UFC 238 ha tolto ogni dubbio su quale fosse il livello reale del campione dei Pesi Mosca, e dallo scorso giugno campione anche dei Pesi Gallo, Henry “The Messenger” Cejudo. È nato a Los Angeles nel febbraio di 32 anni fa, ed è cresciuto insieme a 6 fratelli e alla madre. Non aveva documenti, era figlio di immigrati clandestini messicani, per questo è stato costretto a trasferirsi più volte, spostandosi a suo dire circa 50 volte fra New Mexico, California e Arizona.
La storia di Henry Cejudo è quella di un ragazzo che non ha mai dormito da solo nel suo letto, finché la squadra statunitense di wrestling non gliene procurò uno. Ed è una storia, come spesso accade per i campioni degli sport da combattimento, di riscatto, fiducia in sé stessi e determinazione. È la storia di un apolide clandestino che si avvolge nella bandiera statunitense e scala la vetta del mondo.
Cejudo dà una prima svolta alla sua vita quando ha 19 anni, nel 2006: quando, ai campionati Panamericani di Rio de Janeiro, vince la sua prima medaglia d’oro nella categoria -55 kg; un successo ripetuto l’anno successivo nella stessa competizione a San Salvador e ai giochi Panamericani ancora a Rio, prima di bissare un terzo posto ai Mondiali di wrestling a Krasnoyarsk, Russia. Ma il meglio deve ancora venire: nel 2008, alle Olimpiadi di Pechino, Henry Cejudo conquista la medaglia d’oro che lo ha reso il campione olimpico messicano-americano più giovane della storia del wrestling.
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Dopo aver scalato la vetta in maniera così rapida si è preso una pausa, prima di ritirarsi definitivamente dalla lotta nel 2012. L’anno dopo annuncia su Twitter di voler iniziare una carriera nelle MMA, e in meno di dodici mesi vince i suoi primi 6 incontri (con 4 finalizzazioni e due vittorie ai punti) e diventa subito il Peso Gallo (categoria in cui ha cominciato) numero uno fra i prospetti in circolazione. Avrebbe dovuto esordire in UFC nell’estate del 2014, ma l’incontro con Scott Jorgensen è stato cancellato perché Cejudo non è rientrato nei 56kg, ragion per cui Dana White lo ha fatto esordire qualche mese dopo nella categoria superiore dei Gallo, contro Dustin Kimura. La sua settima vittoria consecutiva.
La nascita di una stella
Da tempo le reazioni più comuni da parte degli appassionati di MMA alla vista di Henry Cejudo sono lo sbalordimento, lo stupore, l’incredulità. Davvero strano per un fighter che inizialmente era stato accolto da molti di quegli stessi appassionati con qualche sbadiglio.
Abbiamo iniziato a strabuzzare gli occhi per la prima volta, sul serio, a UFC 227, quando Cejudo ha fatto ciò che sembrava umanamente impossibile fare, ovvero battere Demetrious Johnson: il campione che sembrava più imbattibile di tutti, quello con più difese titolate della storia UFC (undici), che faticava persino a rendere appetibili i propri match, tanto l’esito era ormai scontato.
Era la dodicesima difesa della cintura per Johnson e quasi nessuno metteva in dubbio l'ennesima vittoria, anche perché due anni e mezzo prima aveva già battuto Cejudo, in modo piuttosto netto. E invece, quella notte, con una prestazione stellare, il pronostico è stato ribaltato.
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A differenza del suo predecessore, però, Cejudo si è mostrato subito più ambizioso con la cintura alla vita: dopo che Johnson ha deciso di cambiare promotion (passando a One), compromettendo ogni possibilità di rivincita, Cejudo ha accettato di combattere, nella sua categoria di peso, contro TJ Dillashaw, campione dei Pesi Gallo in stato di grazia. Cejudo, cioè, ha accettato il match che per molti anni si era ipotizzato avrebbe combattuto Johnson, ma che non si è mai concretizzato.
Neanche il tempo di prendere le misure e Cejudo si è sbarazzato di Dillashaw colpendolo prima con una combinazione dallo stand up, per poi finirlo in ground and pound dopo nemmeno trenta secondi.
Era dal 2011 che TJ Dillashaw non veniva finalizzato, anche se va detto che non è sembrato proprio al top della propria condizione fisica quella notte nei Pesi Mosca, che forse il taglio del peso ne ha limitato la performance (oltre al fatto che per Dillashaw lo stop dell’arbitro è arrivato troppo presto…). Dettagli necessari per raccontare la storia di Cejudo, ma che non tolgono niente alla grandezza dell’impresa compiuta.
