Esclusive per gli abbonati
Newsletters
About
UU è una rivista di sport fondata a luglio del 2013, da ottobre 2022 è indipendente e si sostiene grazie agli abbonamenti dei suoi lettori
Segui UltimoUomo
Cookie policy
Preferenze
→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
Menu
Articolo
Romanzo di un gol brutto
01 feb 2023
In Cesena-Fermana un gol ridicolo che racchiude tante storie.
(articolo)
17 min
(copertina)
Foto di Gianmaria Zanotti
(copertina) Foto di Gianmaria Zanotti
Dark mode
(ON)

Internet ha capito i miei gusti. Proprio adesso che i social media stanno fallendo e che l’intelligenza artificiale si rivela così stupida da non saper neppure scegliere tra De Sciglio e Trent Alexander-Arnold (con tutto il rispetto per De Sciglio). Ogni giorno i miei feed mi mettono davanti video a cui forse do troppa importanza ma che mi fanno pensare non ironicamente what a time to be alive. Esiste un museo per queste cose? C’è già della letteratura che le metta in ordine, che le analizzi? Non solo video di calcio - lo avete visto quello del cane, un lupoide marroncino se non ricordo male, che risale delle scale con uno skate, prende la rincorsa e poi si lancia giù per la discesa come i fratelli Pappas? - ma soprattutto di calcio. Perché l’algoritmo sa quanto mi piaccia il calcio.

E ovviamente non posso fare a meno di scriverne. Per questo adesso sono di nuovo qui a commentare un video semplicemente incredibile, nel senso che sembra post-prodotto, se non proprio coreografato. Stavolta il video viene dalla terza divisione italiana, che dal 2017 si chiama di nuovo Serie C, e riguarda la squadra al momento seconda in classifica del girone B, il Cesena, e la Fermana, che lo scorso anno è retrocessa in Serie D dopo aver perso i playout, ma poi è stata ripescata dopo l’esclusione di Teramo e Campobasso per ragioni amministrative (quindi, sullo sfondo di questa vicenda teniamo lo stato cronico del calcio italiano, se si scende appena qualche gradino della piramide).

Ma prima di parlare di questo gol qui sotto, una premessa.

Magari non sapete come funzionano le pubblicazioni per i matematici. Non lo sapevo neanche io, fino a ieri. Nella vita non si smette mai di imparare - ma anche di dimenticare, per cui uso subito questa cosa in un pezzo, altrimenti diventa materiale sprecato, scusate la riflessione ad alta voce.

Dunque, c’è un elenco di riviste a cui mandare le proprie ricerche, classificate per livello (non ho capito se la classifica è ufficiale o ufficiosa, ma non importa e non ho controllato, scrivere oggi è come fare di corsa quattro piani di scale, non ti puoi fermare a chiacchierare coi vicini altrimenti perdi il passo). Il ricercatore che miri a farsi pubblicare (è necessario pubblicare molto per fare carriera accademica) deve inviare la sua ricerca a una rivista perché riceva una revisione critica, ma la può inviare a una sola rivista per volta.

Non può mandare la propria ricerca a più riviste e deve decidere da solo “il livello” della propria ricerca. A chi la mando, alla giuria del Nobel o alla rivista “Matematica per gente senza calcolatrice sul cellulare”? E le riviste possono metterci anche un anno a rispondergli che no, la loro ricerca non è al loro livello. A quel punto la possono mandare a una rivista di rango inferiore. A me, che scrivo come se stessi salendo le scale, sembra che capire a che rivista mandare la propria ricerca sia più difficile della ricerca stessa.

Tutto questo per dire: non c’è cosa più difficile di capire il proprio livello, la propria dimensione, il proprio posto nel mondo.

