La vita del fuorisede può essere dura. Nella tradizione della mia città, Genova, ci sono due canzoni che sono un inno di quel sentimento contrastante tra l’amore per qualcosa che sta lontano ma che ti appartiene (o a cui tu appartieni) e il risentimento che alla fine è quello che - nella maggior parte dei casi - ha fatto sì che ti allontanassi dalla terra dove sei nato per andare verso altri lidi, come cantava Fibra. Se sei fuorisede a un’ora e mezza dalla città ogni settimana finisci per struggerti nel dillemma interiore se sia il caso o meno di percorrere quel centinaio di chilometri che ti separano da un passato di immobilismo e ottuagenari semplicemente per dire di essere a casa.
Questo dilemma non è mancato, nella mia vita, nel primo weekend di ottobre, quando venerdì sera mio fratello mi ha scritto: «Ho trovato un modo per entrare allo stadio, vieni a vederti Genoa-Milan?». E mentre stavo per rispondere di sì, spinto da un moto di affetto fraterno, è arrivata la seconda porzione di messaggio, sintomo di una profonda conoscenza che, del resto, in questo caso è di sangue: «Scendo con il treno, però». Non so se abbiate mai avuto la fortuna di godervi la tratta ferroviaria che collega Milano a Genova, ma nel caso vi fosse mai capitato, capirete anche voi il perché quel sì in potenza è diventato un no in atto. Ma perché, vi chiederete voi, vi sto raccontando quelli che a conti fatti sono i fatti miei?
La prima settimana di ottobre in Italia si è tornati a parlare di Kanye West, ora noto come Ye. Il rapper di Chicago è nel nostro Paese da un po’, e aveva già avuto modo di farsi ritrarre in più posizioni, più o meno scomode, prima di arrivare a questi ultimi giorni. Nella giornata di venerdì in molti lo hanno incrociato tra piazza San Babila e Cordusio, ovvero quella lingua di terra sulla quale a Milano campeggia il Duomo. Qualche ora dopo questa serie di video rubati, sulle chat di Whatsapp e sui thread di Reddit è iniziata a emergere un rumor che in poco tempo è diventata notizia: il 13 ottobre un famoso rapper internazionale aveva bloccato la location di Campovolo per una data. Tutti gli indizi portavano a credere fosse Kanye.
La storia d’amore tra Ye e l’Italia ha radici profonde, anche se avvolte da una nube di mistero. A Firenze, Kanye ha celebrato il suo matrimonio con l’ormai ex moglie Kim Kardashian, secondo Francesca Michielin per un periodo ha pensato di comprare casa a Bassano del Grappa, probabilmente per la sua vicinanza al patron di Diesel, Renzo Rosso. Spesso personaggi italiani o luoghi italiani hanno incrociato la loro storia con quella di Kanye, qui qualche anno fa avevo provato a fare una selezione. Nel tempo, però, questa relazione è andata a ingrossarsi. Vanessa Beecroft, per esempio, è nata a Genova e ha collaborato con Kanye sin dal 2008, come racconta in questa intervista/ritratto per GQ. Anche l’architetto Bianca Censori, la sua attuale moglie, nonostante il passaporto australiano, ha chiare origini italiane.
In questo momento Ye sta producendo un nuovo disco, voci lo vogliono di stanza a Firenze in un hotel che è stata anche residenza della famiglia dei Medici e che vede una notte costare anche 28mila euro. Non si capisce se sia qui perché ritenga l’Italia il miglior posto in cui lasciarsi ispirare in vista del nuovo disco o perché - altra opzione molto probabile - affascinato dalle connessioni legate al mondo fashion del nostro Paese, alla ricerca di produttori per il suo nuovo brand che dovrebbe raccogliere l’eredità dell’ormai sepolto Yeezy, che in molti pensino possa chiamarsi YEWS.
Mentre aggiornavo, con una sistematicità ai limiti del tic, la pagina di TicketOne per assicurarmi di essere tra i primi a ottenere informazioni su questi famigerati biglietti per la data emiliana di Kanye West, ricevo una chiamata da mio fratello. Sono ormai passate ventiquattro ore dal mio rifiuto e in quell’esatto momento mi sono convinto che Ye e la produzione del live stessero aspettando che fosse pieno giorno in ogni fascia oraria degli Stati Uniti per lanciare l’evento, per cui metto giù senza rispondere e torno al mio refresh matto e disperatissimo. Ma nessuno ti conosce come la famiglia, e quindi mio fratello anziché provare a richiamarmi decide di scrivermi. E se è vero che come diceva Edward Bulwer-Lytton, la penna è più potente della spada, anche la tastiera QWERTY non scherza.
Il lungo inseguimento tra Kanye West e il sottoscritto, che vede il primo nei panni di un imprevedibile Beep Beep e chi scrive nella versione più sventurata di Wile E. Coyote, parte da lontano, con un percorso che, sempre mascherato da tentativi di giornalismo, mi ha portato da Roma a Lugo, in Romagna. Nella testa e nel cassetto ho una ricostruzione fedele di tutte le tappe all’interno dell’Italia che hanno visto Ye come protagonista, dal matrimonio a Firenze ai vintage tra una piadina e l’altra. In alcune di queste ho provato a incontrarlo, in altre ho provato a ricostruire il suo percorso parlando con persone che lo hanno incontrato, ma sempre con scarsi (o non soddisfacenti) risultati. Ho passato mezz’ora a fissare il vuoto davanti alla serranda chiusa della Trattoria dell’Autista, a Savignano sul Rubicone, un ristorante che mi affascina da tempo perché su TripAdvisor è segnato come “il ristorante preferito di Kanye West”, tranne per poi scoprire che il proprietario pensava di avere appeso al muro una foto con un candidato alle presidenziali americane, non con un rapper.
