochissimo: il valore dei loro Expected Goals si è fermato a 0,8, il dato peggiore della squadra di Allegri dalla trasferta contro la Lazio.

La partita è quindi racchiusa nell’atteggiamento difensivo del Milan e nell’incapacità della Juve di affrontarlo procurandosi conclusioni ad alto coefficiente di pericolosità. Eppure, la fase di non possesso della squadra di Montella non è stata impeccabile.

Aspettando la Juve

Il Milan, come sempre in questo inizio di campionato, non ha aggredito il primo possesso avversario lasciando alla linea a 3 della Juve (Barzagli, Bonucci, Benatia) una certa libertà per iniziare l’azione: Niang, Bacca e Suso si piazzavano davanti ai difensori della Juve, accorciando su di loro una volta entrati in possesso della palla per affrettarne le giocate e coprire la linea di passaggio in verticale. Hernanes era marcato da Bonaventura, una mossa che ha di fatto estromesso il brasiliano dalla fase di impostazione (solo 38 passaggi tentati) e ha ostacolato lo sviluppo interno della manovra della Juve, costretta a cercare una via d’uscita sui lati di Dani Alves (il migliore in campo per palloni giocati, 114, e passaggi tentati, 68) e Alex Sandro per risalire il campo.

Per buona parte del primo tempo, però, il Milan non è stato in grado di trovare una contromisura per bloccare l’uscita della Juve su Alex Sandro, libero di ricevere sfruttando la posizione alta di Pjanic, che teneva occupato Abate impedendogli di uscire sull’esterno brasiliano. Senza il suo avversario diretto (Pjanic) su cui andare in marcatura, Kucka restava in posizione senza scalare su Alex Sandro, che così diventava un punto di riferimento piuttosto facile da trovare per i difensori juventini.

Ogni vertice del rombo di impostazione della Juve è controllato da un giocatore del Milan: Alex Sandro è libero di ricevere perché Pjanic tiene bloccato Abate e Kucka non adegua la propria posizione.

Intuito il problema, Montella allora ha modificato la disposizione della propria linea di pressing, facendo scalare Suso su Alex Sandro. In questo modo, però, era Benatia ad avere lo spazio per avanzare e generare la superiorità necessaria a risalire il campo.

Solo dopo una buona mezz’ora il Milan è riuscito a trovare le misure, riportando Suso su Benatia, mentre Kucka ha iniziato a seguire Pjanic, lasciandolo ai propri difensori quando il bosniaco entrava nella loro zona, permettendo così ad Abate di uscire su Alex Sandro.

Suso esce su Benatia, Abate accorcia su Alex Sandro, Kucka indica Pjanic, lasciandolo ai propri difensori.

Sulla fascia opposta le scalate del Milan erano molto più puntuali: basta guardare la mappa delle palle recuperate per rendersi conto immediatamente dell’opposta efficacia delle due catene laterali del Milan. Anche perché Barzagli, Khedira e Dani Alves erano un riferimento più preciso per Niang, Locatelli e De Sciglio, che potevano così accorciare con decisione, forzando il tentativo di recuperare la palla.

Khedira, a differenza di Pjanic, accorcia verso il proprio esterno, dando così a Locatelli un riferimento per scalare in avanti, seguito dai propri compagni: De Sciglio su Dani Alves e Romagnoli su Higuaín.

Nei casi in cui comunque la Juve riusciva ad aggirare il pressing rossonero, a risolvere i problemi ci ha pensato Gabriel Paletta, in un momento di forma eccezionale, esaltato dal contesto difensivo del Milan. Anche se in alcuni momenti mancava la coordinazione di squadra, stando bassi e sacrificandosi sotto la linea della palla i rossoneri riuscivano a coprire il centro del campo - grazie anche alla posizione stretta degli esterni, Niang e Suso - indirizzando la Juve sulle fasce.

Insomma, la squadra di Allegri non è stata capace di trasmettere nella trequarti offensiva la superiorità concessa dal Milan nella prima impostazione, accontentandosi dei facili riferimenti rappresentati da Alex Sandro e Dani Alves per inondare l’area rossonera di cross: 30 in totale, a certificare la difficoltà a penetrare centralmente il blocco difensivo del Milan.

Il Milan è inizialmente impreciso nelle scalate sulla propria catena destra, poi si ricompone e concede solo lo scarico verso Dani Alves, il cui cross si rivela innocuo.

