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Power ranking dei centravanti italiani
06 set 2024
06 set 2024
Una classifica che vi farà sospirare
(foto)
IMAGO / NurPhoto
(foto) IMAGO / NurPhoto
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Ogni volta che torna la Nazionale, si torna a parlare di centravanti italiani. Uno dei ruoli su cui più proiettiamo la nostra - reale o presunta - idea di decadenza calcistica. Ma quali sono questi centravanti italiani? Quanto sono forti? Che caratteristiche hanno? Dove si trovano? Che fanno nella vita?

Per provare a fare chiarezza, ho compilato una classifica di merito (il mio merito), basandomi su parametri sia soggettivi che oggettivi. È una classifica che non è pensata in ottica “convocazioni di Spalletti”, ma semplicemente in base a quanto sono forti questi centravanti in astratto, guardando al passato, al presente e al futuro. Inoltre, essendo la categoria “centravanti” una categoria non del tutto definita, sono stato io a scegliere quali lo sono e quali no (tipo: Raspadori centravanti, Sebastiano Esposito e Gennaro Tutino non centravanti). Lo stesso si può dire per la categoria “italiani”: se puoi avere un passaporto, per quanto mi riguarda, sei dei nostri. Consideratela come una scala più che una classifica: c’è chi scende e c’è chi sale.

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1. Gianluca Scamacca

Il miglior centravanti italiano si è appena rotto il legamento anteriore crociato del ginocchio sinistro, con interessamento del collaterale e del menisco: la nostra solita fortuna. Un infortunio che fa male solo a leggerlo e che inevitabilmente getta qualche ombra sul suo futuro (Zaniolo e Chiesa, per rimanere a prospetti italiani, stanno faticando a tornare sui livelli pre infortunio, ma non solo per questioni fisiche). Scamacca però sembra avere il talento e il fisico per tornare alla condizione della prima parte del 2024, quando ha scalato questa classifica da cui partiva più dietro. Ve lo ricordate no?

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Scamacca è il meglio che abbiamo e dobbiamo tenercelo stretto. È andato in doppia cifra di gol in quattro delle ultime cinque stagioni e quella in cui non ci è andato si è fermato a 8, nella fallimentare esperienza al West Ham. A 25 anni può e deve migliorare ancora. Stava migliorando. In alcuni momenti della partita è ancora un po’ acerbo e tende a perdersi, come succede spesso ai centravanti più giovani. Se però riuscirà a sintetizzare ancora meglio la potenza del suo atletismo con la raffinatezza dei suoi colpi, mantenendo quel tipo di follia scazzata di alcune sue giocate: beh, ci sarà da divertirsi (non sarà mai Haaland, ma almeno appunto un centravanti che quando lo vedi con la maglia della Nazionale pensi che possa succedere qualunque cosa).

2. Ciro Immobile

Queste prime settimane al Besiktas stanno facendo ricredere chi pensava Immobile fosse un centravanti finito. Sei partite, sette gol, praticamente ancora prima di settembre ha avvicinato il bottino della scorsa stagione (11 reti). Non c’è molto da dire su di lui che non sappiamo: un centravanti che negli ultimi 10 anni è stato una certezza (26, 41, 19, 39, 25, 32, 14, 11, sono i gol per ogni stagione alla Lazio). Ovviamente l’età non è dalla sua parte: è lecito pensare che non resterà tra i migliori centravanti italiani ancora a lungo, ma è giusto considerarlo ancora tale.

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Perché in Nazionale non abbia mai funzionato davvero è un mistero che a questo punto ci porteremo nella tomba.

3. Mateo Retegui

Mateo Retegui ce lo siamo visti spuntare fuori all’improvviso, frutto della ricerca di un centravanti italiano portata avanti da Mancini. Lui stava in Argentina a sfondare le porte, o almeno a provarci. Effettivamente, possiamo dire, l’ex CT ci aveva visto lungo, magari non lunghissimo. Accolto con scetticismo, Retegui ha abbracciato la sua italianità non solo in Nazionale ma anche per la sua carriera, e adesso è come se fosse il nostro amico adolescente di sempre, quello coi capelli strani ma un’energia vitale inesauribile.