A differenza di Johnson, che aveva fatto piazza pulita dei contendenti della sua categoria e non sembrava interessato ad altre sfide se non quelle di liberarsi nel minor tempo possibile, sfidante dopo sfidante, di chiunque volesse provare a portargli via la cintura, Cejudo ha provato subito a cementare la propria legacy. E a incassare qualche borsa più remunerativa, a cui negli ultimi tempi si pensava potesse arrivare anche Demetrious. Così, a UFC 238, abbiamo visto un Cejudo famelico di conquiste sfamare la sua sete di ambizione spazzando via anche un contendente temibilissimo come Marlon Moraes nei Pesi Gallo. Una categoria nella quale ci si poteva anche aspettare che l’incidenza dei suoi colpi sarebbe potuta essere meno determinante.
È vero che, a quel punto, neanche i più sprovveduti potevano dirsi stupiti da Cejudo, ma quanto meno l’esito di quell’incontro è stato stupefacente. Perché, okay, nessuno avrebbe immaginato per lui questi risultati, nessuno avrebbe ipotizzato addirittura la conquista di due cinture, ma che queste imprese potessero arrivare in virtù soprattutto del suo striking andava oltre ogni azzardo.
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L’evoluzione di un campione
Eppure, ripercorrendo la carriera di Cejudo, ci si accorge che certe sue qualità erano ben visibili fin dal suo esordio in UFC contro Dustin Kimura, dove Cejudo si presentò sfoggiando uno striking veloce, preciso, con un ottimo timing. Mettendo in luce velocità di gambe, ma anche una buona pesantezza dei colpi, come dimostrò il knockdown ottenuto a metà della sua prima ripresa UFC.
Pochi lo ricordano, forse, ma Cejudo proprio per dimostrare di non voler trasformare il suo background in uno stile monodimensionale da grappler d’elite, si presentò utilizzando solo lo striking. Ovviamente quello stesso striking attraverserà miglioramenti enormi, quasi unici, ma la predisposizione naturale di Cejudo nelle fasi in piedi si era già manifestata.
Una volta messo appunto in risalto le abilità che vanno oltre il suo grappling, nel suo secondo match in UFC contro Cariaso ha prevalso grazie al wrestling, che si dimostra da subito devastante, ma anche con fasi di controllo a parete, che diventeranno importanti per il suo stile. È stato un match dominato da parte di Cejudo che si aggiudica tutte e tre le riprese rischiando pochissimo.
Al momento del suo terzo match in UFC Cejudo era già in posizione numero 7 del ranking dei Pesi Mosca. Contro Chico Camus, il cui striking era a un livello più alto dei suoi precedenti avversari, il dominio di Cejudo in queste fasi appare meno evidente, ed è costretto a ricorrere al lavoro a parete. Ma la sua elusività si conferma di altissimo livello: Camus viene tenuto al 30% di colpi significativi andati a segno e il match, finito per decisione unanime, non sembra mai sfuggire dalla salda presa di Cejudo.
Dopo tre soli match in UFC, Cejudo si trova ai piani alti della sua categoria e affronta un fighter d’elite come Jussier Formiga. In questo match risulta evidente come ancora lo striking di Cejudo sia in fase di perfezionamento, i suoi colpi in avanzamento vengono stavolta letti da Formiga che arretra con tempismo e agisce bene d’incontro, tenendo il match in un certo equilibrio. Tanto che Cejudo è costretto a ricorrere spesso a finte, cambi di livello e fasi di clinch, per sopperire all’ottima opposizione di Formiga nelle fasi di stand up.
Cejudo vince, ma fonda la sua vittoria sulla capacità di tenere alto il ritmo per tutta la durata del match, grazie ad una frequenza di colpi più alta del suo contendente, a ben 29 colpi dal clinch (fase nella quale crescerà ancora per incisività con l’avanzare dei match), ma soprattutto per la capacità di schivare i colpi avversari, ancora una volta al 28% di colpi significativi a segno fra quelli tentati.
In una categoria abbastanza a corto di contendenti credibili e dominata da un campioni come Demetrious Johnson che ha già fatto piazza pulita di numerosi sfidanti, il match titolato per Cejudo arriva presto, forse troppo presto. Cejudo fatica infatti a inseguire DJ, più veloce di lui di gambe e di braccia, non riesce a chiudere la distanza né ad essere efficace quando trova l’atterramento e quando entra in clinch, Johnson è devastante prima con le ginocchiate al corpo e poi a chiudere, in un attimo, con il solito istinto da killer.
