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Che mangino brioche
20 giu 2016
Alla Francia manca il pane di un gioco organizzato, ma non mancano le individualità. Si può vincere così un Europeo?
(articolo)
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Dopo le prime due partite del girone, entrambe vinte, la Francia era già qualificata agli ottavi. Lo scialbo pareggio con la Svizzera è stato sufficiente ad assicurarle la testa del girone, garantendo a Deschamps e i suoi un avversario non irresistibile (almeno sulla carta), visto che agli ottavi se le vedranno con una delle migliori terze. Soffermandoci solo sui risultati fin qui ottenuti, i francesi hanno fatto quello che ci si aspettava da loro, cioè vincere un girone che per avversari e calendario li vedeva come favoritissimi al primo posto. Ma tutto si può dire meno che la loro proposta di gioco abbia convinto tifosi e stampa francese, né tanto meno gli osservatori neutrali.

La Francia ha stentato sia con la Romania all’esordio che con l’Albania alla seconda giornata, e in entrambe le occasioni ha risolto la gara solo a tempo praticamente scaduto, grazie alla magia di Payet contro i rumeni (89.esimo) e al gol di Griezmann (90.esimo) contro la Nazionale di De Biasi. Considerato il contesto, con il pareggio che avrebbe fatto felice entrambe le squadre, la partita con la Svizzera va probabilmente considerata a parte, ma anche in questo caso non si può certo dire che i “Blues” abbiano brillato.

Contro la Romania, Deschamps ha schierato quello che, dopo gli infortuni occorsi a Lassana Diarra e ai difensori centrali, doveva essere il suo undici ideale. Un 4-3-3 con Lloris in porta, difesa a quattro con Sagna, Rami, Koscielny ed Evra, centrocampo con Pogba e Matuidi ai lati di Kanté e tridente offensivo con Griezmann e Payet a supporto dell’unica punta Giroud.

Problemi di costruzione

I dubbi più grandi, anche prima di vedere i tre all’opera, erano tutti sul centrocampo: nessuno tra Kanté, Pogba e Matuidi è un vero e proprio regista ed era dunque legittimo aspettarsi alcune difficoltà nella costruzione del gioco, ma non così tanta confusione e così poche idee. Più che a difetti individuali, le difficoltà sembrano la conseguenza di una serie di mancanze strutturali.

La Francia ci ha abituato a cominciare la costruzione del gioco attuando la salida lavolpiana, cioè lo scivolamento in mezzo ai difensori del mediano, con il contemporaneo allargamento dei terzini. Negli ultimi due anni, questo meccanismo veniva attuato per non lasciare i due centrali in inferiorità numerica. Ma contro la Romania e nel secondo tempo con l’Albania, quando Deschamps è tornato al 4-3-3, l’esecuzione della salida è parsa troppo meccanica, oltre che poco organizzata. Per prima cosa, Kanté si abbassava anche quando non era strettamente necessario, limitando notevolmente, se non proprio annullando, l’influenza dei difensori centrali in possesso. Non è chiaro se questa sia stata una chiara istruzione di Deschamps, che magari non si fida particolarmente di Rami, quasi mai testato in questi due anni, ma la scelta non ha certo fluidificato la manovra.

Come si vede nell’immagine, anche le distanze e le posizioni sono tutt’altro che ottimali. Idealmente, i centrali dovrebbero allargarsi in modo da fornire opzioni di passaggio e rendere più difficile il pressing agli avversari. In questo caso invece, Kanté non solo si è ritrovato sulla stessa linea di Rami e Koscielny, ma è anche estremamente vicino ad entrambi, facilitando le cose ai due attaccanti rumeni e di fatto sprecando la superiorità numerica. Inoltre mancano completamente le connessioni con il centrocampo, che presenta Matuidi, Pogba ed Evra sulla stessa line orizzontale, oltre che con i terzini, tanto che Sagna, dopo aver preso una posizione più avanzata è costretto a tornare indietro. In questo scenario Pogba, Matuidi e Payet, probabilmente frustrati dalle difficoltà dei compagni nel far progredire l’azione, si abbassavano a loro volta, spesso in contemporanea, complicando le cose, visto che diminuivano le opzioni di passaggio avanzate.

