Martedì sera torna la musica della Champions League negli stadi e nelle case. Abbiamo provato a rispondere a qualche domanda e trattare qualche tema in attesa che le partite ci portino nel vivo di una competizione magica. Di seguito anche la composizione dei gironi, per facilitarvi la lettura.
A City - PSG -Lipsia - Bruges
B Atletico Madrid - Liverpool - Porto - Milan
C Sporting Lisbona - Ajax - Borussia Dortmund - Besiktas
D Inter - Real Madrid - Shakhtar - Sheriff
E Bayern Monaco - Barcellona- Benfica - Dinamo Kyev
F Villarreal - Manchester United - Atalanta - Young Boys
G Lille - Siviglia - RB Salisburgo - Wolfsburg
H Chelsea - Juventus - Zenit - Malmo
Il Milan ha il girone più difficile tra le italiane: realisticamente quante possibilità ha di passare alla fase ad eliminazione diretta?
Marco D’Ottavi
Realisticamente, poche. Eppure la presenza del Porto - e non di una quarta squadra materasso - aiuta il Milan, equilibrando un girone che non sarà a tre contendenti. Certo, i rossoneri mancano dalla Champions dal 2014, mentre Liverpool e Atletico Madrid (ma anche Porto) sono presenze fisse nelle fasi finali degli ultimi anni, ma in qualche modo credo che la tradizionale storia di successo del Milan in Europa possa dare una spinta alla squadra di Pioli: San Siro sembra uno di quei posti in cui nelle notti di gala tutto è possibile. Dopotutto il Liverpool viene da una stagione abbastanza negativa - per i suoi standard - e in estate non ha fatto praticamente mercato (anche se ha recuperato Van Dijk e preso Konaté dal Lipsia, aggiustando il reparto che aveva mostrato più crepe); mentre l’Atletico di Simeone negli ultimi anni ha mostrato qualche limite in campo europeo, mettendo spesso in mostra un gioco troppo reattivo per essere vincente.
Daniele Manusia
Va detto che il Milan non ha solo avuto la sfortuna di pescare la squadra vincitrice di due edizioni fa, che rispetto a quella passata (in cui comunque ha vinto il proprio girone ed è arrivata fino ai quarti) ha recuperato un giocatore fondamentale per il proprio gioco come van Dijk, ma anche una delle poche “grandi” ad essersi seriamente rafforzata in estate, ovvero il solito Atletico di Simeone con in più De Paul e il figliol prodigo Griezmann. Insomma, avere due candidate alla vittoria nello stesso girone è una sfortuna non da poco. Ma potrebbe, come molte sfortune, trasformarsi in una fortuna?
Il ritorno di Van Dijk è una cosa seria.
Mettiamo che il Milan si riveli competitivo anche a quel livello, e che riesca a fare punti con il Porto, non cambierebbe tutta la nostra percezione sulle possibilità del Milan stesso di arrivare lontano? Anche partire da outsider, per una squadra che in verticale sa fare male e non ha problemi a difendersi nella propria metà campo (nei limiti del possibile, perché difendersi contro Salah, Griezmann, Firmino, Joao Felix, Correa etc. non è mai semplice), potrebbe rivelarsi un piccolo vantaggio. Non ci aspettiamo che facciano l’impresa, e forse è meglio così. Intanto hanno assicurate quattro partite di altissimo livello, di quelle che tutti i tifosi sognano di vedere, e tutte le squadre di giocare.
Se doveste puntare tutti i vostri soldi su una possibile outsider, che arrivi almeno fino in semifinale, su chi lo fareste?
Dario Saltari
Da come ha iniziato la stagione mi viene il dubbio di star scommettendo male i miei soldi, ma il Borussia Dortmund rimane una delle candidate più serie a stupire in questa edizione della Champions League al di fuori del - come vogliamo chiamarlo? - tavolo dei grandi? Insomma quell’élite di super club che include le inglesi, il PSG, il Bayern Monaco, la Juventus, il Real Madrid e il Barcellona. I gialloneri, dicevo, in realtà non hanno iniziato benissimo: hanno perso la Supercoppa in maniera abbastanza netta contro il Bayern Monaco (1-3, da un parziale di 0-2) e anche in campionato hanno avuto diverse difficoltà, prima perdendo in casa del Friburgo e poi faticando da matti contro l’Hoffenheim, battuto solo grazie a un gol di Haaland quasi all’ultimo secondo.