Ho organizzato una spedizione a Firenze per capire chi stesse organizzando la festa del suo matrimonio e quando, con l'amico con cui stavo organizzando, pensavamo di aver trovato una quadra, con tanto di discesa in macchina verso la Toscana, qualcuno ci manda una foto di Kanye West a Portofino, mezz’ora da casa nostra, contro le quattro che ci separano da Firenze.
In mezzo ci sono pomeriggi in archivi di vestiti vintage non ancora aperti al pubblico, cercando di capire perché Kanye West avesse deciso di recarsi a Lugo di Romagna, salvo poi essere respinto da un ristorante in quel paese perché “troppo pieno”, oppure lavori accettati in prossimità del concerto di Travis Scott a Roma perché “figurati se si farà davvero” e alla fine si è fatto, con Kanye sul palco e miei amici a qualche metro.
Ma se tutto ha un senso in questo planisfero martoriato da puntine, diciamo che immaginarsi Kanye West seduto a qualche seggiolino dalla tribuna stampa dello stadio Luigi Ferraris di Genova, meglio noto come Marassi, è qualcosa che va oltre per assurdità. Mi fa diventare paranoico, mi fa pensare a uno scherzo nei miei confronti.
Si poteva trovare una quadra ai collegamenti più assurdi. Persino una foto a casa di Emma Marrone o un selfie in mezzo al bosco con Francesca Michielin hanno un senso nell’epica westiana, che fa della collaborazione e del collegare puntini che nessuno avrebbe mai collegato - leggere una lista di credits di un suo qualsiasi disco per credere - un’ospitata, volontaria o concordata che sia. Una sua presenza in tribuna per vedere Genoa-Milan, anticipo del sabato sera, invece ne ha molto meno. Anzi: non ne ha.
È dunque normale pensare, almeno in queste situazioni, di star vivendo in un incredibile versione del Truman Show in cui il gesto più sadico del regista è quello di portare un personaggio che miri di raccontare da diverso tempo, nel modo più completo possibile, nella tua città, al fianco della persona che più di ogni altra condivide con te il patrimonio genetico, senza nessun apparente motivo.
La realtà, però, è molto più semplice del previsto: prima ancora che un artista dal pensiero discutibile, prima ancora che uno dei più grandi produttori della storia del genere, prima ancora che una delle più grandi menti creative dello street style, Kanye West è un padre.
Come si vede da questo video, la cui regia è dell’ormai pluri-citato fratello, Kanye infatti non è solo allo stadio, ma è accompagnato da un bambino, che i più attenti sapranno riconoscere come Saint West, il secondogenito del rapper e di Kim Kardashian. Saint West è un personaggio al contempo privilegiato e interessante. L’unione di queste due cose ha fatto sì che i suoi genitori abbiano imparato a conoscere il calcio, visto che il piccolo pare esserne ossessionato.
Come nei peggiori incubi di Andrea Agnelli, Saint West sembra essere uno di quegli appassionati di calcio che stanno alla musica come quelli che “ascoltano un po’ di tutto”. Nel corso della sua breve vita, ha avuto modo, per esempio, di fare un breve FaceTime con Neymar Jr., sul finire della scorsa stagione, per augurargli una buona guarigione. Nel luglio dello stesso anno, sempre Kim Kardashian lo ha portato a Miami, a incontrare dal vivo il suo idolo, Lionel Messi, al debutto in MLS.
Ma la passione di Saint per il calcio ha origini lontane ed europee. Una delle prime immagini che lo immortalano tifare con passione dei colori sono quelle che seguono, nelle quali con addosso la maglia dell’attaccante irlandese Katie McCabe, la progenie di West esulta con fanciullesco entusiasmo dopo che Saka si è procurato un rigore in Europa League, contro lo Sporting. Un piccolo fan del giovedì sera.
Per quanto l’unica foto uscita sia quella del padre con Leao, è affascinante chiedersi chi, tra i giocatori in campo in questa partita, fosse il corrispettivo di Messi, Neymar, Mbappé o Saka per Saint. Come forse tutti noi l’ottenne è rimasto rapito dalle qualità e lo stile di Albert Gudmundsson? O ha visto in Morten Thorsby un simbolo per le generazioni future?
Ciò che è certo è che Kanye West ama il Genoa molto più di altre squadre. Negli anni il rapper di Chicago ci ha insegnato a riconoscere fin dalle sue espressioni facciali il suo stato d’animo, che a volte veniva malcelato dalle parole. Questo è Kanye West con in mano una maglietta del Genoa:
Questo è Kanye West con addosso una tuta del Manchester United, con tanto di iniziali.
Negli anni comunque il rapporto tra Kanye West e lo stadio è andato solidificandosi, tanto da portare lo stesso Ye a vivere per mesi all’interno dello stadio di Atlanta, un po’ per chiudere Donda, un po’ per vivere appieno lo spirito dell’MLS che, in questo video recuperato da uno dei pochi momenti di attività del suo profilo Instagram, sembra aver colto in toto.
Rimane il fatto che, in queste ore Kanye si godeva un mondo a me incredibilmente familiare. È come se il tuo idolo entra nella tua cameretta mentre non ci sei e poi lo scopri su Instagram. Così, mentre lui era a una manciata di metri dal Bisagno sentendo cantare una delle curve più emozionanti del calcio italiano tutto, io ero su una bici a noleggio che costa al minuto quanto un Taxi a Chicago, per provare a scrollare da me quella pigrizia che, ancora una volta, mi aveva portato lontano da Ye.