Sommando gli abitanti delle cinque sorprese di Euro 2016—Albania, Galles, Irlanda del Nord, Islanda e Ungheria—si arriva a una cifra vicina ai 18 milioni di persone. A guidare il gruppo c'è l'Ungheria, con più del 50% del totale degli abitanti, a chiudere c'è l’Islanda con i suoi 320mila abitanti. Un dato che non racconta tutto ma, almeno in parte, aiuta a comprendere il miracolo sportivo compiuto da queste Nazionali.
Solo l'Ungheria ha cominciato le qualificazioni da favorita, dato il sorteggio in seconda fascia; il Galles era in quarta, mentre Albania, Irlanda del Nord e Islanda in penultima. Il discutibile Ranking FIFA le poneva lontane dalle posizioni che contano, quasi tutte attorno alla numero 50, dopo che comunque ognuna di loro aveva scalato posizioni ancora peggiori, basti pensare agli islandesi, che nel 2010 occupavano la posizione numero 112.
Possiamo chiamarle “cenerentole”, autoinvitatesi al gran ballo che si terrà in Francia dal 10 giugno 2016, anche perché mancano tutte da molti anni a una competizione internazionale: l'Ungheria ha giocato il suo ultimo Europeo (arrivando al quarto posto) nel '72, poi l'ultima apparizione in un’importante competizione internazionale risale, come anche per l'Irlanda del Nord, al Mondiale argentino del 1986. L'Albania non ha mai partecipato a una fase finale, così come l'Islanda. Mentre i ricordi gallesi si arrestano al Mondiale del '58 in Svezia. Ma non arrivano a Euro 2016 per caso: il livello dei giocatori è notevolmente aumentato e quella che segue è una top 11 composta dai loro giocatori migliori, con la certezza che le “cenerentole” non faranno solo da comparse al prossimo Europeo.
Portiere: Wayne Hennessey – Galles (Crystal Palace)
Così si ottiene ciò che mancava da quasi 60 anni.
La storica qualificazione del Galles è passata per le mani di Wayne Hennessey: i gol di Bale e compagni non sarebbero bastati senza i suoi interventi. È un punto di riferimento della Nazionale gallese dal 2007, da quando cioè ha 20 anni, invece in Premier League, dopo anni da titolare ai Wolves, è finito a giocarsi il posto tra i pali del Crystal Palace con Speroni. Le poche presenze in campionato, però, non hanno arrugginito il portiere ventottenne, alto quasi due metri (1.98, per la precisione). La qualificazione del Galles è stata determinata dalla capacità difensiva di tutta la squadra: solo quattro gol in 10 partite, di cui addirittura 7 finite senza subire gol. E questo è anche merito suo.
Hennessey ha stravinto il confronto con Pjanic nel match casalingo contro la Bosnia, ma è stato soprattutto nella doppia sfida contro il Belgio che il portierone gallese ha contribuito a ottenere i punti necessari per il secondo posto nel girone. La squadra di Wilmots, prima nel Ranking FIFA, ha segnato 24 reti in tutte le qualificazioni, più di due a partita, ma nei confronti con il Galles, da cui ha raccolto un solo punto, non ha segnato neanche una volta.
Dopo il match contro Andorra, scendendo negli spogliatoi e guardando il suo compagno di Nazionale e club Joe Ledley, Hennessey si è lasciato andare: «Joe, noi ce l'abbiamo fatta. Non posso crederci, ma ce l'abbiamo fatta!».
Terzino destro: Elseid Hysaj – Albania (Napoli)
Il traguardo più alto della sua carriera.
Quella di Hysaj è una fantastica storia personale nella storia che l'Albania ha scritto in queste qualificazioni. Il fattore tecnico passa quasi in secondo piano: un albanese d'Italia con il forte accento toscano, come ce ne sono molti altri, nato a Shkodër, cresciuto con la madre e i nonni, mentre il padre emigrava su un gommone verso la nostra penisola. La fortuna e la speranza di papà Gezim di dare con quel viaggio nel 2004 un futuro migliore a suo figlio, Elseid, di appena 10 anni.