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Retegui rimane abbastanza un centravanti mestierante, dove per centravanti mestierante si intende che tu gli butti un pallone dentro l’area di rigore e lui, se è plausibile, fa gol. Sembra banale, ma più passa il tempo più diventa un mestiere in disuso, tipo lo stagnaro o lo spazzacamini. Per il resto, però, il livello del suo gioco non è certo granché. Gasperini può fare il miracolo anche con lui? Difficile. Sicuramente giocare in una squadra che produce tanto come l’Atalanta è un balsamo per gli attaccanti, almeno per la fiducia. Forse Retegui può massimizzare le sue qualità senza palla, diventare una macchina da pressing letale. Meglio di niente, ma certo non quello che sogni per un numero 9 totale.

4. Moise Kean

Per definizione, un centravanti è un calciatore che fa gol. Possono essere tantissimi o anche pochini, ma devono esserci. Dove sono i gol di Moise Kean? Una sola stagione in doppia cifra in carriera (17 gol con il PSG nel 2020/21) e un presente terribilmente arido, culminato con gli 0 gol della scorsa stagione (in 650 minuti giocati). Tra tutti i nomi in questa lista, è quello che forse ha più deluso le aspettative rispetto all’eccezionale affermazione giovanile. Quando si segnalò come il più forte 2000 italiano alla Juventus, Kean sembrava proprio dovesse essere il futuro più luminoso del calcio italiano, ma crederci oggi è davvero difficile, nonostante a 24 anni non sia certo vecchio.

Dal ritorno a Torino (2021), Kean è sembrato regredire. Da centravanti veloce e tecnico, a centravanti statico e frustrato. L’aumento della massa muscolare non lo ha aiutato a far sbocciare il suo gioco, finendo per essere una zavorra. A gennaio 2023 Allegri aveva evidenziato come una successiva perdita di peso lo avesse aiutato, ma sul lungo periodo non è cambiato molto. Da una parte ci sono sicuramente i limiti di Kean (comprensione del gioco, capacità di rimanere dentro le partite), dall’altra alla Juventus le sue potenzialità erano arrivate a un punto morto, anche per il contesto in cui era inserito.

Non è un caso, forse, che appena rescisso ogni cordone che lo legava al club bianconero le cose hanno iniziato a migliorare. Kean ha segnato già 3 gol con la Fiorentina e, se i due al Puskás Akadémia possono essere considerati “di serie B”, sono stati gol decisivi per il loro peso finale. Che questa nuova vita a Firenze possa restituirci un vecchio nuovo Kean? Staremo a vedere.

5. Andrea Pinamonti

Diciamoci la verità: se Retegui avesse rinunciato a rappresentare l’Italia, Pinamonti sarebbe in Nazionale. E infatti il Genoa ha scelto lui per sostituire Retegui, come l’Atalanta ha scelto Retegui per sostituire Scamacca. Pinamonti incarna i pregi e i difetti di tutti i centravanti italiani: ottime potenzialità, ma una crescita lenta. Il ruolo, da questo punto di vista, è il più complicato tra quelli presenti nel calcio se non sei un fenomeno. Pinamonti, lo sappiamo, non è un fenomeno.

Rispetto a Retegui (e a molti altri in questa lista) è però un centravanti più completo: può segnare in tanti modi e il suo gioco all-around è discreto. Sembrava potesse diventare un finalizzatore di alto livello soprattutto per come calcia, ma un paio di stagioni così e così hanno lasciato dubbi. L’anno scorso però, in un'annata tragica per il Sassuolo, ha segnato 9 gol non su rigore da 6.6 npxG. Di lui Zangrillo ha detto che è un “piccolo Sinner”: non ho capito che vuol dire, visto che poi non è certo piccolo, ma staremo a vedere.

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6. Giacomo Raspadori

Raspadori è un centravanti, su questo non ci piove, ma non fa il centravanti, per cui è più basso in questa lista di quello che credo sia il suo talento (almeno da primi 3). Al Sassuolo aveva fatto vedere di poterlo fare con profitto in sistemi che enfatizzano il gioco palla a terra, che cercavano di creare occasioni invadendo la trequarti avversaria, avvicinando tanti giocatori all’area di rigore. Quando è andato a Napoli, semplicemente, si è trovato davanti il centravanti più forte della Serie A e allora ha dovuto iniziare a girovagare per il campo. Pur riuscendo a contribuire nella magica stagione dello Scudetto (ma, forse, quell’anno anche noi avremmo fatto bene al Napoli) è stato l’inizio della fine. Colpa dell’altezza: se fosse stato più alto, nessuno avrebbe provato a convertirlo in un’ala o in seconda punta. Ma il suo fisico è anche la sua forza: baricentro basso, rapidità nei primi passi e nel tiro. Immaginate Aguero, ma meno. Qualcuno sposterebbe Aguero dall’area di rigore?