Ma, insomma, è ragionevole sospendere il giudizio almeno per un po’ sul lavoro di Marco Rose, che si è seduto sulla panchina del Borussia poco più di due mesi fa. Visto anche il girone in cui ha avuto la fortuna di ritrovarsi la sua squadra (che vede la presenza di Ajax, Sporting Club e Besiktas), è probabile che anche in Champions League avrà il suo periodo di rodaggio, con licenza di sbagliare e sperimentare. Alla fine parliamo dell’allenatore che ha portato al quarto posto una squadra tutt’altro che eccelsa tecnicamente come il Borussia Monchengladbach (nella stagione 2019-20) e che poi è riuscita a farle superare la scorsa fase a gironi di Champions League, venendo eliminata solo agli ottavi da quella sarebbe stata poi la finalista (il Manchester City di Guardiola). I tifosi dell’Inter sicuramente ricorderanno con una smorfia quella squadra, che fece faticare Conte per portare quattro punti a casa tra andata e ritorno.
Al talento di Rose si unisce quello della rosa, ricchissima di giocatori che sembra non vedano l’ora di mettersi in mostra ai massimi livelli. Certo, è partito Jadon Sancho, ma dopo un’estate tribolata alla base è rimasto Erling Haaland, che avrà la possibilità di mettere a frutto l’esperienza maturata nella scorsa edizione della Champions League, dove, ai quarti, sempre contro il Manchester City, era sembrato per la prima volta privato della sua fiammeggiante forza da Balrog. Accanto a lui, proprio “al posto” di Sancho, ci sarà Donyell Malen, seconda punta dal baricentro basso che sembra rimbalzare come una pallina da flipper quando parte in conduzione. Il giocatore olandese arriva al Borussia dopo una stagione al PSV da 24 gol e 9 assist solo contando campionato ed Europa League, ed è solo l’ultimo arrivato. Insieme a lui, dal centrocampo in su, il Borussia Dortmund potrà contare sul talento serafico di Jude Bellingham e su quello elettrico di Gio Reyna, fino a quelli ancora più verdi ed esotici di Moukoko e Reinier, fresco fresco di prestito dal Real Madrid. Per arrivare fino in semifinale, Rose avrà bisogno che salga di livello anche solo una parte di questi giocatori, incastonati tra l’altro su una base già ottima - fatta di giocatori di esperienza come Reus, Guerreiro, Brandt e Witsel - e soprattutto trovare un modo, da qui a marzo, per non essere fragile senza palla come ha dimostrato di essere in queste prime uscite stagionali. Non sarà facile, ci vorrà anche molta fortuna, ma le potenzialità ci sono tutte.
Daniele
Se potessi dividere il mio budget a metà ne metterei una parte sullo Shakhtar e una sul Lipsia. (Non inserisco in questa scommessa nessuna italiana più per scaramanzia che altro, ma non mi stupirei di vederne almeno una ai quarti). Shakhtar e Lipsia hanno entrambe un girone difficile, in cui partono come terza forza, ma possono ridurre la distanza con la propria proposta di gioco e rosicchiare quei punti che, sperando che una delle due prime soccomba all’altra, potrebbero essere utili per qualificarsi come seconda. E da lì in poi è tutto da vedere.
Lo Shakhtar di De Zerbi è una grande incognita ma è anche molto affascinante e in una stagione di transizione sotto molti punti di vista potrebbe cogliere impreparata anche una grande come il Real Madrid. Ovviamente tutta Italia lo seguirà per vedere come se la caverà De Zerbi alla sua prima Champions League, e sappiamo che anche senza una rosa di primo livello può mettere in difficoltà quasi chiunque.
