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Che Mondiale è stato per l'Italia del nuoto?
31 lug 2023
Dei risultati un po' al di sotto delle aspettative.
(articolo)
13 min
(copertina)
Foto di Philipp Brem / Imago
(copertina) Foto di Philipp Brem / Imago
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Per valutare le prestazioni dell’Italia ai Mondiali di Fukuoka 2023, sono importanti alcune premesse.

La storia recente della nostra nazionale è stata un crescendo unico di grandi risultati, grazie ai quali l’Italia si è affermata come potenza internazionale del nuoto in corsia. Prendiamo le ultime due edizioni, quella pre e quella post Tokyo 2021: a Gwangju 2019, con ancora Federica Pellegrini in squadra, sono state otto le medaglie totali (3 ori, 2 argenti, 3 bronzi), mentre a Budapest 2022 è arrivato il record di nove medaglie, con ben cinque ori, tutti in gare Olimpiche e senza Federica Pellegrini, già ritirata. Va detto, però, che Budapest 2022 è stata un’edizione anomala, organizzata da World Aquatics in fretta e furia principalmente per tappare i buchi di calendario lasciati dagli slittamenti post pandemici, e come tale ha visto una partecipazione non completa dei campioni della vasca. L’Italia aveva aderito in grande numero e in grande forma, facendo la voce grossa e andando ben oltre i più rosei risultati preventivati.

All’edizione Mondiale di Budapest 2022 sono seguiti un Europeo grandioso, quello di Roma 2022, e un Mondiale in vasca corta altrettanto soddisfacente, con addirittura il record del mondo ottenuto nella staffetta 4x100 stile maschi. Di conseguenza è chiaro che non si tratti di un fuoco di paglia estemporaneo, ma di una serie di risultati figlia di programmazione e lavoro, oltre che di una generazione di talenti mai avuta prima, come qualità ed estensione.

Detto questo, qualche numero. La nazionale italiana torna a casa dal Giappone con un totale in vasca di sei medaglie, un passo indietro rispetto alle ultime due edizioni e un bottino che somiglia a quello di Budapest 2017 anche se con meno ori, 1 contro 3. Otto sono stati gli atleti che sono approdati alle finali e tre le staffette, con una percentuale di passaggio del turno nettamente inferiore rispetto ad un anno fa. Parlando di sole gare Olimpiche, a Tokyo e a Budapest abbiamo avuto 15 finali, a Fukuoka 10: anche a voler guardare solo i numeri, si intuisce che qualcosa non è andato come sperato. In un Mondiale che ha presentato un livello medio più alto di un anno fa e un generale abbassamento dei tempi di tutte le specialità, si poteva intuire che ripetere risultati eclatanti fosse complicato, ma in generale sembra essere mancato qualcosa agli italiani. Se ci si aspettava una conferma generale verso Parigi 2024, possiamo dire che c’è stata solo in parte.

L'uomo più atteso

Impossibile non partire in questa analisi da Thomas Ceccon, l’uomo più atteso della vigilia in casa azzurra, il nuotatore sul quale riponiamo - giustamente - le speranze maggiori per il nostro presente e futuro in vasca. Dopo l’exploit del 2022, quando stupì il mondo intero vincendo i 100 dorso con il record del mondo, Ceccon era attesissimo e non solo in Italia. Negli ultimi dodici mesi è diventato un volto internazionale riconosciuto, protagonista di molte campagne media e social di World Aquatics al pari di altri grandi nomi come Ledecky e Popovici. La sua maturazione personale dopo il record del mondo è stata netta e per certi versi impressionante, e lo dimostrano le dichiarazioni rilasciate nell’ultimo periodo. «L’obiettivo vero è vincere l’oro a Parigi», è una frase che sia lui che il suo allenatore, Alberto Burlina, hanno ripetuto a oltranza, non nascondendo più le reali ambizioni dietro alla scaramanzia.

Ceccon è il primatista del mondo in carica della gara, e nei 100 dorso è talmente a suo agio che spesso ha dato l’impressione di poter giocare con la distanza, rallentare e accelerare al punto giusto e rimanere sempre a livelli altissimi. Lo ha fatto anche a Fukuoka: in semifinale ha nuotato 52”16 abbassando il ritmo negli ultimi metri e dando l’impressione di avercene ancora, mentre in finale (52”27) ha sbagliato prima la partenza, uscendo dall’apnea nettamente dietro tutti, e poi l’arrivo, toccando la piastra 7 centesimi dopo Ryan Murphy. Al di la degli errori nei fondamentali, quello che ha fatto nella parte nuotata ci conferma che Ceccon c’è, e forse solo i russi Rylov e Kolesnikov - autori in questi giorni di prestazioni eccellenti in patria - possono davvero impensierirlo.