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Il suo futuro non appare luminoso: nel Napoli di Conte certo non potrà fare il centravanti come piace a lui, e anzi c’è da aspettarsi una stagione tra panchina e spezzoni in cui dovrà cercare di spostare le montagne. Forse avrebbe dovuto provare a ripartire da squadre meno ambiziose, ma che potevano dargli la possibilità di esprimersi con continuità e in contesti più adatti a lui.

7. Lorenzo Colombo

C’è tutta una categoria di centravanti giovani italiani molto grossi, forse troppo grossi tra cui è difficile districarsi. Sono centravanti che devono farsi, passare per gli Scilla e Cariddi del calcio italiano, trovare la quadra oppure non trovarla. Colombo, rispetto agli altri, che trovate scorrendo questa lista, è meno un centravanti di fatica, ma attacca meglio la profondità, gioca con più sicurezza se può vedere la porta, soprattutto perché ha davvero un bel sinistro. Bel sinistro nel senso che “c’ha la pezza”, cioè calcia forte, molto forte. E questa per un centravanti è indubbiamente una qualità. Per rendere ha bisogno di giocatori creativi nelle vicinanze e la bassa Serie A non è proprio il contesto ideale per fiorire (anche se con Esposito e Fazzini, chissà…). È il primo 2002 italiano a raggiungere 10 gol in Serie A.

8. Francesco Camarda

Il salvatore è in arrivo? Le cose che fa in campo Camarda sono troppo brillanti per non mettergli pressione addosso o non metterlo tra i primi 10 centravanti in Italia. Questo ottavo posto è un buon augurio, un “vedi che puoi fare”. A 16 anni tenerlo in Primavera sembrava un delitto per le sue potenzialità, portarlo in prima squadra un eccesso. Il Milan allora gli ha creato intorno Milan Futuro (la squadra u23 in C): lui ha risposto con 3 gol nelle prime 4 partite.

Camarda è (sembra) di quei centravanti che vedono la porta pure da bendati, che sentono il gol e dove va il pallone. La quantità e la qualità dei suoi gol nel calcio giovanile sono sorprendenti. Che possa ripetersi anche nel calcio dei grandi è più di una speranza. Incrociamo le dita.

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9. Matteo Luigi Brunori

Come dicevo c’è un carattere soggettivo in questa lista. Ogni volta che vedo giocare Brunori mi chiedo perché non è in Serie A a lottare per l’Europa. È vero: se a 30 anni non sei arrivato nel massimo campionato italiano un motivo deve esserci. Brunori è un late bloomer, la sua carriera possiamo dire sia iniziata a Palermo nel 2021, a 26 anni, quando ha segnato 29 gol in C. Poi 21 e 17 in due anni di B, ma soprattutto un bel talento da centravanti di manovra.

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Brunori è nato in Brasile da genitori italiani, ma vive in Italia da quando aveva un anno. Qualcosa di brasiliano, però, è rimasto nel suo gioco. Può giocare centravanti, ma anche accanto a un’altra prima punta. Segna gol non banali ma fa anche tanto altro. Per me è molto molto forte, ma probabilmente sta entrando nella fase calante della carriera e questo nono posto è solo io che volevo litigare.

10. Lorenzo Lucca

L’unicorno dei centravanti italiani, nel senso l’unico sopra i due metri. Dopo il passaggio infruttoso all’Ajax era sembrato troppo legnoso per il calcio-che-conta. A Udine però si è ritrovato titolare e non è andata malissimo. Ma neanche così bene. Lucca dalla sua ha che può farti le sponde di petto, spizzarti palloni altissimi, segnare qualche gol piegando il corpo in modi che in pochi possono. Però sbaglia anche tanto, non ha grande tecnica ed è difficile pensare possa davvero risolvere i suoi problemi col pallone nei prossimi anni.

