Il gol di Ross Barkley al novantaseiesimo minuto di Chelsea - Manchester UTD ha permesso alla squadra di Maurizio Sarri di mantenere l'imbattibilità in campionato. Se non fosse che il City di Guardiola e il Liverpool di Klopp sembrano entrambe inarrestabili e sono in testa con un pareggio in meno rispetto al Chelsea, oggi parleremmo di un nuovo miracolo italiano in Premier League.
Oltre agli ottimi risultati – il Chelsea è imbattuto dalla sconfitta nel primo impegno stagionale, per mano del City nel Community Shield – è la percezione sul gioco che la squadra di Sarri cerca di declinare in campo che è già grande, soprattutto se paragonata alla conclusione mesta dell’avventura londinese di Antonio Conte. Eppure, era piuttosto diffusa la convinzione che Sarri, certosino allenatore di campo, avesse bisogno di più tempo per imprimere la sua idea di calcio nella testa dei suoi nuovi calciatori.
Com’è riuscito Sarri a trasformare il Chelsea dopo soli 101 giorni?
La dimensione del cambiamento
Nella conferenza stampa che ha preceduto la super-sfida di campionato tra Chelsea e Liverpool, prima della sosta, Jurgen Klopp ha sottolineato quanto fosse straordinario il cambio di stile imposto da Sarri, alla luce dei pochi giorni di lavoro avuti a disposizione dal tecnico toscano. L’arrivo al Chelsea di Sarri è stato ufficializzato il 14 luglio scorso, dopo una trattativa piuttosto lunga e con i Blues che intanto si è erano radunati e allenati con Antonio Conte, alla maniera del tecnico leccese.
Come se non bastasse, Sarri ha avuto la rosa a completa a disposizione solo molto più avanti, con 14 giocatori impegnati con le rispettive Nazionali al Mondiale, tra i quali gli ultimi a rientrare sono stati due pezzi da novanta come Hazard e Kovacic.
L’annotazione di Klopp circa il cambiamento di stile dei Blues è pertinente, ed è confermato dai numeri: nelle prime 9 partite di campionato, il Chelsea ha tenuto un baricentro medio di 52 metri (secondo in Premier League, dietro al City che ha un baricentro di 54 metri); ha avuto la palla per il 67% del tempo di possesso, il 32% del quale passato nel terzo di campo degli avversari (ancora secondo solo al City, che ha tenuto il 70% di media, il 36% nell'ultimo terzo di campo).
Sulle stesse metriche, Conte ha fatto registrare numeri davvero di poco differenti: lo scorso anno, il baricentro medio dei Blues è stato di 49 metri (sesto in campionato), la percentuale di possesso palla si è aggirata intorno al 55% (quinto) e ha passato il 29% del tempo di possesso nel terzo di campo offensivo. Anche nell’anno del titolo i numeri non si sono discostati dagli ultimi presentati.
Insomma, l’inversione di tendenza c’è stata, e va tenuto conto che parliamo di sole 9 partite, confrontate con una parabola biennale.
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Il cambio di stile ha portato non pochi benefici in fase realizzativa e forse le sensazioni positive intorno al Chelsea sono influenzate anche dal fatto che i Blues stanno ricavando più reti dalle occasioni prodotte (1,78 gol a partita, contro 1,50 gol in media con Conte, rigori esclusi), e a queste reti vanno aggiunti i 3 calci di rigore trasformati in 9 partite, tanti quanti furono realizzati dal Chelsea in tutto lo scorso campionato.
Il Chelsea tira di più dello scorso anno (17,8 tiri a partita, contro 15,9) e con una pericolosità offensiva maggiore (1,82 Expected Goals a partita, contro i 1,60 dello scorso anno). Bisogna però tener conto che queste medie si sono alzate nell'ultimo turno di campionato prima della sosta, col Southampton preso d'assedio per la maggior parte della partita. Prima di questa partita i numeri erano molto più simili a quelli registrati la scorsa stagione.
Un Chelsea (un Sarri) più diretto
I sintomi del cambiamento tattico imposto dal nuovo corso sono visibili specialmente in fase di possesso palla. Ci sono alcune caratteristiche di questo Chelsea che già ricordano il Napoli o l’Empoli. Ad esempio la prima impostazione affidata al rombo formato da i due centrali difensivi, da un terzino e dal regista basso posizionati su altezze differenti.
Così come il tentativo di attirare la pressione in avanti, con passaggi non orizzontali, ma tra le linee e su un lato del campo, per poi aprire il gioco sul lato opposto. Ma il Chelsea non è ancora la squadra di Sarri per come la intendiamo noi spettatori italiani, e non è detto né che possa diventarlo presto né che voglia diventarlo mai.
Altra azione tipicamente "sarriana": le rotazioni degli uomini della catena di fascia dilatano le distanze tra le linee avversarie, a quel punto si può andare in profondità con lo scarico sul terzo uomo.