Il Lipsia ha il girone più proibitivo, ma anche in questo caso la rosa a disposizione di Jesse March è più che rispettabile: certo hanno perso Sabitzer, ma Szoboszlai (recuperato dopo la seconda metà della scorsa stagione, Europeo compreso, passata da infortunato), Forsberg, Dani Olmo, Haidara, Kampl, per fare degli esempi, sono giocatori di alto livello, ma anche giocatori come Gulacsi, Nkunku e Mukiele, sono solidi. Brobbey e Moriba, poi, sono due giovanissimi che, chissà, con l’incoscienza della gioventù possono far fare brutte figure alle leggende che si troveranno di fronte.
L’Atalanta se la gioca solo per il secondo posto o può addirittura pensare di competere per la vetta con il Manchester United?
Emanuele Atturo
È un discorso interessante perché ha a che fare con le caratteristiche dell’Atalanta. Quando Guardiola paragona una partita contro l’Atalanta a una seduta dal dentista dice una cosa ruffiana alla Guardiola, ok, ma forse è una frase che abbiamo ripetuto così spesso che rischiamo di dimenticarci il nocciolo di verità che contiene. E cioè che nessuno gioca come l’Atalanta in Champions League, e nemmeno in Premier League. I problemi tattici - e quindi tecnici e atletici - che pone alle squadre sono inediti e anche grandi squadre ne sono rimaste sorprese. Anzi: più le grandi squadre che le piccole. In questi anni in cui l’Atalanta ha cominciato a prendere confidenza col calcio europeo, l’abbiamo vista fare grandi risultati contro grandi squadre e pessimi risultati contro squadre modeste. A novembre di un anno fa l’Atalanta ha battuto 2-0 al Liverpool, ha battuto l’Ajax in una specie di spareggio per la qualificazione agli ottavi di finale. Lì ha tenuto lo zero a zero contro il Real Madrid in dieci uomini nella partita d’andata. Lo scorso anno la squadra di Gasperini ha mostrato una maturità nuova rispetto anche all’anno precedente, quando la capacità di dribbling di Dani Olmo o dei brasiliani dello Shakthar avevano mandato in tilt il suo sistema di marcature a uomo. L’Atalanta ha mostrato un’inedita capacità di adattarsi e di giocare anche lunghe fasi di difesa posizionale con un baricentro più basso.
Il girone, all’apparenza, è simile a quello che aveva superato lo scorso anno. Il Manchester United è la squadra che può sovrastare l’Atalanta nei duelli individuali, ma soffre avversari che le cambiano il contesto tattico in modo radicale. Con il Villareal dovrà probabilmente giocarsi la qualificazione al secondo posto: l’Atalanta è più forte ma non sarà semplice. Stiamo parlando della squadra che ha vinto l’Europa League, che ha nelle corde una gestione ottimale delle fasi della partita e che fa bene la fase difensiva. Molto dipenderà anche dai punti che l’Atalanta riuscirà a fare contro lo Young Boys, una squadra estremamente fisica ma che comunque sembra avere ben poche armi. È un girone alla portata dell’Atalanta, ma come l’anno scorso la qualificazione dovrà essere sudata, alzando ulteriormente il livello nella gestione delle partite.
L’Inter ha un girone quasi identico rispetto allo scorso anno, ma lo Sheriff sembra un ostacolo più abbordabile del Borussia Monchengladbach. Possiamo finalmente sperare di rivederla agli ottavi?
Dario
L’Inter ha ottime possibilità di passare la fase a gironi non solo perché lo Sheriff è obiettivamente un ostacolo più agevole di quello che fu il Borussia Monchengladbach per la squadra di Conte, ma anche per il momento che stanno passando Real Madrid e Shakhtar, che per motivi diversi non sembrano avere la consistenza degli scorsi anni. La “Casa Blanca” è un momento di transizione, lo sappiamo: è al secondo ritorno di un proprio ex allenatore consecutivo, dopo che quello con Zidane non andato proprio benissimo è arrivato Ancelotti; ha perso a zero Sergio Ramos, che soprattutto in Champions aveva un peso tecnico e carismatico decisivo; e viene più in generale da una sessione di mercato interlocutoria, passata ad inseguire Mbappé senza successo e chiusa con l’acquisto di Camavinga, forse più per fare un dispetto al PSG che per reali esigenze tecniche.