Probabilmente è il centravanti più penalizzato dalla mia personale visione del mondo, ma immagino se ne farà una ragione.

11. Agustín Módica

Agustín Módica è nato in Liguria, dove il padre giocava in Promozione. A due anni è tornato in Argentina, ma secondo le sua pagine Transfermarkt e Wikipedia ha anche la cittadinanza italiana. Non ho trovato altre informazioni e il nostro paese non ha lo Ius soli, ma può darsi - a vedere il cognome - che abbia qualche parente italiano, quindi ce lo prendiamo volentieri.

Ad agosto si è rotto il crociato sbattendo su dei tabelloni pubblicitari (!), ma prima di quel momento sembrava in rampa di lancio: aveva segnato 4 gol in 4 partite in Libertadores e iniziato a trovare spazio al Rosario Central. Soprannominato il Galgo come Schelotto, è un centravanti più da profondità rispetto a Retegui, meno esplosivo ma più rapido. A 21 anni aveva appena iniziato a provare quel tipo di scalata che dall’Argentina può portarti lontano oppure no. Chissà, magari tra qualche anno ce lo ritroviamo in Serie A e in Nazionale.

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12. Massimo Coda

Nessuno come Massimo Coda rappresenta l’ideale platonico di centravanti di categoria: 129 gol in Serie B (a - 6 dal record di Schwoch con quasi 100 presenze in meno), appena 6 in Serie A. Che cosa ci dicono questi numeri di lui? Coda è un paradosso vivente: troppo forte per la B, troppo scarso per la A. Probabilmente la sua è stata una scelta di vita, mettere il suo talento a servizio di contesti che lottavano per salire invece di altri che lottavano per non scendere. Per un centravanti è certo più divertente.

Coda dopotutto fiorisce in area di rigore, è un centravanti che quando deve costruirsi un tiro negli ultimi metri di campo diventa fortissimo. Ha segnato in tantissime squadre diverse, il che significa che è proprio uno che tu gli dai i palloni per fare gol e lui li fa. Forse c’è qualcosa di incompiuto nella sua storia, ma anche tanti bellissimi gol. Premio alla carriera.

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13. Roberto Piccoli

Quando è uscito fuori dall’Atalanta, sembrava l’ennesimo miracolo del settore giovanile bergamasco che poi Gasperini avrebbe lanciato nell’iperspazio. La carriera di Piccoli però ci sta mettendo più del previsto a decollare, limitandosi a una serie di gol negli ultimi minuti delle partite. Uno bellissimo, contro il Milan, poteva forse svoltargli la carriera, ma gliel'hanno annullato col Var.


Per lui, più dei vari Lucca, Colombo, eccetera eccetera, questa stagione avrà un’importanza capitale per capire che tipo di centravanti è, visto che sarà (forse) la prima da titolare in Serie A. Io, onestamente, al momento, ancora non l’ho capito.

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14 Francesco Pio Esposito

Ieri ha segnato 4 gol con l’U21. Certo, era il San Marino ma rimane un risultato storico. Era anche il centravanti dell’u20 arrivata in finale al Mondiale impressionando per il gioco espresso con Nunziata. Insomma, un centravanti che ha iniziato da poco il percorso tra i professionisti, ma che ha fatto tutta la trafila delle Nazionali giovanili con successo. Il fisico strutturato e la faccia da centravanti raccontano un numero 9 vecchio stile, ma Pio Esposito è invece, almeno nelle intenzioni, di quei centravanti registi, che amano venire incontro, cucire il gioco, mostrare la loro tecnica. Ovviamente le intenzioni sono belle, ma per rimanere a galla dentro le vasche di squali delle difese italiane deve imparare a muoversi dentro l’area di rigore e fare gol (per ora un po’ pochini: 4 in 44 presenze con lo Spezia). È il fratello più piccolo di Sebastiano Esposito e Salvatore Esposito.