A Shkodër, Hysaj giocava a calcio con la squadra della città, mentre dall'altra parte dell'Adriatico il padre otteneva il permesso di soggiorno facendo il muratore in Toscana. Durante uno dei suoi lavori finisce nella casa di Marco Piccioli, procuratore sportivo, e gli parla del figlio, gli chiede se vuole vederlo: Piccioli, sorpreso, gli propone di aspettare ancora qualche anno. Così Gezim aspetta fino al 2008 per ricontattare il procuratore e stavolta non ci sono scuse: Hysaj, a 15 anni, impressiona tutti, in particolare la Fiorentina, che però per motivi burocratici non riesce a tesserarlo. Ne approfitta l'Empoli.
Da duttile terzino, sia di destra che, all'occorrenza, di sinistra, diventa il giocatore più pagato della storia albanese e un punto fermo del Napoli e della Nazionale. De Biasi ha sempre creduto in lui: «Quando l'ho fatto esordire a 18 anni pensavano fossi matto. Hysaj è un ottimo ragazzo e crescerà ancora molto».
Centrale destro: Jonny Evans – Irlanda del Nord (West Bromwich)
Un po' di what if... tutti da pagare.
Il ruolo di centrale difensivo potrebbe in realtà essere equamente diviso tra Jonny Evans e Gareth McAuley, suo compagno di difesa in Nazionale. I due sono il frutto del lavoro meticoloso e pesante di Tony Pulis nel West Bromwich.
Il Manchester United ha segnato la carriera di Evans in positivo e in negativo: la grande concorrenza e gli infortuni nell'ultima stagione hanno spinto van Gaal a impiegarlo sempre meno e forse ci si aspettava di più da lui. La Nazionale, quindi, ha rappresentato la sua unica occasione per esprimersi in questi ultimi anni. E nonostante di trofei con la maglia dei Red Devils ne abbia portati a casa tanti, questa qualificazione rappresenta l'apice della sua carriera.
Certo, hanno contribuito molto i veterani della Nazionale, tra cui proprio il compagno di difesa di Evans, McAuley. Lui l'Academy dello United non l'ha vista neanche in foto, invece ha indossato le maglie meno iconiche di Lincoln City, Crusaders e Coleraine: il meglio del campionato nordirlandese. Oltre all'inevitabile passaggio in Premier con il West Brom, nel 2011. McAuley è stato fondamentale in questa storica qualificazione, non solo per la cerniera difensiva con Evans, ma soprattutto per le tre reti siglate nel girone, tra cui la doppietta contro le Fær Øer.
Centrale sinistro: Mërgim Mavraj – Albania (Colonia)
La partita che vale una qualificazione.
Se servisse scegliere una partita tra le 8 (il gruppo I aveva una squadra in meno) che ha segnato il percorso dell'Albania nel girone, non opterei per la vittoria alla prima giornata fuori casa contro il Portogallo, ma per il successo casalingo contro l'Armenia. Il 29 marzo di quest'anno i modesti armeni e i loro due punti in 8 match hanno messo alle corde la Nazionale di De Biasi: nella difficoltà, però, è uscita la voglia albanese di arrivare, di conquistare il traguardo storico mai raggiunto. E a incarnare alla perfezione questo spirito è stato Mërgim Mavraj.
Nato in Germania da genitori kosovari gioca da sempre in Bundes (adesso al Colonia) e possiede il doppio passaporto. Convocato dall'Under-21 albanese Mavraj, però, rifiuta, preferendo aspettare, di fatto, quella tedesca. In patria viene vissuto come un tradimento, soprattutto dopo il suo secondo no, nel 2010, quando riceve la prima convocazione dalla Nazionale maggiore per un’amichevole a Tirana. Le stagioni sfortunate in campionato con il Bochum allontanano la sua chiamata con la Germania e quando, nel 2012, De Biasi prova di nuovo a convocarlo, lui accetta, pur sapendo che dovrà riconquistare la fiducia della Federazione e dei tifosi. Per farlo ci sono voluti probabilmente 3 anni, conclusi in bellezza il marzo scorso.