Cejudo perde la sua prima sfida titolata senza mai impensierire DJ e tutti abbiamo pensato: “Eccone un altro”. Ma Cejudo non era come gli altri, anche se nessuno sarebbe stato disposto a scommettere su di lui dopo questa sconfitta.
Subito dopo arriva un’altra delusione, conto Benavidez, uno dei migliori sfidanti di Johnson. Se osserviamo il footwork di quel Cejudo (2016) notiamo che era meno costante e multidirezionale rispetto a quello odierno, che puntava molto sulla velocità dei suoi ganci e meno sulla varietà dei suoi colpi e che gli scambi risultavano abbastanza equilibrati. Come se non bastasse il match si è messo in salita da subito per Cejudo, a causa di un punto di penalità ricevuto perché due volte era andato a colpire Benavidez nelle parti basse.
Cejudo in quel momento è un fighter più prevedibile di quello odierno, ed è come se il peso dei suoi colpi fosse inferiore, o forse Cejudo non erA ancora in grado di sfruttare a pieno la potenza dei suoi colpi. PuntaVA ancora molto sul ritmo, sul volume dei suoi colpi, meno sulla sua efficacia, che diventerà presto devastante. Ne viene fuori un bellissimo match, che Cejudo lo perde per split decision, anche per colpa di quel punto di squalifica.
Una componente già visibilissima e che rappresenta una delle note più positive per Cejudo è la sua tenuta atletica, che gli permette di spingere sempre al massimo sull'acceleratore per tutta la durata dell’incontro. Alla quale va aggiunta ancora una volta l’elusività, visto che Benavidez non va oltre il 30% di colpi andati a segno in rapporto a quelli tentati.
Il nuovo corso per Cejudo, la sua scalata trionfale e inattesa, inizia dal match successivo, quello contro Wilson Reis a UFC 215. La prima cosa estremamente interessante è la postura di Cejudo, una stance estremamente laterale, un po’ McGregoriana. Inoltre, Cejudo sembra puntare meno sul ritmo, che resta comunque alto e di più sulla scelta e sul peso dei suoi colpi, come se da questo match prendesse coscienza della potenza letale dei suoi colpi, della sua predisposizione al KO.
Il diretto destro che ad inizio seconda ripresa stende Reis sembra un manifesto del nuovo Cejudo.
Il match successivo contro Sergio Pettis ci mostra un Cejudo giudizioso, consapevole delle qualità dallo stand up di Pettis, ma anche della discrepanza di forza fisica che lo sfidante soffre nei suoi confronti: Cejudo sceglie la strategia lay and pray, un gameplan che si fonda sul trovare l’atterramento il più presto possibile, stabilizzare e dalla top position controllare, mettendo qualche colpo per non rendere eccessivamente passiva o statica la posizione.
Una tattica che può concedere pochi rischi, ma anche pochissimo spettacolo, ma che a Cejudo riesce con efficacia. È anche per questo forse, per il fatto di non venire da una prestazione altisonante che Cejudo non arriva al rematch contro Johnson con troppe attenzioni su di sé. Sono tutti convinti che per battere il Re dei Mosca ci voglia molto di più.
La conferma
Nel suo secondo match contro Demetrious Johnson, dal punto di vista stilistico, è subito evidente una cosa, Cejudo conferma di aver cambiato la sua postura in una stance da karateka, con una guardia laterale aperta e un footwork più verticale, sempre dentro e fuori dalla guardia avversaria, ma anche (un altro elemento che lo accomuna alla guardia di Machida), Cejudo cambia spesso stance durante il combattimento.
Una cosa curiosa è che Cejudo, forse per la tensione, mostra segni di poco equilibrio sulle gambe nella prima ripresa. Semplificando un poco il gameplan di Cejudo sembra basarsi su questo assunto: «Se è impossibile sfidare Demetrious Johnson sul ritmo, sulla quantità di colpi, perché allora non sfidarlo sul loro peso, sulla loro qualità?».