Veniamo a Cesena-Fermana. Il livello dei giocatori di Cesena e Fermana dovrebbe essere chiaro: il terzo, in Italia. Ma che significa? Dipende dal punto di vista, certo. Per Kylian Mbappé, mettiamo, la Serie C è appena sopra il bubble football, ma per me - e per tutti voi che mi leggete, se non siete Mbappé o, quantomeno, Luperto - è comunque un livello irraggiungibile. Voglio dire: sono persone che si guadagnano da vivere giocando a calcio.

Che degli atleti professionisti, gente che gioca a calcio tutti i giorni, abbiano fatto una cosa come quella del video qui sopra - il cui livello è sotto quello che riusciamo a immaginare sia possibile accada in un campo da calcio - è di per sé un motivo di interesse.

Per questo, nell’elencare le ragioni che rendono questo video eccezionale partirò dalla numero due.

Una semplice constatazione: i giocatori che partecipano a questo obbrobrio sembrano aver dimenticato come si gioca a calcio. Non gli riesce niente di quello che provano, non c’è un singolo gesto tecnico decente, se non il tiro finale che comunque è un timido appoggio nella porta ormai vuota.

È il gol dell’1-1 della Fermana, arrivato nei minuti di recupero del primo tempo. Nonostante un’espulsione nel secondo tempo, il risultato resterà questo. Come se le due squadre, dopo un gol del genere, un po’ si vergognassero a farne un altro.

È un’azione breve, ma neanche così breve. In realtà comincia prima rispetto al video poi finito su Twitter, con un calcio d’angolo per il Cesena (quelli in maglia bianca), ribattuto di testa da un difensore della Fermana (quelli gialli e blu) di nome Jonathan Spedalieri, prolungato poi da Giovanni Nannelli, spizzato da Matteo Maggio e infine portato in avanti da Federico Romeo. Circa a metà campo interviene, da dietro in scivolata, Saber Hraiech, trequartista siciliano di origine tunisina del Cesena, che fa l’unica cosa giusta dell’azione allungando la palla verso la sua difesa.

Comprendendo anche il resto dell’azione la durata totale è di 45 secondi e coinvolge 14 giocatori dei 22 in campo. Quasi tutti toccano palla una sola volta. In 45 secondi non c’è neanche un passaggio completato (escluso quello di Hraiech) e a dirla tutta nessun giocatore prova neanche a farlo, un passaggio giusto. In compenso ci sono: un retropassaggio sbagliato, tre scivolate, quattro colpi di testa, un tiro da centrocampo, un portiere che fa passare la palla sotto le sue gambe e sotto quelle di un difensore.

Diciamolo meglio. Sembra che questi calciatori odino la palla. Che cerchino in tutti i modi di farla sparire dal campo. Se potessero avere a che fare solo con i propri corpi e quelli degli avversari sarebbero più felici. La palla come fonte di un disagio che non vogliono considerare - quello di un mondo in cui trovare posto? Chissà - ma semplicemente allontanare.

Jonathan Spedalieri è un difensore del 2002 catanese di nascita (di Biancavilla per la precisione, un comune con ventimila abitanti e quasi altrettanti palazzi ottocenteschi che vale la pena andare a guardare in un pomeriggio d'estate, sciogliendosi al sole). È alto un metro e 92 centimetri, è quello col numero 5 e i capelli lunghi che colpisce la palla di testa e che poi, dopo il primo rilancio del Cesena, effettua un nuovo colpo di testa con cui prova ad alzare un campanile più alto possibile. A mandare la palla sul sole, se fosse possibile. Presentandosi alla Fermana si è descritto come un calciatore fisico: «Ma non mi dispiace giocare la palla se serve. Ovviamente mi trovo meglio sull'aspetto dei duelli, anche aerei». È cresciuto in Sicilia, ha giocato nel Catania e da adolescente è finito nel settore giovanile della Fiorentina, allenato da Alberto Aquilani. La Fiorentina lo ha prestato al Potenza (una manciata di presenze in Serie C) e poi è passato alla Primavera del Napoli. Il 6 gennaio 2022 Luciano Spalletti lo ha portato in panchina per la partita con la Juventus. Poche settimane dopo è passato alla Fermana, questa in corso è la sua seconda stagione in Serie C.