In Premier League le sfide si giocano sempre su livelli d’intensità alti, in alcuni frangenti della partita lo svolgimento del gioco diventa persino caotico. In un contesto del genere le squadre inglesi non riescono ad avere un’applicazione mentale continua, soprattutto per quanto riguarda alcune strategie difensive. Ad esempio, pur non riuscendo a coprire il portatore di palla con continuità insistono nel voler tenere la linea di difesa molto alta, anche con palla scoperta.
Se dalla tua hai un giocatore come Jorginho, che gioca sempre con la testa alta a scandagliare soluzioni di passaggio in avanti, e uno come Hazard, che ha forza e velocità per fingere il movimento incontro, sterzare e attaccare la profondità, allora in un contesto del genere la connessione tra i due diventa una risorsa.
Movimento incontro di Hazard, e contro-movimento di Giroud servito da Jorginho senza alcun schermo.
Il gioco del Chelsea in questo momento è più diretto di quanto avremmo potuto immaginare, e non è detto che debba cambiare: Sarri sta dimostrando, se ce ne fosse ancora bisogno, le sue capacità di giudizio e di reazione. Con l’allenatore toscano ha fatto ritorno nell’undici iniziale David Luiz, messo ai margini da Conte: i limiti in marcatura del brasiliano sono noti, ciò nonostante è uno dei pochi difensori nel panorama mondiale in grado di giocare la palla con calma sotto pressione, oltre che capace di calciare lungo con precisione, in diagonale verso l’ala destra, sostituendosi a Jorginho in caso di necessità.
Willian riceve e entra nel campo, portando con sé Bellerin. Alonso si lancia nello spazio liberato sulla fascia, mentre Pedro si porta in una posizione d’anticipo rispetto al suo marcatore. Jorginho, senza pressione, a braccia larghe reclama il pallone per sé, pregustando il lancio di prima in profondità. Segnerà Pedro, liberato davanti alla porta da Alonso.
Anche Olivier Giroud ha via via guadagnato un minutaggio maggiore, fino a scalzare Alvaro Morata dalla titolarità, o almeno così sembrava fino a prima di Chelsea-Man UTD, nella quale lo spagnolo è partito dal primo minuto. Sarri si è accorto che nel contesto descritto poco sopra aveva bisogno di un attaccante più forte fisicamente, sul quale poter anche alzare la palla, indirizzandola verso la sua testa o verso il suo petto. Un attaccante che creasse spazi alle proprie spalle, con i suoi movimenti incontro, per gli inserimenti di giocatori con le caratteristiche di Willian e Hazard.
È strano a dirsi per un attaccante di 189 centimetri, ma Morata sta pagando soprattutto un gap fisico nei confronti della Premier League. Subentrato a Giroud nell’ultimo Chelsea-Liverpool, Morata ha perso 7 duelli sugli 8 ingaggiati contro Gomez e Van Dijk. Contro quest’ultimo, in alcuni corpo a corpo, l’attaccante spagnolo è parso letteralmente rimbalzare via.
Ad ogni modo Sarri sembra voler assecondare di più le caratteristiche dei propri giocatori, rispetto a quanto eravamo disposti a riconoscergli, e lo sta facendo di situazione in situazione. Contro l’Arsenal, ad esempio, Kanté ha affiancato la seconda punta partendo da mezzala, sfruttando lo spazio creato dalla posizione larga in fascia di Willian. Contro il West Ham,invece, il Chelsea si è schierato con un 4-2-3-1 asimmetrico, con Hazard stabilmente alle spalle della prima punta in fase di possesso palla.
In generale, giocatori come Hazard, Willian e Kovacic, fortissimi in conduzione, non vengono castrati nelle loro caratteristiche migliori: se c’è tempo e spazio per arrivare velocemente in porta, Sarri non si sbraccia di certo chiedendogli di rallentare.
Anzi, in questa primissima fase, balza all’occhio come Sarri stia cercando soluzioni attraverso la relazione tra gli uomini, più che attraverso il loro adattamento al sistema. Ad esempio: Kovacic ha trovato la titolarità insieme ad Hazard perché il belga è portato naturalmente a orientare la propria corsa verso il centro del campo, sul suo piede forte, e Barkley avrebbe finito per occupare quegli stessi spazi, intasandoli. L’attitudine più conservativa di Kovacic, spesso sulla stessa linea di Jorginho a fare gioco, permette anche a Marcos Alonso di allungarsi sulla fascia per prendere lo spazio liberato da Hazard, preoccupandosi meno dei metri di campo lasciati alle proprie spalle. E ancora: Kovacic è in grado di infilarsi palla al piede nelle maglie del centrocampo avversario, solo dopo che Hazard gli ha liberato uno spazio con un movimento.