Un’altra cosa che sembra aver acquisito nel tempo è la capacità di modulare il ritmo, bassa frequenza di colpi infatti nella prima ripresa, ma anche un gran destro quando allo scadere gli si presenta l’occasione. Forse Cejudo lascia anche sfogare Johnson nella prima ripresa, sapendo che i suoi colpi pesanti potrebbero diventare più efficaci nel corso del match, quando inevitabilmente il campione perderà un po’ di freschezza. Inoltre, quando trova il takedown stavolta è molto più bravo rispetto al primo match a stabilizzare e colpire anche da posizione anomala.
All’inizio del terzo round Johnson ha messo soltanto 5 colpi alla testa significativi, il che significa che anche l’elusività di Cejudo ha funzionato bene. Persino in clinch DJ non è riuscito neanche lontanamente ad essere efficace come nel primo match: la forza mentale di Cejudo lo porta a non desistere nei continui tentativi di proiettare, nonostante DJ li eludesse con delle acrobazie.
A forza di insistere, Cejudo ha trovato il takedown al quarto round, portando colpi che hanno costretto il campione a difficoltà che mai gli avevamo visto affrontare. Il quinto e ultimo round ha fatto emergere un’altra qualità straordinaria di Cejudo: il suo cardio inesauribile. È Cejudo ad averne di più nel quinto e non solo controlla con il grappling, ma mette qualche colpo pesante compresa una sfuriata finale che infiamma il pubblico.
Il verdetto, complesso in un match tanto equilibrato, alla fine premia Cejudo. Premia cioè la maggiore incisività dei suoi colpi rispetto alla quantità di Johnson, che ha colpito di più nei primi tre round ma nel secondo, secondo due giudici su tre, è stato comunque meno incisivo di Cejudo. È una vittoria epocale per Cejudo, oltre che per l’UFC.
Poi arriva la sfida tra campioni, con TJ Dillashaw che scende di categoria dai Pesi Gallo per affrontare Cejudo, tentando l’impresa di ottenere contemporaneamente due cinture di categoria (come è avvenuto, in tempi recenti A Conor McGregor e Daniel Cormier). I sogni di TJ, però, si infrangono dopo neanche trenta secondi, quando perde l’equilibrio, prima che Cejudo accorci con un gran destro e alla fine chiuda in ground and pound.
Come detto, l’ambizione di Cejudo lo spinge nella categoria superiore, dove per la cintura lasciata vacante proprio da Dillashaw (squalificato per doping), affronta Marlon Moraes. Dopo aver usato un serpente finto con Dillashaw, stavolta si presenta al peso vestito da maghetto, una scena che assume contorni del grottesco e non sembra particolarmente riuscita: forse l’aspetto in cui Cejudo in questi anni non ha fatto nessun miglioramento è quello mediatico, il meglio di sé lo dà solo dentro l’ottagono.
Moraes parte molto forte, domina gli scambi pugilistici, mette a segno numerosi leg kick pesanti e sembra avere sia uno striking superiore, sia una maggiore velocità nei colpi. Il primo round è scoraggiante per Cejudo, che è sembrato molto guardingo, o che forse ha lasciato sfogare Moraes conoscendone la predisposizione al KO nella prima ripresa, per poi crescere alla distanza.
Il primo round così attendista può fare parte del gameplan di Cejudo, che aveva iniziato con il freno a mano tirato anche l’ultimo match con Demetrious Johnson (si potrebbe benissimo fare il parallelismo con Yoel Romero, un fighter che ha la tendenza nell'approcciare i match in modo cauto e la cui proverbiale saggezza gli permette di scegliere con estrema lucidità i colpi e il ritmo più adatto ad ogni momento del combattimento).
Infatti Cejudo cresce. La seconda ripresa è caratterizzata ancora dal dominio di Moraes, che insiste molto con i calci alle gambe, ma che sembra affievolire un po’ le sue energie sul finire del round, e Cejudo che fino a quel momento era stato molto tranquillo si scatena, come se avesse conservato i suoi colpi per il momento più propizio.
Ancora una volta vediamo Cejudo gestire magistralmente il proprio ritmo, attendere che cali quello avversario per far crescere il proprio: colpisce quasi unicamente con il destro, mettendo i suoi colpi più pesanti, montanti, diretti e ginocchiate appena chiude la distanza. Nel giro di una manciata di secondi Moraes, che era in pieno controllo del match, sembra in balia delle iniziative di Cejudo, che una volta accortosi del calo del suo avversario alza drasticamente la proprie frequenza di colpi alla ricerca della finalizzazione, che non arriva per poco. Moraes non riesce più a gestire la distanza, è troppo fermo con le gambe e anche se riesce a mandare a bersaglio qualche buon colpo d’incontro viene aggredito selvaggiamente da Cejudo sia con il pugilato che con le sue devastanti ginocchiate dal double collar tie.