Quella sfida con l'Armenia per lui non inizia benissimo: poco più di 3 minuti e Mavraj segna uno sfortunato autogol. Gli oltre 12mila tifosi dell'Elbasan Arena ammutoliscono, la sfida scorre come un incubo nonostante diverse occasioni per gli albanesi, tra cui una girata dello stesso Mavraj miracolosamente salvata dal portiere armeno. Il pareggio arriva a meno di un quarto d'ora dal termine, con un colpo di testa di Mavraj che trasforma un cross dalla sinistra: è il compimento del sogno albanese che proseguirà, poco dopo, nel gol del sorpasso di Gashi. È grazie a questa rimonta che l'aquila bicipite albanese vola per la prima volta agli Europei.
Terzino sinistro: Ari Freyr Skúlason – Islanda (Odense)
Anche se è difficile, remember the name.
In una squadra di vichinghi, solo due giocatori dell'undici titolare sono sotto il metro e ottanta. Uno di questi è Ari Freyr Skúlason, uno dei giocatori più interessanti della Nazionale islandese che ha ribaltato i pronostici nel gruppo A (contribuendo all'esclusione dell'Olanda). In un sistema governato da meccanismi ormai collaudati, la catena di sinistra costituita da Skúlason e Hallfreðsson, è stata uno dei punti di forza dell'Islanda, anche grazie alla grande capacità di entrambi di crossare al centro per il centravanti Sigthórsson o per gli inserimenti dei centrocampisti. Il sinistro di Skúlason è particolarmente educato. Può calciare anche le punizioni come faceva ai tempi del Sundsvall in Svezia, quando giocava a centrocampo.
È stato Lagerbäck, in Nazionale, ad adattarlo a terzino e Ari si è impegnato con determinazione per apprendere al meglio la nuova posizione. Proprio per questo nell'estate del 2013 ha preferito lasciare il campionato svedese per trasferirsi in Danimarca, con l'Odense: una scelta decisa a tavolino con il suo agente Magnus Agnar, per cercare di lanciarsi in una dimensione internazionale in un nuovo ruolo. E, almeno per ora, sembra esserci riuscito. Chissà che dopo l'Europeo non compia un ulteriore scatto di carriera.
Centrocampista centrale: Aaron Ramsey – Galles (Arsenal)
La festa parte dal campo, "dream comes true".
Aaron Ramsey rappresenta il tipico centrocampista britannico box to box con le capacità del rubapalloni e del rifinitore finale. Un atleta prima che un calciatore. Fino ai 17 anni aveva la possibilità di scegliere tra il calcio, il rugby (il suo primo sport e fulcro della sua città di nascita, Caerphilly) e il pentathlon, di cui è stato campione gallese nel 2005 e 4° in tutta la Gran Bretagna l'anno successivo. Il pallone, quello sferico, era comunque nel suo DNA, dato che il padre Kevin ha un passato da calciatore.
Con il Cardiff City diventa il più giovane giocatore a esordire in prima squadra, a 16 anni, e quando a 18 entra nella finale di FA Cup persa dai gallesi contro il Portsmouth attira le attenzioni di molti, tra cui Arsène Wenger. Il primo ricordo di Ramsey nei Gunners è il suo arrivo al parcheggio del campo di allenamento: quando vede le altre macchine e pensa che dovrà sbarazzarsi della sua Fiesta verde. Ma non cambierà mai il suo attaccamento alle origini: «Ogni volta che il Galles sta giocando, in tutto il Paese c'è una specie di ronzio», ha detto. E possiamo solo immaginare che, anche grazie a lui e ai suoi gol, questo ronzio si sia fatto assordante.
Mezzala destra: Gylfi Sigurðsson – Islanda (Swansea)
A guardare quel rigore all'Amsterdam ArenA c'erano 3.000 islandesi, l'1% di tutta la popolazione dell'isola.
Per rappresentare degnamente il centrocampo a 4 dell'Islanda ho scelto l'elemento di maggior classe, l'unico successore di Eiður Guðjohnsen: Gylfi Sigurðsson, che Brendan Rodgers ai tempi dello Swansea aveva ribattezzato “Ice Man”. All'interno dell'impianto di gioco di Lagerbäck, Sigurðsson è il centrocampista che riceve palla tra le linee avversarie. Il suo habitat naturale sono gli ultimi 30 metri, il limite dell'area. E il suo destro è congeniale all'importanza che la squadra islandese dà alle palle inattive, da cui provengono la maggior parte delle reti.