Saber Hraiech ha esordito in prima squadra a Mazzara del Vallo a quindici anni, è stato capitano della rappresentativa siciliana al Torneo delle Regioni, poi è stato portato in Liguria dalla Virtus Entella. Ha giocato anche nella Primavera della Sampdoria, allenato da Enrico Chiesa. A diciannove anni è passato al Piacenza, con cui ha vinto un campionato di Serie D e giocato i playoff di C. A ventidue ha giocato in Serie B con il Carpi, poco però, allora è sceso in Serie C con l’Imolese allenata da Alessio Dionisi, con cui ha fatto di nuovo i playoff. Anche con il Padova è arrivato due volte in finale dei playoff, nelle due passate stagioni. Da luglio è un giocatore del Cesena. A ventisette anni ha giocato più di 300 partite tra i professionisti.

È importante dire i nomi dei giocatori coinvolti, almeno dei protagonisti, e raccontare brevemente le loro carriere, per riscattare il senso di ridicolo che questa azione genera. Nella maggior parte si tratta di gente con molti trasferimenti alle spalle, gente che ha sperato di arrivare in alto, più in alto di così, e che senza aver bruciato nessun paio d’ali di cera si ritrova a trent’anni a constatare che i suoi piedi sono rimasti sempre incollati a terra. Vorrei che questo pezzo (al contrario di quella che poteva sembrare la mia intenzione iniziale) possa essere un piccolo monumento a quelle persone che di mestiere hanno fatto e fanno il calciatore ma che nessuno ferma in aeroporto per una foto.

Perché in realtà in questo video non c’è proprio niente di ridicolo.

L’evento scatenante è il retropassaggio di Marco Calderoni. È da lì che nasce il casino successivo. Perché, d’accordo, prima ci sono un paio di lancioni, ma niente dà più sicurezza di un bel lancione del difensore, di testa o di piede, è uguale. Quei pochi secondi successivi al lancioni sembrano sospesi nel tempo, si respira prima che la palla torni nel controllo degli avversari, o che si vinca la seconda palla, si respira e non si pensa a niente. Ma quando Calderoni mastica quel passaggio di sinistro verso il portiere e Manuel Fischnaller, attaccante della Fermana, ci si fionda sopra, tutte le sicurezze del mondo si rivelano illusorie. Fionda si fa per dire, il portiere del Cesena, Andrea Tozzo, riesce ad anticiparlo in scivolata, anche se sembra che sia Fischnaller a rallentare, forse per paura che Tozzo gli porti via le gambe insieme alla palla.

Forse il nome di Marco Calderoni vi dice qualcosa perché ha giocato anche in Serie A. Originario del Friuli-Venezia Giulia (Sesto al Réghena che sul suo portale istituzionale è denominato “uno dei borghi più belli d’Italia") ha fatto ciclismo e nel 2009 con la Nazionale Under 20 ha giocato il Mondiale in Egitto. Con il Piacenza a meno di vent’anni era titolare in Serie B, nel 2009 con Stefano Pioli in panchina ha segnato il gol che valeva la salvezza contro il Pisa.

Questo bel sinistro forte e preciso sul secondo palo (il contrario esatto del passaggio del video a cui è dedicato questo pezzo):

Poi nel 2010 è andato in prestito al Palermo per sei mesi ed era il panchinaro di Federico Balzaretti. Una sola presenza, quando Balzaretti era squalificato, appunto, poi è tornato in B, all’Ascoli sempre in prestito. Torna a Piacenza e viene ceduto al Grosseto che tre anni dopo retrocede in Lega Pro, viene comprato dal Chievo in compartecipazione con il Bari, a cui viene prestato (più di 60 presenze in due anni). Poi sempre in B a Latina e Novara. Il secondo anno il Novara retrocede e nella stagione 2018/19 passa al Lecce neopromosso. È il Lecce di Fabio Liverani, che a fine stagione arriva secondo e sale in Serie A. L’anno dopo segnò un bellissimo gol al Milan allenato proprio da Stefano Pioli. In porta c’era Gigio Donnarumma. Il Corriere della Sera lo definì “un capolavoro”. La Gazzetta invece un “sinistro fantastico”.