Anche il campionato è iniziato con qualche inciampo, con il rocambolesco pareggio alla seconda giornata contro il Levante (3-3), che avrebbe vinto se non fosse per il provvidenziale ingresso di Vinicius. Il nuovo Shakhtar di De Zerbi allo stesso modo non ha iniziato alla grande. In campionato ha già accumulato 3 punti di ritardo dalla Dinamo Kiev in 6 giornate, perdendo contro l’Oleksandriya e pareggiando contro il Minaj, e nei preliminari di Champions League, seppur contro una squadra solida e di talento come il Monaco, è passata più per il suicidio degli avversari che per propri meriti.
Ovviamente da qui all’inizio della fase a gironi manca ancora del tempo, ma l’Inter, nonostante il mercato sanguinoso, sembra ancora una squadra troppo superiore tecnicamente allo Sheriff e troppo esperta per un progetto giovane e ancora ai primi passi come quello dello Shakhtar. La squadra di Inzaghi dovrà metterci del suo, soprattutto nelle partite contro il Real Madrid che apriranno e chiuderanno il suo girone, e in questo senso sarà fondamentale vedere proprio come se la caverà l’allenatore di Piacenza.
La scorsa stagione, con una squadra obiettivamente più forte di quella che ha oggi a disposizione Simone Inzaghi, Conte sembrava scontrarsi con i limiti del proprio progetto tattico contro avversari che non poteva dominare tecnicamente o atleticamente. L’Inter sembrava monotematica e i giocatori inquadrati in meccanismi troppo rigidi per sorprendere avversari più o meno del proprio livello, e se c’è un allenatore che può migliorare questo aspetto quello è sicuramente Simone Inzaghi. Dal suo talento ai massimi livelli del calcio europeo passeranno gran parte delle fortune dell’Inter in Champions League in questa stagione.
Marco
L’anno scorso il girone dell’Inter fu davvero strano, con lo Shakhtar a fare punti con il Real Madrid, subire goleade dal Borussia e poi resistere all’Inter in due 0-0 abbastanza improbabili, con i nerazzurri a sbagliare tutto quello che potevano sbagliare. Quest’anno mi sembra sia un girone livellato verso il basso per tutte le squadre e questa è una buona notizia, paradossalmente, per l’Inter. Il Real Madrid non regalerà 6 punti allo Shakhtar e lo Sheriff ne potrà fare al massimo un paio. La Squadra di Inzaghi dovrà quindi fare le cose con più calma, evitare di complicarsi la vita. In questo la versione di Inzaghi sembra più adatta a un cammino responsabile, da seconda forza riconosciuta del girone. Un modo magari non spettacolare ma sicuro di tornare finalmente agli ottavi di Champions League.
Il gruppo G sembra privo di grandi squadre, secondo voi ce n’è una che può ambire ai quarti?
Dario
Il Lille non ha iniziato il campionato nel migliore dei modi (ha raccolto appena 5 punti nelle prime 4 giornate) e forse non è più la squadra affamata della scorsa stagione, ma rimane un gruppo pieno zeppo di giocatori che sembrano fatti apposta per la fase ad eliminazione diretta. Burak Yilmaz, Renato Sanches, Jonathan Ikoné e Yusuf Yazici non sono il ritratto della continuità e possono a turno avere momenti di stanca nel corso di una stagione, ma sono tutti giocatori che sanno accendersi con una singola giocata, che nella serata di grazia potrebbero passare sopra le macerie di qualsiasi squadra. Per questa stessa ragione non è detto che passino la fase a gironi, e di sicuro faticheranno contro squadre che sembrano più o meno al loro livello, ma nel caso in cui dovessero farcela non vorrei essere nei panni di chi li affronterà agli ottavi. L’anno scorso, in Europa League, l’Ajax riuscì ad eliminarli ai sedicesimi in maniera più che rocambolesca, segnando due gol fuori casa all’andata dopo essere stato in svantaggio fino all’87esimo, e ancora all’inizio di questa stagione, nella partita secca, il Lille si è dimostrato capace di battere il PSG vincendo la Supercoppa di Francia. D’altra parte i giocatori del Lille vengono detti “mastini”, che da profano delle razze mi sembra esattamente il tipo di cane che sembra innocuo finché non morde.