Payet si abbassa a prendere il pallone, ritrovandosi praticamente sulla stessa linea di Kanté e poco lontano da Pogba. Ciò svuota completamente il blocco rumeno, al cui interno non ci sono più giocatori francesi in posizione centrale e amplifica la disconnessione con il reparto avanzato.

Problemi di distanze

Ma l’esclusione dei difensori centrali dalla fase di uscita è risultata un problema anche quando la Francia si è schierata con il 4-2-3-1. In questo caso i Blues hanno spesso interpretato in maniera un po’ troppo rigida le proprie posizioni in campo. Con un solo mediano posizionato centralmente, si crea in modo quasi naturale un triangolo in fase di impostazione, indipendentemente che il mediano sia vertice basso (come nella salida) o alto. Con due centrocampisti posizionati sugli interni, c’è bisogno di maggiore consapevolezza tattica per creare i giusti angoli e aprire linee di passaggio per una costruzione efficiente. Compito che Kanté e Matuidi non sono riusciti a svolgere al meglio, ritrovandosi spesso ad abbassarsi anche molto per ricevere palla ed escludendo anche in questo caso Rami e Koscielny. Così la manovra partiva ad handicap, con i francesi da subito in inferiorità numerica.

Matuidi e Kanté si abbassano talmente tanto che gli albanesi rinunciano a pressarli, consapevoli che per loro si verrà comunque a creare una situazione favorevole, visto che c’è una vera e propria voragine tra i reparti francesi, scollegati come non mai.

Non sfruttando bene ogni giocatore disponibile in possesso, la Francia ha avuto grosse difficoltà ad affrontare squadre che si difendevano in un blocco medio-basso, ritrovandosi a occupare il campo in maniera tutt’altro che buona. Con il 4-3-3 le mezzali dei Blues tendevano ad allargarsi in modo da sfuggire al presidio centrale degli avversari, ma costruire lungo le corsie è tutt’altro che facile, anche per giocatori con le qualità tecniche dei francesi. Tra l’altro contro la Romania, Payet giocava in un ruolo abbastanza libero, senza una posizione fissa, mentre Griezmann non ha praticamente mai agito da ala, facendo piuttosto la punta accanto a Giroud.

Pogba prende palla largo a destra ma non ha opzioni, con Griezmann accanto a Giroud, Sagna troppo alto e Payet irraggiungibile. Il centrocampista della Juventus torna quindi indietro passando a Kanté.

Piccoli segnali positivi e grandi fragilità

Bisogna riconoscere a Deschamps che, pur cominciando male i primi tempi di entrambe le gare, la Francia, sia con la Romania che con l’Albania, si è fatta apprezzare maggiormente nella seconda frazione. Sebbene le indicazioni siano risultate contrastanti. Nella ripresa contro la Romania, Deschamps è passato al 4-3-1-2, posizionando Payet da trequartista centrale e Matuidi e Pogba ai lati di Kanté. La situazione è nettamente migliorata perché per la squadra di Iordanescu era praticamente impossibile gestire il rombo francese con soli due centrocampisti centrali.

Il rombo ha migliorato la struttura e l’occupazione degli spazi dei Blues, con Payet tra le linee, i terzini larghi e Pogba e Matuidi sugli interni.

Inoltre il rombo ha fornito alla Francia una struttura migliore, con le connessioni che si sono venute a creare in maniera abbastanza semplice e una migliore occupazione degli spazi, con Sagna ed Evra stabilmente larghi. A lasciare a desiderare sono stati ancora i ruoli della coppia di attaccanti: Griezmann giocava spalle alla porta, mentre Giroud cercava l’attacco della profondità. Compiti di fatto discordanti rispetto alle proprie caratteristiche. Non è un caso che proprio “le Petite Diable” sia stato il primo giocatore richiamato in panchina per Coman, comunque poco adatto a giocare da punta.

Negli ultimi 15 minuti l’ex tecnico del Marsiglia ha cambiato ancora, mandando dentro Martial e passando al 4-2-3-1 (Coman a destra, Payet centrale, Martial a sinistra e Giroud centravanti), con cui la Francia ha mostrato il meglio di sé ed ha trovato il gol della vittoria di Payet. Sul miglioramento nel finale, anche nella partita contro gli albanesi, ha pesato anche la stanchezza degli avversari che non riuscivano più a pressare come nel resto della partita. Per la Francia le cose sono diventate più facili, visto che senza pressione riusciva a innescare la manovra in maniera nettamente più fluida.