Il Mondiale di Ceccon nelle gare individuali è stato comunque ottimo: all’argento nei 100 dorso ha affiancato il titolo nei 50 farfalla, gara non Olimpica che nuota “come mi viene, tanto per divertirmi” e nella quale ha vinto con una nuotata magnifica, elegante ma potente, e la finale nei 50 dorso (quinto). In ottica Olimpica di queste tre gare restano solo i 100 dorso, e sembra quindi che Ceccon possa tentare la qualificazione anche nei 100 stile, ipotesi per ora solo nell’aria ma dal sapore suggestivo. Nei prossimi mesi si capirà meglio la sua strategia, ma su di lui i dubbi sono pochissimi.

Il Mondiale di Paltrinieri

«A 29 anni non posso più gareggiare all’80% e vincere comunque tutto, devo fare delle scelte». Intercettato ai Mondiali di scherma di Milano, dove gareggiava la compagna spadista Rossella Fiamingo, Gregorio Paltrinieri ha commentato così il suo ritorno anticipato dal Giappone: «è stata una decisione sofferta ma che mi fa riflettere, il futuro va programmato bene». Il Mondiale del campione di Carpi è stato ambiguo: presentatosi al via con problemi di preparazione («da gennaio mi sono fermato sei volte»), ha comunque rispettato tutto il programma in acque libere, conquistando un quinto posto nella 10km, un argento nella 5km e l’oro nella staffetta 4x1500. Alla soddisfazione per le medaglie e soprattutto per la vittoria nella prova a squadre si è affiancata l’amarezza per la mancata qualificazione Olimpica, per la quale serviva il podio nella 10km (qualificazione solo rimandata ai Mondiali di febbraio 2024, quando basterà entrare nei primi 13).

Un paio di giorni dopo le prove in open water, Paltrinieri si è buttato in vasca ed ha raggiunto la finale degli 800, gara nella quale è argento Olimpico in carica e deteneva il record europeo (tempo che che risale al 2019). Nella finale, però, non è mai stato in gara, cedendo fin dai primi metri al ritmo forsennato dei primissimi, ed è giunto ottavo, ben staccato dalla zona calda di una gara mai così veloce in questa distanza (con il suo personal best sarebbe comunque arrivato quinto). Visto questo risultato e vista la condizione fisica, l’atleta e lo staff hanno deciso di rientrare in Italia per riposare e fare delle analisi più approfondite, saltando così i 1500 dei quali era campione uscente (anche qui, con il suo record europeo stabilito l’anno scorso sarebbe arrivato terzo).

Quanto successo a Fukuoka apre un dibattito sul programma gare di Paltrinieri che non è certo nuovo, ma che con gli eccellenti risultati ottenuti dall’italiano era sempre stato evitato. Se nel 2021 era stato capace di essere competitivo su tutte le distanze nonostante la mononucleosi contratta qualche mese prima, e nel 2022 aveva fatto anche meglio conquistando la doppietta 1500+10km ai Mondiali, Paltrinieri stesso sembra non essere più convinto di poterlo fare nel futuro. Per questo sembra probabile che, in ottica Parigi 2024, scelga di abbandonare gli 800, la distanza più corta, per dedicarsi a 1500 e alla 10km. È vero che alle Olimpiadi le open water si svolgono dopo le gare in piscina, e questa è una differenza non da poco, ma è anche vero che gli 800 presentano una concorrenza specializzata di atleti che provengono dai 400, come il vincitore a Fukuoka Ahmed Hafnaoui (sua la doppietta 800+1500) o l’australiano Sam Short, nuotatori dotati di una velocità di base nettamente superiore a Paltrinieri e per questo capaci di condotte di gara meno dispendiose rispetto a quella del carpigano. Per provare a vincere gli 800 (e anche i 1500), Paltrinieri ha un solo copione di gara, partire forte subito e staccare gli avversari quanto basta per non farli recuperare negli ultimi 100 metri, cosa complicatissima se non si è in forma e se si ha una concorrenza come quella attuale. Con una preparazione perfetta si potrebbe comunque competere per le prime posizioni, ma la scelta di puntare sulle gare più lunghe, e nelle quali ha più chance di medaglia, sembra la più sensata.