La Juventus passa il girone sul velluto, oppure le difficoltà mostrate nelle prime due partite di campionato possono metterla a rischio?
Marco
Se vogliamo cercare dei significati simbolici in questo sorteggio, possiamo guardare alla stagione 2012/13, che segnava il ritorno della Juventus in Champions League dopo qualche anno difficile. È l’anno successivo al primo Scudetto di Conte e i bianconeri trovarono subito di fronte il Chelsea, che era anche il detentore della coppa (toh). All’andata fu un 2-2 in rimonta che però lasciò belle sensazioni, al ritorno invece la Juventus si impose addirittura con un perentorio 3-0, che rimane una delle più impressionanti esibizioni di forza di quella squadra. Ora mi sembra che il rischio possa essere l’opposto: contro il Chelsea di Tuchel la Juventus potrebbe mostrarsi per la prima volta inadeguata al livello più alto, dovendo affrontarlo alla seconda giornata, alla fine di un ciclo di sei partite in poco più di due settimane, durante le quali Allegri non potrà lavorare molto sui problemi visti contro Udinese ed Empoli.
Un tuffo nel passato, prima di una stagione difficile.
A oggi la Juventus è una squadra con dei limiti nella rosa, ma sembra anche - e soprattutto - una squadra molto confusa. I gironi di Champions non richiedono la versione perfetta di una squadra, ma c’è bisogno di solidità, bisogna essere costanti perché ogni passo falso può costare caro. Certo, questo non vuol dire che la Juventus rischia seriamente di non passare il turno, visto che la squadra di terza fascia, lo Zenit San Pietroburgo, non è nel momento migliore della sua storia e sembra un’avversaria con grossi limiti, mentre il Malmo è anche difficile considerarlo un avversario per il passaggio del turno. Però nello sviluppo del girone sarebbe importante per la Juventus provare a tenere il passo del Chelsea, anche come iniezione di fiducia per una stagione che si prospetta non priva di insidie.
Daniele
Il Chelsea sembra un avversario difficile sul piano psicologico tanto quanto tattico o tecnico. La Juventus lo incontrerà dopo aver esordito e, si spera, preso 3 punti dal Malmo, prima della doppia sfida con lo Zenit che potrebbe rivelarsi delicata. Quest’anno Allegri dovrà dimostrare che la Juventus non è scesa di livello, con o senza Ronaldo, che il livello delle più grandi non è così lontano. E sappiamo quanto queste cose siano delicate, quanto è facile che una squadra considerata “normale” si riveli speciale in corso d’opera (vedi l’Italia all’Europeo) ma anche quanto è facile cadere in una spirale negativa da cui poi è difficile uscire.
La Juventus ci è già caduta? Allegri deve dimostrare di no, che sono in bilico magari, sull’orlo, ma che sono ancora lì con i piedi ben saldi a terra. Con il Chelsea serve una prestazione orgogliosa, con lo Zenit serve ristabilire le giuste distanze. Dal punto di vista mentale, far andare le cose come ci si aspetta senza ascoltare i propri timori, perché dopo aver perso con l’Empoli e pareggiato con l’Udinese (e vediamo come andrà a Napoli) dubito che giocatori, staff, dirigenza, non abbiano timori. Non è una situazione a cui sono abituati alla Continassa. Benvenuti nella normalità, verrebbe da dire.
Cristiano Ronaldo cambia le potenzialità dello United?
Marco
I problemi del Manchester United non sembravano di “finalizzazione”, ma piuttosto di equilibrio. Da questo punto di vista non si può dire che l’inserimento di Cristiano Ronaldo sia un miglioramento, eppure non si può negare che avere un giocatore come lui in grado di trovare il gol anche nella giornata più nera di tutti i suoi compagni possa essere un vantaggio in una competizione come la Champions League. Senza arrivare ai picchi dell’esperienza del Real Madrid, dove era semplicemente buggato quando sentiva la musichetta della Champions, Cristiano Ronaldo è un vantaggio per una squadra che sa compensare il suo gioco. I dubbi sono due: sarà in grado di arrivare al top della condizione quando serve? L’anno scorso con la Juventus agli ottavi è arrivato in condizioni impresentabili. L’altro dubbio è su Solskjaer. Sarà in grado di costruire un sistema che possa reggere il portoghese? Dovrà sacrificare un giocatore come Bruno Fernandes che fino a oggi ha fatto le fortune del Manchester United? Io non ho grande fiducia nelle sue qualità da allenatore, ma forse sono io.
