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Challenger, per davvero
19 dic 2024
Cosa vuol dire essere un tennista minore.
(articolo)
11 min
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A Milano in quei mesi la situazione è la stessa: o piove molto forte oppure c’è un caldo insostenibile. Il Challenger ATP di Milano è un appuntamento che va in scena da quasi vent’anni durante il calendario estivo dei tornei; nel corso delle precedenti edizioni hanno trionfato diversi giocatori che abbiamo visto poi costantemente nella top 100 del ranking ATP. Tommy Robredo, Laslo Djere, Federico Coria, Albert Ramos Vinolas, già due volte vincitore qui.

Il biglietto per le semifinali di doppio e singolare maschile costa 25 euro, anche per i soci del circolo, che borbottano e polemizzano con l’organizzazione prima di tornare nelle loro vasche idromassaggio all’aperto del circolo Aspria Harbour Club Milano. In campo c’è Enrico Dalla Valle, tennista di Ravenna che si allena alla Galimberti Tennis Academy, passato attraverso l’inferno degli infortuni che ne hanno messo a repentaglio la salute anche extra sportiva, dopo essere stato un under 18 di grandi speranze. Attualmente occupa la posizione numero 240 al mondo, non ha ancora partecipato a nessuna qualificazione per gli slam ed è la prima volta che raggiunge la semifinale di un torneo Challenger. Nell’ultimo anno ha giocato e vinto molte partite, salendo di oltre 300 posizioni in classifica e avvicinandosi sempre più al circuito maggiore.

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Entrare tra i primi 230 giocatori al mondo è molto importante per un professionista. Avere la garanzia economica di poter partecipare alle qualificazioni dei quattro tornei dello Slam cambia totalmente le possibilità della propria carriera. Lo staff si può ampliare e le opportunità di allenamento e organizzazione della stagione diventano completamente diverse. Il primo turno qui a Milano (Challenger di categoria 75) offre un premio in denaro di 720 euro lordi, oltre all'alloggio garantito fino al giovedì del torneo, con un posto aggiuntivo per l'allenatore o accompagnatore. Il primo turno delle qualificazioni a Wimbledon, invece, ha un premio in denaro di 17.000 euro lordi, oltre all'accesso alle strutture e alla possibilità di alloggiare il proprio staff fino alla fine delle qualificazioni. Vincere il torneo di Milano assicura quasi 10.000 euro, ma richiede almeno cinque partite, almeno cinque battaglie, e come successo ieri, possibili doppi turni nella stessa giornata. Poche posizioni in classifica possono fare una grande differenza in termini di carriera professionistica.

Mentre una cinquantina di appassionati e cronisti seguono la partita, un gruppo di scommettitori - sempre più frequenti e problematici a questo livello - si inalbera per una lunga pausa toilette richiesta da Dalla Valle alla fine del primo set appena perso contro il rumeno Jianu. I tipster che frequentano questi tornei sono facilmente riconoscibili: girano con un power bank dentro a un borsello e indossano quasi sempre il cappellino New Era che era di moda nel 2011. Molto spesso sono giovani e si muovono in gruppo; di tennis sanno poco o niente, ma essendo uno sport che si gioca ogni giorno, anche a Natale, è facile perdere denaro frequentemente prima di minacciare tennisti professionisti che girano il mondo ogni settimana tramite messaggi diretti su Instagram.

La differenza fisica tra Enrico Dalla Valle e Filip Cristian Jianu è notevole. Il primo ha quasi 20 centimetri di altezza in più e un fisico simile a quello di un nuotatore olimpico, ma con una rapidità di gambe e un modo di muoversi in campo incredibili: si sposta come se non avesse tutta quella massa muscolare addosso ed è dotato di ottima sensibilità. Il secondo set fila liscio con un perentorio 6-0, fatto di vincenti, palle corte e tanta fatica per Jianu. Gli scommettitori, ancora arrabbiati per quella sosta tra un set e l’altro, gettano le schedine dalle tribune come se fossimo all’ippodromo il sabato pomeriggio. Jianu non fa nulla per vincere le partite; per tutta la settimana ha avuto problemi di pressione frequenti e durante gli ottavi di finale ha richiesto un bicchiere di sale in campo.

Estremamente pallido prima del terzo set, con i capelli lunghi che mostrano già un principio di calvizie a soli 22 anni, prosegue il suo recupero bevendo coca cola in continuazione a ogni cambio di campo. Il suo tennis è estenuante, fatto di corsa, lotta e palleggio prolungato, esasperato da un topspin con un rovescio bimane che funge da unica arma per possibili cambi di ritmo. Jianu, che sarà alto poco più di 175 centimetri, ha un fisico magrissimo e corre da una parte all’altra del campo; fino a questo momento nessuno riesce a tenere il proprio turno di servizio. La sua prima palla viaggia a 140 chilometri orari e sta mettendo in difficoltà il tennista italiano. Per entrambi potrebbe essere la prima finale, ma soprattutto punti fondamentali per avvicinarsi alla posizione numero 200 al mondo e prenotarsi un posto nelle qualificazioni per i prossimi US Open. Avanti di un insolito break (ovvero ha tenuto un turno di servizio), Jianu è avanti 5-4 nel terzo set.