È il gol del definitivo 2-2, Calderoni lo segna al 92esimo. Immaginate segnare il gol del pareggio a tempo scaduto a San Siro e poi finire, a trentatré anni, in un video slapstick generato da un vostro errore. Adesso chiedetevi ancora una volta cosa sono i livelli. Calderoni ha passato tutta la carriera tra Serie B e A, è solo al suo secondo anno in Serie C. Quindi mi viene da pensare che forse dipende anche da quello che hai attorno. Sapete, l’inconscio collettivo eccetera eccetera.

Il rinvio del portiere del Cesena arriva addosso a Gianvito Misuraca, che non lo controlla e va al contrasto in scivolata con il numero 3 bianco Mario Mercadante. Dalla scivolata di Misuraca la palla arriva nella zona di Giovanni Prestia, centrale del Cesena, che per anticipare Nannelli scivola a sua volta (è la terza scivolata consecutiva) mandando la palla sui piedi di Manuel Giandonato, centrocampista difensivo della Fermana, che ha la brillante idea di provare a calciare in porta da centrocampo. Il suo tiro è lento e corto al punto che Tozzo, il portiere, che dopo l’uscita in scivolata era rimasto un po’ sulla trequarti cercando di capire che fine avrebbe fatto la palla, fa in tempo a indietreggiare fino al limite dell’area e prenderla con le mani.

Tutto sembra finito.

Giuseppe Prestia, palermitano e capitano della Primavera del Palermo, con cui ha esordito in Europa League contro lo Sparta Praga nel 2010. Poi è andato in Serie B in prestito all’Ascoli, poi è stato acquistato dal Parma che lo ha dato in prestito all’Otelul Galati, squadra di una cittadina romena al confine con la Moldavia. Tornato a Parma ha fatto in tempo a esordire in Serie A (pochi minuti) nella vittoria casalinga contro la Juventus, l’11 aprile 2015. Poi il Parma ha dichiarato bancarotta e lui è tornato in Romania al Petrolul Ploiesti squadra di una cittadina che, come il nome lascia intendere, ruota intorno all’industria petrolifera (bombardata dagli americani durante la Seconda Guerra Mondiale). Il Petrolul Ploiesti nell’ottobre del 1966 ha battuto 3-1 il Liverpool di Bill Shankly, in Coppa Campioni. Prestia ci ha giocato 5 partite in tutto prima di tornare in Italia, a Catanzaro. La squadra con cui ha giocato più tempo è l’Alessandria, insieme ad Alessandro Gazzi con cui nel 2020 è anche salito in Serie B (dove ha giocato l’intera stagione 2021-22). Ha ventinove anni e da agosto è un giocatore al Cesena.

Manuel Giandonato è cresciuto in un piccolo comune abruzzese e dopo aver giocato nelle giovanili del Pescara a febbraio 2010 vince il torneo di Viareggio con la Primavera della Juventus. L’attaccante della Juventus era Ciro Immobile, che in quel torneo segnò 10 gol con una tripletta in finale all’Empoli, Giandonato era titolare di quella squadra. Pochi giorni prima di quella finale (il 6 febbraio 2010) Alberto Zaccheroni lo aveva fatto esordire in Serie A contro il Livorno, facendolo entrare al posto di Alex Del Piero. La sua prima da titolare in Serie A arriva a dicembre 2010 contro il Chievo, partita in cui Fabio Quagliarella segna in rovesciata e Giandonato si fa espellere a inizio secondo tempo. Parte titolare in un’altra partita in Serie A ma viene sostituito a inizio secondo tempo, in compenso segna un gol incredibile su punizione, da posizione molto defilata, in Manchester United-Juventus, partita di addio di Gary Neville.