Il girone C forse è il più equilibrato in assoluto: chi passa secondo voi?
Emanuele
Negli ultimi anni le squadre turche faticano a ottenere risultati europei consistenti e in estate il Besiktas ha fatto il classico mercato turco: un misto di vecchie glorie nazionali (Karaman, Topal, Ucan) e giocatori forti ormai in declino (Batsuhayi, Pjanic). C’è sempre il fattore ambientale da sfruttare, specie con l’effetto del pubblico tornato, ma mi sembra la squadra sensibilmente più fiacca del girone. L’Ajax di ten Hag è sempre quello: una delle squadre più ambiziose in Europa, con un’organizzazione del pressing e del gegenpressing senza mezze misure. Si giocherà la qualificazione con una squadra della filosofia opposta, lo Sporting fatto rinascere da Ruben Amorim. Una squadra con un’identità sostanzialmente difensiva, che difende con un blocco medio, che pensa soprattutto a ostruire gli spazi, e che ha una serie di talenti da tenere d’occhio (Goncalves e Cabral sopra a tutti). Ajax e Sporting giocano l’una contro l’altra nella prima partita. Il Borussia Dortmund può perdere punti con entrambe, Marco Rose non sembra aver ancora perfezionato la squadra. Vedremo belle partite, soprattutto con l’Ajax che ha uno stile per alcuni aspetti simile. In ogni caso la qualità di Malen, Haaland, Reus e Bellingham dovrebbe renderla favorita.
Visto che siamo qui per rischiarcela, e dobbiamo sparare dei pronostici, dico che passano Sporting e Borussia. Lo Sporting ha la prima contro l’Ajax in casa, ed un vantaggio non da poco.
Quali sono i giocatori che potrebbero fare il salto di livello in questa fase a gironi?
Dario
Forse è un pensiero provinciale da fare, ma a me piacerebbe se De Paul si mettesse subito in luce sui migliori palcoscenici europei: Anfield, il do Dragão, San Siro. Dopo una vita di corse senza palla e austerità al Friuli (scusate: Dacia Arena) obiettivamente se lo merita, tanto più in un anno in cui ha già vinto la Copa America da assoluto protagonista. De Paul ancora non è entrato stabilmente tra i titolari, ma insomma è ancora prestissimo e l’unica volta che lo ha fatto, nella partita simbolicamente importante in casa con l’Elche in cui la squadra di Simeone ha festeggiato il titolo dello scorso anno con i suoi tifosi, ha messo subito la sua firma mettendo Correa da solo davanti al portiere avversario con un lancio che sembrava uscito da uno schema di football americano. Nonostante questa sia di fatto la prima stagione di De Paul ad altissimi livelli (e appena la sua seconda volta in Champions League, a sei anni dalla fase a gironi giocata con il Valencia), conosciamo benissimo la solidità del suo talento, la sua capacità di spaccare una partita anche in contesti difficili e in momenti di estrema sofferenza. Anche se la complessità del girone sembra dire altro, non c’è nessuno più pronto di De Paul per impressionare fin da subito. Negli Stati Uniti si direbbe hit the ground running, che è esattamente come mi immagino l’atterraggio dell’ex trequartista dell’Udinese in Champions League.
Daniele
Non sarebbe un salto vero e proprio, ma se Griezmann giocasse una grande Champions League e portasse l’Atletico alla vittoria sarebbe forse la consacrazione di un grandissimo talento che, calcisticamente parlando, ha avuto una vita difficile ultimamente. Ovviamente lo sarebbe anche per Rodrigo De Paul, che dopo aver vinto da co-protagonista la Coppa America dimostrerebbe una volta di più che non si sbagliava chi ne parlava come di un campione già da un paio d’anni. Certo, poi c’è Haaland che, senza più Sancho, ha l’occasione di diventare il trascinatore della propria squadra e prendersi tutto lo spazio che vuole.