Il prezzo pagato dal Milan a un atteggiamento difensivo tutto sommato efficace, ma non abbastanza strutturato per recuperare la palla e ripartire, è stata una pericolosità prossima allo zero: la squadra di Montella ha tirato appena 8 volte, soltanto 2 da dentro l’area di rigore (una delle quali è il gol di Locatelli), totalizzando un misero 0,3 xG.

Oltre al gol di Locatelli, l’unico altro tiro in porta è stato quello di Suso al 10’, costruito dopo il primo recupero palla della partita, un contrasto di Abate su Pjanic: una situazione non organizzata, ma dovuta all’aggressività del terzino milanista.

Carpe diem

Il primo pressing della Juve, portato dai 3 centrocampisti, Hernanes, Khedira e Pjanic, e dai due attaccanti, Dybala (e poi Cuadrado, quando l’argentino si è infortunato) e Higuaín, con la linea difensiva che scalava a 4, è bastato per impedire al Milan di consolidare il possesso e schierarsi con la classica linea d’attacco a 5, un marchio di fabbrica della squadra di Montella in queste prime giornate. Anche quando riusciva ad alzare il proprio baricentro, comunque, la priorità del Milan è sempre stata quella di mantenere l’equilibrio e non essere mai scoperti in caso di perdita del possesso, alzando pochi uomini sopra la linea della palla e concedendo alla difesa della Juve una superiorità numerica che ha inibito le rare azioni offensive milaniste.

Qui sotto un esempio piuttosto significativo delle difficoltà del Milan sul primo pressing della Juve:

Paletta prova a giocare il pallone sulla destra, ma i bianconeri accorciano bene su quel lato: Alex Sandro esce su Suso e lo costringe a tornare indietro. Il pallone torna a Romagnoli, che non può avanzare e scarica ancora su Paletta. È l’innesco del pressing juventino, effettuato in superiorità numerica: Pjanic accorcia su Paletta, Hernanes e Khedira escono su Kucka e Locatelli, a sua volta schermato da Dybala, mentre Higuaín accorcia su Romagnoli. Paletta allora deve andare indietro da Donnarumma, che lancia lungo. Il numero di palloni giocati dal portiere rossonero è la migliore fotografia dei problemi del Milan in fase di impostazione: 47, gli stessi di Romagnoli, De Sciglio e Kucka, ovvero 3 dei 5 giocatori coinvolti nell’uscita della palla dalla difesa.

Il gol non poteva che arrivare da una situazione di gioco statica, ma preparata molto bene da Montella. Sui rinvii dal fondo di Donnarumma, l’allenatore del Milan è solito schierare Kucka in posizione avanzata e vicina ai 3 attaccanti, per fornire al portiere un riferimento per il lancio lungo nel caso in cui non sia possibile iniziare l’azione da dietro. Contro la Juve, Kucka ha potuto approfittare del mismatch con Hernanes, anticipato nettamente sul rinvio di Donnarumma che ha dato il via al gol.

Così, il pallone è arrivato a Bacca, che a sua volta l’ha appoggiato a Suso: nello sviluppo dell’azione è stato fondamentale il supporto di Abate, che ha prima fornito lo scarico laterale a Suso e poi ha tenuto bloccato Pjanic, aprendo lo spazio per la ricezione di Locatelli, non contrastato né da Alex Sandro né da Hernanes, entrambi già in area di rigore. Nonostante lo spazio avuto per calciare, il collo esterno del regista rossonero, che manda il pallone a toccare la traversa vicino all’incrocio dei pali, è tutt’altro che banale.

Dopo tanti anni Milan-Juve è tornato a essere uno scontro di qualità e la vittoria dei rossoneri apre scenari inimmaginabili a inizio campionato. La squadra di Montella non è né particolarmente pericolosa, né particolarmente solida, ma è sempre riuscita a trovare il modo di sbloccare le partite, di trovare le risorse per rimontare situazioni disperate, concedendo poco alle proprie avversarie.

Difficile dire fino a quanto durerà questo momento: l’equilibrio su cui si regge il Milan è fragilissimo, ma finora è bastato per sorprendere tutti e guardare a soli due punti di distanza la Juve capolista. Al momento, nonostante i difetti mostrati, chi ha ambizioni di altissima classifica se la dovrà vedere anche con i rossoneri.

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