Si tratta del giocatore islandese con più esperienza, pur essendo del 1989: a differenza di molti suoi compagni si è trasferito molto giovane in Inghilterra, nel 2008, al Reading, e dopo qualche anno in Germania nel piccolo Hoffenheim ha trovato la sua dimensione allo Swansea: 18 presenze e 7 reti da gennaio a giugno del 2012. Il Tottenham è stata una parentesi sfortunata, agli Spurs in due anni pochi alti e molti bassi e nel 2014 è tornato allo Swansea. Nei suoi assist c'è la precisione del giocatore di golf navigato (è un grande appassionato di questo sport e fan di McIlroy, a cui chiese l'autografo dopo un gol all'Old Trafford... e il golfista è tifoso sfegatato dello United) e quando un giornalista del Guardian gli ha chiesto se poteva definirlo il Beckham islandese, Gylfi ha risposto: «Puoi dire quello che vuoi».
Mezzala sinistra: Balázs Dzsudzsák – Ungheria (Bursaspor)
Un sinistro che potrebbe far felici gli ungheresi anche quest'estate.
Dzsudzsák in realtà è un'ala sinistra, ma le sue recenti esperienze in Turchia al Bursaspor e il suo ruolo nella Nazionale ungherese, lo hanno reso, nel tempo, un centrocampista offensivo che ama inserirsi e allagarsi quando serve, creando superiorità sulle fasce. In questo 11 ideale è un oggetto misterioso: per qualità e doti tecniche ha avuto, e sta avendo, un carriera di gran lunga sottotono rispetto alle sue reali possibilità. Ciclicamente si parla di lui anche in Italia, si dice di un interesse recente di Inter e Lazio, e si parlava anche di Inghilterra e Germania, ma a ventotto anni Dzsudzsák è ancora in una realtà “minore” come il Bursaspor.
Cerchiamo il motivo tornando indietro: ha iniziato nelle giovanili del Debrecen, andando poi al PSV per tre anni, con un'ultima stagione da 16 gol e 12 assist in campionato, più altri 7 gol in 13 partite europee. Sembrava pronto per una squadra più importante, ma è incappato nel fallimentare progetto Anzhi (il PSV aveva fatto un affare non da poco, decuplicando il valore di acquisto iniziale, cedendolo ai russi per 14 milioni di euro). Nelle sue dichiarazioni esprime felicità, ma la panchina e l'infortunio lo bloccano per sei mesi: l'Anzhi decide subito di cederlo, con una sorprendente plusvalenza di 5 milioni alla Dinamo Mosca.
Lo scorso gennaio i turchi del Bursaspor lo hanno acquistato per una cifra modesta (Transfermarkt riporta 1,6 milioni, inferiore alla cifra spesa dal PSV a inizio carriera) e adesso il grande salto, da capitano dell'Ungheria, lo potrebbe fare all'Europeo francese, forse l'ultima grande occasione della sua carriera.
Esterno d'attacco sinistro: Gareth Bale – Galles (Real Madrid)
Sempre lui.
Durante le qualificazioni ha avuto tutta la pressione su di sé, chiamato da solo a risolvere i problemi realizzativi del Galles, che se ha subito pochissimo nel proprio girone ha anche segnato poco: solo 11 gol, il secondo peggior attacco del gruppo davanti ad Andorra e dietro Cipro e Israele. Di questi 11 gol, ben 7 sono venuti dal sinistro o dalla testa di Gareth Bale, altri 2 da un suo assist.
D’altra parte è il simbolo della sua Nazionale da quando aveva 16 anni: è il secondo giocatore più giovane della storia del Galles ad aver esordito in Nazionale (sorpassato da Wilson nel 2012) e ha subito segnato gol importanti, come quello su punizione contro la Slovacchia a 17 anni da poco compiuti. Nel tempo è stato inevitabilmente paragonato con l'altro gallese più forte della storia, Ryan Giggs, ma al contrario dell'ex stella dello United, Bale ha avuto la possibilità di optare per un'altra Nazionale, quella inglese: «Io ho sempre voluto giocare per il Galles e il mio eroe da bambino era Ryan Giggs».
Adesso che il progetto di Chris Coleman si è strutturato, la Nazionale gallese è poggiata quasi totalmente su Gareth. C'è addirittura indecisione se farlo giocare le amichevoli da qui all'Europeo francese per non sovraccaricarlo di minuti, data la probabile lunga stagione del Real. Intanto ha portato la prima storica qualificazione in Galles, con la determinante vittoria a Cipro, 0-1.