15 Leonardo Pavoletti

Ho la sensazione di aver svaccato questa lista alla ricerca di un equilibrio tra rispetto per centravanti in fase calante e voglia di mettere qualche nome fresco che porti speranza, azzoppando però i centravanti del presente. Pavoletti lo metto perché devo metterlo, perché è stato il miglior centravanti italiano (ma non solo) di testa del millennio, un centravanti sfortunato, ma che è riuscito a costruirsi la sua epica a Cagliari, un posto ideale per l'epica. Secondo le statistiche, che però non prendono i primi anni di carriera, Pavoletti ha segnato 42 gol di testa, senza gli infortuni chissà quanti ne avrebbe fatti. Quota 50 sarebbe un sogno.

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16 Antonio Raimondo

Antonio Raimondo, detto Finimondo, è un bel centravanti di 20 anni: spalle larghe, fisico massiccio. Si muove bene, anche se Di Francesco dice che «Deve abituarsi a venire in contro e legare il gioco»: c’è tempo. Con la Ternana ha avuto un momento di brillantezza estrema da 5 gol in 5 partite e poi un appannamento dovuto all’età. Quest’anno in A col Venezia può avere un po’ di spazio, ma soprattutto deve imparare a capire che questo è il suo livello. Raimondo è un centravanti bravo soprattutto a preparare il tiro e a calciare col mancino. Sta dietro a Pio Esposito perché è la sua riserva in Nazionale U21 e se lo dice Nunziata, lo saprà meglio di me.

17 Andrea Compagno

Nessuno è profeta in patria, o almeno non lo è Andrea Compagno (la cui storia abbiamo raccontato qui). Una carriera minore, ma molto minore, in Italia, prima di farsi notare nel campionato sammarinese e poi andare in Romania e iniziare a segnare a raffica. È bello che ci sia un centravanti italiano emigrante in lista, un calciatore che rappresenta lo spirito del nostro passato, un popolo di navigatori, che è dovuto andare all’estero per leggittimarsi.

Compagno avrebbe potuto fare bene in Italia? Nel 2023 è stato pre-convocato da Mancini, ma la storia non è andata avanti. In ogni caso non è davvero importante saperlo: a questo punto della lista siamo alla compilazione. A gennaio del 2024 si è trasferito in Cina e da quel momento ha segnato 19 gol in 23 partite. Centravanti che segna è sempre uguale a centravanti forte.

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18 Andrea Belotti

Belotti un giorno segnava, quello dopo non segnava più. Sembra come una maledizione si sia abbattuta su di lui. Non è troppo vecchio, non ha avuto un infortunio troppo brutto, non sembra cambiato nella sua fisicità. Ha perso evidentemente quella esplosività che nei giorni migliori faceva pensare avrebbe potuto bucare i palloni, fatto saltare per aria i difensori, rotto le mani ai portieri. Oggi è solo la versione discount di quel giocatore, senza sufficiente talento per ricostruirsi una carriera da centravanti/regista. In ogni caso è titolare in Serie A, quindi dovrebbe essere meglio di quanto lo giudico io.

19 Pietro Iemmello

Vedete voi se è un premio alle due ultime grandi stagioni o un’offesa averlo messo solo a questo punto della classifica. Iemmello è un altro di quei centravanti che avrebbe dovuto avere il suo spazio in Serie A e invece è stato respinto fino alla C. Comunque solo apprezzamenti per Re Pietro, che ha sposato la causa della sua città, contribuendo in maniera decisiva a rendere il Catanzaro una delle squadre più interessanti delle ultime stagioni.

20 Giuseppe Ambrosino Di Bruttopilo

Me l'hanno descritto come il "Morata italiano", anche lui è giovanissimo, anche lui sta cercando di farsi strada in B come è successo a quasi tutti i nomi in questa lista. La sua presenza è per riaffermare come, se in cima la situazione non è rosea, c'è tutta una batteria di giovanissimi centravantini italiani che scalpita. Onestamente non so dirvi chi di loro può sbocciare come un talento generazionale e forse la risposta migliore è nessuno. Ambrosino ha forza fisica e progressione, ha anche una tecnica discreta. L'anno scorso era la riserva di Iemmello, quest'anno potrebbe dire la sua al Frosinone.

21 Mario Balotelli

Why always lui? Qualche giorno fa ha postato una foto in cui si allena e pare tirato a lucido. A 34 anni è senza squadra, eppure non metterlo in questa lista anche solo per affetto mi sarebbe dispiaciuto.

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