Stremato, dopo aver bevuto l’ennesima coca cola, arriva persino a match point. Dalla Valle ne esce bene e con un punto magistrale carica il pubblico e impatta sul 5 pari. Dopo oltre 3 ore di gioco siamo ancora qui, mentre nel campo dietro la tribuna Clarence Seedorf (ex centrocampista della nazionale olandese, Milan, Sampdoria, Real Madrid, ndr) inizia la sua partita in un torneo di quarta categoria milanese con auto arbitraggio e palline usate dalla partita di ieri.

I primi giorni si è giocato nonostante la pioggia, con frequenti interruzioni. I giocatori entrano ed escono dal ristorante, dove c’è il bar, per controllare continuamente le condizioni del campo. Alcuni stanno giocando la prima partita delle qualificazioni, altri si allenano per l’inizio del tabellone principale. I campi sono molto lenti, la terra si alza al minimo movimento e le righe non garantiscono una tenuta sicura. Un torneo Challenger dura solitamente otto giorni: nei primi due ci sono le qualificazioni e una parte dei primi turni, poi si allinea a partire dalla quarta giornata. Tre giornate di pioggia consecutive sono un problema per tutti, e non è insolito pensare di cambiare circolo o addirittura superficie per non perdere troppe partite, generando non pochi malcontenti tra i partecipanti. La situazione ricorda quella del vostro torneo di calcio a 7 del mercoledì sera, con la differenza che qui ci sono almeno una cinquantina dei migliori 300 giocatori al mondo di tennis.

Se il bar macina scontrini grazie a panini dal costo esorbitante e bottiglie d’acqua vendute a peso d’oro, i soci del circolo seguono le due finali, quella di Sinner ad Halle e quella di Musetti al Queen’s Club. Attorno alla sala visione, c’è un continuo via vai di giocatori, arbitri e raccattapalle, e sembra che, nonostante la pioggia leggera, si inizi a giocare. Sul campo ci sono il brasiliano Schiessl (19 anni, in ascesa) e l’altro volto del tennis trentino, Alexander Weis, reduce dai quarti di finale al Challenger di Sassuolo (categoria 125). Arrivati sul campo, mancano le palline e gli asciugamani; mentre cercano di capire come accendere la radio e prendere il segnale, torna a piovere. Le palline arrivano con un raccattapalle ampiamente sotto i 10 anni d’età e, dopo un paio di game, Alexander Weis è il primo a chiedere la sospensione dopo aver rischiato di farsi molto male in una corsa vicino alla riga di fondo.

La giornata sembra conclusa, io me ne vado, poi mi aggiornano che si gioca; tempo di collegarmi ed è tutto di nuovo sospeso. Dopo qualche ora sembra che si riparta, poi giusto il tempo di qualche game e niente da fare. La pioggia nei primi giorni di torneo crea sempre una situazione di stallo problematica, anche se il vero problema è la mancanza di copertura dei campi, che passando giornate di partite frequenti arrivano alle fasi finali piuttosto consumati e con un discreto bisogno di manutenzione. La comunicazione e l’organizzazione riescono comunque a gestire tutto al meglio, e il torneo si rimette in marcia.

Molti dei giocatori che hanno perso questa settimana a Milano hanno già preso il treno per Modena. Arrivati a Modena, ci sarà per loro un transfer offerto dal prossimo torneo in programma nel calendario, sempre di categoria 75, e la loro settimana proseguirà lì. Altri invece voleranno in altre parti del mondo, a seconda di dove hanno più possibilità di entrare direttamente in tabellone senza passare dalle sabbie mobili del doppio turno di qualificazione. C’è chi è volato a Brașov, una città piuttosto grande della Romania, oppure in Francia a Troyes o in Germania a Karlsruhe. Questa decisione viene pianificata per tempo, ma molte volte, a seconda di chi sono gli iscritti ai tornei e di quanto margine c’è per entrare o meno in un tabellone principale, gli spostamenti subiscono cambiamenti dell’ultimo momento. L’ATP tiene informati i giocatori e comunica loro in quali tornei sono entrati, e sta al giocatore decidere cosa fare della propria settimana.