Questo qui:

Immaginate segnare un gol “alla Beckham” all’Old Trafford a vent’anni, far fare un lungo ohhhhhhhhhhhh di stupore con applauso sportivo al pubblico che ha visto Giggs, Best, Cantona, Scholes, Rooney e, appunto, Beckham e poi, a trentun anni, provare a segnare da centrocampo in Serie C e arrivare a mala pena al limite dell’area. Se ci riuscite, poi, venitemi a parlare ancora del fatto che nella vita esistono i livelli.

Due stagioni dopo l’esordio con la Juventus (dopo tre presenze in tutto in campionato, più due in Europa League) viene mandato in prestito (Lecce in Serie A, Vicenza e Cesena in Serie B), nel 2014 quando ha ventitré anni rescindono il contratto e firma con il Parma, che lo manda a sua volta in prestito in Lega Pro (Juve Stabia, Salernitana e Catanzaro in due stagioni appena), poi firma col Padova, sempre in Lega Pro, ma dopo sei mesi va in prestito in Serie B alla Virtus Lanciano (una decina di presenze). L’anno dopo gioca con il Livorno una trentina di partite in Lega Pro (che nel frattempo cambia nome in Serie C) e si rompe il ginocchio sinistro, menisco e crociato.

Nel 2018 firma una prima volta con la Fermana, con cui arriva ai playoff di C. Poi gioca con il Piacenza mezza stagione e altre due e mezza con l’Olbia, prima di tornare nelle Marche. Ha giocato con tutte le nazionali giovanili, dall’Under 16 all’Under 21.

La parte veramente tragica del video arriva dopo il tiro di Giandonato, quando Andrea Tozzo pensa di bloccare facilmente il tiro che invece gli scivola dalle mani come se i suoi guanti fossero cosparsi di Amuchina. Tozzo per un attimo si guarda sotto le gambe come nei cartoni animati e girandosi fa cadere Calderoni che non riesce a spazzare. Sinceramente non capisco come faccia a cadere Calderoni e ho come l’impressione che subisca una momentanea perdita di possesso del proprio corpo, come se in un improvviso ed estremo rifiuto di partecipare a quella cosa abbia provato ad uscire dal suo corpo e a guardare quello che stava succedendo dall’alto.

Quello che segna a porta vuota, con le gambe che tremano perché dopo un’azione del genere è difficile ricordarsi come si gioca a calcio, è Manuel Fischnaller, lo stesso che prima non era riuscito ad anticipare il portiere sul retropassaggio corto. Anche lui, insieme a Giandonato, ha vinto il torneo di Viareggio del 2010 con la maglia della Juventus. Era il sostituto di Ciro Immobile, al posto del quale è entrato in finale a diciannove minuti dalla fine. Cresciuto a Bolzano, nella società Neugries, dove suo padre Alfred era responsabile del settore giovanile. Il fratello Hannes anche giocava e adesso è il direttore tecnico del Südtirol. La madre, Waltraud Mattedi, nel 1986 ha segnato il record provinciale nel lancio del giavellotto e ancora nel 2019 vinceva il titolo italiano over 55 nel lanci di disco, peso e giavellotto, mentre nel 2021 ha stabilito il record italiano di pentathlon lanci (non ho trovato nulla sulla madre di Fischnaller dopo quell'anno ma qualcosa mi dice che continua a competere). Anche Manuel era un ottimo atleta in gioventù ed è stato campione provinciale dei 100 ostacoli.

Ha esordito i prima squadra nel Südtirol e si è costruito un’onorevole carriera in Serie C (con 2 anni e 7 gol in B con la Reggina), tornato in tre momenti diversi al Südtirol, con cui ha giocato più di 200 partite e di cui il più grande marcatore della storia con 49 gol. Ha trentuno anni e dalla scorsa estate è alla Fermana.