Gli altri

L’Italia si presentava a Fukoka con altri due campioni del Mondo individuali, Nicolò Martinenghi e Benedetta Pilato, che a Budapest 2022 avevano vinto i 100 rana: entrambi non hanno confermato il titolo, ma per entrambi il Mondiale non è del tutto negativo.

Il varesino ha raggiunto comunque l’argento nei 100, in un podio che lo ha visto a pari merito con Nick Fink e Arno Kamminga, tutti secondi dietro alla rivelazione del Mondiale, il cinese Qin Haiyang, primo uomo a vincere 50-100-200 rana nello stesso Mondiale. Martinenghi è sembrato meno fluido del solito ed ha nuotato le sue gare dimostrando forza e cattiveria agonistica più che condizione fisica perfetta. «Ci sarà da aggiustare qualcosa nella preparazione in vista di Parigi» ha detto ai microfoni della Rai, ed ha ragione: nel 2024 al cinese Qin si aggiungerà anche il ritorno di Adam Peaty e confermare il podio diventerà quindi molto complicato.

Benedetta Pilato, invece, non ha nuotato la gara della quale era campionessa uscente in quanto non qualificatasi secondo le norme della FIN. La sua esclusione, che ha fatto molto parlare nei mesi scorsi, è figlia di un periodo nel quale la tarantina ha dovuto affrontare gli esami di maturità e, soprattutto, alcuni guai fisici e di crescita, a causa dei quali ha deciso di limitare i carichi di lavoro. Si è comunque qualificata nei 50, gara nella quale deteneva il record del mondo e dove è arrivata terza dietro alla lituana Ruta Meilutyte, che le ha rubato anche il primato.

Nei giorni di Fukuoka, Pilato ha annunciato che da settembre cambierà guida tecnica, lasciando l’allenatore che l’ha scoperta e portata sul tetto del mondo (Vito D’Onghia) per affidarsi ad Antonio Satta. Ad un anno da Parigi è sembrata una scelta obbligata: Pilato si trasferisce a Torino, città nella quale trova la possibilità di allenarsi con un gruppo di atleti professionisti ed in vasca da 50, cosa che nel suo territorio di origine non poteva fare. Satta, che tra gli altri allena il campione italiano dei 100 stile Alessandro Miressi, è specializzato nella velocità, e sembra avere l’esperienza giusta per dare a Pilato qualcosa in più verso i Giochi. Se tutto va nel verso giusto, resta una delle favorite per le medaglie.

Ottime invece le prestazioni di Simona Quadarella, tornata a nuotare i tempi della sua miglior stagione, quella 2019, e ad essere un punto fisso del mezzofondo internazionale. L’argento nei 1500 e il quarto posto negli 800 ottenuti a Fukuoka «sono ossigeno e fiducia per me, mi fanno pensare che ho lavorato bene e che il sogno Olimpico è vivo». L’atleta romana, con la sua capacità di soffrire e perseverare nonostante gli alti e bassi delle ultime due stagioni, è l’esempio per la nazionale italiana, chiamata a dare il tutto per tutto nella stagione che porta alle Olimpiadi.

Staffette

Le staffette sono state, negli ultimi anni, la vera cartina tornasole della salute del movimento natatorio italiano, ed è quindi naturale leggerne i risultati a Fukuoka per tirare le somme del Mondiale 2023. Si tratta, anche in questo caso, di risultati agrodolci.

In apertura di Mondiale la 4x100 stile uomini ha raggiunto un argento di grande spessore, che conferma i podi Olimpico e Mondiale del 2022. A guardare meglio la classifica, però, si potrebbe trattare di un’occasione persa: con gli USA senza la loro punta Caeleb Dressel e la Gran Bretagna squalificata in batteria per cambio anticipato, rimaneva l’Australia da battere, ed è stata una questione di centesimi. In particolare quelli della frazione di Lorenzo Zazzeri, ottima tenendo conto che è rientrato dopo un periodo di stop fisico ma meno positiva perché sottolinea la mancanza interna di un cambio all’altezza, che possa sopperire ad un passaggio a vuoto di uno dei quattro titolari. Alcuni dei velocisti che avrebbero dovuto trovare spazio non si sono confermati, penso soprattutto a Conte Bonin, che dopo una stagione in corta eccezionale non si è ripetuto in vasca da 50.