Viste le buone indicazioni offerte dal 4-2-3-1 e la prestazione sottotono di Pogba (e all’episodio del pranzo in ciabatte), Deschamps lo ha riproposto dal primo minuto contro l’Albania, rinunciando allo juventino, ma, come illustrato in precedenza, anche in questo caso i problemi non sono mancati. Alle difficoltà con la palla vanno sommate quelle senza, visto che troppo spesso, vista la loro aggressività e senza la copertura di un centrocampista davanti alla difesa, Kanté e Matuidi si sono fatti prendere alle spalle dagli albanesi.

Kanté esce su Abrashi che lo evita pescando Memushaj. A quel punto è Matuidi che va in pressing sul centrocampista del Pescara, che ne approfitta per pescare Lenjani alle sue spalle. Ora, vista la qualità media dell’Albania, queste situazioni si sono risolte in un nulla di fatto, ma nel proseguo del torneo errori di questo tipo verranno difficilmente perdonati.

Più in generale, a livello difensivo, la Francia non ha convinto fino in fondo. Al di là della coppia di difensori, ancora alla ricerca dell’intesa ideale visto che Rami e Koscielny non hanno praticamente mai giocato insieme, è l’atteggiamento generale quando c’è da recuperare la palla ad essere poco convincente. Deschamps sembra avere una grande fiducia nell’abilità dei propri centrocampisti di vincere ogni contrasto e punta molto sui duelli individuali, ma la scelta di non ricorrere a un pressing offensivo è parsa perlomeno strana. C’è da dire che nella fase di avvicinamento a Euro 2016 i Blues non hanno mai adoperato una strategia di questo tipo, ma contro avversari qualitativamente inferiori che andavano in difficoltà alla minima pressione, un più sistematico utilizzo del pressing avrebbe facilitato le cose: recuperare il pallone in zone avanzate di campo, avrebbe consentito di non ricominciare ogni volta la manovra da zero, considerata quanta fatica facevano i francesi a far progredire il loro gioco.

Le poche volte che la Francia ha pressato l’Albania l’ha costretta a buttare palla, perché quindi rinunciare in partenza a pressare alto?

Giocare senza palla è una soluzione?

La sensazione, anche prima dell’inizio degli Europei, era che la Francia si sarebbe trovata meglio ad affrontare squadre “possesso-centriche”, contro cui far valere la propria solidità e qualità nel vincere i contrasti, per poi attaccare in contropiede. Ciò permetterebbe di aggirare i problemi nel gestire il pallino del gioco e sfruttare l’enorme velocità e abilità tecnica dei propri esterni, che forse non ha pari nel torneo. Così non ci sarebbe nemmeno il problema di dover scardinare le difese nell’ultimo terzo di campo, visto che anche in questo caso, salvo invenzioni di Payet e dribbling di un fin troppo isolato Coman, la Francia ha lasciato un po’ a desiderare.

In questo senso però, la gara con la Svizzera non ha lanciato segnali confortanti, visto che pur lasciando la palla alla squadra di Petkovic, i Blues non si sono dimostrati così organizzati nel recuperare il possesso e lanciare le transizioni, anche se a dir la verità, potendo vincere il girone con un pareggio, può essere che Deschamps abbia preferito non sbilanciarsi cercando più che altro di far passare il tempo, visto che anche gli elvetici erano ben contenti di guadagnare il punto che gli serviva a raggiungere gli ottavi. Cabaye si è fatto (relativamente) apprezzare da regista, ma forse non così tanto da togliere il posto ad uno tra Kanté, Pogba e Matuidi.

Nel calcio esistono tre tipi di superiorità: posizionale, numerica e qualitativa. In breve, la superiorità posizionale consiste nel liberare uomini tra le linee e nell’aprire linee di passaggio multiple; la superiorità numerica consiste nell’avere un uomo in più in diverse situazioni e zone di campo, adoperandolo per far progredire la palla o creare occasioni; la superiorità qualitativa consiste nel creare situazioni in cui giocatori di qualità superiore si trovano ad affrontare giocatori inferiori. Finora la Francia è riuscita a sfruttare solo la propria superiorità qualitativa: per arrivare in fondo al torneo avrà bisogno di migliorare anche nella creazione di superiorità numerica e posizionale.

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