Cejudo non riesce a chiudere il match nella seconda ripresa, ma ormai lo ha indirizzato definitivamente a suo favore: Moraes infatti non ha più energie, anzi, fiaccato dalle pesantissime ginocchiate alla figura, non sembra avere abbastanza forze per reagire all’impeto del campione dei Pesi Mosca, che mette altre ginocchiate al corpo, poi prova una presa di strangolamento dalla top position, e infine libera il suo ground and pound impressionante che chiude la disputa. Cejudo si prende la seconda cintura con una prova impressionante.
Cosa aspettarsi ora?
Ormai la grandezza di Henry Cejudo non può essere messa in dubbio. Oltre a rappresentare un unicum nelle MMA per palmarès (due titoli maggiori in UFC e la medaglia d’oro olimpionica nel wrestling) e percorso di vita, Cejudo non è un fighter comune neanche sul piano tecnico.
Ha dimostrato una costante evoluzione ed è riuscito a sviluppare ed adattare il suo stile di combattimento allo scorrere del tempo e al contesto. Si è dimostrato capace di adattarsi ad un avversario in corso d’opera, senza seguire mai rigidamente il gameplan, anzi è riuscito a compiere aggiustamenti molto importanti che hanno contribuito a fargli vincere i match più importanti della sua carriera (Demetrious Johnson, Marlon Moraes).
Nonostante possa anche subire l’offensiva dell’avversario ad inizio incontro, la sua capacità di accorciare le distanze, aprirsi la strada avanzando con la testa e far seguire le combinazioni furiose e precise messe a segno con le braccia, gli garantisce una pericolosità sempre a disposizione. La guardia quasi da karateka ha preso il posto della sua classica stance frontale adottata all’inizio della sua carriera e oggi Cejudo è diventato un fighter leggero sulle gambe e capace di colpi e offensive fulminee.
Henry Cejudo nel corso degli anni si è ritagliato un posto importantissimo nella gerarchia dei campioni degli sport da combattimento, imponendosi e vendicando l’unica sconfitta chiara contro Demetrious Johnson . Il seguito naturale della sua carriera potrebbe essere rappresentato dalla seconda difesa titolata del titolo dei Pesi Mosca, vendicando magari la sola altra sconfitta subita (seppur, come detto, per decisione non unanime).
Ma gli scenari cui potrebbe approcciare Cejudo ora però sono virtualmente innumerevoli: avendo già difeso una volta la cintura dei Pesi Mosca, Cejudo potrebbe decidere di dedicarsi alla prima difesa del titolo dei Pesi Gallo: sconfitto Marlon Moraes, lui stesso ha suggerito un paio di nomi. Ha chiamato in causa Urijah Faber, fresco di rientro vittorioso, dopo un ritiro forse prematuro, ma anche due colossi di categoria come Dominick Cruz (fuori dalle scene da tempo immane a causa dei soliti infortuni) e Cody Garbrandt (anch’egli ex campione sconfitto per due volte da Dillashaw, lontano dall’ottagono da più di un anno).
Non si capisce quanto stesse scherzando, ma Cejudo su Twitter ha anche proposto una sfida “tra generi” alla campionessa Valentina Shevchenko. Magari era solo un altro tentativo di fare il simpatico… poco riuscito.
https://twitter.com/HenryCejudo/status/1160689550617804800
Una cosa è certa: Henry Cejudo è fra i campioni più importanti ed evoluti nella miglior promotion di MMA al mondo in questo momento. È disposto ad accettare superfight anche al di fuori della sua categoria di peso, tanto da aver menzionando anche la possibilità di combattere nei Pesi Piuma, scelta improbabile, ma che senza ombra di dubbio sarebbe molto coraggiosa. La differenza di peso e stazza nei Piuma potrebbe essere fatale per Cejudo, che magari ha preso troppa fiducia dopo la prestazione contro il brasiliano Moraes.
Diventare campione UFC è già un successo incredibile, diventare campione di due categorie dà diritto praticamente alla Hall of Fame. Ma diventare campione di due categorie contemporaneamente rimanda gli atleti capaci di questo successo al gotha dei migliori fighter in circolazione. E Henry Cejudo, oggi, fa già parte di quest’ultima categoria.