Curioso il caso di Edoardo Lavagno, tennista piemontese attualmente infortunato ma reduce da una stagione pazzesca che l’ha portato alle qualificazioni degli US Open, che lo scorso gennaio ancora non era sicuro di dove iniziare la sua stagione. Fuori di sette posizioni dalle qualificazioni per lo Slam in Australia, è volato nel circuito Challenger sudamericano con un volo dal Piemonte. Mentre era in volo, altri tre giocatori hanno dato forfait allo Slam australiano e, una volta atterrato, le possibilità di andare in Australia si erano rialzate. Dopo la prima sera in Sudamerica, il risveglio gli dava la possibilità di partecipare alle qualificazioni dello Slam a causa di altri forfait, ma tra l’impossibilità di trovare un volo che gli permettesse di arrivare in tempo per la firma di partecipazione e il fuso orario, è rimasto fuori e ha giocato le due settimane sudamericane su terra rossa affrontando avversari giovani e ancora sconosciuti come Joao Fonseca, battuto in due set. Ha totalizzato un prize money decisamente inferiore rispetto al primo turno di qualificazioni degli Australian Open, in un circolo tennis di Buenos Aires che sorgeva tra la stazione degli autobus, la tangenziale e una fermata del treno. In un traffico e rumore insostenibili, era possibile seguire la partita in streaming, vi bastava non accendere l’audio dei microfoni.

La vita di un tennista Challenger ha molti contorni che farebbero pensare al tennis come uno sport che non ha nulla a che vedere con un luogo fatto di persone solitarie e nemiche. Ogni settimana molti professionisti si incontrano in varie città dell’Europa e spesso finiscono sia per allenarsi che per giocare insieme, in doppio - dove ci si può iscrivere sul momento con un giocatore iscritto in singolare - o sfidarsi nel tabellone del torneo. Insomma, una specie di comunità che vive di contaminazioni: ci sono gli italiani, il nucleo sudamericano, gli americani che girano spesso insieme con lo stesso coach e hanno frequentato i college oppure gli australiani, di cui non riesci a spiegarti cosa facciano in Europa, ma sì, sono spesso in Europa. Il calendario Challenger solitamente offre possibilità in vari continenti anche a seconda della stagione: l’Italia domina la primavera/estate, l’India l’inverno, mentre in Sudamerica c’è un torneo Challenger ogni settimana dell’anno e le tue notti insonni sono superate. Provare per credere.

Ci sono varie sfumature di questi tornei che è giusto rendere note. Prima di tutto, il cibo: ogni paese offre specialità gastronomiche diverse e non è facile, come potete immaginare, abituarsi alle spezie utilizzate, ad esempio, in India. Dissenteria, bruciori di stomaco e nausea sono una delle cause principali di ritiro in certi tornei, senza dimenticare lo sbalzo termico causato dai continui viaggi che vanno a contaminare il sonno dei professionisti. Altro aspetto importante è la tenuta dei campi lungo una settimana di tornei: ci sono terreni più semplici e altri più complessi per velocità, difficoltà nel rimbalzo e logoramento del terreno. Può capitare anche la settimana sbagliata in cui ha piovuto e hai appena volato 12 ore per non riuscire a capire il rimbalzo della pallina. Succede ed è uguale per tutti.

Jianu è indietro e lotta stremato. Il suo servizio non supera mai i 150 chilometri orari. Sbattuto a destra e a sinistra da Dalla Valle, risponde a ogni pallina in maniera sempre profonda, ma sempre più lenta. La velocità della pallina si sta riducendo come lui: sempre più magro, sempre più bianco, sempre più stanco. Riesce a tenere il servizio e, nella maniera più invisibile, con i capelli ormai attaccati al cappellino, torna al match point contro un Dalla Valle incredulo.

Stremato, vince, approfittando di un errore e qualche colpo che sembrava fuori e invece è riuscito a restare in campo. Raggiunta la sua prima finale Challenger, Jianu entrerà probabilmente nelle qualificazioni degli US Open. La borsa pesa più di lui, prende l’ennesima Coca-Cola e si trascina fuori dal campo nel giardino del circolo, che i soci durante l’anno fanno di tutto per mantenere al massimo del suo splendore. Si accascia nello spazio verde sotto le vasche idromassaggio, mentre una cover band di periferia inizia a suonare le migliori canzoni italiane degli anni '90. Una sfilata di camicie bianche e mocassini alza calici di vino frizzante, comprato a pochi soldi al supermercato ma venduto a caro prezzo dal bar. È venerdì, orario d’aperitivo. Jianu, con il cappello che si è portato via una buona dose di capelli insieme al sudore, non ha tempo per festeggiare. Domani c’è un'altra partita, le magliette probabilmente sono finite e bisogna fare un salto al rivenditore più vicino di articoli sportivi, se l’albergo non riesce a fare una lavatrice lampo. In sottofondo, una cover di Eros Ramazzotti con la sua “Terra Promessa”. Jianu è disteso, i bicchieri si alzano e il transfer per l’albergo dei giocatori sta per partire. Speriamo faccia in tempo a prenderlo mentre Clarence Seedorf, nemmeno sudato come se non avesse giocato, ha vinto 6-2 / 6-0 e si rende disponibile per qualche foto. Probabilmente a breve, tempo di una doccia, salirà per un bicchiere.

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