Esterno d'attacco destro: Kyle Lafferty – Irlanda del Nord (Rizespor)
Questo è il finale di un'intervista a Sky Sports... prima aveva risposto di sperare di giocare contro Brasile e Argentina a Euro '16 e aveva interrotto il compagno con un verso animalesco... il tutto rigorosamente in diretta.
L'Irlanda del Nord ha vinto il suo girone, riuscendo però ad avvantaggiarsi da una serie di congiunture favorevoli. Una squadra che si conosce alla perfezione, tutta proveniente dai campionati inglesi e scozzesi, un certo equilibrio trovato grazie all'allenatore Michael O'Neill e un girone di certo non impossibile. Pescare dalla prima urna la Grecia nel suo peggior momento e dalla seconda l'Ungheria ha aiuto il primo posto nordirlandese. I gol di Lafferty, però, hanno fatto la differenza: una prima punta capace di svariare su tutto il fronte e partire in molte occasioni proprio dal ruolo di ala destra. Finalizzatore, amante del dribbling e ariete d'area grazie ai suoi 193 cm.
In Italia lo conosciamo abbastanza bene: Gennaro Gattuso lo aveva avuto in Svizzera al Sion, così quando si è trasferito nel 2013 al Palermo, in Serie B, chiede e ottiene proprio Lafferty. È amore a prima vista con il campionato cadetto e con la tifoseria grazie alla sua tecnica e al forte temperamento. Per l'aspetto fisico viene paragonato a Dylan Dog e l'autrice palermitana Daniela Vetro decide di dedicargli una tavola assieme al mito dei fumetti. La stagione finisce con la promozione e con i suoi 11 gol. Tutti attendono la riconferma, ma arriva a sorpresa la cessione al Norwich City.
Il problema sta negli atteggiamenti poco professionali: «Lafferty è stato ceduto per una richiesta del mio allenatore Iachini. È un giocatore ingestibile, un donnaiolo, un irlandese senza regole», queste le parole di commiato da parte di Zamparini. Ammette il suo impegno nei 90 minuti domenicali, ma si allena poco, è solito scappare spesso a Milano per cercare compagnia femminile e ha due famiglie con sei figli in tutto. Anche Alex Neil, manager del Norwich, lo sopporta poco o niente: una manciata di minuti e via già dopo sei mesi verso il Rizespor. La Nazionale ha rappresentato la sua dimensione perfetta: una decina di partite in un anno, impegno minimo fuori dal campo, massimo nei 90 minuti. Il risultato sono i 7 gol finali.
Punta centrale: Kolbeinn Sigthórsson – Islanda (Nantes)
Il successo è passato soprattutto da questa rimonta.
Kolbeinn Sigthórsson ha scelto una carriera alternativa rispetto a quelle intraprese dai giocatori islandesi, che solitamente non si spingono mai oltre i campionati danese e svedese. Lui è andato in Olanda, prima con la maglia dell'AZ e poi con quella dell’Ajax. Purtroppo, una serie di infortuni anche gravi lo hanno frenato: in 4 anni con l'Ajax ha collezionato in tutto 35 reti, toccando l'apice nella stagione 2013/2014 con 10 in Eredivisie. Il successo islandese è passato anche dalla sua caparbietà: uomo d'area di rigore, necessario alle intenzioni di Lagerbäck, con inserimenti sui cross e sponde verso i suoi centrocampisti.
Dopo Sigurðsson, è il secondo marcatore della Nazionale nel gruppo A. Dopo la rete all'esordio delle qualificazioni nella vittoria contro la Turchia, è arrivato il tap in per il vantaggio contro la Lettonia (finita poi in pareggio), ma soprattutto il gol della vittoria contro la Repubblica Ceca.
Il movimento con cui scarta Cech oltre a essere da vero numero 9, ricorda il gol con cui Pippo Inzaghi ha portato l'Italia al primo posto nel girone e verso la vittoria della Coppa del Mondo nel 2006. Sigthórsson, nel suo piccolo, ha portato l'Islanda in Francia, lui è andato avanti accettando l'offerta del Nantes, dove per ora ha segnato solo un gol.