Necessari adattamenti difensivi
Il Chelsea è lontano dall’essere una squadra perfetta, e i sintomi sono più visibili in fase difensiva. Di base Sarri vorrebbe difendere con il 4-5-1, ma l’uso del condizionale è obbligatorio per la vena di Eden Hazard. Nel post-partita di Chelsea-Liverpool, finita 1-1, Sarri ha elogiato il sacrificio in copertura di Hazard, specie nel secondo tempo; di contro, il West Ham aveva costruito le sue occasioni migliori proprio sul lato sinistro, dove i mancati rientri di Hazard lasciavano il Chelsea in inferiorità numerica.
In quanto ad occasioni concesse, queste ammontano a 1,22 xG a partita, cioè è la decima difesa del campionato secondo gli Expected Goals: peggio negli ultimi 6 anni ha fatto solo l’ultimo Chelsea di Mourinho. I gol concessi al netto dei rigori sono però 0,78 a partita, seconda prestazione in campionato e la migliore in assoluto per i Blues delle ultime 6 stagioni.
Una debolezza tipica delle squadre di Sarri: l'attenzione di tutti i difendenti verso il pallone, accoppiata con la compattezza verticale del blocco difensivo, espone il lato debole.
Insomma il Chelsea sta incassando meno reti di quanto avrebbe dovuto ed è del tutto probabile che, a lungo termine, il valore della performance difensiva registrata dalla statistica e quello dei gol incassati si incontrino in un punto intermedio. Cioè il Chelsea imparerà a difendere meglio, ma potrebbe comunque concedere qualche gol in più di quelli che ha concesso finora.
Per il momento l’atteggiamento del Chelsea in fase difensiva è piuttosto lineare. La difesa resta alta, a comprimere gli spazi tra sé e il centrocampo. Davanti a questa, la seconda linea da cinque è spezzata dall’uscita di un uomo che, a turno sul giro palla avversario, va a coprire il portatore di palla per evitare che questi possa lanciare il pallone agevolmente sopra la testa dei difensori.
Il pressing ultra offensivo del Chelsea si attiva solo in specifici casi, di solito su un passaggio all’indietro che il centrale difensivo deve gestire tenendo le spalle rivolte al centrocampo avversario. Tant'è vero che il Chelsea in questo momento ha lo stesso numero di recuperi palla nella metà campo avversaria che aveva con Conte: 13,3 a partita.
Sarri comunque sta lavorando per adattare alcune sue idee sulla difesa al contesto della Premier League e ai giocatori che ha a disposizione. Contro l’Arsenal, il Chelsea è andato in difficoltà continuativamente sullo stesso tipo di azione.
Nell’esempio qui sopra sia Willian che Barkley sono stati attirati fuori dalla linea per coprire la palla sulla circolazione dei centrocampisti dell’Arsenal, mentre Jorginho è stato costretto ad una diagonale lunga sull’uomo che cercava di avvantaggiarsi dello spazio alle spalle di Alonso, spesso troppo alto o troppo largo a causa del mancato rientro del suo esterno d’attacco. Il movimento dell’italo-brasiliano scopriva la zona centrale; o comunque, quando non era in grado di andare a prendere l’uomo in zone profonde, costringeva Alonso ad affrontare un due contro uno.
Allora, contro il Liverpool, il Chelsea ha adottato una strategia differente, con il terzino in uscita che veniva coperto dalla scalata di un centrale difensivo. Il buco aperto dal centrale era coperto da Jorginho, che si muoveva così su un percorso molto più corto.
In definitiva, l’avventura di Maurizio Sarri al Chelsea è partita col piede giusto, con i primi risultati positivi, ma il processo potrebbe ancora essere rallentato nel corso della stagione. È tutta da scoprire, ad esempio, la reazione di Sarri al periodo più congestionato dell’anno, quello natalizio.
Almeno in campionato Sarri è tra gli allenatori che hanno cambiato meno: sono solo 7 i cambi di formazione, con un gruppo consistente di 7 uomini, sempre presenti, intorno ai quali l'allenatore toscano ha costruito la sua struttura tattica. Nelle coppe si sono riviste le attuali seconde linee, ovvero tutti i titolari inamovibili della gestione precedente: Cahill, Christiansen, Fabregas e Zappacosta. La profondità della rosa del Chelsea non è in questione: l'adattabilità e la disponibilità di questi uomini verso il nuovo progetto tattico e la fiducia che Sarri ripone in loro sono ancora tutte da verificare.
Nell'ultimo turno di campionato, e per la prima volta, il Chelsea sembra aver sofferto la fisicità del Manchester UTD. Ma quante altre squadre possono dirsi così fisicamente ben strutturate in Premier League?
La stagione è lunga e le insidie saranno nuove per Maurizio Sarri, che dovrà confermare la capacità di adattamento vista fin qui. L’effetto di Sarri sulla Premier League si sta già vedendo, non è escluso che più avanti riusciremo a mettere anche più a fuoco come il campionato inglese sta cambiando anche l’ex allenatore del Napoli.