Emanuele
Non so cosa pensare del RB Lipsia, ogni anno è tutto nuovo e pesarne la competitività è un esercizio complesso. Però ecco, dopo qualche mese di ambientamento e problemi fisici penalizzanti, credo che Dominik Szoboszlai possa prendersi la leadership tecnica della squadra. Alla seconda partita di Bundesliga ha segnato già una doppietta allo Stoccarda. Il suo piede destro è semplicemente incredibile.
È un giocatore con qualcosa di retrò, e quindi strano da vedere nel RB Lipsia, ma sembra davvero avere qualcosa di speciale.
Marco
So che può sembrare strano, ma Lukaku? Sono dovuto andare a ricontrollare i suoi numeri in Champions League, che non sono male (13 gol in 27 presenze) ma onestamente facevo fatica a inserirlo nella competizione, visto che finora i suoi migliori momenti li ha avuti in Europa League. A 28 anni, dopo aver ricevuto la definitiva consacrazione all’Inter, forse gli manca solo una “grande Champions League” per essere messo al livello dei più grandi. A pensarci è anche uno dei motivi per cui ha scelto di tornare al Chelsea, forse lui per primo è convinto che questo sia il suo posto e che la squadra inglese gli avrebbe dato più possibilità di brillare. Credo sarà molto motivato e, un po’ per come è stato bistrattato in Inghilterra e un po’ perché è davvero migliorato molto negli ultimi due anni, sarei contento finisse per togliersi qualche sassolino dalla scarpa.
Giovani da seguire con più attenzione?
Marco
Se vi siete stufati di Kevin De Bruyne, nelle partite del Bruges potete ammirare il nuovo KDB. O almeno così dicono: Charles De Ketelaere è belga, biondo, con una faccia pulita; tanto è bastato per prendere il soprannome di “nuovo De Bruyne”. Eppure a vederlo non ci somiglia poi molto fisicamente: De Ketelaere è alto 192 centimetri, con delle gambe lunghe e magre che non finiscono mai. Può giocare come attaccante, vista l'altezza, ma il suo ruolo è quello del trequartista, visto che il meglio del suo gioco lo esprime proprio sulla trequarti. Nonostante il fisico riesce a essere un giocatore poco da duelli - meglio quando può entrare in tackle o usare le gambe lunghe come un cavatappi, che con il pallone per aria - ma molto elegante con il pallone tra i piedi. Ha un buon primo controllo e una difesa del pallone di alto livello. Quando riesce a girarsi ha un gusto spiccato per la giocata difficile, forse anche troppo. Nella scorsa Champions League ha segnato due gol e in generale, i tifosi della Lazio se lo ricorderanno bene, avendo giocato una grande partita all’ultima giornata contro i biancocelesti.
In questa stagione ha già segnato 3 gol (sta iniziando a vedere la porta con più continuità) e messo a segno 2 assist in 6 partite. È capitato nel girone più difficile possibile, ma può essere un vantaggio: giocare grandi partite contro PSG, Manchester City (dove troverà il vero KDB) o Lipsia potrebbe aprirgli la strada per qualche grande club prima del previsto.
Daniele
Per quanto il Barcellona sia in crisi Pedri vale da solo la visione delle loro partite. Difficile dire come reagirà alle molte responsabilità che gli stanno piovendo sulle spalle (lo stesso vale per un altro grande promettente come Ansu Fati, che ha da poco preso la 10 che era di Messi) però le qualità sono di quelle rarissime che danno ancora senso a un’idea di barcellonismo legata alla tradizione. Ai nomi, che ho già fatto quando ho parlato del Lipsia, di Brobbey e Moriba, due incognite totali, aggiungo la certezza di Jude Bellingham, che avremo modo di vedere in un contesto di alto livello che sembra appartenergli di diritto. Poi se Camavinga riuscisse a farsi spazio nel centrocampo del Real Madrid sarebbe una grande cosa. Peccato solo che il Monaco di Tchouaméni sia stato eliminato ai preliminari...