Nato a Riva del Garda - esiste al mondo un posto più bello di Riva del Garda in cui nascere? - Andrea Tozzo è cresciuto nelle giovanili di Hellas Verona, Fiorentina e Sampdoria che lo ha pagato centomila euro per mandarlo in prestito per sette consecutive stagioni. Giocando e non giocando in città alcune volte molto belle (Mantova, Matera, Portogruaro da cui si raggiunge facilmente Caorle, uno dei posti di mare più belli in Italia) si è fatto grande, la prossima estate compirà trentuno anni. È arrivato a Cesena lo scorso settembre, da svincolato, per sostituire il titolare Stefano Minelli, infortunatosi nel riscaldamento prima dell’esordio in campionato.

Al posto di Minelli le prime due partite le aveva giocate Luca Lewis, che invece di anni ne ha 21. Tozzo ha preso il suo posto dopo un errore tremendo contro la Torres. Un’uscita a metà su un lancio lunghissimo del portiere avversario, Lewis tentenna e forse non chiama la palla a Prestia, che prova un goffo retropassaggio di testa e manda in porta l’attaccante della Torres Francesco Ruocco.

Quindi Tozzo arriva per dare sicurezza tra i pali. Perché il portiere più giovane si è rivelato “non al livello”, o almeno non ancora. E però, poi, fa un errore ancora più grande.

Video del genere non mi piacciono. Mi ossessionano. Non riesco a non guardarli più volte alla ricerca di dettagli che diano senso, o che facciano esplodere la loro assenza di senso. Qui è la mimica di Federico Romeo, numero 17 della Fermana, 20 anni, con già esperienza in Serie D con l’Aglianese (squadra di Agliana, in provincia di Pistoia) e arrivato alla Fermana in estate. Dopo aver dato il via all’azione guarda da spettatore la scivolata di Tozzo, il tiro di Giandomenico e il gol di Fischnaller: prima allarga le braccia per chiedere un fallo (non si capisce quale), poi si mette le mani in testa quando il compagno prova a fare gol da centrocampo, allora si gira su stesso per tornare indietro, sempre con le mani in testa, percepisce però che è successo qualcosa - Tozzo e Calderoni si sono scontrati e hanno lasciato la palla a Fischnaller - e a quel punto si gira di nuovo e le sue mani in testa sembrano riferirsi all’errore della difesa, come se empaticamente fosse sconvolto per loro. Mentre i suoi compagni già esultano, lui è ancora disperato.

Video del genere mi fanno pensare che il caso sia la principale forza motrice di questo mondo, altro che destino, forza individuale, talento, capitale. Il caso, solo il caso. È vero quello che scrivono su Linkedin, che tutto è possibile, ma nel senso che qualsiasi cosa assurda vi venga in mente è probabilmente già successa. Solo che abbiamo internet da pochi anni, rispetto alla storia dell’uomo.

Le due partite successive in campionato il Cesena le ha vinte entrambe 3-0. In porta non c’era Andrea Tozzo ma - fino al prossimo errore - Luca Lewis.

Cosa dovrebbe lasciare al lettore un pezzo del genere? Questo elenco di squadre, date, informazioni prese da Wikipedia (o comunque con ricerche alla portata di tutti), queste vite ridotte a spostamenti lavorativi che messi in fila danno l’ansia? Il calcio, quello vero, è tutto qui?

Perché ho studiato e trascritto queste carriere, cosa pensavo si nascondesse dietro a un video che ha strappato qualche sorriso, rubato l’attenzione solo per qualche secondo prima di venire fagocitato dal video di un giapponese che gioca in Premier League?

So solo, dopo averci avuto a che fare, che queste vite - che sarebbero potute essere la mia se ne avessi avuto l’opportunità, se solo fossi stato “al livello” - sono molto di più di quel video involontariamente comico.

Sono di più, anche, del tentativo (in alcuni casi riuscito, seppur per poco) di arrivare in Serie A o, perché no, in Champions League.

Attiva modalità lettura
Attiva modalità lettura