La 4x200 maschi ha ottenuto un ottimo quinto posto, riportandosi su livelli egregi dopo il passo falso del 2022 (fuori dalla finale Mondiale) nonostante un Marco De Tullio sottotono: per i Giochi l’obiettivo è la finale. Le staffette femminili sono invece in piena fase di ricostruzione e i risultati ottenuti dalla 4x100 e 4x200 stile sono confortanti, perché messi insieme da quartetti giovani e con ampie possibilità di miglioramento.

È nelle 4x100 miste che si è verificato il vero passaggio negativo della nazionale italiana a Fukuoka 2023. Le donne, settime nel Mondiale dell’anno scorso, sono rimaste fuori dalla finale, solo undicesime: Panziera a dorso, Carraro a rana, Bianchi a delfino e Morini a stile hanno nuotato frazioni sottotono, lontane dei loro personali, e l’obiettivo finale Olimpica sembra raggiungibile solo con due cambi (rana e delfino) e con Panziera finalmente ai suoi livelli.

Per i maschi della 4x100 mista invece il discorso è abbastanza semplice: che i campioni del mondo in carica rimangano fuori dalla finale ad un anno di distanza dal loro titolo è semplicemente inammissibile. La stanchezza di fine campionato, i tanti impegni dei titolari, la concorrenza più agguerrita rispetto ad un anno fa sono attenuanti molto generiche, perché i nostri hanno semplicemente fatto una prestazione mediocre, singolarmente e di gruppo. Di fatto bastavano 30 centesimi in meno per accedere alla finale, e questo è un grande rammarico perché poi si sarebbe potuto lottare per il podio. Una medaglia che avrebbe cambiato anche il giudizio generale della spedizione italiana, e che rischia di avere strascichi poco piacevoli. I protagonisti hanno lasciato trapelare alcuni malumori all’interno della squadra, soprattutto per voce di Ceccon che si aspettava «l’impegno di Miressi a stile libero già dal mattino, ci avrebbe dato una spinta in più». Il nuoto è uno sport di prestazione, dove l’armonia tra i compagni conta il giusto rispetto ad altri fattori, però di sicuro è meglio quando le cose vanno per il verso giusto, soprattutto in vista dei prossimi impegni.

Road to Paris 2024

Anche se sembra ben delineata, la geografia del nuoto cambia molto in fretta, e ad un’Australia in grande spolvero ora si è affiancata una Cina che sta riproponendo atleti di spessore e un fenomeno vero, Qin Haiyang, dominatore della rana e possibile trascinatore del movimento. Anche gli Stati Uniti, abituati a vincere in maniera quasi naturale, hanno trovato difficoltà in questi Mondiali, nei quali hanno raccolto molte medaglie ma pochi ori rispetto al loro standard. Quello di Fukuoka è stato un campionato transitorio - anche a causa del calendario che presenta già a febbraio 2024 un’altra rassegna iridata - ma per molti aspetti affascinante e ricco di grandi nomi e prestazioni, in particolare penso a Leon Marchand e Mollie O’Callaghan.

In tutto ciò, l’Italia non è stata la migliore versione di sé stessa ma non c’è spazio per parlare di crisi tecnica. Le aspettative, dopo i recenti risultati, erano altissime e forse anche sproporzionate visto il livello internazionale, ma, come dice il direttore tecnico Butini, «i nostri sono sempre lì a giocarsela e i big sono stati affiancati da alcuni giovani che nonostante fossero all’esordio hanno già fatto vedere ottime cose». Su tutti tre ventenni, Anita Bottazzo, finalista nei 50 rana, Sofia Morini, nome nuovo della velocità a stile, e Luca De Tullio, a ridosso delle finali nelle distanze più lunghe. Sempre Butini: «Rispetto all’anno scorso abbiamo faticato, ma sapevamo che il livello di preparazione di molti dei nostri era diverso e in alcuni casi deficitario. Il livello generale è invece sempre più alto, e per questo dobbiamo lavorare». Tra un anno esatto ci sono i Giochi di Parigi: l’obbligo dell’Italia sarà raccogliere quanto seminato in questi anni.

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